Consigli per gli acquisti – Italiane, perché non giocare la carta Moukandjo!?

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Il nome non dirà moltissimo alla maggior parte degli appassionati italiani, che solitamente si spingono fuori dai nostri confini calcistici giusto per vedere quelle squadre o partite di blasone e poco altro (anche se essendo il nostro un calcio sempre più da esportazione questa tendenza potrebbe cambiare presto).

Benjamin Moukandjo Bilé è nato a Douala, in Camerun, il 12 novembre 1988 ed oggi gioca nel Nancy, in Ligue 2. Che quest’anno, anche grazie alle sue 9 realizzazioni, ha sfiorato la promozione in Ligue 1, chiudendo il campionato a 61 punti, ovvero sia solo tre meno del Caen terzo.

Cresciuto nel Kadji Sports Academy si trasferisce in Francia all’età di 16 anni, venendo aggregato alla seconda squadra dello Stade Rennais.

Dopo due stagioni, in cui riesce a centrare l’esordio in prima squadra, arriva il prestito a L’Entente SSG, Championnat National. L’esperienza non è esaltante, ma il ragazzo non è destinato a tornare a Rennes. Scaduto il suo prestito si fa infatti avanti il Nimes, che lo ingaggia per provare a risalire la china della Ligue 2.

La prima stagione non è esaltante, ma le cose vanno molto meglio nella seconda. Da settembre a gennaio Benji scende in campo 15 volte, trovando il bersaglio grosso in 5 occasioni. Le sue prestazioni non lasciano quindi indifferente il Monaco, che non versa in buonissime acque, e lo preleva in prestito nel mercato di riparazione per provare a rimediare alla brutta situazione creatasi.

E’ però tutto inutile. La squadra non c’è ed inserirsi in quel contesto non è facile. Così Moukandjo negli ultimi sei mesi di quella stagione ci prova, colleziona altre 16 presenze e realizza 3 segnature, ma il Monaco non riesce a salvarsi dalla retrocessione. E parte l’epurazione.

Ancora una volta al rientro da un prestito non c’è la sua squadra di origine ad attenderlo, ma una nuova destinazione. Che, questa volta, si chiama Nancy.

La nuova realtà, se non altro, gli permette di consolidarsi nel calcio che conta, in Ligue 1. Dove Moukandjo disputa due stagioni quantomeno discrete. Provando però ancora una volta, proprio al termine della seconda, l’amarezza della retrocessione.

Questa volta, e siamo arrivati proprio all’ultima stagione appena disputata, Benji decide di non cercare un lido da Ligue 1 altrove. Non abbandona la barca che affonda ed anzi diventa uno dei leader della squadra che, come detto, sfiora l’immediato ritorno nella massima serie.

Ma a chi potrebbe servire, Benjamin Moukandjo?

A tanti, in Italia. Un paese che ormai non può più permettersi il cosiddetto “top player”. Che fa mercato solo cedendo i propri pezzi migliori per coprire le falle di bilancio (Milan con Ibrahimovic, Kakà, Thiago Silva) o dare una rinfrescata alla squadra (Napoli con Cavani), che non si affida ai propri giovani perché sempre troppo inesperti (e così un Giuseppe Rossi capace di salvare quasi da solo il Parma si trasferisce al Villareal, un Immobile dopo aver vinto la classifica dei marcatori al Viareggio ed in Serie B deve passare da Genova e sulla sponda Granata di Torino per poi venire catapultato a Dortmund ed un Verratti passa dall’essere “sopravvalutato dal calcio di Zeman” direttamente ai petroldollari parigini) e che quand’anche scoutasse qualche giovane fenomeno se lo vedrebbe soffiare dal top club di turno nell’arco di due, massimo tre anni.

Ecco quindi che giocatori certo non eccezionali ma dal profilo interessante come questo possono diventare appetibili per qualcuno.

Partiamo dalle questioni pecuniarie, ormai purtroppo centrali nel calcio di oggi.

Secondo Transfermarkt il valore del suo cartellino, dopo aver toccato i 2 milioni e mezzo un paio d’anni fa, si aggira oggi attorno al milione e mezzo, una cifra assolutamente abbordabile per tantissimi club italiani, nonostante la crisi.

Ma a rendere ancora più appetibile questo nome è il dato riportato alla casella “scadenza di contratto”: 30 giugno 2014.

Le possibilità che il ragazzo resti al Nancy sono praticamente pari a zero. La Ligue 2 è infatti un palcoscenico troppo stretto e male illuminato, per uno come lui. Che ambisce, e merita, una prima serie.

Così nelle ultime settimane, mentre era impegnato nel ritiro della nazionale a Walchsee (Austria), Moukandjo ha parlato del suo futuro. Dicendo che su di lui si sono già mossi tre club della Ligue 1, più due tedeschi.

Italiani, ovviamente, nessuno.

Sintomo, se mai ci fosse bisogno di conferme, che in linea generale in pochi – tendenzialmente nessuno, forse a parte l’Udinese – nel Belpaese vantano una struttura di scouting all’altezza delle aspettative che una squadra militante in uno dei più importanti campionati europei dovrebbe possedere.

Ma che tipo di giocatore è Benjamin Moukandjo?

Prevalentemente, un’ala destra. Capace però di adattarsi anche sull’out opposto. E perché no, alla bisogna, anche come prima punta, in virtù di un fisico ben formato (180 centimetri per 74 chili) e di una più che discreta forza fisica.

Il suo meglio lo da però, dicevo, sulla fascia di destra. Giocatore rapido ed esplosivo, è dotato di una buona capacità di liberarsi dell’avversario proprio in virtù di queste sue caratteristiche atletiche, più che tecniche. Ragazzo quindi scarso, da questo punto di vista?

Assolutamente no. Per quanto non sia certo in possesso di un bagaglio da top del ruolo, è comunque cresciuto all’interno di uno dei movimenti storicamente – almeno se parliamo di storia “recente”, dalla metà degli anni ottanta in poi – più all’avanguardia dell’intero Continente Nero, per poi affinarsi in Francia.

Non è un giocatore particolarmente prolifico, ma in un campionato in cui Gervinho ha avuto un impatto dirompente anche la sua fisicità e la sua freschezza potrebbero dare un certo quid alla squadra in cui – eventualmente – giocasse.

Inserito nell’elenco dei 23 che partiranno per il Brasile da coach Volker Finke, potrà provare a sfruttare il palcoscenico Mondiale per mettersi in mostra e strappare un contratto quanto più soddisfacente possibile.

E chissà che magari proprio vedendolo all’opera in Sud America anche qualche dirigente italiano non si faccia ingolosire. Se in una piccola potrebbe tranquillamente essere titolare fisso e punto di riferimento, in una squadra di media fascia potrebbe parimenti dare il suo apporto. E, perché no, tornare utile, almeno come back up, a qualche club che punti all’Europa, quantomeno quella “minore”.

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