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Due Mondiali, due enormi fallimenti. Inframezzati da un buon Europeo, forse più episodico che meritato.
La realtà è che il Mondiale brasiliano ci ha consegnato un ritratto della realtà che molti ancora non vogliono guardare: la crisi del nostro calcio non riguarda solo l’economia dei nostri club, ma il movimento nel suo complesso.
I talenti migliori, se togliamo i reduci del Mondiale del 2006 (che comunque non ci saranno tra quattro anni – escluso forse De Rossi – quando potremo fare affidamento solo sulle nuove leve), giocano altrove: Colombia, Cile e Belgio, ad esempio. Esempi di paesi in cui si è riusciti, per fortuna o per bravura, a costruire programmi di formazione all’altezza, evidentemente.
Non solo. A livello atletico sia i nostri club che la nostra Nazionale dimostra di non riuscire a tenere certi ritmi, ormai indispensabili nel calcio d’oggi.
E tanto, tanto altro ancora.
In questa sorta di video-editoriale ho provato ad analizzare alcuni aspetti del nostro calcio da revisionare per ripartire. Perché il calcio italiano è storicamente elite del calcio mondiale. E non può permettersi di scadere come sta facendo.
Questi i punti toccati nel discorso. Sarebbe bello che tra i vertici del calcio italiano si aprisse una discussione SERIA riguardo i nostri fallimenti e si provasse DAVVERO a cambiare rotta.
- Vertici Federali.
- Classe dirigente.
- Giornalisti.
- Calo drastico qualità dei giocatori.
- Pochi giovani all’altezza.
- Errori personali di Prandelli.
- Mancanze dei singoli.
- Futuro: dal mister ai giovani d’Italia.
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