L’Opinione – Zaza-Belotti: piccoli Vieri crescono?

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Questo pezzo me lo ha – involontariamente – ispirato Francesco a.k.a. FletcherLynd, con cui ho avuto un rapido scambio di idee a margine della gara disputata dalla nostra under 21 contro Cipro.

In particolare il tweet incriminato è questo:

Insomma, un paragone diretto tra Belotti e Vieri, ovviamente a parità di età.

Un paragone che poi, l’indomani, avrei personalmente allargato anche al buon Zaza.

Ma qui bisogna far partire una serie di presupposti:

  1. Il primo è anche il più importante: ogni giocatore è uguale solo a sé stesso, come si dice. Ma il calcio, da sempre, vive di paragoni. Che vanno sicuramente saputi fare [quanto sono inutili quelli che si basano semplicemente sulla provenienza (un giovane nigeriano sarà il nuovo Okocha, un argentino il nuovo Maradona, ecc) o sull’aspetto fisico (Zaza somiglia ad Anelka, ecc)?]ma soprattutto vanno saputi leggere. Dire che “X ricorda Y”, infatti, non significa dire che giochino esattamente allo stesso modo né tantomeno che i due siano forti uguali.
    Semplicemente, che hanno alcune caratteristiche simili ed assimilabili.
  2. Belotti è ancora molto giovane e fondamentalmente non ha esperienza ad alto livello. Logico che prima di poterne pesare seriamente le doti si dovrà aspettare. Ma è pure chiaro che o si decide sempre di parlare solo col senno del poi, e allora a quel punto si fa mera analisi di un fatto, oppure è giusto e bello arrischiarsi in qualche ipotesi preveggente.
  3. Anche qui, una certa importanza: Zaza ha fatto un goal in Nazionale, giocando per altro molto bene. Ma è logico che non lo si può, ora, far passare come un fenomeno. Di strada da fare ne ha ancora tantissima e non è affatto detto esploda. Quanto stanno facendo certi media, che hanno bisogno di costruire fenomeni mediatici da cavalcare, lo trovo esecrabile.
    Non parlarne del tutto, però, sarebbe altrettanto sbagliato.

Belotti e Zaza rappresentano una tipologia di giocatore che è probabilmente mancata negli ultimi anni, alla Nazionale italiana.

Una punta capace sia di battagliare con forza e vigoria in area di rigore (181 centimetri per 72 chili il primo, 187 per 75 il secondo) che di aiutare la propria squadra in fase di non possesso.

Soprattutto, una punta che dia l’impressione di poter diventare un solido cannoniere, a prescindere dal tipo di gioco che può trovarsi ad interpretare.

Christian Vieri è stato un giocatore abbastanza unico. Forte, potente, esplosivo sulle gambe, tecnicamente ben sgrezzato tanto da aver segnato anche qualche golletto di pregevole fattura.

Un brutto anatroccolo cresciuto in provincia che, con il passare del tempo, ha saputo conquistarsi spazio e visibilità, sino a diventare una delle prime punte migliori della sua epoca.

Qualche presenza in A nel Torino e poi la gavetta di tre anni in B con le maglie di Pisa, Ravenna e Venezia. Quindi ancora la A con l’Atalanta, da cui nel 1996 lo prelevò la Juventus, che lo lanciò nel grande calcio cedendolo l’estate seguente all’Atletico Madrid, dove vinse il titolo di Pichichi.

Insomma, Vieri ci mise 23 anni a guadagnarsi la chiamata di un club di primissimo livello, in un calcio in cui per altro gli stranieri erano meno di oggi.

Da questo punto di vista Belotti ha quindi ancora tutto il tempo per uguagliarlo, ma anche migliorarlo. Diverso invece il discorso di Zaza, che se per quanto riguarda i club non è ancora riuscito a trovare spazio in una big (la Juve ne acquistò il cartellino, ma non ci puntò mai davvero), è stato più precoce del talento italoaustraliano per quanto concerne la nazionale.

Ma perché questi due giovani dovrebbero essere in qualche modo accostati ad uno degli attaccanti più forti e prolifici del nostro calcio?

Beh, un po’ proprio per la storia. Se Del Piero e Totti erano dei predestinati, lanciati sin da giovanissimi nel calcio che conta, Vieri ha dovuto sgomitare e lavorare molto in provincia per riuscire ad imporsi ed arrivare sino a diventare compagno dei due in Nazionale.

Allo stesso modo Belotti (cresciuto nell’Albinoleffe e passato al Palermo in B l’anno scorso) e Zaza (cresciuto all’Atalanta e sgrezzatosi tra Castellammare di Stabia, Viareggio ed Ascoli) non sono considerabili predestinati, come invece potrebbe esserlo un El Shaarawy.

Ma comunque, con quella stessa fame e voglia di arrivare che caratterizzò il bomber di Bologna sia Belotti che Zaza si sono conquistati la Serie A. Ed il secondo anche la Nazionale.

Nessuna volontà di elevare a fenomeni due giocatori che, oggi, fenomeni certo non sono. E che magari non lo saranno mai.

Ma del resto chi, in quell’inizio dei novanta, avrebbe pensato che Christian Vieri sarebbe diventato capocannoniere in Spagna, avrebbe segnato una nuova cifra record per il suo trasferimento all’Inter, sarebbe stato trascinatore di una squadra sempre a caccia di grandi risultati e soprattutto titolare fisso della Nazionale, che seppe trascinare fino ai quarti di finale del Mondiale del 98?

Io credo più o meno nessuno.

E allora che Belotti e Zaza continuino a crescere con la stessa fame ed abnegazione che li ha portati a migliorarsi sempre e a crescere professionalmente.

Il tempo è dalla loro parte, e se anche Christian Vieri è unico ed irripetibile chissà che qualche altro blogger, tra quindici o vent’anni, non possa finire col paragonare qualche giovane affamato di belle speranze proprio a uno tra Andrea e Simone…

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