Doppio playmaker per l’under 19 Azzurra

Guardando l’esordio dell’under 19 Azzurra alla Fase Elite di qualificazione all’Europeo di categoria (che si giocherà in Germania il prossimo luglio) mi ha colpito l’impostazione data da mister Vanoli al centrocampo, schierato di fatto con una sorta di doppio playmaker.Italia - Israele under 19

Partendo dal presupposto che quello dell’ex terzino sinistro di Parma e Fiorentina – tra le altre – potrebbe essere stato un semplice esperimento da non riproporre contro formazioni più ostiche del modestissimo Israele (regolato 4 a 0), è stato comunque molto interessante vedere giostrare al centro del classico 4-4-2 cui spesso ricorrono le nostre formazioni giovani la coppia Locatelli – Barella.

Perché dico doppio playmaker?

Il milanista Manuel Locatelli, classe 1998, è il regista puro. Da molti già definito “nuovo Pirlo”, ha grandissime doti tecniche ed una qualità di gioco sicuramente rara. Bravo tanto nel gioco corto quanto in quello lungo, è in possesso di un ottimo controllo di palla ma è altresì sciolto nel gioco di prima.
A fare da contraltare ad un bagaglio tecnico da regista vero, una dinamicità non propriamente spiccata, anche se certo non inferiore a quella dell’ottimo predecessore cui viene soventemente paragonato. Una caratteristica, questa, sicuramente secondaria per il ruolo, per quanto sempre più centrale nel calcio moderno.

Il cagliaritano (di nascita e di proprietà) Nicolò Barella è invece un classe 1997 sicuramente più dinamico e duttile, che sa giostrarsi bene sia da mezz’ala che da interno di centrocampo.
Beninteso, però. Proprio sulla scorta dell’evoluzione del ruolo, il ragazzo passato in gennaio al Como è sicuramente considerabile una mezz’ala di regia, un po’ sulla scorta di quello che a Parigi è diventato Marco Verratti.

Due giocatori quindi con caratteristiche intrinseche diverse, ma entrambi con una certa capacità di dettare i tempi di gioco alla squadra, con buona visione e capacità di lettura e perché no con qualità tecniche – in particolar modo ovviamente quelle legate al passaggio della sfera – tutt’altro che disprezzabili.

Perché mi ha stimolato vedere questo doppio playmaker?Andrea Pirlo

Semplice: ha dato un’ottima possibilità di variare il gioco agli Azzurri, pur all’interno di un modulo abbastanza quadrato come il 4-4-2. Dando pochi punti di riferimento agli avversari là in mezzo al campo.

Pensiamo ad un caso concreto: l’ultimo – succitato – Andrea Pirlo italiano, quello in maglia bianconera.

Il regista bresciano fu sicuramente una delle chiavi di volta della rinascita juventina, che dopo gli anni difficili del post-Calciopoli seppe tornare alla ribalta con l’avvento di Conte in panchina. Che proprio al nuovo arrivato Pirlo diede le chiavi del centrocampo (e della squadra tutta).

Al netto della qualità della regia di uno dei migliori interpreti del ruolo che la storia del calcio abbia mai conosciuto, interessante fu vedere il contesto tattico che andò ad adattarsi attorno a lui.

Arrivato come profeta del 4-2-4 (che altro non era che un 4-4-2 con ali offensive libere di incidere in fase di possesso), il tecnico pugliese si adattò presto alla rosa a disposizione, cucendo attorno al genietto ex Milan un 3-5-2 che lo vedeva pieno fulcro del gioco.

Una situazione tattica quindi molto diversa rispetto al 4-4-2 dell’attuale under 19 di Paolo Vanoli. Con un centrocampo in cui il mediano/regista, supportato da due mezz’ali a dare dinamicità al centrocampo, aveva il compito di cucire tutte le trame di gioco.

Certo, questa impalcatura tattica fu di facile lettura. Così diverse squadre iniziarono a mettere un uomo fisso su Andrea Pirlo, per seccare la fonte di gioco juventina. Con Conte costretto così ad ovviare a questa situazione sfruttando le doti d’impostazione del centrale della difesa a tre, Leonardo Bonucci. Che, infatti, in molti casi giostrò da vice regista. Quando non, nelle situazioni più estreme, da regista – arretrato – vero e proprio della squadra bianconera.

Qui sta la differenza del doppio playmaker.

Nella gara disputata contro Israele i due interni di centrocampo si sono alternati in cabina di regia in maniera quasi equanime.Locatelli e Barella: doppio playmaker

Proprio nella possibilità da parte di entrambi i giocatori di scendere a farsi consegnare la sfera dai difensori (Coppolaro e Romagna, con quest’ultimo in passato utilizzato anche in posizione di mediano e quindi con comunque competenze di regia perlomeno basiche) è quindi risieduta l’imprevedibilità della manovra Azzurra: senza un solo ed unico punto di riferimento i centrocampisti avversari non sapevano mai su chi uscire in pressing. Non avevano quindi un solo giocatore da sacrificare, volendo, nella marcatura a uomo della fonte di gioco avversaria: qualora uno di loro avesse preso in consegna Locatelli, infatti, il gioco sarebbe passato tutto, e senza risentirne particolarmente, dai piedi di Barella. Idem al contrario se fosse stato il cagliaritano ad essere guardato a vista.

Posto quindi che Israele, per quanto modesto, non poteva sacrificare l’intero centrocampo per seguire due soli giocatori (cosa che avrebbe dirottato il gioco sugli esterni, dove le coppie Vitturini-Felicioli e Dimarco-Ghiglione avrebbero comunque potuto mettere facilmente in difficoltà gli avversari, appoggiandosi poi al movimento di Panico tra le linee) ecco che il continuo intersecarsi dei due interni di centrocampo è stato, di fatto, una delle chiavi di volta del match.

Posto che l’under 19 italiana non è di certo la più forte d’Europa, e che dovrà comunque battagliare ancora contro la Svizzera e soprattutto l’osticissima Turchia anche solo per arrivare a qualificarsi alla rassegna continentale che si giocherà il luglio prossimo, questo del doppio playmaker è un esperimento interessante, che potrà pagare dividendi interessanti alla squadra anche in futuro, soprattutto se il duo riuscirà a garantire copertura anche in fase difensiva alla cerniera arretrata.

Emblematico, in questo senso, il primo goal Azzurro, quello realizzato dal genoano Giuseppe Panico dopo soli nove minuti di gioco: ad imbeccare il solito Dimarco sulla sinistra, abile poi a centrare sulla corsa del compagno una palla solo da deviare in rete, proprio un lancio di Barella. Un lob morbido scoccato da posizione avanzata dall’interno cagliaritano, che ha mostrato ancora una volta di più la bontà delle sue qualità tecniche, nonché la sua efficacia anche nel gioco lungo.Nicolò Barella

Come a voler mantenere l’equilibrio tra i due, quindi, in chiusura di match anche Locatelli ha trovato l’assist, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, in favore del 4 a 0 di Coppolaro.

Certo, intendiamoci: con qualsiasi tipo di interno di centrocampo è possibile provare a mettere in pratica un gioco del genere.

Più raro, però, è vedere due interni di centrocampo con queste qualità in cabina di regia. Ecco perché non qualsiasi coppia di centrali, a mio avviso, può essere considerabile di “doppio playmaker”.


Seguimi su:
Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.