L’Opinione – Incredibile ed imprevedibile il tracollo doriano

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Le vicende di mercato di cui si rese protagonista la Sampdoria lo scorso gennaio sono note a tutti: ceduti – a prezzi di saldo – Cassano e Pazzini, rimpiazzati con giocatori sicuramente non di egual valore (tanto che nelle mie pagelle di mercato affibiai un 4 tondo a Garrone & Co.).

Segnale di resa, secondo qualcuno. Di una volontà di disimpegno da parte di una società che, comunque, non aveva mai fatto spese pazze per rinforzare la squadra.

Qualcuno, a Genova, si spinse addirittura a dire, probabilmente sull’onda emozionale dovuta alla partenza dei due giocatori più talentuosi della squadra, che a quel punto si sarebbe dovuto lottare per non retrocedere.

Eppure a ben vedere, classifica alla mano, la salvezza sembrava ad un passo. A fine gennaio, difatti, la Sampdoria si trovava in una situazione molto più che tranquilla: dopo la ventiduesima giornata i Blucerchiati – che di gare ne avevano giocate solo ventuno – si erano stabiliti al decimo posto in classifica ed avevano già guadagnato ventisette punti, trovandosi cioè a tredici soli punti dalla presunta quota salvezza.

Diciassette partite per fare tredici punti, dopo che ne erano stati fatti ben ventisette in ventun match.

Per salvarsi, insomma, i doriani si sarebbero anche potuti permettere di rallentare un po’ il passo: da una media di 1,28 punti a partita avrebbero difatti potuto passare ad una media di 0,76 punti a partita, riuscendo comunque a raggiungere la sospirata quota salvezza che per qualcuno appariva quasi un miraggio.

Impresa tutt’altro che proibitiva, per la società di Genova. Perché pur senza Pazzini e Cassano si parlava comunque di una squadra che l’anno prima aveva centrato il quarto posto in classifica e che a fine agosto aveva disputato i preliminari di Champions, uscendo solo immeritatamente contro il Werder Brema.

Eppure… eppure qualcosa di terribile è successo, in Liguria. Perché Palombo ed i suoi hanno rallentato terribilmente, riuscendo nei successivi undici incontri a raccogliere solamente cinque punti, con una media di 0,45 punti a partita assolutamente non sufficiente a raggiungere quota 40.

Non è un caso, quindi, se da una tranquillissima situazione di metà classifica i Blucerchiati siano crollati sino al terz’ultimo posto. Terminasse oggi il campionato, infatti, Garrone e compagnia si ritroverebbero a dover disputare la prossima stagione in Serie B.

Cosa sia successo in quel di Genova è sicuramente difficile da dire. Ma un crollo del genere non può nemmeno essere casuale.

Personalmente ritengo comunque che non si possa limitare il discorso all’aspetto tecnico del tutto. Perché la partenza di quei due là davanti certo ha inciso moltissimo sotto questo punto di vista, ma la batteria d’attaccanti doriana resta comunque non inferiore a quella di diverse altre società di Serie A.

Più probabile, quindi, che anche i giocatori stessi abbiano subito troppo a livello psicologico le due cessioni in questione. Facile che anch’essi abbiano interpretato la cosa come una volontà di disimpegno societario o, più probabilmente, di ridimensionamento dei costi (e, conseguentemente, delle aspettative).

E proprio questi cattivi pensieri hanno finito col deprimere un ambiente già in precedenze non tonicissimo mentalmente.

Ed ecco servito il patatrac: cinque sole partite e due punti da recuperare al Cesena.

Sabato pomeriggio il Doria farà visita al Bari fanalino di coda ormai spacciato, con i cesenati impegnati in trasferta a Bologna ed i leccesi che faranno visita proprio ai cugini genoani.

Rischia di essere, quella del San Nicola, l’ultima chiamata per una squadra che sembra davvero già rassegnata al proprio triste quanto imponderabile destino.

2 commenti

  1. Settimana scorsa ero nel forum dei tifosi della Sampdoria. Non chiedermi cosi ci facessi, perché non lo so nemmeno io. La loro speranza sta nel gemellaggio che hanno col Bari (anche se Cassano non c’è più e la cosa non so che senso possa avere). I più dicono che Garrone vuole sbarazzarsi della società e che aveva ragione Cassano, come conferma una scritta su un muro della curva. Non so però di cosa parlino.


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