La maledizione del bronzo Mondiale

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Quest’oggi voglio raccontarvi di una sorta di maledizione di cui immagino pochi siano a conoscenza. Una maledizione che si è protratta lungo gli ultimi trentatrè anni, fino ad oggi. Una maledizione che colpisce le squadre capaci di vincere la medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo e rispetto cui solo i tedeschi sembrano immuni.

Basta sfogliare l’albo d’oro del Mondiale, infatti, per rendersi conto di una peculiarità particolare: in tutti gli ultimi nove tornei iridati le terze classificate sono state squadre del continente europeo.

Niente di male, non fosse che in sette di queste occasioni proprio le formazioni capaci di salire sul gradino più basso del podio Mondiale non sono poi riuscite a qualificarsi all’Europeo successivo.

Nel 1982 il Mondiale si giocò in Spagna, ed arrise alle compagini del Vecchio Continente, capaci di qualificarsi in massa alle semifinali.
Con Paolo Rossi e compagni capaci di aggiudicarsi la medaglia d’oro, fu la Polonia di Boniek e Lato ad aggiudicarsi la medaglia di bronzo, cedendo 2 a 0 in semifinale contro gli Azzurri (con doppietta proprio del nostro centravanti) per poi superare la Francia 3 a 2, grazie alle reti realizzate nell’arco di sei minuti, ma a cavallo dei due tempi, da Szarmach, Majewski e Kupcewicz.
L’Europeo successivo (all’epoca ancora aperto a otto sole squadre) si giocò proprio in Francia (ed a vincerlo furono i padroni di casa), con la Polonia che fu la prima vittima di questa maledizione. Sebbene solo due anni prima si era affermata come terza forza mondiale, Boniek e compagni disputarono un girone di qualificazione complicatissimo, raccogliendo una sola vittoria, due pareggi e tre sconfitte nell’arco di sei match, terminando quindi al terzo posto un girone a quattro squadre, alle spalle di Portogallo ed Unione Sovietica e davanti alla sola Finlandia.

Quattro anni più tardi fu la stessa Francia, da campionessa europea in carica, ad aggiudicarsi il terzo posto Mondiale, nell’edizione di Messico 86.
Platini e compagni raggiunsero le semifinali dopo aver eliminato l’Italia agli ottavi (Platini e Stopyra gli autori delle reti) ed il Brasile ai quarti ai calci di rigore. In semifinale, quindi, i Galletti dovettero cedere alla Germania Ovest (Brehme e Völler in goal) per poi andare però ad aggiudicarsi il bronzo col 4 a 2 maturato ai tempi supplementari contro il miglior Belgio di sempre, quello guidato in campo da giocatori del calibro di Pfaff, Scifo e Ceulemans.
Continuando lungo il solco tracciato dalla Polonia nel quadriennio precedente, quindi, i Transalpini – non qualificati di diritto, nonostante fossero detentori del titolo – non seppero essere tra le sette squadre qualificate all’Europeo che si disputò in Germania Ovest nel 1988. A frapporsi tra loro e la fase finale del Torneo furono Unione Sovietica e Germania Est, con la Francia che seppe raccogliere sei soli punti (li stessi della modesta Islanda).hqdefault

Gli anni novanta si aprirono quindi con la nostra Italia vittima di questa strana maledizione. Terza ai Mondiali di casa, dopo la sconfitta ai rigori contro l’Argentina ed il 2 a 1 sull’Inghilterra nella finalina, gli Azzurri si presentarono al via delle qualificazioni all’Europeo di Svezia 92 come teste di serie, finendo nel gruppo tre con Unione Sovietica, Norvegia, Ungheria e Cipro.
Proprio i sovietici, esattamente come capitato quattro anni prima ai nostri cugini francesi, misero i bastoni tra le ruote a quella che solo due anni prima si era dimostrata la terza forza mondiale in ambito calcistico, vincendo il girone e condannandoci a guardare il Torneo dalla tv.
L’Italia comunque, dobbiamo dirlo, di fatto si suicidò in quell’occasione: il duplice scontro diretto con l’URSS finì in pareggio perfetto, con due 0 a 0. A fare la differenza fu quindi l’incapacità Azzurra di imporre il proprio dominio sugli altri campi, con i pareggi in Ungheria ed in casa contro la Norvegia e la sconfitta proprio in Norvegia.

L’Europeo del 1996 vide il primo allargamento delle partecipanti, che da otto divennero sedici. Il doppio delle possibilità, quindi, per la terza classificata ai Mondiali precedenti di centrare la qualificazione al torneo continentale.
Come molti di voi sicuramente ricorderanno il bronzo in America nel 1994 lo riportò la Svezia di Ravelli ed Andersson, che cedette di misura in semifinale al Brasile del duo Romario-Bebeto prima di imporsi largamente contro la Bulgaria di Stoichkov in finalina.
Sulla carta il compito svedese sembrava tutt’altro che proibitivo: con due posizioni utili a qualificarsi per il Torneo inglese, Brolin e compagni avrebbero dovuto cavarsela senza grandissimo affanno essendo inseriti in un girone che comprendeva anche Turchia, Svizzera, Ungheria ed Islanda.
Vincendo due sole partite su otto, però, i Blågult lasciarono campo libero proprio a Turchia e Svizzera, due compagini che sin lì non avevano rappresentato moltissimo sullo scacchiere calcistico mondiale: i primi avevano raccolto una sola partecipazione Mondiale (1954, eliminazione al primo turno) e si qualificavano per la prima volta agli Europei, i secondi avevano invece partecipato a ben sette Campionati del Mondo, ma senza compiere mai imprese particolari, ed erano anch’essi alla prima partecipazione europea.

La maledizione continuò quindi anche a cavallo tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio dell’attuale. Nel mondiale francese del 1998 la terza piazza la conquistò la stupefacente Croazia di Davor Suker, che però fallì poi miseramente la qualificazione agli Europei di Belgio e Olanda (squadra che i croati superarono proprio nel corso della finalina mondiale).
Sebbene i croati godessero di ampio credito, proprio anche sulla scorta dell’ottimo Mondiale disputato in Francia, Jugoslavia (all’epoca ciò che rimaneva dallo smembramento jugoslavo si chiamava ancora così) ed Irlanda seppero condurre in porto una campagna qualificatoria più solida, frapponendosi tra i croati ed il loro sogno di ribadire quanto di buono fatto in territorio francese anche Oltremanica.

La maledizione vacillò nel 2004, quando i turchi si trasformarono da carnefici (capaci di eliminare la Svezia otto anni prima) a vittime.
Giunta terza nello stranissimo mondiale nippocoreano, la Turchia disputò un buonissimo girone di qualificazione che la vide perdere solo in Inghilterra per pareggiare poi al ritorno proprio contro i Figli d’Albione, in un match-spareggio che avrebbe consegnato il pass Europeo proprio ai turchi, in caso di vittoria.
Spareggi che evidentemente dovevano essere la maledizione di quella nazionale, che accoppiata alla modesta Lettonia nella coppia di match decisivi a strappare un biglietto aereo per il Portogallo finì col perdere 1 a 0  (Verpakovskis) fuori casa per poi non andare oltre un mesto 2 a 2 al ritorno, quando dopo essersi portata sul 2 a 0 grazie alle reti di Ilhan Mansiz ed Hakan Sukur l’Ay-Yıldızlılar si fece rimontare nel giro di dodici minuti dalle reti di Laizans e del solito Verpakovskis, eroe nazionale lettone nei mesi a venire.

Come tutte le regole, però, anche “La maledizione del bronzo Mondiale” non poteva non avere un’eccezione. Che, altrettanto ovviamente, non poteva che essere la Germania.23901624

Furono proprio i tedeschi, terzi sia in casa nel 2006 che quattro anni dopo in Sudafrica, a spezzare, almeno così sembrava, questa maledizione.
Nel 2008 infatti non seppero solo qualificarsi agli Europei di Austria e Svizzera, ma andarono addirittura vicini a vincerli (sconfitta in finale contro la Spagna). Nel 2012 invece in finale non ci arrivarono, ma solo perché trovarono l’Italia di Prandelli in stato di grazia e dovettero cedere alla doppietta di Mario Balotelli, vedendo sfumare la riedizione della finale precedente.

Proprio quando si poteva pensare che “La maledizione del bronzo Mondiale” non foss’altro che un lontano ricordo, visto anche l’ulteriore allargamento del palcoscenico Europeo, ci hanno pensato gli olandesi a rimettere le cose al proprio posto, rendendo l’exploit tedesco la classica eccezione alla regola.
Oranje che dopo essersi classificati terzi al Mondiale brasiliano grazie al secco 3 a 0 rifilato ai padroni di casa nella finalina di consolazione non sono incredibilmente riusciti a classificarsi nemmeno per i playoff di qualificazione ai prossimi Europei, terminando addirittura in quarta posizione un girone che sulla carta avrebbero dovuto fors’anche dominare, dietro a Repubblica Ceca, Islanda e Turchia e davanti alle sole Kazakistan e Lettonia.
Un fallimento totale per il calcio olandese, che dal 1976 in poi aveva mancato l’accesso ad una sola fase finale dell’Europeo (quella del 1984).

Ma soprattutto la conferma di una maledizione che nel corso degli ultimi trentatrè anni ha mietuto molte vittime, risparmiando i soli tedeschi. Vittime in alcuni casi, come in questo olandese, assolutamente illustri.fa672b82d40543368869ff8c4840e043_18


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