L’Opinione – Varese, la piccola Barcellona

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Chiariamolo subito, prima di andare incontro a fraintendimenti: il titolo vuole essere provocatorio e va preso con le pinze, osservato dalla giusta visuale.
Certo non si tratta di un parallelo diretto Varese-Barcellona, bestemmia per chiunque capisca un minimo di calcio.

Parliamo del resto di due mondi assolutamente differenti.
Il gioco è lo stesso, ovvio. Ma i punti in comune, se rimaniamo a questioni assolute, si fermano praticamente lì.

Però c’è qualcosa che ha stuzzicato la mia fantasia nel seguire la favola Biancorossa, e che mi ha portato a questa sorta di accostamento: entrambe le realtà stanno costruendo le proprie fortune su di un progetto serio e molto solido alla base.
E che, con le dovute – ed ovvie – differenze, ha un punto in comune che può avere risvolti interessanti nel prossimo futuro.

Prima di approfondire la cosa permettetemi però una digressione per fare i complimenti ai due grandi fautori della favola varesina, Beppe Sannino e Sean Sogliano.

I due, lavorando fianco a fianco, sono infatti stati capaci di costruire una macchina da guerra praticamente inarrestabile.
Notevole il doppio salto C2-B.
E cosa dire della grandissima prestazione di quest’anno, con una stagione iniziata per ottenere la salvezza e chiusa con un’immeritata eliminazione dai playoff che valevano la Serie A?

Un “bravo”, quindi, al tecnico, che ha amalgamato una squadra assolutamente insuperabile tra le mura amiche, ostica per tutti anche in trasferta. Una Squadra con la S maiuscola, che vede nella forza del collettivo il proprio surplus rispetto alle avversarie.

I complimenti maggiori, però, il sottoscritto vuole riservarli al Direttore Sportivo della squadra, probabilmente vero fautore di quella progettualità che è sfociata nei grandissimi risultati di questo incredibile – ed indimenticabile – triennio.
Sean Sogliano ha infatti davvero compiuto una serie di miracoli che, nel loro piccolo, sono dei veri e propri gioielli che vanno ad arricchire la bacheca di un dirigente cui ora manca solo di confermare le proprie grandissime capacità al piano superiore.

Dopo aver saputo costruire squadre capaci di centrare due promozioni in due anni, riportando Varese in Serie B dopo venticinque anni, l’ennesimo colpaccio, con una rosa capace di guadagnarsi il quarto posto finale nella temibilissima cadetteria nostrana.

Ma non solo. E proprio qui verte il discorso cui mi riferivo nel titolo, preso più che altro come scusa per fare i complimenti ad una società che si è comportata in modo esemplare in questi anni.

Sogliano è infatti stato capace di costruire nell’arco di un’estate – e quasi dal nulla – una Primavera in grado di competere ad altissimi livelli.
Parliamo di una squadra capace di vincere il proprio girone davanti a corazzate come Atalanta, Inter e Milan. Di una compagine che pur non avendo una struttura consolidata negli anni come quella di tante altre società italiane è riuscita ad amalgamarsi e farsi valere quanto non ci si sarebbe mai aspettato.

Non a caso è arrivato proprio ieri il roboante 5 a 1 sulla Juventus, che ha estromesso i Bianconeri dalla lotta al titolo.
Non a caso un esperto della materia calcistica come Apolloni ha confidato di vedere proprio negli uomini di Mangia – altro personaggio cui va un plauso particolare – i favoriti alla vittoria finale.

Ma allora, perché piccola Barcellona?
I risultati di per sé non bastano, ovviamente, ad abbozzare un parallelismo di questo tipo.

C’è però una particolarità che lega Primavera e Prima squadra che possiamo ritrovare proprio anche sulle Rambla.
Sannino e Mangia, infatti, adottano due moduli speculari, con atteggiamenti di gioco molto simili.

4-4-2 per entrambi, grande intensità, difesa attenta e libertà di giocata per chi è più dotato tecnicamente.

E la cosa è da non sottovalutare. Perché il Barcellona che vince una Champions con una squadra formata in buona parte da giocatori costruiti in casa non è un caso.
Se ne è parlato più volte: utilizzare lo stesso modulo e metodo di gioco della prima squadra nelle giovanili favorisce l’inserimento dei ragazzi tra i grandi.

Prendiamo ad esempio proprio la Juventus: negli ultimi anni la formazione giovanile di punta del club torinese si è spesso schierata con un 4-2-3-1 che non ha invece attecchito in prima squadra, imperniata lungamente sul classico 4-4-2 (con l’eccezione dell’annata che vide Diego in Bianconero, dove si giocò col 4-3-1-2).
Cosa questa che non ha certo favorito l’inserimento dei giovani di Corso Galileo Ferrarsi in prima squadra. E quindi anche coloro che erano sicuramente dotati di talento – come lo spagnolo Iago, grande protagonista quest’anno in Segunda Division col Villareal B – hanno incontrato notevoli difficoltà.

L’approccio catalano è invece risultato vincente. E chissà che, pur in piccolo, il miracolo di Barcellona non si riesca a ripetere anche ai piedi del Sacro Monte.

Giocatori dal buon talento, del resto, la Primavera di Mangia li annovera tra le proprie fila. E proprio stante il fatto che si disimpegnano in un sistema di gioco poi non molto dissimile rispetto alla prima squadra ecco che il passo, per loro, potrebbe essere più corto di quanto ci si immagina.

Del resto De Luca ha già effettuato – con successo – il salto, Pompilio a tratti sembra l’erede naturale di Neto, Scialpi dovrebbe solo mettersi a dirigere l’orchestra di Sannino (anzi, del suo successore…) nello stesso modo con cui lo fa agli ordini di Mangia, Lazaar ha solamente da replicare i movimenti e l’intesità di gioco che gli è richiesta dal mister della Primavera tra i grandi.
E così via.

Insomma, ben altro discorso rispetto a chi, come un Boniperti, si trova a giocare in un ruolo in cui non potrebbe disimpegnarsi anche in prima squadra, laddove un’ala di un 4-2-3-1 ha in linea di massima compiti un tantino differenti rispetto ad un semplice esterno da 4-4-2.

Varese piccola Barcellona, che il suo Scudetto, tutto sommato, l’ha già vinto.
Ora, per consolidare un’ennesima vittoria, dovrà solo provare a far affermare tra i grandi anche qualcuno dei suoi virgulti. Come capitan Bianchetti, magari: difensore classe ’93, già oggi tra i giovani centrali più apprezzati d’Italia (il cui cartellino è però di proprietà dell’Inter, e che quindi potrebbe non restare tra i sette laghi varesini).

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