Progetto giovani Milan: una realtà che funziona

Per anni si è sentito parlare di un presunto progetto giovani Milan.

Oggi possiamo dire che sia realtà.

Ci sono voluti anni, come normale in questi casi, ma oggi iniziano a vedersi i primi risultati.

Il progetto giovani Milan è partito ormai molto tempo fa, quando in casa rossonera si sono accorti che con i soldi messi a disposizione dalla proprietà, che per anni aveva fatto la voce grossa sul mercato, si iniziava a fare sempre più fatica a costruire una squadra competitiva.

Quando le risorse non ti permettono di acquistare i top player devi cercare strade alternative.

In più l’ultimo decennio è stato segnato dall’ascesa del Barcellona, capace di vincere tre Champions League dal 2009 ad oggi.

Blaugrana che, ben lo sappiamo tutti, hanno costruito gran parte della rosa con giocatori cresciuti in casa: da Xavi ad Iniesta passando per Puyol sino ad arrivare allo stesso Messi, prelevato ancora bambino in quel di Rosario e portato a crescere sulle Rambla.

In più il vivaio milanista in passato si era già dimostrato molto produttivo. Basti pensare che tre dei quattro moschettieri della grande difesa del Milan di Sacchi erano cresciuti in casa: sto parlando di Costacurta, Baresi e Maldini, col solo D’Artagnan Tassotti svezzatosi nella Lazio e poi passato in rossonero.

Insomma, il progetto giovani Milan è partito con le idee chiare: rivitalizzare uno dei migliori settori giovanili d’Italia cercando di tornare sul tetto d’Europa un po’ in stile Barcellona.

Progetto giovani Milan

In questi anni i rossoneri hanno quindi vissuto una duplice realtà, abbastanza discrepante: da una parte una prima squadra con molti problemi, una gestione approssimativa, un mercato quasi sempre fallace.

Dall’altra un settore giovanile in cui si è ricominciato a lavorare per creare giocatori solidi, talenti da Milan.

Si è quindi lavorato sull’approntamento di una filosofia (difesa obbligatoria a quattro in tutte le squadre, costruzione dal basso, grande lavoro sulla regia podalica dei portieri, ecc) e poi si sono formati i tecnici che la portassero avanti.

Infine si sono cercati nell’hinterland e non solo i giocatori migliori su cui lavorare.

Anche qui non si può dire sia tutto oro ciò che luccica, ma i risultati stanno arrivando e sono sotto gli occhi di tutti.

Ad inizio del decennio il Milan fece alcune operazioni non andate bene, ma che dimostravano la voglia della società di lavorare su questo frangente.

Ricordo che venne riportato in rossonero il talentissimo Fossati e furono presi giocatori di belle speranze come Santonocito, emigrato al Celtic.

Quella, con l’acquisizione qualche anno più tardi di Mastour dalla Reggiana, fu solo la punta di un iceberg che molto altro nascondeva.

Gli scout del settore giovanile milanista hanno infatti continuato a lavorare. E, come dicevo, i frutti si stanno vedendo.

Donnarumma, De Sciglio, Calabria e Locatelli sono solo alcuni dei giovani cresciuti in casa che fanno attualmente parte della rosa della prima squadra. E, Calabria a parte, non certo da comprimari.

Progetto giovani MilanI dati parlano chiaro: il Milan è l’unica società italiana tra le prime quindici dei migliori cinque campionati d’Europa per percentuale di minutaggio giocata in stagione dai cosiddetti “club trained”, ovvero giocatori che hanno passato almeno tre anni tra i 15 ed i 21 in società.

Un dato che da una parte può e deve sicuramente inorgoglire i dirigenti rossoneri, in primis tutti coloro i quali in questi anni sono stati coinvolti nella formazione di quei calciatori.

Dall’altra, allargando il dato al di fuori del progetto giovani Milan e pensando al nostro calcio in generale, mi getta un po’ nello sconforto.

Guardate quante squadre “fatte in casa” ci sono in questa classifica, tra Francia (7) e Spagna (6).

Ancora una volta c’è anche il Barcellona: la saga de La Masia continua!

Tornando al Diavolo, il dato è eloquente: il 32.3% dei minuti giocati in stagione tra l’1 luglio ed il 19 dicembre dello scorso anno sono stati disputati da giocatori cresciuti nel settore giovanile rossonero.

Quindi un terzo della forza lavoro milanista è stata plasmata in casa.

Un dato impensabile fino a poco tempo fa e che soprattutto è stato fino ad ora premiato dai risultati: il progetto giovani Milan ha infatti fruttato la Supercoppa vinta sotto Natale ed una posizione di campionato ad oggi direi insperata.

La speranza in questo senso è che la futura proprietà cinese – ammesso che arrivi davvero al closing – non getti via tutto il lavoro fatto in questi anni.

Dietro ai vari Donnarumma e Locatelli ci sono altri ragazzi, di diverse età, che possono aspirare alla prima squadra.

Certo, non tutti sono potenziali titolari e magari nessuno ha le stimmate del predestinato come il portierino campano, ma di certo il potenziale per rendersi utile e giocarsela lo hanno.

Insomma, il Milan nonostante il pessimo periodo che sta passando non deve buttare via l’acqua col bambino sporco. Quand’anche tornassero grosse disponibilità finanziarie dovrebbe continuare ad investire una parte importante sul settore giovanile. Coglierne i frutti, portarli in prima squadra ed integrarli con qualche campione preso da fuori.

Progetto giovani MilanL’altra statistiche che certifica il fatto che il progetto giovani Milan sia in pieno svolgimento è quello relativo all’età media delle squadre mandate in campo in campionato nel periodo di tempo precedentemente citato.

Anche in questo senso il Milan è l’unica italiana nelle prime quindici, settima un’altra volta.

E’ infatti di 25.20 l’età media dei giocatori scesi in campo con la maglia rossonera, secondo la ricerca del CIES.

Un’età molto verde, se pensiamo che solo cinque squadre nei cinque migliori campionati d’Europa scendono sotto i 25 anni e che solo tre club hanno schierato formazioni di circa un anno più giovani del Milan.

Ancora una volta, per allargare il discorso allo scenario nazionale, è comunque una statistica che può far sorridere i milanisti ma deve intristire tutti gli altri, se è vero che appunto non ci sono altre rappresentanti del Belpaese capaci di avere un’età media inferiore ai 25.20 anni.

In questo caso a farla da padrone sono le squadre tedesche (7), seguite a ruota dalle francesi (5) e dalle spagnole (2).

Una nota a margine va fatta agli inglesi, che “non avendo un loro Milan” non sono rappresentati in nessuna delle due classifiche

Insomma, il progetto giovani Milan esiste e nel suo piccolo sembra anche funzionare, se è vero che pur abbassandosi l’età media ed aumentando la percentuale di minutaggio dei calciatori fatti in casa i risultati in campo stanno migliorando.

Alla speranza che la nuova proprietà non vanifichi questi sforzi mi sento comunque di aggiungerne un’altra: che altri club nostrani prendano esempio dal Diavolo ed inizino a dare più spazio ai propri giovani.

L’Atalanta già lo sta facendo e sono convinto che altri ragazzi in futuro avranno le loro chance (Bastoni, Melegoni e Capone tra i 99, magari Rizzo Pinna, Cortinovis, Gyabuaa e Traorè tra i millenials, e chissà chi altro).

La Roma in primis sarebbe bello lo facesse, se è vero come è vero che negli ultimi dieci anni ha avuto la produzione di talento medio migliore d’Italia.

E poi… beh, quante più squadre lo faranno e meglio sarà, anche se ad oggi non c’è da stare molto allegri temo!


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