Angolo letteratura – Io, Ibra

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Tra i libri calcistici che preferisco ci sono senza dubbio le autobiografie.

L’ultima in ordine temporale che mi è capitato di leggere è stata quella di Zlatan Ibrahimovic, pubblicata in Italia nel novembre del 2011. Ovvero quando ancora lo svedese giocava in Italia, giusto pochi mesi dopo aver firmato l’ennesimo trionfo della sua carriera trascinando il Milan allo Scudetto.

Partiamo subito da un presupposto: non mi aspettavo moltissimo da questo libro. Tanto che lo comprai solo in forte saldo (pagato circa sei euro) nelle svendite di fine attività del Blockbuster di Varese.

Non mi aspettavo molto più che altro perché temevo che, in linea col personaggio, in questo libro Ibrahimovic facesse la corsa a sparare a zero su tutto e tutti giusto per fomentare discussioni e ritorno d’immagine più che raccontare davvero quella che è stata la sua vita, sportiva innanzitutto.

Oltre a questo debbo dire che non apprezzo affatto, in linea di massima, le biografie che escono quando il giocatore – un po’ come successo con Cassano, altro libro che lessi con non poca prevenzione – è ancora in piena attività.

Gli spunti interessanti, però, si trovano eccome.

A partire dal rapporto problematico con Pep Guardiola.

Certo, ascoltare una campana sola è sempre sbagliato e, al riguardo, sarebbe interessante sapere ciò che ha da dire l’allenatore catalano. Però è altresì vero che la ricostruzione delle cose che emerge dalle pagine di “Io, Ibra” sembra tutto sommato poter essere attendibile, almeno a grandi linee.

Oltre a questo è comunque interessante ripercorrere la carriera di uno dei giocatori più discussi – e determinanti, almeno in campionato – dell’ultima decade.Io, Ibra

A partire dalla fatica di emergere al Malmo in un contesto che lo ghettizzava per il suo essere “diverso”, passando per tutti i trasferimenti che hanno caratterizzato la sua carriera, fino ad arrivare, appunto, allo Scudetto Rossonero.

Retroscena, sensazioni e focus che possono aiutare a capire meglio il personaggio Ibrahimovic, oltre che, perché no, il mondo del calcio attuale.

Scorrendo le pagine di questo libro, per altro, emerge chiaro il suo amore per il nostro calcio. Cosa che sembrerà strana in un’epoca in cui lo stesso ha perso centralità e credibilità. Eppure Zlatan parla del nostro come di un riferimento assoluto in primis per la passione e la centralità con cui viene vissuto questo sport qui in Italia.

Proprio in questo senso, ed anche in riferimento alle sue parole sull’addio alla Juve (che, in breve, giustifica come necessario per non perdere gli anni più importanti della sua carriera), può risultare un minimo più credibile quella voce di mercato, di cui parlai venerdì, che lo vorrebbe sempre più lontano da Parigi (il rapporto con la piazza è sempre stato freddino, e proprio leggendo il suo libro si evince come centrale per lui sia l’amore del pubblico e la sua necessità di sentirsi centro del progetto). Magari proprio con un “ritorno al futuro” in quel di Torino.
Possibilità che trovo molto remota, anche in relazione al futuro – e già ufficializzato – acquisto di Llorente. Ma se Ibrahimovic volesse arricchire di un ulteriore ed interessantissimo capitolo la sua già ricca biografia…

Certo, non tutto è oro ciò che luccica.

In questo senso sembra un po’ forzato il suo tentativo di continuare ad accostare la sua figura a quella del classico “bad boy” di periferia. Il tutto sia raccontando l’infanzia di ragazzo sfortunato che lotta per emergere (cliché piuttosto classico), sia, poi, quando parla di questa etichetta scomoda che i media gli terranno incollata per tutta la carriera. E che lui commenta con un certo fastidio. Per quanto, in realtà, sembra che in fondo ne sia orgoglioso…

Nel complesso, comunque, un libro che personalmente ho trovato interessante. Se vi capita sottomano leggetelo. Potreste finire col darmi ragione!

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