Calcio serbo: il cuore della ex Jugoslavia pulsa ancora

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Ai tempi in cui la Jugoslavia non si era ancora disgregata i balcani avevano un peso specifico importante nell’universo pallonaro europeo e mondiale.

Poi tutti sappiamo i grossi sconvolgimenti politici che hanno scosso il mondo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta. Odio, guerra e tanto sangue hanno quindi inondato questa parte di globo. Portando, logicamente, conseguenze anche in ambito calcistico.

Così se una eventuale nazionale jugoslava potrebbe oggi giocarsi tranquillamente un piazzamento importante al prossimo mondiale, quella serba non si è nemmeno riuscita a qualificare.

Ma qual è lo stato di salute di questo calcio? L’ho chiesto a Davide Matteoli di Calcio dell’Est, uno dei massimi esperti italiani di queste latitudini…

Quello serbo è un calcio che ha offerto alla storia diversi giocatori importanti. Partiamo da qui: qual è il livello attuale di questo movimento, anche paragonato al passato?

Dalla separazione il calcio jugoslavo in generale ha perso molto, anche a livello europeo dove comunque con la Stella Rossa diceva spesso la propria. Io seguo principalmente quello serbo e quello montenegrino – molto povero ma ricco di giovani talenti, vengono schierati spesso calciatori classe 1996/1997 – al momento rappresentano campionati di ” esportazione di talenti “. Infatti la Superliga è ricca di giovani calciatori interessanti per il futuro, nelle ultime stagioni i più talentuosi sono finiti quasi tutti in Belgio o in Olanda, poi ci sono le eccezioni come Lazar Markovic finito al Benfica via Chelsea. Il fatto che il campionato è poi praticamente sempre una lotta a due ( Stella Rossa – Partizan ) rende il tutto prevedibile, e sopratutto al sottoscritto permette di guardare più ai singoli giocatori che alla lotta per le varie posizioni. Non va trascurato il fatto che questo campionato è ” minore ” dentro il rettangolo verde, ma sugli spalti ci sono curve – una che forse in pochi conoscono quella del Novi Pazar, il 22 febbraio scorso contro il Partizan ha realizzato una coreografia molto bella – che regalano dei veri spettacoli, anche se a volte si verificano purtroppo episodi di violenza.

Partizan, Vojvodina, Stella Rossa. Negli ultimi sette anni sono state queste le tre maggiori potenze del calcio serbo, con il solo OFK Belgrado capace di scalzare il Vojvodina dal terzo posto in una occasione. A cosa è dovuto questo “dominio”?

Devo essere sincero il Vojvodina in questa stagione è stato una vera delusione. Partito bene, ottimi giovani, acquisti importanti come Vuckevic, un buonissimo allenatore arrivato dalla grande stagione al Rad Belgrado e sopratutto la collaborazione con il Benfica; nel mercato invernale ha praticamente ceduto tutti i migliori giocatori e lasciato partire il tecnico al Partizan. Sinceramente dubito che in questa stagione riesca a terminare al terzo posto della graduatoria. Il dominio è dovuto al fatto che Partizan e Vojvodina sono le società più ricche, meno la Stella Rossa che ha grossi problemi finanziari e vive sopratutto del vecchio prestigio e molti calciatori serbi giovani vogliono vestire quella maglia. In questa stagione per il terzo posto potrebbe esserci una sorpresa, a mio parere se la giocheranno Novi Pazar e Cukaricki (neopromossa e altra squadra bianconera di Belgrado). Il Cukaricki è una formazione che ha prelevato diversi calciatori che le altre due formazioni di Belgrado principali hanno scartato, e sta facendo un super campionato; completamente diverso il discorso del Novi Pazar, lo scorso anno si è salvato nelle ultime giornate e in questa annata sta facendo un vero e proprio capolavoro trascinato dal talento di Kecap, a mio parere il giocatore più determinante a livello di singoli fra tutte le squadre della Superliga, non per goal fatti in quanto si tratta di un’esterno offensivo ma nella capacità di saltare l’uomo e mettere i propri compagni in condizioni di fare goal.

Dopo sei titoli consecutivi il Partizan potrebbe cedere il passo proprio alla Stella Rossa quest’anno. A secco, appunto, da sei anni. Come vedi lo scontro al vertice?

Il Partizan nonostante la perdita del suo migliore talento – Milos Jojic, passato al Borussia Dortmund – e un punto di ritardo sulla Stella Rossa resta il mio favorito, non per i sette titoli consecutivi, ma per un gruppo più unito e sopratutto un bravissimo allenatore. La Stella Rossa invece ha una squadra forte guardando i singoli, sopratutto in fase offensiva, ma ha meno forza nel gruppo e qualcosa da registrare nella coppia centrale di difesa. Credo che in questa seconda parte di stagione entrambe sbaglieranno poche partite e penso che il campionato sarà deciso dal Derby di ritorno. All’andata la Stella ha trionfato 1-0 grazie all’autorete di Obradovic.

In Kup Srbije, invece, le due assolute protagoniste del campionato hanno ceduto il passo nei quarti di finali. Chi pensi sia, qui, la favorita?

Già la scorsa stagione entrambe erano uscite molto presto dalla competizione, lasciando la finale a Vojvodina e Jagodina vinta proprio dai Tacchini al primo trofeo nella loro storia. Guardando il tabellone proprio una rivincita fra le due formazioni pare la più probabile delle ipotesi, ma visto il momento non felicissimo del Vojvodina lo Spartak Subotica ne potrebbe approfittare. L’OFK Belgrado che sfiderà invece lo Jagodina è una formazione molto giovane e dubito riesca nell’impresa – comunque niente è impossibile e i bianco-blu di Belgrado fanno bene a crederci – reputo però favoriti i campioni in carica della coppa nazionale sia nella semifinale che nell’eventuale finale.

La Stella Rossa è stata fin qui trascinata da una coppia di assoluto valore, che sta guidando la classifica marcatori nazionale: Dragan Mrdja ed Abiola Dauda. Che tipo di giocatori sono?

Sono due calciatori importanti per la Stella Rossa sopratutto il numero 84, Dragan è più finalizzatore e gioca meno con il resto della squadra rispetto al compagno di reparto. Dauda è invece un calciatore più fisico in grado di aiutare il gioco della sua formazione il calciatore con passaporto svedese ha anche una buona tecnica, nonostante sia un calciatore che del fisico la sua miglior qualità è molto bravo anche nelle ripartenze veloci. Mrdja al momento è il capocannoniere della Superliga con 11 reti siglate in 18 partite disputate, Dauda invece è distante un solo goal dal compagno di squadra. Mrdja è un giocatore più esperto tornato a casa dopo diversi anni dopo l’avventure all’estero l’ultima in Svizzera con la maglia del Sion, discorso diverso per Dauda calciatore più giovane classe 1988, qualche anno fa era considerato un talento importante per il futuro cercato anche da diversi club in Europa, non è ancora esploso definitivamente.

Sempre parlando di singoli, chi sono i giovani migliori che attualmente giocano in Serbia? E tra quelli già migrati all’estero?

Sono presenti molti giovani interessanti nella Superliga, alcuni hanno lasciato il campionato nel mese di gennaio. Fra questi Uros Djurdjevic (di cui ho parlato nel mio libro: La carica dei 201, ndr) – senza dubbio il più talentuoso che era rimasto in patria dopo le partenze di Mitrovic all’Anderlecht e Marko Pavlovski al Porto – ha lasciato in direzione Olanda per la precisione al Vitesse e Nemanja Kosovic (montenegrino) acquistato dallo Standard Liegi e girato in prestito in Ungheria. Rimangono comunque giovani da seguire – su tutti direi A. Zivkovic classe 1996 del Partizan che ha esordito in nazionale maggiore pochi mesi fa – ma non tralascierei anche due giocatori del Cukaricki ( società in collaborazione con la Roma ) il terzino destro Stojkovic e la seconda punta Slavoljub Srnic (ex Stella Rossa). Altro talento che adoro è il centrocampista classe 1995 Poletanovic del Vojvodina. Non dimentico Ninkovic, solo che il ragazzino del Partizan ha il suo caratterino e alla fine molti club per questo motivo hanno rinunciato all’investimento tecnicamente è però indiscutibile. Del Partizan piccola citazione per un 1996 dal futuro assicurato, pochi mesi fa nel mirino della Juventus, mi riferisco a Pantic centrocampista che viene spesso impiegato davanti alla difesa come regista. Detto sopra di Kecap – meno giovane è un classe 1987 che meriterebbe comunque una chance all’estero – altri calciatori da segnalare sono sicuramente il trequartista bosniaco del Donji Srem Krunic che consiglio vivamente di seguire alle squadre italiane, il classe 1995 dell’OFK Belgrado Dejan Drazic e il ’96 Nemanja Mihajlovic del Rad Belgrado.

Capitolo nazionale: il 5 a 1 inflitto alla Macedonia ha chiuso le qualificazioni ai Mondiali brasiliani, ma non è bastato a centrare almeno il secondo posto. Qual è il bilancio che si può trarre per la Serbia e, soprattutto, quali le prospettive in vista del prossimo quadriennio?

Il dilemma principale è il CT, in federazione non sanno cosa fare se lasciare tutto in mano al provvisorio selezionatore Ljubinko Drulovic oppure puntare su qualcuno di più affermato. La mia opinione è continuare con questo allenatore inesperto, ma che è stato il primo a portare un trofeo alla nazione da quando si chiama Serbia mi riferisco all’Europeo U19; e proprio per questo lo reputo in grado di gestire l’inserimento di questi giovani al meglio. Il girone di qualificazione non è facilissimo, ma la Serbia ha tutte le carte in regola per qualificarsi al prossimo Europeo. In fase difensiva credo che ci siano poche nazionali che possono vantare quattro centrali come Nastasic, Subotic, Ivanovic e Bisevac (tralasciando Vidic che ha detto addio alla nazionale) e comunque terzini di tutto rispetto come Kolarov e lo stesso Ivanovic. I problemi sono due chi schierare accanto a Matic nei due mediani davanti la difesa, e aspettare la crescità a livello di personalità dei vari Markovic, Tadic, Djuricic ma anche di Adem Ljajic fondamentali nel modulo usato dalla formazione slava (4-2-3-1).

In ultimo ti chiedo l’opinione su due protagonisti della nostra Serie A. O meglio, un protagonista ed un futuro protagonista: da una parte Sinisa Mihajlovic, che sedutosi sulla panchina della Sampdoria ha risollevato le sorti dei Blucerchiati, dall’altra Filip Djordjevic, punta del Nantes ufficializzata come prossimo acquisto della Lazio il 19 marzo scorso.

Sinisa Mihajilovic acclamato in patria al suo arrivo è stato salutato con altrettanto entusiasmo, visti i suoi proclami alla presentazione da selezionatore della nazionale. Il tecnico adesso alla Sampdoria aveva avuto qualche discussione con diversi calciatori su tutti Subotic costretto a lasciare la nazionale e poi infortunatosi con la maglia del suo club in Germania. La sua gestione non ottimale dello spogliatoio – vicenda Lijaic compresa – e i risultati ottenuti soltanto in parte non lo fanno rimpiangere. Il lavoro che sta facendo invece in Italia è sotto gli occhi di tutti è stato bravo a rimotivare una squadra in crisi di gioco e risultati, seppur il gioco non sia brillante i risultati arrivano e gli vanno fatti sicuramente i complimenti.
Filip Djordjevic è una punta classe 1987 piede sinistro e ottimo colpitore di testa, attaccante che ha nel senso del goal la sua dote migliore, nelle ultime stagioni si è affinato molto anche a livello tecnico; Filip è sopratutto un centravanti da area di rigore meno bravo a giocare insieme alla squadra proprio Sinisa non lo schierava spesso nel suo 4-2-3-1 per questo motivo preferendogli un giovane come Mitrovic: più bravo a giocare di sponda e dotato di più fisico nonostante la giovane età (classe 1994). Tornando a Djordjevic arriva a parametro zero qundi brava la Lazio ad arrivarci per prima, in questa stagione ha segnato 10 reti in Ligue 1 ma nell’ultima amichevole con la propria nazionale – contro l’Irlanda – ha fatto vedere di poter star benissimo fra i titolari mettendo in rete due palloni.

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