23esima edizione Abano Football Trophy – Trionfo Nerazzurro

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E’ l’Inter la squadra capace di imporsi nel ventitreesimo Torneo Internazionale di Abano Terme.

La squadra allenata da Paolo Migliavacca, infatti, si impone al termine di una gara molto tirata contro il Benfica campione in carica, e spunta questa prestigiosissima vittoria.

Ma andiamo con ordine.

I piccoli campioncini Nerazzurri (ricordo che il Torneo era riservato alla classe 2001, con alcuni innesti sottoetà del 2002 in varie formazioni) partono proprio là dove finiranno, ovvero sia contro il Benfica. Inserite entrambe nel gruppo B, le due formazioni si fronteggiano a viso aperto.

A fare la differenza è quindi il numero 8 della formazione milanese, Aboubacar Sakho (un 2002), capace di mettere a segno ben tre reti, che rendono vana la realizzazione del portoghese Rodrigo Silva.

Nel corso della seconda giornata sono quindi i padroni di casa dell’Abano Terme a doversi opporre all’Inter. Tutto facile però per i lombardi, che sbrigano la pratica con un secco 3 a 0.

Tre numero perfetto, nonché il preferito dai Nerazzurri. Che ne rifilano altri tre, appunto, anche al Brugge, subendo il secondo goal del proprio Torneo e passando come prima, anzi come dominatrice, del Gruppo B.

I quarti di finale prevedono però uno degli scontri più duri che possano esserci, quello con l’ottimo Bayer Leverkusen, giunto in Veneto per provare a spuntare la vittoria finale.

Ad iniziare meglio sono proprio i tedeschi, che si portano in vantaggio con l’ottimo Tierno Ballo, anch’esso del 2002.
L’Inter però reagisce alla grande e prima dell’intervallo ribalta il risultato, prima con un goal del solito Sakho, poi con un tiro cross di Guedegbe, terzino destro, che finisce direttamente in rete.

In apertura di ripresa arriva quindi il solito terzo goal Nerazzurro (questa volta con Opuku), e la partita sembra chiusa. A riaprirla ci pensa ancora una volta Ballo, con Van der Donk che pochi minuti più tardi segna il goal del pareggio. Le emozioni però non si fermano qui: Opuku riporta avanti l’Inter, ma la difesa Nerazzurra non è attenta e Johansson trova l’immediato pareggio, che spedisce le squadre ai calci di rigore.

La serie sembra non voler finire mai, ma alla fine sono i milanesi ad imporsi, strappando un pass per le semifinali dove dovranno scontrarsi con l’Atletico Madrid, la squadra sulla carta migliore del Torneo proprio assieme a loro. Una sorta di possibile finale anticipata, insomma.

Nello scontro diretto, però, i Colchoneros cedono di schianto. La qualità del palleggio mostrata nelle prime quattro partite del girone sembra solo un lontano ricordo, ed i madrileni vengono spazzati via da una doppietta di Opuku e dalle reti di Sakho e Zullo (di Sergio Carmello Perez, su rigore, il goal della bandiera spagnolo).

Nella seconda semifinale, invece, il Milan vende cara la pelle contro il Benfica, che però riuscirà ad avere la meglio ai calci di rigore. Niente derby di finale, quindi, ma la riproposizione di quel match che aveva aperto l’Abano Football Trophy interista in maniera tanto dolce.

Giunti all’atto finale, alla sesta partita in quattro giorni, la stanchezza inizia però a farsi sentire, e l’Inter non è brillante come al solito. Chi si aspetta l’ennesimo dominio della coppia Sakho-Opuku, con relativa vittoria sciolta Nerazzurra, resta quindi deluso. Il Benfica si dimostra solido e compatto.

Così l’universo sembra ribaltarsi: i Nerazzurri giocano la sfera coi propri palleggiatori, i portoghesi cercano in primis il contenimento per non venire spazzati via.

Alla fine dopo un primo tempo assolutamente scialbo nella ripresa i giochi si animano un po’. Il Benfica passa in vantaggio, ma Opuku sfrutta una respinta del portiere per trovare il goal del pareggio che manda la gara ai supplementari. Dove verrà segnato un goal per parte, fino quindi all’epilogo dei calci di rigore, che vedrà proprio l’Inter imporsi sugli avversari e poter sollevare l’ambito trofeo.

Il tutto mentre un’oretta prima, nella finale del terzo e quarto posto, il Milan aveva immeritatamente perso contro l’Atletico Madrid. Squadra sì formata da tanti buoni palleggiatori, ma anche ragazzini già molto maliziosi, provocatori e simulatori come non mi era mai capitato di vederne.

E così nonostante i Rossoneri guidino per 1 a 0 grazie alla rete di Navoni, una ennesima simulazione seguita da reazione madridista fa indispettire Culotta, che viene erroneamente espulso dall’arbitro della gara. Nel parapiglia che ne segue il direttore di gara dimostra tutta la sua incapacità nel gestire questo tipo di situazioni decidendo, senza un perché apparentemente valido, di allontanare un altro giocatore del Milan. Che, rimasto in 9, subirà il goal del pareggio. La sconfitta ai rigori sarà quindi il semplice strascico psicologico di quanto visto in chiusura di match.

Alla fine, quindi, le quattro medaglie saranno così distribuite: oro all’Inter, argento ai campioni uscenti del Benfica, bronzo immeritato (per quanto fatto vedere nella finalina) all’Atletico Madrid e legno per il Milan.

Al quinto posto si piazza invece l’Atalanta, capace di superare l’Ajax in un match che ha messo contro due dei settori giovanili tradizionalmente più attenti ed interessanti d’Europa.
Settima invece la Juventus, che dopo aver ceduto di schianto contro il Milan ai quarti di finale riesce a vincere la finalina che assegna questo piazzamento contro il Bayer Leverkusen.
Il nono posto è appannaggio della Fiorentina, che si impone sul Padova, mentre l’undicesimo dei danesi del Midtjylland ed il dodicesimo del Brugge. Chiudono la classifica, dal tredicesimo posto in poi, gli americani del Chicago Fire, i russi del CSKA Mosca e le due squadre di casa, Abano Calcio e Thermal.

Inter che vince quindi per la quinta volta nella propria storia l’Abano Football Trophy (1999, 2005, 2006 e 2011 le precedenti imposizioni), diventando sempre più la dominatrice solitaria dell’albo d’oro. Seguita dalla Roma (3 vittorie), da Atalanta, Vicenza e Lazio (2 trofei ciasciuna) e, infine, da Padova, Parma, Empoli, Torino, Villareal, Bayer Leverkusen e Benfica, tutte capaci di imporsi una sola volta (con i lusitani però capaci di raggiungere la finale tre volte nelle tre partecipazioni effettuate).

Venendo ai singoli, non si può non partire dal già citato Aboubacar Sakho. Capocannoniere con 9 reti in 6 match il giovanissimo guineano non gioca, solitamente, con i 2001, bensì con la formazione Esordienti 2002 di Marco Sala.
Struttura fisica già molto più matura della sua età (in questo senso potrebbe giocare tranquillamente anche con i 99 se non con i 98), grande atletismo ed un buon bagaglio tecnico. Ha fiuto del goal e capacità di dialogare con i compagni. Nonostante le tante reti messe a segno non è infatti un giocatore che predilige puntare sempre e comunque la porta. Buon portatore di palla, ha dialogato spesso e volentieri con il proprio compagno di reparto, il ghanese Ishmael Opuku, mandandolo in goal in più di una occasione.

Opuku che dal canto suo non è certo una novità. Fratello di Justice – attualmente punta degli Allievi Nazionali allenati da Benoit Cauet – è sovente aggregato sottoetà ai Giovanissimi Regionali del 2000 e già nel corso dell’anno, esattamente come Sakho, aveva messo in mostra grandi doti realizzative.
Giocatore dal raggio d’azione più limitato rispetto al guineano, predilige giocare negli ultimi venti metri per essere sempre pronto ed efficace in zona goal. Fisico già molto più formato della media anche per lui, ha messo in mostra meno capacità di liberarsi nell’uno contro uno (caratteristica in cui invece eccelle Sakho), ma comunque un ottimo fiuto del goal.

Inter che comunque ha messo in mostra in primis un ottimo collettivo, trascinato appunto dalle proprie punte di diamante.

Tra gli altri hanno poi dato bella mostra di sé il playmaker Selomon Mangiarotti (nativo di Korem, Etiopia), il portiere Nicolò Redaelli, l’esterno bresciano Andrea Zullo, il fantasista campano Pasquale Carlino ed i terzini Riccardo Burgio e Lorenzo Colombini.

Tutti giocatori – a parte Pasquale Carlino, minuto ma agile e scattante – già molto formati fisicamente. E questo sicuramente, tra i 12 ed i 13 anni, aiuta ad avere il predominio sugli avversari.

Nonostante le loro ottime prove ed il trofeo conseguito non è però nessuno degli interisti a ritirare il premio come miglior giocatore del Torneo (che io avrei assegnato a mani basse a Sakho).

La giuria decide infatti di premiare il comunque ottimo Tierno Ballo, punta del Bayer Leverkusen che pur giocando sottoetà non dimostra affatto di pagare l’anno di differenza rispetto agli avversari.
Forte fisicamente, piuttosto rapido, bravo nella difesa e nella gestione del pallone. Giocatore capace di fare reparto da solo, amministra la sfera quando c’è da far salire i compagni e colpisce nel momento in cui trova il varco giusto. Trascinatore tecnico della propria squadra, lotta su ogni pallone anche da solo contro l’intera difesa avversaria e si dimostra in più di un’occasione cannoniere implacabile negli ultimi quindici metri. Sicuramente un prospetto da tenere d’occhio, che scommetto avrà ingolosito i tanti osservatori che – immagino – saranno stati presenti sulle tribune dei campi in cui si è svolta questa edizione dell’Abano Football Trophy.

Se per quanto riguarda il Benfica più che i singoli sono risaltate le doti di squadra, tornando alle italiane, e più precisamente al Milan, hanno dato bella mostra di sé l’ala sinistra Mequanint Navoni (Bahirdar, Etiopia) ed il centrale difensivo Daniel Culotta (Asasa, Etiopia). Senza comunque dimenticare il terzo etiope del gruppo, l’ala destra Naser De Palo (nativo di Awash).

Il primo è stato probabilmente il più positivo dei Rossoneri. Giocatore rapido e ficcante, si è proposto con grande continuità sulla propria fascia per provare ad infastidire le difese avversarie. E, nel complesso, ha anche racimolato qualche goal.
Il suo “opposto” è invece un giocatore molto ben dotato tecnicamente, ma che è parso un pochino più evanescente nelle sue giocate.

Culotta, infine, ha un fisico già piuttosto ben strutturato, ed ha messo in mostra senso della posizione ed ottima capacità di tackle.

Mi sarei invece aspettato qualcosa in più dal ghanese Ishmael Owusu, che dotato di una stazza fisica assoluta non ha però brillato particolarmente nelle giocate né in fase di realizzazione.

Venendo all’Atletico Madrid, e tralasciando le questioni sugli atteggiamenti tendenzialmente antisportivi che hanno messo in mostra in più di un’occasione (e non solo, purtroppo, contro il Milan), c’è da segnalare senza l’ombra di dubbio il buon Victor Mollejo Carpintero, prima punta fisicamente normodotata ma estremamente combattiva. Vero lottatore, battaglia con giocatori di stazza notevolmente più importante della sua senza colpo ferire. Tecnicamente tutt’altro che disprezzabile, è uomo in grado, oggi, di fare reparto da solo.

Proprio nei Colchoneros gioca anche quello che è stato, a parer mio, il miglior portiere del torneo: l’ex Getafe Cristian Flores Jiménez.
Estremo difensore che mi ha ricordato molto il nostro Mattia Perin, sia esteticamente, con i capelli lunghi a coprirgli quasi gli occhi, che tecnicamente.

Tecnicamente dotatissimi, anche se di stazza ancora piuttosto minuta, Ignacio Quintana Navarro e Sergio Camello Perez. I palleggiatori che ogni allenatore che punta al possesso vorrebbe in squadra.

Infine hanno destato una certa impressione anche tre colored della squadra, ovviamente più per una maturità fisicoatletica eccezionale che non per altro: l’ex Alcobendas Alejandro Martin Masogo (nato a Madrid), il sudanese cresciuto nell’Escuela Atletico de Madrid Anas Alsamual (nato a Karthum), nonché l’ex Elche Cheikh Diamanka (nativo di Dakar, Senegal).

Tra le altre, che ho potuto vedere meno, segnalo infine il giovane americano Lincoln Lilliwitz, nativo di Aurora ed attualmente aggregato all’Academy dei Chicago Fire. Autore, per altro, di un gran bel goal contro l’Atalanta, che per un po’ aveva fatto tremare i giovani Nerazzurri. Tra cui sicuramente, per costituzione e fiuto del goal, va segnalata la punta Roberto Piccoli (sorta di Luca Toni in scala), oltre al guizzante compagno di reparto Alessandro Cortinovis.

Insomma, è stato un Torneo molto interessante, almeno per quanto riguarda le gare che ho potuto vedere.

Due sono le considerazioni che ho potuto trarre da questo Torneo: da una parte l’ormai sempre maggiore multietnicità dei nostri settori giovanili, con tanti giocatori stranieri aggregati fin da questa tenerissima età, e tanti altri ragazzini di colore ma a tutti gli effetti italiani.

Dall’altra l’effettivo stato di salute dei nostri settori giovanili, che almeno a questo livello (ma ultimamente ne ho seguiti un po’, a spizzichi e bocconi, di questi tornei, anche ad età diverse) dimostrano di sapersela giocare alla pari con i settori giovanili di paesi avanzati come Germania, Spagna, Olanda e Portogallo.

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