Giampiero Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra

Ai miei occhi è stato abbastanza chiaro fin da subito: nell’arco del nuovo biennio internazionale si sarebbe dovuto parlare di Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra.

Non che si possano avere certezze in merito. Se non che Ventura è un allenatore – anzi, una persona – intelligente, e vede da sé il parco giocatori di cui può disporre.

In questo senso particolare attenzione era ricaduta su una delle tante dichiarazioni del giorno della sua presentazione:

La consapevolezza di essere finito ad allenare la Nazionale in un momento in cui buona parte della qualità tra i giovani italiani la troviamo sugli esterni offensivi.

Nomi se ne potrebbero fare tanti, tra i papabili di convocazione.

A partire dal neo interista Candreva per arrivare al napoletano Insigne, passando per i vari El Shaarawy, Bernardeschi (che pur giocando oggi fluidificante nasce esterno offensivo di destra), Berardi, Sansone, Bonaventura, Saponara (oggi trequartista, ma nato come esterno offensivo destro), Borini (che può giocare anche esterno), Cerci (qualora ritrovasse lo smalto dei tempi migliori), eventualmente il jolly Giaccherini

E perché no i possibili futuri innesti di Caprari (che oggi gioca nei due dietro alla punta, ma nacque ala), Politano, Ricci, Parigini, Di Francesco, Garritano, Verde e chissà chi altri potrà sbocciare magari già a partire da questo campionato.

Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra

Ventura non si dimostra comunque uno sprovveduto, in questo senso. E nella conferenza stampa che ha aperto il suo primo raduno Azzurro ha già spiegato per filo e per segno di come abbia un progetto tecnico in mente volto a coinvolgere quei giocatori che, per caratteristiche tecnico-tattiche, trovano difficile collocazione in un 3-5-2.

Quindi, in primis, proprio la serie di esterni offensivi appena citata.

Vi invito ad ascoltarli questi quattro minuti e mezzo di discorso. Perché a prescindere da come la si possa pensare, di certo bisogna essere consapevoli del fatto che esista una programmazione. Cosa non sempre scontata, nel mondo del calcio italiano.

E’ però logico, a mio modo di di vedere, che un nuovo allenatore riparta da quanto fatto dal proprio predecessore. Cosa per altro che lo stesso Ventura aveva già annunciato al suo primo giorno in Azzurro:

Partire (ripeto, a mio avviso giustamente) dai 23 di Conte significa anche innestarsi su quel lavoro tattico, non sulla mera rosa.

Del resto lo stesso Ventura era stato chiaro anche in merito al patrimonio di conoscenze e cultura del lavoro lasciatogli dallo stesso neo tecnico del Chelsea:

Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra significano quindi dare del tempo al neo C.T. per lavorare. Per creare un nuovo modello di organizzazione di gioco.

Lo ha spiegato chiaramente anche lo stesso ex allenatore del Torino nella conferenza stampa che ha aperto il suo primo raduno in Nazionale:

L’obiettivo, oggi, è quello di centrare la qualificazione a Russia 2018. Non passare immediatamente ad un modulo che valorizzi gli esterni offensivi in sé e per sé, se questo non è accompagnato dai risultati.

Per raggiungere i quali il neo C.T. si affida alle certezze lasciate in dote dall’ultima gestione.

Per arrivare a concretizzare l’idea di Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra c’è comunque un intero biennio da sfruttare.

Con il limite, noto, del fatto che un C.T. può lavorare a questa evoluzione solo nei ritagli di tempo tra una partita di club e l’altra.

Le basi su cui deve lavorare il nuovo Commissario Tecnico sono quindi chiare. C’è la necessità di ripartire da quanto fatto a giugno.

Ovvero anche dalla difesa a tre e da quell’Andrea Barzagli che dopo aver deciso di lasciare la Nazionale è stato convinto da Ventura a tornare sui suoi passi:

E perché no – per quanto io non sia molto entusiasta della cosa, essendo andato a giocare in un campionato che parafrasando Fabio Capello potremmo definire “per nulla allenante” – da quel Graziano Pellè che, rigore sbagliato a parte, certo non si era mal comportato in Francia.

Per crescere c’è bisogno di lavorare, così come per cambiare. Ecco perché non capisco le tante polemiche di questi giorni in relazione all’esclusione di Berardi (che per molti, anche giustamente, andrebbe finalmente lanciato in Nazionale maggiore) e di altri esterni offensivi.

Lavorare significa avere bisogno di tempo da consumare. Il “tutto e subito” è un’utopia nel mondo del calcio.

Ripartire dalle certezze non significa comunque ancorarsi al passato in maniera esclusiva.

Gianpiero Ventura è infatti sempre stato un buon valorizzatore di giovani speranze, cosa che sono certo continuerà a fare anche in Nazionale maggiore (ed i quattro ragazzi in età da under 21 già convocati oggi lasciano ben sperare in questo senso).

Quindi si riparte dalle solide certezze lasciateci da un Europeo giocato sopra alle aspettative di molti (non mie, mi aspettavo potessimo arrivare in semifinale, ci siamo fermati giusto ad un rigore dal farcela), in attesa di inserire gradualmente forze fresche e non solo, con Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra come sbocco quasi naturale.

Cosa mi aspetto, quindi, per il futuro?

Personalmente credo che come detto da questo C.T. – del resto mi sembra solo una constatazione dei fatti – buona parte del talento di questa generazione risieda sugli esterni offensivi, quindi è in quella direzione che devono mirare Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra.

Di fatto vedo quindi due possibilità, una più per l’immediato una più per il medio-lungo periodo. Più una terza piuttosto improbabile, ma comunque da citare.

Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra

3-5-2

Oggi l’Italia dovrebbe quindi ripartire da dove l’aveva lasciata Antonio Conte. Di fatto dalla squadra capace di arrivare ad un rigore da una semifinale Europea.

Rinforzata, però, dall’innesto del rientrante Verratti.

3-4-3

Il 3-4-3, all’interno di un ragionamento che riguardi Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra, potrebbe essere quantomeno un primo step sensato.

Permetterebbe infatti di mantenere la difesa a tre – ad oggi la migliore al mondo per quanto mi concerne, al massimo al pari con quella tedesca – ma di iniziare ad implementare l’utilizzo degli esterni offensivi.

Basandoci sui giocatori razionalmente convocabili oggi (includendo l’infortunato Marchisio, che a mio avviso tornerà disponibile entro un paio di mesi) possiamo quindi ipotizzare una squadra di questo tipo:

Ventura e l'evoluzione tattica Azzurra

4-3-3

Lungo il biennio, però, potremmo perdere definitivamente l’apporto di Barzagli, che escludendo Buffon è il giocatore più âgée del gruppo.

Questo potrebbe quindi portare alla decisione di abbandonare più o meno definitivamente l’idea della difesa a tre, per tornare a giocare a quattro.

Quale modulo migliore unisce difesa a quattro e valorizzazione degli esterni offensivi se non il 4-3-3?

Lo scenario, oggi, potrebbe quindi essere questo:

Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra

4-4-2/4-2-4

La terza, credo più remota, ipotesi che riguarda Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra concerne il possibile utilizzo del 4-4-2 con esterni molto offensivi.

Un sistema di gioco già adottato con profitto dal C.T., ad esempio a Bari.

Logico che i numerini con cui si definisce la sistemazione tattica di una squadra lascino sempre il tempo che trovano. A fare la differenza sono poi i compiti tattici specifici, come giustamente sottolineato anche dal docente Maurizio Viscidi (uno dei tattici più esperti e capaci al mondo), parlando proprio di questo sistema di gioco:

“In teoria i numeri detti così esprimerebbero un sistema di gioco basato su quattro attaccanti, in realtà bisogna vedere come sono i movimenti in campo, perché diventa difficile difendersi con solo sei giocatori. Allora bisogna capire se si chiama 4-2-4 perché si gioca con quattro attaccanti ai quali si chiede anche di venire a difendere oppure se si decide di difendere con solo sei uomini sotto la linea della palla. I numeri dicono tutto e niente al tempo stesso. I movimenti, le caratteristiche dei giocatori e le distanze esprimono quello che è il calcio. Il Barcellona gioca con il 4-3-3, ma in realtà sono undici uomini che attaccano e undici che difendono, penso che il segreto sia questo: quello di unire le squadre non di spaccarle”

In questo senso la squadra potrebbe andare a comporsi così:

Ventura e l’evoluzione tattica Azzurra

 


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