J League 2014: Gamba Osaka campione!

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Continua il mio giro del mondo a tappe. Questa volta si fa rotta verso l’Estremo Oriente, più precisamente il Giappone. Dove giusto la scorsa settimana il Gamba Osaka si è aggiudicato l’edizione 2014 del campionato locale, al termine di una stagione molto interessante.

Come al solito per esplorare a fondo questa realtà sarò accompagnato da un cicerone d’eccezione. Anzi, tre: il blogger Gabriele AnelloDaniele Morrone (appassionato di J League, scrive su L’Ultimo Uomo) e l’agente FIFA Emanuele Marlia, tutti grandissimi conoscitori del calcio del Sol Levante.

Quattro squadre tra i 60 e i 63 punti. Che campionato è stato?

Gabriele: E’ stato un campionato strano, ma pazzo come solo la J-League sa essere. L’Urawa era la favorita insieme al Cerezo Osaka, ma solo la squadra di Saitama ha mantenuto le premesse iniziali. Nel finale però la compagine di Petrovic si è sciolta: basti pensare che nelle ultime sette gare hanno ottenuto appena sei punti e una sola vittoria. Il Gamba ha fatto un girone di straordinario e ha avuto la meglio. I complimenti vanno anche al Kashima Antlers, dove Cerezo ha creato le basi per un ottimo 2015. E il Sagan Tosu si deve mangiare le mani: ad agosto, con ancora Yoon Jung-Hwan come manager, erano primi. Chissà come sarebbe finita con lui fino alla fine.

Raffronto tra le posizioni di Urawa (rossi) e Gamba (blu) in questa stagione

Daniele: E’ stata la solita matta J.League in cui ad inizio anno si può solo immaginare chi finirà tra le prime tre, sicuramente una outsider tanto farà capolino. Esattamente come lo scorso anno si chiude all’ultima giornata e con tre punti di differenza tra prima e terza, solo che quest’anno l’outsider non ha sfiorato il titolo come fecero gli Yokohama F•Marinos la scorsa stagione… l’ha vinto dopo una rincorsa di mesi. Sembra incredibile pensare che quando il Gamba Osaka ha incontrato all’andata i Tokushima Vortis, era vicino alla zona retrocessione. Anche quest’anno una squadra ha buttato al vento il primo posto, con gli Urawa Reds che dopo aver comprato mezza squadra dai bicampioni del Sanfrecce Hiroshima ha pensato bene di fare quello che sanno fare meglio a Saitama regalando l’ennesima delusione ai tifosi suicidandosi a due giornate dal termine dopo un campionato tutto in vetta. Non bisogna però dimenticare che è stato l’anno del Sagan Tosu della punta Yohei Toyoda, una squadra partita per non retrocedere e finita addirittura a tre punti dai vincitori. Una stagione appassionante. Peccato che sarà molto probabilmente l’ultima, visto che i parrucconi a Tokyo hanno pensato bene di abbandonare il formato del girone all’italiana per tornare al formato delle due fasi con la scusa che dovrebbe aiutare la spettacolarità della lega. Non solo in Italia chi governa il calcio non ne azzecca una.

Emanuele: Un campionato imprevedibile fino all’ultimo e soprattutto per questo molto piacevole, a mio modo di vedere. Probabilmente non la stagione più bella, tra quelle da me visionate, ma sicuramente una stagione che ricorderemo sia per motivi piacevoli, sia per motivi spiacevoli. Come la retrocessione del Cerezo Osaka, che è grande perdita per la J. League Division 1.

A spuntarla, alla fine, il Gamba Osaka. Chi sono stati i trascinatori del club allenato da Kenta Hasegawa?

Gabriele: Credo che innanzitutto vada reso merito proprio ad Hasegawa. La sua carriera da bandiera – sia in campo che in panchina – dello Shimizu S-Pulse è stata eccellente. Era un po’ fuori dal giro, ma il suo lavoro al Gamba l’ha riportato al centro dell’attenzione. Due anni fa si piangeva per la retrocessione, oggi si rischia di festeggiare il treble… Tra i giocatori, ne nominerei quattro. Il portiere Higashiguchi è arrivato dall’Albirex ed è stato eletto il migliore della stagione dai tifosi: merita qualche chance in nazionale. Patric sembrava il solito brasiliano andato a svernare in J-League, invece ha fatto 12 gol in 24 partite e ha deciso la finale di Nabisco Cup. Takashi Usami non sarà pronto ancora per l’Europa, ma in Giappone è illegale: ha deciso alcune partite da solo. Infine, Yasuhito Endo: a quasi 35 anni è stato in grado di reinventarsi trequartista e trovare la forza di fare un’altra grande stagione. E ha regalato 15 assist.

Daniele: Mi sento di dare quattro nomi su tutti, due famosi anche qui in Europa e due molto meno. I primi due sono capitan Endo e la stella della squadra Takeshi Usami. Su Endo si deve dire solo una cosa: leggenda. Usami (22 anni) dopo l’infelice esperienza in Germania è tornato a casa e in due anni ha recuperato tutto il terreno perso nei confronti dei coetanei con la panchina in Europa. Adesso domina in modo evidente la competizione, incidendo praticamente a piacimento e in tutti i modi. Si era perso le prime 8 giornate per un infortunio al polpaccio e non è certo un caso se con il suo ritorno è iniziata la cavalcata del Gamba. Merita una seconda chance in Europa, magari in un campionato diverso dalla Bundesliga. Magari in Italia. Gli ultimi due sono l’ala destra Hiroyuki Abe e il portiere Masaaki Higashiguchi. Abe (25 anni) è la classica ala giapponese estremamente rapida nello stretto, il cui livello mantenuto nell’arco della competizione è stato eccellente. Higashiguchi (28 anni) è un portiere affidabile in una competizione in cui il livello dei portieri è basso. Questa semplice cosa l’ha reso fondamentale per il Gamba. La sicurezza con cui ha gestito la porta è stata fondamentale nelle ultime giornate.

Emanuele: La corsa del Gamba Osaka è stata una corsa mozzafiato. Dopo un inizio di campionato segnato da nove punti in undici giornate, a causa di un modulo sbagliato e di alcune assenze importanti, dalla dodicesima giornata di Division 1 avviene il cambio di passo fondamentale. Da quel momento la squadra di Hasegawa si affida a tre giocatori chiave: il rientrante Usami, talento che ha realizzato una decina di goal e di assist e che a mio parere merita una seconda occasione in Europa ed una possibilità con la nazionale di Aguirre. Una stagione importante per il giovane ventiduenne giapponese, che dovrà riconfermarsi anche in futuro. Buone prestazioni anche per il compagno di reparto Patric. Per la punta brasiliana il passaggio alla squadra di Osaka si è dimostrato una buona opportunità per giocare con maggior continuità rispetto a quella che avrebbe avuto all’ Atletico Goianiense. A questi giocatori bisogna aggiungere la mediana formata dai veterani della nazionale: dal capitano Endo, che ha gestito l’azione del Gamba e realizzato quindici assist per i compagni e da Konno, che ha ridotto l’offensiva avversaria, rendendo più semplici gli interventi del difensore Keisuke Iwashita. Proprio il secondo posto per reti subite dopo lo Yokohama Marinos, a pari merito con il Kofu, è l’elemento che meglio dimostra la forza della squadra di Hasegawa.

Qualificate alla Champions anche Urawa Red Diamonds e Kashima Antlers. Giapponesi che nel corso dell’ultima edizione non sono andate oltre gli ottavi. Cosa vi aspettate per l’anno prossimo?

Gabriele: Credo che l’AFC andrebbe considerata un po’ di più dai club nipponici. Il Giappone dominava la competizione a fine anni 2000: l’ha vinta nel 2007 con gli Urawa e nel 2008 proprio con il Gamba. Gli ultimi anni hanno mostrato qualche disinteresse nella competizione: giusto il Kashiwa Reysol è arrivato in semifinale nel 2013. Credo che Gamba, Urawa e Kashima siano tre squadre ottime per ripartire. La finale no, ma un rendimento migliore sì, quello me l’aspetto.

Daniele: E’ ormai chiaro che l’AFC Champions League non interessa veramente alle squadre di giapponesi che la trattano come le italiane trattavano qualche stagione fa l’Europa League, una buona occasione per andare in gita fuori e conta solo quando si arriva in fondo. Fino a due stagioni fa il premio vittoria dell’AFC era addirittura inferiore a quello della J.League (non ho dati aggiornati per poter confermare sia ancora così) e questa cosa, unita a trasferte lunghissime, non aiuta la competizione in Giappone. Va anche detto che il livello medio delle squadre più importanti di J.League si è abbassato con la diaspora per l’Europa degli ultimi due anni. Detto questo sulla carta gli Urawa Reds mi sembrano la squadra più in grado di reggere il doppio impegno, ma essendo i Reds troveranno il modo di sabotarsi da soli lo stesso.

Emanuele: Ad oggi è complicato ipotizzare come andranno le squadre giapponesi in Champions. Posso ipotizzare il passaggio della fase a gironi per tutte e tre le squadre, se ovviamente non verranno indebolite in fase di mercato, con il Gamba e l’Urawa con più possibilità di andare avanti nella competizione.

Tra le retrocesse anche il Cerezo Osaka, terza quattro anni fa e partecipante all’ultima edizione dell’AFC Champions League. Cos’è successo alla squadra di Cacau e Forlan?

Gabriele: L’anno scorso erano arrivati quarti e sembravano pronti per il salto verso il titolo. Forse c’era qualche dubbio su Ranko Popovic, tecnico a inizio anno. Il prosieguo della stagione ha dimostrato che il problema non era solo lui: poco amalgama, qualche infortunio di troppo e la sensazione che la squadra abbia mollato quando la montagna è diventata troppo grande da scalare. Cacau e Forlan, per altro, sono stati pizzicati a ridere dopo che la retrocessione è diventata ufficiale dopo la gara contro il Kashima: non so quale futuro ci sarà. Dalle parti di Osaka sperano di non fare la fine del Kyoto Sanga o del Tokyo Verdy, grandi del calcio giapponese che dovevano risalire in J1 e ancora non ci sono riuscite.

Daniele: Chiunque pensa di sapere il perché della stagione del Cerezo Osaka mente a se stesso. Se fino a metà campionato era chiaro il declino nei risultati, nel momento esatto in cui è arrivata la zona retrocessione la squadra non ha capito realmente il rischio. La società non ha aiutato la cosa con scelte strane fuori e dentro il campo e non è chiaro se ci sia stato un vero e proprio shock nell’ambiente (Forlan oltre a lamentarsi di varie cose si è stupito di come i giocatori siano tornati il giorno dopo la retrocessione ad allenarsi con il sorriso e senza la minima pressione da parte della tifoseria). La squadra è piena di giovani di talento e tagliare i rami secchi non potrebbe che fare bene. Non per niente ma il Gamba Osaka ha vinto quest’anno dopo l’anno in seconda serie, bisogna ricordare che il rapporto tra le due serie giapponesi è molto più fluido di quanto avviene in Europa. Peccato che la società va da tutt’altra direzione e sembra già alla ricerca del nome nuovo da dare alla stampa.

Emanuele: Mi dispiace molto per il Cerezo di Osaka, ma la retrocessione meritata é dovuta a pessime scelte gestionali ad inizio stagione. La squadra di Osaka è sempre stata fucina di giovani talenti cresciuti nelle proprie giovanili o acquistati dalle migliori università/scuole calcio del Giappone. Per sostituire il partente Kakitani, si è preferito puntare su giocatori rodati e presumibilmente pronti, che garantissero anche un ritorno di immagine per la società. Questa scelta si è rivelata sbagliata, soprattutto nel caso di Diego Forlan, che mai si è integrato nella società nipponica. Poche prestazioni sufficienti le sue e terminate le possibilità di cercare nuovi giocatori sul mercato si è potuto solo intervenire sul mercato degli allenatori, cercando di dare una scossa alla squadra: tre tecnici ed altrettanti moduli diversi hanno semplicemente aumentato la confusione dei giocatori. Se a questi aggiungi la perdita per infortunio di Hotaru Yamaguchi, fondamentale a centrocampo, la cessione di Kakitani a metà stagione – ceduto al Basilea – ed una difesa impresentabile, le possibilità di rimanere nella massima serie erano poche. Aggiungo anche il mancato sviluppo psicologico di Minamino, dal quale ci si aspettava di più in questa stagione, a testimonianza che non ha ancora fatto quel passo fondamentale per essere definito un giocatore importante per il futuro del calcio nipponico ed asiatico. Troppo apatico ed egoista nelle sue prestazioni.

Essendo io un grande amante dell’”universo giovani” non posso esimermi: quali sono stati i migliori capaci di mettersi in mostra in questa edizione della J League?

Gabriele: Qualche nome si può fare, magari puntando su quelli che ancora non hanno presenze in nazionale maggiore. Takuya Iwanami del Vissel Kobe (classe ’94) è un centrale difensivo di grande prospettiva. Gakuto Notsuda del Sanfrecce Hiroshima (’94) era partito a bomba a inizio stagione, poi si è un po’ spento e ha giocato sopratutto con il Giappone U-22 in J3, ma è un ragazzo dal sicuro avvenire. Shuhei Akasaki dei Kashima Antlers (’91) è agli inizi, ma diventerà più forte di Yuya Osako: il 2015 sarà il suo anno.
Infine, se vogliamo scendere in J2, segnalo anche Yuki Horigome (’92): è di proprietà del Ventforet Kofu, ma ha giocato benissimo quest’anno con l’Ehime. Ne sentiremo parlare.

Daniele: Avendo già parlato di Usami non posso non parlare dell’altro ’92 che si è preso copertine e nazionale: Yoshinori Muto del FC Tokyo allenato da Ficcadenti. Muto è letteralmente esploso in estate passando dal semi anonimato ad essere titolare nella nazionale. Giocatore intelligente e dal buon fisico può giocare ovunque sulla trequarti e ha chiuso il campionato con ben 13 gol dopo aver giocato solo una partita la scorsa stagione. Nel dramma del Cerezo si è confermato invece un grande prospetto l’attaccante Takumi Minamino (19 anni) – lo trovate nel mio ultimo libro, La carica dei 301, ndr – un nome che comincia ha circolare già in Europa e stella della nazionale giovanile nipponica. Dall’ampio margine di crescita c’è l’attaccante esterno Musashi Suzuki (20 anni) dell’Albirex Niigata, una freccia che per adesso ha sviluppato ancora solo l’aspetto atletico del suo gioco, ma che sembra poter migliore sotto la giusta guida. Un mio pupillo è Ryota Oshima (21 anni) centrocampista titolare del Kawasaki Frontale una delle squadre che meglio gioca in Giappone. Oshima ha una visione di gioco e un “feel” per il gioco che promettono grandi cose, un progetto di playmaker che però non ha problemi a muoversi lungo tutto il campo rendendosi utile per i compagni in ogni zona. Ultimo nome che faccio è quello di Gakuto Notsuda dei Sanfrecce Hiroshima. Trequartista centrale di venti anni, ricorda nel modo di calciare e di muoversi in campo la versione giovanile di Honda e sono sicuro lo vedremo a breve in Europa. Chiudo indicando una squadra intera: i Nagoya Grampus hanno una rosa giovanissima con almeno cinque giovani interessanti a cui hanno dato fiducia in un anno di transizione, se non la prossima stagione, tra due torneranno sicuramente nell’elite.

Emanuele: Tre nomi, uno per ruolo: Iwanami del Kofu, Sekine dell’Urawa Reds e Muto del Tokyo. Il primo è un difensore molto interessante, che sta già dimostrando personalità e sicurezza negli interventi. Il centrocampista di destra Sekine, nonostante non abbia potuto giocare con continuità per ragioni di pochi spazi liberi nell’Urawa Reds, quando è stato chiamato a giocare dal primo minuto ha disputato ottime prove. Il prossimo anno potrebbe avere più spazi ed imporsi con continuità. Muto è stato probabilmente la vera sorpresa del campionato, assieme ad Usami. Titolare nell’FC Tokyo ed ufficialmente tra i talenti più cristallini della J.League. Sotto la guida di Ficcadenti, il giovane giocatore nipponico è migliorato molto, dimostrando una sicurezza ed un’abilità precoce per la sua età.

In ultimo, la Nazionale. A gennaio sarà impegnata in Coppa d’Asia. Giappone inserito nel gruppo D con Giordania, Iraq e Palestina. Quali prospettive per i Samurai Blue?

Gabriele: Il gruppo sembra fattibile, anche se l’Iraq è migliorato molto con i suoi giovani e la Giordania è cresciuta parecchio rispetto a quattro anni fa. La prospettiva di vincere la Coppa c’è. Certo, giocare in casa degli avversari principali per il titolo non sarà facile. Mi auguro che il Giappone possa confermarsi campione. Se lo facesse con un nuovo ct e un gruppo parzialmente cambiato (qualche faccia nuova ci sarà), sarebbe la certificazione per un dominio incontrastato sul continente.

Daniele: L’unica prospettiva accettabile per il Giappone in ambito continentale è il raggiungimento della finale della competizione. Il percorso però rischia di essere più complicato del previsto visto che la scelta Aguirre si sta rivelando un errore da parte della federazione, con il tecnico che oltre a non aver ancora dato un’identità alla squadra è sembrato anche molto insicuro sui suoi stessi nomi forti (i due nuovi entranti Shibasaki a centrocampo e Muto davanti sembrano l’unica nota positiva). Il tecnico non è forse ancora entrato nel calcio giapponese come fece tanto bene all’inizio Zac (è addirittura andato in Messico a ritirare un premio il giorno prima dell’amichevole con la Jamaica tornando sì in tempo per la partita, ma con tantissime ore di volo e un’assenza alla vigilia della partita che non depongono in favore del tecnico). Lo scandalo scommesse in Spagna che lo vede tra i nomi messi in mezzo poi non fa altro che peggiorare la situazione. Ovviamente in ambito continentale i nomi bastano ed avanzano per la semifinale, da lì in poi però potrebbero non essere sufficienti. Diciamo che la coppa arriva forse troppo presto rispetto ad un progetto ancora decisamente all’anno zero.

Emanuele: Purtroppo lo shock per l’uscita ai gironi in Brasile ha non poco demoralizzato i talenti giapponesi, che cercheranno di confermarsi in Coppa d’Asia, facendo ripartire gli ingranaggi della corazzata del Sol Levante. Dai campioni in carica non ci si può aspettare niente che non sia la vittoria del titolo e spero che queste aspettative non si dimostrino controproducenti. Il girone non è da sottovalutare. La Giordania si è qualifica arrivando seconda nel girone, senza subire sconfitte, dimostrando un netto miglioramento del calcio giordano. E’ una squadra che si basa sulla punta dell’Al Arabi Hayel. Anche l’Iraq si è qualificato come secondo del suo girone, scontrandosi contro avversari più difficili di quelli della Giordania come Arabia Saudita e Cina. Una squadra che schiera titolare Ali Adnan, che disputò un ottimo Mondiale U20 nel 2013 e che attualmente gioca titolare in Russia. La Palestina si è qualificata vincendo l’AFC Challenge Cup del 2014. Il Calcio palestinese è cresciuto molto dal 1999 ad oggi, ha tra i suoi giocatori più importanti un difensore paraguaiano naturalizzato palestinese: Javier Cohene. Detto questo, se il Giappone giocherà secondo i suoi ritmi e imponendo il suo gioco, penso che il passaggio del girone per Honda ed i suoi sia solo il primo passo della competizione.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram