Il “Miracolo Leicester” punto per punto

Del Miracolo Leicester si è detto e scritto veramente di tutto.

Inizialmente mi ero ripromesso che mi sarei trattenuto dal metterci del mio, scrivendo un ennesimo pezzo su quanto fatto dalle Foxes quest’anno, ma poi non sono proprio riuscito a trattenermi. Spero mi perdonerete.

Miracolo Leicester

Partiamo da qui. Dal perché, a mio avviso, sia corretto parlare di vero e proprio Miracolo Leicester.

La risposta è semplice: come vedremo analizzando punto per punto l’impresa compiuta da Ranieri ed i suoi ragazzi, arrivare a vincere un campionato contro ogni pronostico è realmente qualcosa di stupefacente.Miracolo Leicester

Poche altre situazioni, almeno negli ultimi anni, possono essere paragonate alla vittoria della Premier da parte delle Foxes.

Sicuramente, per valore assoluto, può esserlo l’Europeo vinto nel 2004 dalla Grecia. Con un però grosso come una casa: in una competizione di un mese l’allineamento astrale può portare più facilmente – per quanto una volta su chissà quante possibilità – ad un risultato totalmente inaspettato.

Avere la meglio su N avversari meglio attrezzati nell’arco di 38 gare, invece, è incredibilmente più difficile.

Eppure gli astri si sono allineati anche in questo caso, e chissà quando ricapiterà più. Tra preparazione, oculatezza, programmazione, fortuna e fame non so cosa abbia inciso di più, ma so di per certo che vedere vincere una squadra la cui vittoria finale veniva pagata dagli allibratori più dell’ipotesi che venisse trovato Elvis vivo… beh, sarà qualcosa che non rivedremo tanto presto.

Società

Alla base di ogni vittoria c’è – o almeno, dovrebbe – esserci una società forte e capace.

In Italia abbiamo ed abbiamo avuto moltissimi esempi in questo senso. Dal Grande Milan capace di dominare il mondo più volte tra la fine degli anni 80 e l’inizio del nuovo secolo, fino alla Juventus di oggi che con una capacità manageriale che molti mi pare sottovalutino (ma per parlarne servirebbe un articolo a sé) è riuscita a vincere cinque Scudetti consecutivamente, raggiungere una finale di Champions League e iniziare un percorso di ricambio generazionale che a molti prima non era per nulla riuscito.

Evidente quindi che quando le cose funzionano le possibili risposte sono due: o il caso ci ha messo del suo, o c’è della competenza alla base.

Presidente del club è il thailandese Vichai Srivaddhanaprabha (nato Raksriaksorn), che le cronache raccontano essere fondatore e CEO del King Power Group, leader a livello internazionale nella gestione di duty free aeroportuali.Vichai Srivaddhanaprabha

Divenuto Presidente il 10 febbraio 2011, non è certo detto che sia o debba essere un profondo conoscitore di calcio.

La qualità migliore che personalmente riconosco in un grande leader è infatti quella di sapersi contornare da persone capaci in ogni campo, anche più di quanto non lo siano loro stessi.

Non so né in realtà mi interessa più di tanto, quindi, sapere quanto Vichai Srivaddhanaprabha possa “capire di calcio, come si dice. La qualità peculiare di un Presidente – che solitamente nella vita si occupa di altro, del resto – non deve essere quella.

Sono però certo che affinché si concretizzi qualcosa come un Miracolo Leicester ci deve essere una vision ed un’organizzazione alla base.

A parlare di lui è stato comunque lo stesso Ranieri, che ben spiegò la situazione così, lo scorso dicembre, ai microfoni di Sky Sport:

“Ho avuto subito la sensazione di trovarmi dentro una grande famiglia. Un presidente stupendo, che lascia lavorare i suoi collaboratori a 360 gradi, non vuol sapere nulla, l’importante è che le cose vengano fatte bene e che ci si diverta. Per cui una grande società e una grandissima organizzazione, mai avevo visto una cosa del genere. Ho talmente tanti uomini nel mio staff che sono rimasto a bocca aperta. Io credo di aver messo, di mio, il sistema di gioco.”

Guardiamo in faccia alla realtà: in Italia siamo al punto in cui molti Presidenti si credono i padri e padroni della società, erroneamente convinti come sono di essere anche dei profondi conoscitori di calcio. Pretendono quindi di entrare in ogni scelta (una cosa che sino ad un certo punto è anche legittima, nel momento in cui investe di tasca propria in un club), anche senza avere in taluni casi la minima competenza in materia. In più vedono quello del personale e dello staff (soprattutto per quanto concerne figure “particolari” come gli scout ed i match analyst) come un costo, anziché come un investimento che può portare ad una crescita della società (e quindi di valore, e quindi di fatturato).Miracolo Leicester

Mister

Su Ranieri si è detto e scritto di tutto, in queste settimane. Inutile dilungarsi troppo.

Un paio di pensieri però lasciatemeli proferire su di lui.

In primis la gioia che provo, avendolo sempre stimato, nel vedere che rivincita si sia ripreso nei confronti di tutti i suoi detrattori.
Un allenatore che molti hanno sempre visto come “mediocre” o “perdente”, che è stato capace di portare una squadra dal nulla alla vittoria di un campionato difficile e combattuto come quello della Premier League.

Intendiamoci, a mio avviso così come non era un incapace prima, quando perdeva in casa contro le Isole Far Oer contro la sua Grecia, non è un fenomeno oggi che si è laureato campione d’Inghilterra portando a compimento il Miracolo Leicester.

Però un allenatore non può essere nemmeno valutato solo dai risultati.
Che sono fondamentali nel professionismo, intendiamoci. Ma che spesso non rispecchiano tutta una serie di qualità che vanno comunque tenute in considerazione. A maggior ragione se pensiamo che ogni anno è una squadra (e quindi un solo allenatore) a vincere.

Ranieri non sarà l’emblema del vincente, anzi. Ma di certo non è quell’incapace bollito che al suo arrivo alle Foxes molti dicevano. E sono davvero contento si sia levato questa etichetta di dosso.

In secondo luogo, la preparazione tattica. Unico fiore rimasto all’occhiello della scuola calcistica italiana, probabilmente. Un aspetto rispetto cui noi siamo sin maniacali, eccessivi… ma che nel caso di Ranieri ha portato una squadra che molti davano come possibile retrocessa a vincere il campionato.

Perché diciamocelo chiaramente: la preparazione tattica media delle squadre di Premier League è ad un livello piuttosto basso. E proprio la preparazione e l’esperienza del tecnico italiano, alla lunga, ha contribuito in maniera decisiva al compimento del Miracolo Leicester.Claudio Ranieri

Preparatore atletico

Lo ammetto: se non fosse italiano (anzi, varesotto!) non credo ne parlerei.

Perché la verità è che un po’ tutti noi – tranne forse i preparatori stessi – tendiamo a sottovalutare tutte le figure che fanno parte di uno staff tecnico e che non siano l’allenatore.

Già nel team della commissione tecnica della federazione di atletica italiana, Andrea Azzalin entrò nel mondo del calcio collaborando con il Varese ed il Mendrisio come preparatore atletico (delle giovanili nel primo caso, della prima squadra nel secondo).

Spesso sentiamo dire – o magari diciamo noi stessi – che i preparatori atletici italiani hanno un gap di preparazione rispetto a quelli stranieri, inglesi in particolare. Ma evidentemente non deve essere così, se è vero che Azza ha studiato tra Varese e Verona, per poi andare ad imporsi e con ottimi risultati proprio Oltremanica.

La sua è la storia di un ragazzo normale, partito da una provincia come tante, che con grandissimo spirito di abnegazione e sacrifico ha potuto trasformare in realtà un sogno che probabilmente molti avrebbero scambiato per utopia.

E allora i miei complimenti e la mia contentezza li rivolgo anche ad Andrea, che ha scritto questo bellissimo intervento su di un giornale locale, nonostante io non lo conosca personalmente: se il Miracolo Leicester è diventato realtà il merito è anche un po’ suo!Andrea Azzalin

Tattica

Partiamo dal modulo: 4-4-2. In entrambe le fasi.

Precisazione, questa, doverosa. Che restituisce anche un sapore un po’ rétro al Leicester di Ranieri, se è vero che nel calcio di oggi la maggior parte delle squadre sta virando verso un sistema fluido in cui usare uno “schema posizionale” per ogni fase, oltre che in caso di necessità più schemi differenti all’interno dello stesso match.

4-4-2 che, come ben sappiamo, è un modulo piuttosto lineare. Che il tecnico italiano ha costruito molto bene, con grande attenzione e cura dei particolari. Incasellando i giocatori a disposizione, o scegliendone altri arrivati la scorsa estate, con grande cura, così da costruire – forse anche con un po’ di fortuna – la “macchina perfetta” che ha dato origine al Miracolo Leicester.

L’atteggiamento scelto da Ranieri, fedele alla tradizione tricolore, è stato quindi tendenzialmente attendista, con un baricentro della squadra generalmente medio-basso (che ha portato il Leicester a far scattare solo 1.4 volte a gara la trappola del fuorigioco, penultima squadra della Premier in questo fondamentale). Vero che in certi momenti del match, in puro spirito anglosassone, le Foxes partivano in un pressing anche uno contro uno a tutto campo aggredendo l’avversario, ma per lo più l’idea su cui si è imperniata la stagione è stata quella.

Attendismo che, come solitamente accade, ha fatto rima con un tipo d’impostazione improntata sul gioco diretto ed un tipo d’attacco per lo più in profondità (con diverse spruzzate di gioco in ampiezza, per sfruttare le catene esterne in mancanza di giocatori schierati tra le linee), impreziosito dalla classe di Mahrez e dal fiuto del goal di Vardy. Facile quindi capire, anche qualora non si sia mai vista una loro partita, la gestione delle transizioni: riattacco quella positiva, difesa della porta quella negativa (con pressing generalmente limitato alla propria metà campo o poco oltre).Miracolo Leicester

Volendo banalizzare il concetto potremmo quindi dire che Ranieri ha costruito il Miracolo Leicester sul classico difensivismo italiano, con squadra corta, linee strette, 4-4-2 classico per occupare al meglio il campo, dieci o undici giocatori dietro alla linea della palla e poi via con le ripartenze veloci, per cercare di colpire l’avversario scoperto.
La realtà è che si tratta, come al solito, di meri punti di vista: i fautori del tiki-taka catalano, della costruzione manovrata, delle mille mezzepunte, dei difensori centrali con doti di regia più spiccate di molti registi stessi o dei terzini che diventano interni di centrocampo (in puro stile Guardiola di Monaco), vedono questo atteggiamento come mero difensivismo. Chi invece ha un po’ più di spirito critico può notare la capacità di una squadra semplice, lineare ma preparata nel colpire i punti deboli anche di corazzate multi-milionarie incapaci di darsi una solidità degna di questo nome.

A confermare questa analisi, se proprio non ci si volesse fidare dei propri occhi, anche alcuni dati. Come ad esempio il possesso palla medio, che nel caso del Leicester recita un misero 44.7% a partita, terzo peggior dato della lega (meglio solo di Sunderland e WBA). Proprio a sottolineare ancora una volta come l’importante per il tecnico di Roma non fosse gestire il gioco, non avendo i giocatori per farlo, quanto contenere e ripartire. Del resto per dribbling riusciti (11.2 a match) le Foxes sono quinti in graduatoria, mentre per tiri tentati (13.6 a gara) il Leicester è la settima squadra della Premier: pura scuola italiana d’antan.

A sottolineare la solidità del comparto difensivo – inteso come fase e non come mero reparto – invece i dati sui tackle (22.8 per partita, un decimo meno del Liverpool primo in questa speciale classifica) e sugli intercetti (21.6 di media, miglior squadra del campionato).

Una impostazione tattica, quella delle Foxes di Ranieri, fortemente improntata sulla preparazione della partita, con un grado di elasticità tendenzialmente basso.
Aspetto, quest’ultimo, che verrebbe generalmente individuato come un difetto. E che invece, in questo caso, è stato indubbiamente tra i pilastri su cui è stato costruito il Miracolo Leicester.Miracolo Leicester

Tra i pilastri della preparazione studiata da Ranieri ci sono sicuramente stati anche i calci piazzati, componente sempre più fondamentale nel calcio moderno (ma che ancora non tutti gli allenatori, a mio avviso, curano come dovrebbero).

In primis quelli a favore. Non battuti a caso, alla ricerca di soluzioni singole, ma più o meno sempre costruiti attraverso schemi precisi, con vari blocchi studiati ad hoc di modo da provare a liberare qualcuno dei migliori saltatori della squadra. Anche in questo caso, come per il resto della preparazione tattica delle Foxes, possiamo parlare di un gioco piuttosto essenziale, ma comunque molto efficace.

Per quanto concerne invece i piazzati a sfavore, il tecnico di Roma ha impostato la squadra con una marcatura mista, fatta quindi di una serie di giocatori schierati a coprire determinate zone ed il resto della squadra disposta in marcatura a uomo per contrastare i saltatori avversari.
Il tutto sempre con un occhio già rivolto alle possibili ripartenze: portiere quindi mentalizzato alla possibile aggressione della palla nel caso in cui la traiettoria della sfera gli permettesse di arrivare sul pallone, ma soprattutto una serie di giocatori (primo fra tutti Vardy, come giocatore più avanzato tra quelli comunque ripiegati a ridosso dell’area di rigore) pronti ad attaccare la profondità in caso di riconquista del pallone.

Praticamente nulla più di quanto fatto in su per giù tutte le situazioni di transizione positiva. Semplicemente, in questo caso, con declinazione su calci da fermo.

Giocatori

Se citassi tutti farei diventare questo già lunghissimo pezzo una sorta di mini-ebook, quindi mi limiterò a fare qualche nome.Kasper Schmeichel

Come quello di Kasper Schmeichel, portiere che ci ha messo del tempo ma che alla fine è riuscito ad imporsi ad altissimo livello.
Figlio di uno dei miei portieri preferiti di sempre, è ovviamente cresciuto con l’eredità ingombrantissima del padre con cui confrontarsi, cosa che è possibile l’abbia anche un po’ rallentato nel suo percorso di crescita.

Tutti parlano, anche giustamente, della favola Vardy, ma lo stesso Schmeichel solo nel 2010 chiudeva un campionato di League Two, la quarta serie inglese.

Giunto a Leicester nel 2011, ha giocato tre campionati di Championship con le Foxes, per salvarsi poi lo scorso anno ed essere uno dei principali attori protagonisti del Miracolo Leicester.

A conferma della sua esplosione tardiva c’è anche il fatto che la nazionale danese, di cui oggi è titolare indiscusso, si sia ricordata di lui solo nel 2013.

Lo aspettavo da tanto (da fan boy del grande Peter quale sono). Ce ne ha messo, ma è arrivato. Ed a conferma della sua grande stagione vi riporto un dato: il Leicester ha concesso ben 13.5 tiri a gara (dodicesima miglior squadra del torneo), contro ad esempio i 9 concessi dal Manchester City, i 10.4 lasciati agli avversari dal Liverpool o i 10.9 concessi da Tottenham e United. Nonostante questo le Foxes hanno la terza miglior difesa del campionato con 35 goal incassati, uno più del Manchester United e cinque più del Tottenham.

Per quanto concerne la difesa citerei il buon Robert Huth, il quale sembrava avesse chiuso col calcio d’alto livello lasciando il Chelsea nel 2006 (con due sole presenze in nazionale, entrambe in amichevole, dopo quella data). Invece, fedele al motto “non c’è due senza tre”, eccolo essersi andato a prendere la terza Premier della sua carriera.
Un giocatore rude, spigoloso, sicuramente “poco moderno” nell’accezione che vuole i centrali di oggi saper dare del tu al pallone. Ma altresì un marcatore vecchio stampo, un uomo capace di tenere una linea difensiva (cosa che non mi sembra così scontata in Inghilterra), di fare qualche golletto e di dare solidità ad una squadra votata a giocare corta ed attenta.

Mahrez è indiscutibilmente il giocatore di maggior qualità della squadra. Un esterno che sembra danzare sul pallone, che gioca a destra a piede invertito, che sa muoversi con rapidità anche con la palla tra i piedi, puntare l’uomo, servire l’assist tagliato vincente per quella vecchia volpe di Vardy, giocatore arrivato tardi a questi palcoscenici ma altresì segugio implacabile con un solo odore nelle narici: quello del goal.

https://twitter.com/sciabolatablog/status/728495584160714752

Su di loro non serve spendere troppe parole perché sono e sono stati – assieme a Ranieri – gli uomini copertina di questa vittoria, ma un minimo sul bomber inglese devo dilungarmi. Perché secondo me lui è il giocatore che per caratteristiche ha fatto fare il salto a questa squadra, sublimando l’idea del mister e trasformandola nella vittoria del campionato. Un giocatore capacissimo di attaccare gli spazi, oltre che di farsi trovare pronto sotto porta. Un grande contropiedista, per dirla in maniera semplice: esattamente il tipo di giocatore che serviva in un contesto tattico simile.

Qualche parolina in più la spendo quindi volentieri per il motorino del Miracolo Leicester, quel N’Golo Kanté arrivato tra l’indifferenza di tutti in estate e reputato oggi tra i migliori “rubapalloni” in assoluto dell’intero calcio europeo.
Un giocatore dotato di grandissima capacità polmonare, di una ritmizzazione dei movimenti assoluta, una grandissima capacità aerobica e tanta abnegazione. Un giocatore molto prezioso in quel contesto tattico, avendo agito da principale “guardaspalle” del creativo del gruppo (Mahrez). Ma non solo. Con 4.6 tackle riusciti e 4.2 intercetti a partita Kanté è stato il leader dell’intero campionato inglese in questi due fondamentali, il che fa ben capire l’importanza assunta dall’ex Caen nell’impalcatura del Miracolo Leicester.

Infine la coppia Leonardo Ulloa (anche lui pescato nelle serie minori, più precisamente al Brighton & Hove) – Shinji Okazaki. Anzi, la strana coppia Ulloa-Okazaki.

Che coppia “di fatto” non lo sono nemmeno poi stati in realtà, se è vero che entrambi si sono più che altro alternati a fare da portaborracce a bomber Vardy.

Tra l’altro, con caratteristiche molto differenti tra loro: Ulloa è infatti una punta fisicata, un lottatore abile nel battagliare coi centrali avversari, nelle sponde, nelle spizzate, nel cercare di aprire varchi ai compagni. Okazaki è invece più che altro un guastatore, un giocatore dal fisico molto più compatto, ma rapido e resistente così da lavorare costantemente ai fianchi la difesa avversaria, oltre che di dare un grosso contributo in fase di non possesso.
Due outsider che pur senza essersi eretti a “fenomeni” in stile Vardy-Mahrez hanno comunque dato il loro solidissimo contributo alla causa.Okazaki, Vardy, Ulloa

Non è comunque certo stata la pura qualità di questi interpreti a permettere al Leicester di vincere la Premier League, se è vero che la precisione di passaggio della squadra di Ranieri è stata del 70.2%, di poco meglio del solo WBA fermatosi al 70.1%. Avete capito bene: a vincere la Premier League è stata la squadra con di fatto la peggior percentuale di passaggi completati dell’intera lega.

Analisi

Ad attirare la mia attenzione su questo punto le parole dello stesso Ranieri in un’intervista alla Gazzetta di qualche giorno fa (parole che hanno fatto da detonatore alla mia voglia di scrivere del Miracolo Leicester):

“Io sono un malato di videoanalisi. Figuratevi che ai tempi del Cagliari mi facevo da solo i montaggi con due videoregistratori. Ebbene, lassù ho trovato un salone enorme pieno di tv, con persone che registrano ogni partita e ogni allenamento con tre telecamere ed altre che vedono tutti i giocatori del mondo per soddisfare le mie esigenze sul mercato. E poi, prima di ogni match, facciamo montare sui tablet dei calciatori le immagini dei loro avversari con le rispettive caratteristiche. Insomma, un’organizzazione perfetta.”

Partiamo comunque da un presupposto: non sono gli analisti a vincere le partite – anche se secondo me in una squadra in cui tutto funziona possono aiutare parecchio – né sono le Foxes l’unica squadra ad usare match analyst, big data & affini.

Capo degli analisti è Peter Clark, che con Andy Blake (analista senior della prima squadra) si occupa del lavoro di preparazione della gara da giocare. Proprio di questo lavoro Peter ne ha parlato al team Opta:

“Gli allenatori, insieme ai giocatori, sono il nostro pubblico principale, per questo condividere un ufficio con loro fa una differenza enorme. Nel senso che all’interno dell’ufficio si possono condividere idee e parlare di diversi temi in modo diretto e positivo. Ed è lo stesso con il team di scouting. Sappiamo che diversi giocatori imparano in modi diversi, per cui cerchiamo di soddisfare questa necessità. Nel corso delle ultime tre stagioni, abbiamo aumentato l’enfasi sulla formazione dei giocatori attraverso l’utilizzo degli iPad per presentare dati, video ed analisi. Le analisi interattive pre e post partita, che combinano le statistiche, commenti soggettivi e video si sono dimostrate particolarmente popolari.”Clark

Recentemente ho partecipato al primo modulo del corso di Junior Match Analisys organizzato da Sics a Milano ed ho potuto calarmi un po’ meglio in questo mondo. L’impronta del lavoro che Clark e Blake hanno impostato alla base del Miracolo Leicester è in linea con quanto ci è stato raccontato al corso ed a ciò che accade in Italia normalmente.

Il modus operandi prevede la visione delle ultime tre gare giocate dagli avversari, per produrre un report integrato con video, dati e valutazioni soggettive da consegnare poi all’allenatore ed al suo staff.

Quattro gli aspetti presi in considerazione:

  1. costruzione, per capire l’evolversi della manovra ed individuare i momenti migliori dove portare il pressing;
  2. transizioni, per studiare l’atteggiamento in fase di riconquista e poi la prima gestione della sfera;
  3. organizzazione difensiva, per capire come provare ad attaccare;
  4. calci piazzati, per conoscere la disposizione della difesa sulle palle inattive a sfavore e studiare i possibili schemi messi in atto in caso di palle inattive a favore.

Esattamente come accade in Italia, poi, Ranieri una volta studiato il report ha libertà di chiedere ulteriori approfondimenti ai suoi analisti, riguardanti situazioni specifiche che gli possono sembrare particolarmente interessanti.

Da un punto di vista delle tempistiche il report viene preparato per l’inizio della settimana, così da poter essere presentato all’allenatore già in occasione del primo allenamento dopo l’ultimo match disputato. La riunione tattica con la squadra, dove verrà presentato il prodotto finale con tanto di eventuali specifiche richieste dall’allenatore, arriverà il venerdì, così che le informazioni passate ai giocatori rimarranno abbastanza fresche sino all’inizio della successiva gara.Match analyst

Il lavoro degli analisti del Leicester non si limita però allo studio settimanale degli avversari, ma viene espletato anche in live durante i match delle Foxes. Grazie ad una postazione in tribuna ed una sala di analisi collegata direttamente allo spogliatoio Clark e Blake possono interagire con Ranieri e la squadra sia durante l’intervallo che al termine della gara.

Grazie ai dati che vengono raccolti in tempo reale gli analisti possono quindi cogliere e segnalare in corso d’opera eventuali problemi o mancanze del team come di un singolo, così da poter eventualmente porre una pezza.

A fine match, poi, avere i dati immediatamente pronti da consegnare ad allenatore e giocatori aiuta ad accorciare i tempi di analisi, specialmente in caso di turno infrasettimanale.

Quella della match analisys è una pratica molto interessante che si sta espandendo sempre di più, e che indubbiamente rappresenta un pezzo di futuro di gioco del calcio.

In questo senso non tutte le squadre hanno lo stesso livello di sviluppo ed implementazione, ma come dimostra il Miracolo Leicester è indubbio dire che per quanto un analista non vinca un match di certo può aiutare il singolo e la squadra a migliorare le proprie prestazioni.

Strumenti di analisi che non sono comunque utilizzati solo per la preparazione dei match da giocare, a supporto dell’attività di giocatori e staff tecnico. Essi sono infatti utilizzati anche dalla struttura di scouting, dai dottori e dai preparatori, oltre che dai dirigenti.

I primi possono infatti sfruttare analisi e big data per individuare dei possibili calciatori obiettivo o per suffragare l’analisi oculare di un giocatore, i secondi possono testare il livello di forma dei vari giocatori, ad esempio quelli che vengono da infortunio, i terzi hanno a disposizione una serie di elementi aggiuntivi a quanto vedono tra partite, allenamenti, ecc per giudicare l’operato dello staff tecnico quanto dei singoli giocatori.Jamie Vardy

Investimenti

Gli Antieroi – come li ho chiamati in questo post su Facebook – si sono subito prodigati per cercare di uccidere la magia intrinseca nel Miracolo Leicester.

Parlando, ad esempio, degli investimenti fatti dalle Foxes. Squadra che, tengono a sottolineare, ad oggi avrebbe uno dei primi (quinto/sesto) fatturato della Serie A.

Impossibile quindi, secondo loro, poter parlare di impresa, di Miracolo Leicester.

Questo approccio, però, mi sembra del tutto illogico e totalmente privo di senso. Perché rapportare il fatturato delle Foxes a squadre di altri campionati non ha proprio ragion d’essere.

Il Leicester ha quel fatturato perché inserito in quel contesto (programmazione, strutture, cultura sportiva, diritti tv, spendibilità all’estero, ecc). Se spostassimo l’universo Leicester in Italia di colpo perderebbe almeno metà del fatturato.

Inoltre trovo la cosa assolutamente illogica anche perché le Foxes hanno vinto la Premier League, non la Serie A. Quindi il loro potenziale economico va rapportato a quello delle squadre con cui hanno battagliato, non ad altre. Altrimenti potremmo anche dire che fatturano molto più dell’Anderlecht, che pure di campionati ne vince con più facilità, tanto per dirne una. Ma che senso avrebbe?

Andando quindi a rapportare il fatturato a quello delle big inglesi vediamo subito che il divario è ampissimo, dato che le prime della classe – in questo senso – incassano circa il quadruplo. Non solo: il fatturato pre Miracolo Leicester vedeva il club di Vichai Srivaddhanaprabha al dodicesimo posto della classifica interna, quindi con davvero tanti club con potenza di fuoco maggiore. Se poi si pensa che delle venti squadre totali tre non potevano che partire con un fatturato consolidato minore, arrivando dalla Championship (la cadetteria inglese)… ecco che le Foxes non avevano davvero tutta questa floridità economica come qualcuno vuol far credere (ripeto, sempre rapportato al loro contesto di riferimento).Miracolo Leicester

Parlando del budget ingaggi le cose non cambiano poi molto. Leggevo una statistica qualche giorno fa, che purtroppo non trovando più non posso riportarvi, secondo la quale il Leicester era la terz’ultima squadra della Premier League inglese per monte ingaggi. E davvero volete farmi credere che portare una squadra con questo tremendo gap economico rispetto a tantissime avversarie a vincere il titolo non sia un’impresa!?

Ma anche volendo per un attimo accettare l’idea secondo la quale il Leicester non può essere in alcun modo considerato una “piccola” (anche tralasciando il fatto che l’anno scorso si salvò sul filo di lana con uno sprint da sette vittorie nelle ultime otto partite, che fece preludere a quello che sarebbe successo quest’anno) perché fattura quasi quanto il nostro Napoli, guardiamo i dati concreti: quanto hanno speso le Foxes per allestire la squadra che è arrivata a centrare il titolo?

Poco.

Quindi parliamo del Miracolo Leicester per ciò che è: una vera, grande, impresa sportiva.

Futuro

Il Miracolo Leicester è stato, in quanto tale, difficilmente ripetibile. Ma ha portato comunque delle conseguenze – ovviamente ampiamente positive – a livello di brand e di fatturato.

Ma un futuro le Foxes lo avranno anche da un punto di vista sportivo. Ranieri ne parla così:

“A inizio stagione il Presidente mi disse che il programma era di consolidarsi per un paio di campionati in Premier per poi investire. Io gli ho già detto di far conto come se quest’anno non sia mai esistito, che è irripetibile.

Non voglio giocatori da 30/40 milioni che spaccano lo spogliatoio. Voglio gente che abbia lo spirito dei miei ragazzi, a cui ho sempre detto che non desideravo vincessero, ma che dessero il massimo. E loro l’hanno sempre fatto. So che ora ci saranno tanti club in Champions che saranno contenti di averci nel girone, ma noi porteremo in Europa la stessa mentalità di quest’anno. Voglio solo dei cambi che non facciano rimpiangere i titolari e una maggiore coordinazione tattica. Ai miei ho detto che so che già adesso potrebbero andare dove vogliono, ma che fra un anno avranno più esperienza e varranno di più”

L’idea del tecnico italiano sembra quindi chiara (oltre che estremamente comprensibile): provare a non disfare il giocattolino creato quest’anno, cercando di trattenere tutti gli eroi che hanno permesso il compimento del Miracolo Leicester, provando quantomeno a ben figurare anche in Champions League.

Un’idea, questa, che sarà sicuramente facilitata anche dal succitato boom di introiti e visibilità che questa impresa ha comportato.

Come scrivevo tra Facebook e Twitter qualche giorno fa, infatti, l’anno prossimo il Leicester, secondo uno studio recente, dovrebbe arrivare a fatturare il doppio di quello che fatturò solo l’anno scorso: da 131 a 266 milioni di euro!

https://twitter.com/sciabolatablog/status/729687996979662848

Una crescita esponenziale rapidissima che darà una certa forza economica ad una squadra comunque già non povera, che grazie a questi incassi (le maglie del Leicester, secondo un’altra ricerca, sarebbero state quest’anno tra le dieci più vendute al mondo) potrebbe davvero decidere di trattenere tutti i suoi big, andando nel contempo comunque ad effettuare degli investimenti che vadano a rinforzare la squadra (per quanto poi certi equilibri rischierebbero di esser rotti).

https://twitter.com/sciabolatablog/status/727838765667000322

Personalmente debbo dire che nonostante questa crescita penserei comunque bene a come agire sul mercato: vero che il Leicester il prossimo anno non partirà comunque per ripetere l’impresa di quest’anno, ma altrettanto vero che la possibilità di provare a consolidarsi quantomeno come squadra che possa provare a lottare per un posto in Europa c’è.

Ma siamo sicuri, in questo senso, che l’idea migliore sia di confermare in blocco un gruppo che ha comunque palesemente raccolto molto più di quello che sarebbe nelle proprie possibilità?

Siamo sicuri che non valga la pena di accettare le offerte multimilionarie che di certo pioveranno soprattutto per i giocatori principali di questa rosa?

Come detto, ci penserei bene. L’idea espressa da Ranieri, che l’anno prossimo con più esperienza varranno tutti di più, credo non sia così automatica. E se l’anno prossimo il Leicester dovesse fare, anche solo per sfortuna, una brutta stagione la realtà dei fatti è che quelli che oggi vengono considerati big rischierebbero di non esserlo più, ed il loro valore conseguentemente verrebbe di molto decurtato.

Perché non approfittarne ora che le quotazioni sono alle stelle, andando a rifondare un gruppo che è plausibile abbia comunque raggiunto il suo meglio in quanto a risultati e rifondare la squadra, puntando magari su giocatori abbastanza giovani che possano dare ancor più prospettive (o comunque certezze di future ulteriori plusvalenze)?Jamie Vardy

Certo, con una possibile eccezione: quel Vardy che se è vero che rischia di non ripetere più una stagione stratosferica come questa, resta il giocatore ideale per sublimare l’impianto tattico di Ranieri.


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