Italia, sei finita in un girone di ferro?

29 maggio 2002. L’Italia si appresta ad esordire al Mondiale nippo-coreano. Avversario nel match d’esordio di un girone non certo di ferro l’esotico Ecuador, alla prima partecipazione iridata della propria storia.

Italia - Ecuador 2002

Sui media italiani inizia ad aleggiare l’ombra di un presunto fenomeno che causerebbe notti più o meno insonni a Giovanni Trapattoni, commissario tecnico Azzurro dell’epoca: Ulises de la Cruz, rapido esterno destro difensivo – ma con qualità marcatamente offensive – sbarcato in Europa solo un anno prima. Dove? Hibernian Football Club, Edimburgo, Scozia.

Solo il campo ridimensionerà lo spauracchio De la Cruz e rimetterà al proprio posto l’Ecuador: pratica risolta in ventisette minuti da una doppietta di Christian Vieri. Quello stesso Vieri che proprio pochi mesi fa, nel suo “Chiamatemi Bomber”, ha riservato un breve passaggio a questa vicenda. Cito testualmente: “De la Cruz? Non pervenuto! Chi cazzo era De la Cruz per mettere in ansia il CT dell’Italia? Boh…”

14 dicembre 2015. L’Italia ha da poco conosciuto gli avversari che dovrà affrontare nel primo turno dell’Europeo francese. Sono passati tredici anni e mezzo da quel fine maggio ed in questo lasso di tempo la nostra Nazionale ne ha vissute di ogni: dall’eliminazione per mano della Corea del Sud di quel Mondiale fino al tonfo brasiliano, passando anche per quello di quattro anni prima in Sudafrica, per l’oro iridato del 2006 e per l’argento europeo del 2012.

Insomma, l’Italia in questi tredici anni e mezzo ne ha passate di tutt’un po’, eppure lo stato d’animo di fondo è sempre quello.

In questi giorni si sente infatti da più parti dipingere il nostro come un girone tosto, addirittura per qualcuno il più tosto dell’Europeo.

Ora, premesso che siamo stati capaci di uscire da un Mondiale pur giocando in quello che probabilmente è stato il girone più facile della nostra storia (per chi non lo ricordasse più, Paraguay – Slovacchia – Nuova Zelanda) ed è quindi evidente che saremmo capaci di suicidarci anche contro San Marino, le cose non ci sono andate esattamente male.

Dice: “L’Irlanda è una buonissima squadra, organizzata benissimo, tignosa. In più è guidata da un grande tecnico come Martin O’Neil”.

Ragazzi, se dobbiamo aver paura di questo Eire possiamo anche non presentarci nemmeno in Francia, perché il fallimento sarebbe assicurato.

Con tutto il rispetto per i nostri avversari, che magari Oltralpe finiranno con lo stupire tutti, parliamo di una compagine piuttosto povera in quanto a talento, probabilmente tra le più povere in assoluto dell’intera competizione. Una squadra che continua a convocare il futuro 36enne Robbie Keane perché non è – ancora, almeno – riuscita in un ricambio generazionale efficace. Una nazionale che a parte forse il buon Seamus Coleman, terzino destro in forza all’Everton, non ha giocatori che potrebbero giocare da titolari in maglia Azzurra.

Robbie Keane

L’Eire solo quattro anni fa, con il girone eliminatorio che ha giocato, non si sarebbe nemmeno qualificato a quest’Europeo. Poi il calcio è bello perché gli upset sono all’ordine del giorno, ma nemmeno nel 2012 – quando erano superiori alla squadra che sono oggi – ci impensierirono (ricordate? 2 a 0 proprio nel girone, goal di Cassano e Balotelli. Ah, per la cronaca le altre due compagini con cui ci confrontammo furono la Spagna campione del Mondo e d’Europa in carica e la Croazia…).

Dice: “La Svezia è una squadra organizzata, ha vinto l’Europeo under 21 ed ha quindi tanti giovani forti, in più c’è Ibrahimovic che è un fenomeno”.

Ecco. Passi quest’ultima affermazione. Ma la Svezia, di fatto, si ferma qui.Ibrahimovic + dieci.

Il livello medio della nostra compagine è indubbiamente superiore. Stiamo parlando di una squadra giunta terza dietro ad Austria e Russia, quindi di una nazionale che in un Europeo a sedici, anche qui, non ci sarebbe proprio stata.

Non solo: ai playoff si è presa la Danimarca, passando esclusivamente grazie ad Ibrahimovic, che si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle. Ho guardato sia andata che ritorno, e posso dire meritassero i danesi. Con gli svedesi che comunque, senza il loro fenomeno, non sarebbero nemmeno andati vicini a giocarsela.

Avere un Ibrahimovic è una colpa? Affatto. Ma noi, da avversari, dobbiamo dare il giusto peso a questa squadra. Se giochiamo da Italia non possiamo non andare là e vincerla. Provando a contenere Ibrahimovic, sperando non faccia la partita della vita proprio contro di noi.

Per il resto… sono mediamente organizzati, vero. Ma ormai tutti lo sono. La Romania, squadra per molti chissà quanto inferiore alla Svezia, ha un livello di organizzazione maggiore. Solo che loro non hanno Ibrahimovic a cambiargli le partite…

In ultimo, sfatiamo la questione giovani: hanno vinto l’Europeo under 21, ma non erano la squadra più forte del lotto. Vanno comunque dati loro tutti i meriti, ma bisogna pure dire che quando è contato – cioè nel succitato playoff contro la Danimarca – in campo si è visto solo Lewicki per novanta minuti, con due sprazzi di Guidetti e Hiljemark. I cugini danesi, invece, hanno schierato Hojbjerg, Poulsen, Durmisi ed Eriksen (che agli ultimi Europei under 21 non c’era, ma che era in età per esserci essendo un ’92 come Guidetti), più scampoli di Vestergaard. Insomma, la transizione generazionale sicuramente la faranno anche gli svedesi, e magari come qualità media ci guadagneranno anche. Ma parlare dei loro giovani, ad oggi, non ha molto senso.

Svezia under 21

Dice: “Il Belgio è primo nel ranking Fifa, ha un sacco di talenti, ci asfalta”.

Questo è anche probabile. Del resto noi, sulla carta, partiamo come seconda forza del girone. E se tutte le big facessero il loro dovere negli altri gruppi arrivare secondi, per la questione incroci, ci potrebbe anche andare meglio che finire primi.

Anche sul Belgio, comunque, ci sono almeno un paio di “ma”. In primis il fatto che per quanto siano molto talentuosi (Hazard, De Bruyne, Lukaku e Courtois giusto per citare qualche nome) si tratta comunque di una squadra per lo più giovane, ancora inabituata a certi contesti. Il salto di qualità mentale definitivo credo siano destinati a farlo, in futuro. Non è però detto questo capiti già la prossima estate in Francia.

Inoltre, per quanto talento abbiano, ci sono anche zone di campo in cui sono comunque meno forniti. Insomma, non sono un’armata imbattibile, sulla carta. Più talentuosi e futuribili di noi, ad oggi. Ma comunque coi loro punti critici, come più o meno ogni squadra della storia.

Dice: “Siamo scarsi”.

Ma anche fosse, perché magnificare le nostre avversarie ben oltre le loro effettive potenzialità ed i loro effettivi meriti?

Io credo che questa Nazionale sia inferiore a molte delle rappresentative che abbiamo avuto in passato, ma che non sia nemmeno così povera come viene dipinta. Alla fine, come sempre ci capita, a fare la differenza sarà l’amalgama che riusciremo a trovare. Perché se la difesa della Nazionale dovesse confermarsi sui suoi livelli migliori, con un Buffon che è ancora tra i top al mondo nel ruolo ed un centrocampo che spero venga messo nelle mani – anzi, nei piedi – di Verratti (con in primis l’ottimo Marchisio a supporto, ché da secondo violino resta un signor giocatore), potremmo avere limiti evidenti solo davanti. Dove io inizierei a costruire l’attacco / la fase offensiva da Lorenzo Insigne. Perché oggi come oggi è l’unico giocatore convocabile capace di dare una scintilla in più.


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