Carles Puyol, l’ultimo gladiatore

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Carles Puyol

Il 13 aprile di trentadue anni fa nasceva a La Pobla de Segur, paesino catalano di circa tremila abitanti sito nella provincia di Lleida, Carles Puyol Saforcada, destinato ad essere uno dei migliori difensori della storia di Spagna.

Personalmente non ho molti miti, così come non ne avevo da bimbo. Dal primo giorno in cui vidi questo difensore capellone dal cuore immenso, però, sentii subito un’attrazione fatale nei suoi confronti tanto che andai immediatamente a comprarmene la maglia. Una decina d’anni dopo posso dire senza timore d’essere smentito di averci visto lungo: Carles è indubbiamente uno dei migliori difensori al mondo, senza se e senza ma.

Dopo aver iniziato come portiere nella squadra della propria città evoluisce in attacco a causa di un problema alla spalla, entrando a far parte delle giovanili Blaugrana nel lontano 1995, iniziando a giocare come mediano. Il 1995 fu anche l’anno in cui entrò a fare parte del giro della nazionale under 18 del suo paese. Due anni più tardi, quindi, la trasformazione in terzino destro e l’approdo al Barcellona B.
Altri due anni ed arriverà, a quattro di distanza dal suo approdo in quel di Barcellona, l’esordio in prima squadra: correva il 2 ottobre 1999 quando Luis Van Gaal decise di lanciarlo in prima squadra in una trasferta sul campo del Real Valladolid.

Nel 2000 Carles entrò quindi, nel corso dello stesso anno, nel giro della nazionale under 21, Olimpica e maggiore. E proprio alle Olimpiadi di quell’anno, svoltesi in quel di Sidney, Puyol contribuì a portare i suoi al secondo posto assoluto, rientrando in Catalogna con l’argento al collo.
Un paio d’anni più tardi, invece, vinse il premio di miglior esterno destro del campionato, nonostante fosse già iniziata una lenta e graduale trasformazione a centrale difensivo.

Divenuto in breve tempo idolo assoluto della tifoseria catalana a Puyol venne fatto firmare, e siamo nel 2003, un quadriennale con cui venne assolutamente blindato: la sua clausola di rescissione venne infatti posta a 180 milioni di euro. Proprio quell’anno, quindi, venne sancita la sua ascesa all’interno della società Blaugrana: al 25enne difensore de La Pobla de Segur venne infatti consegnata la fascia da capitano, indossata ancora oggi con grande onore.

Nonostante giocasse in una delle squadre più prestigiose al mondo Carles dovette aspettare sino al 2005 per alzare il primo trofeo: si trattò di una Liga spagnola. Da lì in poi, però, iniziò a fare incetta di allori.
Il suo palmares ora vanta infatti 4 campionati spagnoli, 3 Supercoppe di Spagna, 1 Coppa del Re, 2 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Mondiale per Club ed 1 Campionato Europeo. Cui domenica potrebbe aggiungersi anche un Campionato Mondiale.

Perché la sua Spagna si è qualificata, proprio grazie ad un suo goal, alla finalissima del Mondiale sudafricano imponendosi per 1 a 0 sulla Germania di Joachim Loew. E proprio quel goal la dice lunga sulle sue qualità: perché nonostante non arrivi al metro e ottanta Carles risulta essere uno dei migliori colpitori di testa dell’intero globo. Basti vedere come su quel calcio d’angolo si vada a fiondare in area per svettare poi più alto dello stesso Piquè, proprio compagno di squadra cui paga una decina di centimetri in altezza.

Marcatore arcigno, Puyol risulta essere fortissimo tanto nel non farsi superare dagli avversari quanto nel giocare d’anticipo sugli stessi. Dotato di grandissima grinta e passionalità risulta essere quasi insuperabile nell’uno contro uno e grazie alla sua notevole velocità di base sa farsi valere anche in fase di recupero, riuscendo spesso a risultare decisivo nel districare situazioni estreme.

Carles Puyol, l'ultimo gladiatore

In nazionale non veste la fascia di capitano, indossata da Iker Casillas. Questo, comunque, non ci impedisce di vedere proprio in lui il leader carismatico di un gruppo dalla tecnicità devastante. Perché cuore e palle sono cose che il nostro Carles ha in quantità industriali e non è certo una fascia a renderti o meno trascinatore di un gruppo.

Spagna in finale, dicevamo. E se qualora la Roja vincesse diventasse proprio lui, quattro anni dopo Fabio Cannavaro, il nuovo Pallone d’Oro europeo?

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