Conte e il contropiede: una liaison che esiste?

Dopo la gara dell’Inter a Napoli è nata negli studi di Sky una querelle riguardante l’Inter, Conte e il contropiede.
Il tutto partito da alcune considerazioni di Capello in relazione all’approccio alle gare da parte dei Nerazzurri.

Conte e il contropiede

Onestamente non ho seguito la trasmissione in diretta quindi non so cosa avesse detto di preciso l’ex C.T. di Russia ed Inghilterra.
Però l’accusa di “contropiedismo” mossa al tecnico salentino capisco l’abbia fatto scattare (anche per via del carattere).

Il fatto che l’Inter (e più in generale tutte le squadre di Conte, ricordate la BBC?) sappia fare bene la difesa posizionale e che abbia un possesso palla medio relativamente basso per essere una squadra di vertice (solitamente c’è una correlazione relativamente stretta tra la classifica per punti e quella per possesso, perché inevitabilmente una squadra forte tende a tenere il pallone più di una squadra debole) o che sappia costruire grandi ripartenze in velocità non significa che si debba parlare di una squadra “contropiedista”.

Conte si è anche giustamente scaldato perché non riconosce in questo termine – e soprattutto in ciò che culturalmente in Italia si sottende, ovvero squadre speculative che pensano solo a difendersi e ripartire di tanto in tanto cercando la rete – una definizione corretta del proprio lavoro e di quanto riesce a far mettere in campo alla proprio squadra.

Perché se è vero che le squadre di Conte sanno anche arroccarsi in area in caso di necessità, ed in questo i tre centrali possono pure aiutare, è altresì certo che la capacità di aggressione alta di questa Inter è seconda a pochi in Italia.

Allo stesso modo saper riattaccare a seguito di una transizione offensiva non ti rende contropiedista.

L’Inter ha dimostrato di saper sviluppare azioni verticali e ficcanti nate però non da transizioni, sicuramente.
Ma anche da una fase di costruzione bassa piuttosto elaborata, atta a modulare le posizioni degli avversari al fine di creare quegli spazi necessari proprio a trovare poi lo sviluppo in verticale e, se possibile, la porta avversaria.

Ho preso spunto da questa vicenda non tanto per difendere l’operato di Conte, che non ha certo bisogno di un avvocato scarso come il sottoscritto.
Ho preso spunto da questa vicenda perché credo sia bene che in Italia si inizi un’evoluzione del pensiero in ottica più “moderna”.

L’idea che una squadra che si difende a tre e sa sviluppare attacchi ficcanti in verticale, fatti spesso di pochi tocchi precisi e creazione di superiorità posizionale studiata “scientificamente”, sia una squadra “difensiva” o, più ancora, “catenacciara”, è abbastanza aberrante.

Il calcio si è evoluto molto da che ero piccolo io, ma sembra che in pochi se ne sia accorti.
E questo è un peccato.

Conte e il contropiede: e l’Atalanta?

E’ un peccato perché anche l’Atalanta gioca con tre difensori e sa attaccare in velocità gli spazi e la verticalità del campo, ma resta il miglior attacco d’Italia da sessant’anni a questa parte…!

Nonostante l'assenza del proprio bomber, #Zapata, l'#Atalanta ha segnato ben 48 gol nelle prime 18 giornate del…

Pubblicato da Sciabolata Morbida su Martedì 7 gennaio 2020

Insomma, io capisco anche le semplificazioni, ma non vorrei si esagerasse nel parlare di Conte e il contropiede.
L’Inter ha una fase offensiva “semplice” e “codificata”, sicuramente non elaborata come quella di altre squadre. Ma non per questo si può banalizzare il tutto parlando di “contropiedismo”…


Seguimi su:

Conte e il contropiede Conte e il contropiede Conte e il contropiede Conte e il contropiede     

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale