Il Messico è ancora Azulcremas

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Giusto tre giorni fa è terminato il campionato messicano. Una realtà che a me è sempre stata particolarmente simpatica, pur senza un motivo reale. Una simpatia nata nel lontano 1994, quando la Nazionale di Luis Garcia, Alberto Garcia Aspe e tanti altri si scontrò – anche – contro i nostri Azzurri al Mondiale americano.

Una realtà di cui in tanti anni ho parlato sicuramente poco e per parlare della quale ho coinvolto Antonio Pascale, espertissimo in materia e già nel team di autori che partecipò alla Guida ideata dal sottoscritto e realizzata a ridosso dell’ultimo Campionato del Mondo.

Ne è venuta fuori una discussione che spazia dal campionato alle Nazionali e che vi invito a leggere per masticare qualcosa in più di un calcio un po’ periferico ma che vive di grande passione…

L’America ha vinto sia la stagione regolare che i playoff. Insomma, trofeo meritato?

A mio modo di vedere il bello del campionato messicano è la sua imprevedibilità. Il fatto che tutti gli anni e fino all’ultima giornata tutto o quasi possa essere messo in discussione lo rende, per chi lo guarda, molto divertente. Anche il sistema in sé dei playoff (Liguilla) va in questa direzione. Negli anni si è poi sviluppata la cosiddetta “maldicion del liderzago”, ovvero la capolista della stagione regolare non è mai quella che conquista il titolo finale. Quest’anno abbiamo avuto un’eccezione, sebbene le capoliste erano 3 squadre a pari punti. L’America ha mantenuto costantemente la vetta della classifica dalla terza giornata; e negli ultimi 3 anni, cioè dalla rifondazione con l’arrivo del presidente Ricardo Peláez, è sempre stata ai primi posti. Sicuramente ha disputato campionati in cui ha dominato di più a livello di punti, di gioco e di risultati, ma per il lavoro, la serietà del progetto e la costanza dimostrata questo titolo lo merita tutto. Tuttavia alcune scelte societarie delle ultime settimane unite ai malumori in panchina e nello spogliatoio non mi fanno essere troppo ottimista per la prossima stagione.

America che con il Pachuca è ai quarti della Concacaf Champions League. Quali le prospettive delle due compagini messicane?

Il movimento futbolistico di tutto il centro America sta crescendo ed i grandi risultati del Costarica ai mondiali sono soltanto la punta di un iceberg che non è destinato a fermarsi. Ci sono sempre più allenatori stranieri che introducono nuovi concetti di tattica e di gioco, migliorando a piccoli – forse piccolissimi – passi tutta la cultura calcistica del continente. Delle 4 squadre messicane che erano presenti nella fase a gironi bisogna dire che Il Pachuca e l’America erano quelle con i gironi meno complicati. Sto pensando ad avversarie come l’Alajuelense, all’ Herediano o ai Montreal Impact. Le squadre messicane, sono da sempre le favorite a questo torneo, ma ora dovranno vedersela proprio con gli Impact (orfani di Di Vaio ma con il buon vecchio Ignacio Piatti) e con il Saprissa, leader in Costa Rica e presenza costante in questo torneo. Se riusciranno o meno a superare questi scogli dipenderà moltissimo da come le due squadre arriveranno a questi match. L’America sicuramente non avrà più il suo condottiero Antonio Mohamed in panchina. E questa assenza, secondo me, sarà molto pesante. Tuttavia da qui a Febbraio tutto può cambiare.

Tornando alla Liga Messicana, quali sono stati i giocatori capaci di mettersi più in mostra nel corso di quest’ultimo campionato?

Cominciamo dalla squadra vincitrice. Una nota di merito va sicuramente a Miguel Layún, che io trovo eccezionale (effettivamente anche io non capisco perché sia stato bocciato così velocemente in Italia, ndr). Trovatemi voi un esterno di difesa capace di segnare così tanti gol, addirittura 4 in una sola partita. Tecnica, velocità, tiro e adattabilità gli consentono di poter giocare tanto in difesa, quanto come esterno di centrocampo o addirittura come ala offensiva. Quest’anno è stato eletto miglior giocatore del torneo ma il suo processo di crescita, confermato dalla convocazione in nazionale, va avanti ormai da parecchi mesi. Un altro laterale da tenere d’occhio è Isaac Brizuela del Toluca. Sebbene non sia più così giovane (classe 1988), partita dopo partita dà l’idea che il suo talento possa esplodere da un momento all’altro. Presenza fissa con la selección, è stato uno degli eroi di Londra. Poi ci sono gli indistruttibili Boselli del Leon, Benedetto del Tijuana e Oribe “el cepillo” Peralta, che confermano ogni stagione a suon di gol di non essere delle meteore.

Il Messico è un paese che investe molto nel calcio, anche e soprattutto a livello giovanile. Chi sono stati i giovani più interessanti messisi in mostra negli ultimi mesi?

A livello giovanile ci sono ottime squadre che lavorano molto bene. Penso al Pachuca che ha lanciato tantissimi giovani di prospettiva, ma anche al Toluca o al Chivas. Sicuramente uno di questi è Jürgen Damm: 21 anni, centrocampista esterno del Pachuca, talento e ottima visione di gioco. Ma nei Tuzos, troviamo anche Rodolfo Pizarro e Miguel Herrera. Il primo è un centrocampista moderno versatile che può posizionarsi a destra come a sinistra, intelligente, veloce e temibile nell’uno contro uno. Il secondo è un difensore solido, una garanzia nel gioco aereo e nei contrasti fisici, un po’ meno nella velocità e nei movimenti. Ottimo elemento se solo avesse un po’ più di continuità. Infine Giovani Hernández, 21 anni, centrocampista offensivo sinistro del Chivas. Una delle promesse più discusse degli ultimi tempi. Scoperto da mister Van’t Chip nelle giovanili, ha debuttato con il Rebaño nell’Apertura 2012 a soli 19 anni. Centrocampista che per le sue caratteristiche predilige il gioco per le vie centrali, non ha paura di fare possesso palla o di provare ad impostare l’azione, anche sui campi più ostici.

Sempre a proposito di giovani, il prossimo gennaio si disputeranno i campionati under 20 della zona Concacaf. Messico che è inserito nel gruppo B con Haiti, Canada, Cuba, Honduras ed El Salvador. Quali prospettive per questo torneo?

Il Messico, anche in questo caso, si presenta a questo torneo come favorita assoluta. Ha vinto le ultime due edizioni consecutive e con 12 titoli in bacheca non può che dettare legge nel Centro America (seguono Canada, Costa Rica e Honduras con 2 titoli). Nelle fila di mister Sergio Almaguer, emergono il portiere Raúl Manolo Gudiño, in prestito dal Chivas al Porto, che nella scorsa edizione a soli 17 anni ha lottato testa a testa con Tim Howard per il titolo di miglior portiere. Poi ci sono Hirving Lozano della cantera del Pachuca (il suo esordio con gol all’America nello stadio Azteca è storia) ed Erick Gutiérrez, regista di centrocampo che a soli 19 anni gioca con una spensieratezza ed una maturità che già presagiscono il grande futuro che lo aspetta.

Sempre restando in tema Nazionale, che bilancio si può tracciare dell’esperienza messicana all’ultimo Mondiale?

Beh, considerando quali erano le premesse e come ci è arrivato, il bilancio non può che essere positivo. Miguel “el piojo” Herrera ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo. Una squadra improvvisata, finita ai mondiali quasi per caso, con un allenatore messo lì 3 mesi prima, che conclude il girone prima a pari merito con il Brasile ha compiuto già di per sé qualcosa di incredibile. Se poi nella gara contro l’Olanda dei vari Snejder e Robben arriva addirittura a sfiorare i quarti (perché ricordiamolo il Messico al 88’ vinceva 1-0), vuol dire che ha compiuto qualcosa di incredibile.

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