Consigli per gli acquisti – Abdulrahman, classe emiratina al servizio del collettivo

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In questi giorni è iniziata la Coppa d’Asia 2015 (in Italia trasmessa da EuroSport, anche se purtroppo non tutti i match vengono trasmessi live). Una competizione sempre interessante, che dà modo di vedere realtà spesso ignorate, nel tran tran di tutti i giorni.

Ecco quindi che proprio andando a guardare partite esotiche come quelle che la caratterizzano si può andare a scoprire – o riscoprire – una serie di giocatori comunque interessanti, perché no, anche alle nostre latitudini.

E’ il caso di Omar Abdulrahman Ahmed Al Raaki Al Amoodi, stella assoluta del calcio degli Emirati Arabi Uniti.

Cresciuto nell’Al Hilal, passò all’Al Ain nell’ormai lontano 2007, entrando contestualmente nel giro dell’under 20 emiratina.

Passato anche per la nazionale olimpica, sbarca nel giro della maggiore nel 2010, a soli 19 anni.

Vero e proprio idolo calcistico nel suo paese, Abdulrahman è un punto di riferimento per tutto il movimento emiratino.
Uomo immagine della Federazione, leader tecnico della Nazionale, stella indiscussa del proprio club (dove attualmente gioca, in prestito dal Fenerbache, anche lo slovacco ex Chelsea Miroslav Stoch), il numero 10 degli Emirati Arabi Uniti vive una sorta di esilio dorato a casa sua.

La sua statura di uomo immagine, infatti, ne ha fatto un bersaglio prelibato anche per molti sponsor, che lo coprono di soldi per poter affiancare il proprio nome alla sua immagine.

Così un giocatore tecnicamente dotatissimo che potrebbe dire la sua anche in Europa si trova a giocare ancora, nonostante l’ormai raggiunta maturità sportiva, in un campionato di secondo (ma che dico, terzo o quarto) piano.

Eppure Abdulrahman ha mezzi interessantissimi.

Trequartista dal grande bagaglio tecnico, tutto mancino, ama disimpegnarsi o centralmente, a ridosso delle punte, o partire largo sulla destra per potersi rendere pericoloso accentrandosi.

Sorta di regista avanzato, sa distribuire gioco e dettare i tempi alla propria squadra, pur giocando tra le linee. Abile nel controllo e nella gestione della sfera, si disimpegna bene in fase di rifinitura ma non disdegna nemmeno la conclusione personale.

A volergli trovare un difetto, si potrebbe parlare di una certa qual mancanza di ritmo. Almeno rispetto agli standard di oggi.

Pur non lentissimo nel suo incedere e nella gestione della sfera, infatti, lo vedrei in difficoltà alle folli velocità di gioco che si tengono in realtà come, ad esempio, l’Inghilterra.

Eppure il suo periodo di prova al Manchester City (un mese nell’estate del 2012) venne giudicato positivo, ed al ragazzo pare venne offerto un quadriennale. Trasferimento che però, alla fine, non si concretizzò.

Di certo, personalmente, lo vedrei meglio in altre realtà.

Ad esempio, proprio viste le sue caratteristiche tecniche e la sua capacità di palleggio, potrebbe adattarsi bene al Toque spagnolo. O, in virtù del già citato gap ritmico, proprio nel nostro campionato.

Intendiamoci, quando si giudica un giocatore va sempre valutato anche il contesto in cui lo si è visto esprimersi.

In questo senso, ovvio, è facile per lui svettare rispetto al livello medio con cui si confronta abitualmente.

Detto ciò, però, la tecnica resta a prescindere dal livello con cui ci si misura. Ed è per questo che mi piacerebbe vederlo abbandonare il proprio auto-esilio per misurarsi sul palcoscenico europeo. Una scelta, questa, che se potrebbe non pagare a livello economico di certo potrebbe aiutarlo a fare un ulteriore salto di qualità a livello prettamente sportivo.

Il problema, però, è duplice: da una parte di cash, appunto. Dall’altra di importanza: da noi oggi dovrebbe accontentarsi di essere comprimario, non leader assoluto di un intero movimento. E questo potrebbe non essere semplice da accettare.

Di certo tra Spagna ed Italia un posto in una squadra di medio cabotaggio, magari che lotta per l’Europa League, credo potrebbe trovarlo comodamente. Se solo volesse…

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