Rivoluzione Milan: ora o mai più!

Rivoluzione Milan, sembra questa l’unica soluzione di una situazione abbastanza complicata.
Decine, anzi centinaia, di milioni dilapidati nel corso degli ultimi anni che hanno prodotto una situazione “tecnica” sempre peggiore, il che a sua volta si riflette in un danno anche ambientale enorme: la squadra più titolata del mondo nell’arco di un decennio si è trasformata in un club imbolsito, in caduta libera, dove imporsi ed invertire il trend negativo sembra diventato impossibile.

Rivoluzione Milan

Proprio per tutti questi motivi io, fossi un dirigente Rossonero, prenderei una decisione drastica, una rivoluzione Milan: tabula rasa totale e si riparta da zero, a costo di passare anni ancora più tosti di quelli alle spalle.
Pensare di tirare a campare come fatto sinora credo sia ormai impensabile: provare ad aggiustare in corsa le cose tenendo la struttura della squadra più o meno solida non ha pagato e si è arrivati un poco alla volta a cambiare tutto, ma senza quel colpo di spugna forse necessario per ripartire davvero da zero.

A questo punto però, pensare di “sopravvivere” non basta più, chi comanda deve assumersi tutte le proprie responsabilità e dare un taglio secco al passato.

Dare il “la” ad una rivoluzione Milan.

Io sarei quindi orientato a svuotare lo spogliatoio, che evidentemente vive situazioni di impasse continue da cui non c’è nessuna personalità così forte da poter pensare di risalire, e da lì ripartire.

E’ chiaro che azzerare dal punto di vista tecnico una squadra è un rischio grosso e che quando si porta avanti una rivoluzione Milan, o più in generale delle rivoluzioni profonde di una rosa, il rischio fallimento è dietro l’angolo.
Ma davvero il Milan non può permettersi di correre un rischio del genere, a fronte di una situazione che gestita per come è stata gestita negli ultimi anni non ha portato alcun risultato degno di nota?

Oggi l’ambiente è sclerotizzato ed anche i singoli ne risentono.
Quasi ogni calciatore che veste di Rossonero ha una croce messagli addosso dai tifosi, comprensibilmente stufi di tutti questi anni di promesse non mantenute e vogliosi di tornare a vedere segnali di vita da una squadra che solo qualche anno fa li portava ai vertici del calcio mondiale.

Rivoluzione Milan: l'Intercontinentale del 2007

Non ho niente contro nessuno, ma evidentemente c’è poco da salvare in questo Milan.
Evidentemente i giocatori di maggior esperienza non hanno la personalità per trainare e sono ormai troppo ostracizzati dall’ambiente per poter rimanere.

Inoltre ci sono casi di “ridondanze tecniche”, come la presenza di Piatek laddove è arrivato Ibrahimovic, che in una squadra con grandi problemi finanziari non hanno ragione di esistere.
Le risorse sono relative, vanno distribuite per costruire una squadra che sia quanto più aderente possibile ad una certa idea di calcio – che dovrà definire la società – senza doppioni costosissimi ma con queste risorse spalmate al meglio.
Cosa fare, quindi?

Rivoluzione Milan

Via quei giocatori che assorbono tanti costi e non valgono quanto costano, salvare il salvabile e poi apertura ad una “nuova era”.
Qualche esempio:

  • Reina – operazione che criticai già quando venne fatta – ha un costo a bilancio di più di 6 mln ed è un secondo portiere;
  • Biglia costa il doppio e ti dà poco o nulla;
  • Caldara ti costa quasi 11 mln e non l’hai mai sfruttato (capibile l’operazione fatta con prestito di 18 mesi, perché ti permette comunque un risparmio);
  • Kessie alloca circa 10 mln annui e non ha lo spessore per trascinare;
  • Romagnoli ne costa quasi 9 e non è un leader;
  • Borini non vede il campo ma assorbe risorse (ed ecco perché, anche qui, capirei che venisse svincolato pur di risparmiare 5 mln annui), ecc.
Rivoluzione Milan: Pepe Reina

Intendiamoci, non dico che vadano ceduti tutti i calciatori della rosa, ma è evidente che oggi come oggi un sacco di giocatori non rendano nemmeno la metà di quello che ti costano, fosse anche solo perché ormai – come detto – ostracizzati a livello ambientale.
Di fatto non ci sarebbero comunque giocatori che non venderei a prescindere.

Certo, un Calabria con tutti i suoi limiti ti costa talmente poco che sarebbe un peccato privarsene, ma di fatto non ci sarebbero incedibili perché non ci sono giocatori imprescindibili in questo Milan.

Proverei senz’altro a rinnovare Donnarumma, ma anche qui siamo di fronte ad una situazione in cui un ragazzo di 21 anni ti costa 10,5 mln lordi di solo stipendio e da solo non può farti la differenza.
Ok l’idea di rinnovare, ma le richieste non devono essere troppo esose o tanto vale cederlo, farci i soldi che si possono tirare su (relativamente pochi, dato che è in scadenza al 2021) e ripartire senza.

E Paqueta, Conti, Romagnoli?
Sono tutti ragazzi più o meno giovani, da cui tendenzialmente ripartirei, ma che altresì sarei disposto anche a cedere se arrivassero offerte sostanziose.

Sì, signori miei, secondo me è arrivato il momento in cui non si devono più fare prigionieri.

L’incedibilità si conquista sul campo, ed in questo Milan mi sembra che nessuno se la sia conquistata.
Ovvio, se finisci col cambiare 15/20 giocatori ti accolli un rischio enorme, paradossalmente anche quello di ritrovarti a lottare per non retrocedere, se dovessi sbagliare più o meno tutte le tue scelte.

Ma arrivati a questo punto, davvero, spiegatemi voi che senso può avere continuare a navigare a vista, senza un progetto, senza entusiasmo, senza stimoli.

Rivoluzione Milan: Romagnoli e Donnarumma

Un’ultima considerazione: leggevo che il Milan potrebbe decidere di cominciare un nuovo ciclo mettendo un manager all’inglese, un Ferguson in salsa meneghina.

La scelta della società, nel caso, pare sarebbe ricaduta su Allegri (che ovviamente va convinto).
Ora… è chiaro che per curriculum Massimiliano Allegri sembra essere uno degli allenatori migliori possibili su cui puntare. Ma ho dubbi sul fatto che se vuoi azzerare e ripartire nelle condizioni del Milan attuale (stagnazione sotto ogni punto di vista) Allegri possa essere il nome giusto.

Io sarei più per mantenere una struttura societaria “classica”:

  • una proprietà che delega ad una dirigenza la gestione del club,
  • una direzione sportiva che guidi le scelte tecniche,
  • un allenatore che pensi sostanzialmente al solo campo.

Anche in questo caso, sebbene ovviamente non posso dire che Allegri sarebbe una soluzione sbagliata in senso assoluto, penserei più ad altri profili.

Chiaro, Milan ed Atalanta non sono contesti minimamente paragonabili, perché la pressione che vivi a Milano è enormemente superiore anche in caso di “anno zero”.

Però sarei orientato a trovare un “nuovo Gasperini”:

  • un allenatore con più fame di quella che può avere chi ha vinto 6 Scudetti,
  • un mister che possa in qualche modo innovare il gioco di una squadra (l’Atalanta ha sotto certi aspetti il gioco più “europeo” d’Italia),
  • un tecnico che metta in campo 11 guerrieri pronti a dare battaglia andando a mille all’ora su qualsiasi campo.
Ecco, questa è la rivoluzione Milan che attuerei se fossi nella dirigenza.
Rivoluzione Milan

Certo, sulla carta è molto più facile da implementare rispetto a quanto non lo sia nella realtà.
Ma arrivati a questo punto non si può più “vivacchiare”, a mio avviso


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