San Lorenzo campione: intervista a Gianni e Giulio di Aguante Futbol!

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Si è concluso con un’ultima giornata mozzafiato l’ultima giornata del Torneo Inicial della Primera Division argentina.
Ad imporsi il San Lorenzo, squadra del cuore di Papa Francesco. Che mettendo in mostra cuore ed individualità è riuscito ad avere la meglio su Lanus, Velez Newell’s.

Per raccontare un po’ come sono andate le cose ho deciso di fare una chiacchierata con due dei massimi esperti di calcio argentino che la nostra blogosfera esprime: Giulio Di Cienzo e Gianni Bertoldi di Aguante Futbol.

Come un po’ tutti i tornei sudamericani anche il campionato argentino ha uno svolgimento piuttosto difforme rispetto a ciò cui siamo abituati in Italia, ma più generalmente in Europa. Iniziamo quindi ad affrontare questo aspetto: come si svolge il campionato?

G.D.C: La formula base è quella su due semestri che incoronano un campione a testa. Campionati brevi in cui sostanzialmente può succedere di tutto, basta imbroccare una serie positiva o negativa. In più in Argentina sono maestri a inventarsi cose a caso e complicare cose semplici attraverso l’inutile. Ad esempio dallo scorso anno vige una superfinal tra i vincitori dei “due” campionati che vale un titolo a parte. Oppure il sistema del promedio che determina le retrocessioni o le mille idee di riformare la formula di cui vi può parlare meglio Gianni.

G.B.: Recentemente hanno iniziato a circolare diverse indiscrezioni sulle riforme previste nei prossimi anni. Pare infatti che, dopo il Mondiale, si voglia passare a un torneo unico di venti squadre con andata e ritorno, abolendo Inicial e Final. Un po’ mi dispiacerebbe, perché la formula dei due tornei brevi (una volta noti come Apertura e Clausura) è il principale segreto dell’imprevedibilità del calcio argentino: un campionato in stile “europeo” ridurrebbe al minimo le possibilità di vedere uno spareggio a tre squadre come quello del 2008 o una doppia sfida al cardiopalma come in questo Inicial. Un’altra idea nella testa di Grondona è di portare la massima serie albiceleste a 30 o 32 squadre nel 2015/2016, dividendo i club in due gruppi e facendo avanzare i migliori in un “gruppo finale”. Spero che questa resti soltanto un’idea nella mente di Don Julio e che non trovi un’applicazione concreta, perché non vedo come possa contribuire ad alzare il livello tecnico di un campionato sempre più povero di qualità.

Venendo a oggi, il San Lorenzo è in festa. L’ultima giornata è stata da cardiopalma. Raccontateci un po’ com’è andata.

Abbiamo giusto scritto un articolo. E’ stato un campionato molto combattuto, che ha visto le squadre di vertice giocare al “ciapa no”, come si direbbe a Milano. La Copa Sudamericana ha certamente influito.

G.B.: L’ultima giornata è stata il degno finale di un torneo incerto fino all’ultimo. Al momento del tiro a botta sicura di Allione ho pensato che, ancora una volta, gli straordinari tifosi del San Lorenzo avrebbero dovuto sopportare un’altra grande delusione, invece Torrico ha sfoderato un riflesso incredibile, ammutolendo il Fortin di Liniers. Purtroppo l’unico neo di questo Inicial è stata l’assenza del pubblico “visitante”, con i settori ospiti chiusi a causa dei numerosi problemi legati alla violenza. Un Superclasico al Monumental senza tifosi del Boca o la partita tra Velez e San Lorenzo senza la Gloriosa Butteler a festeggiare il titolo non sono stati una bella pubblicità per il calcio argentino.

Ciclon campione. Vittoria meritata?

G.D.C: Non era tra le favorite al titolo, semmai a un piazzamento alto. Merita la vittoria per il suo pubblico e per il grande lavoro del suo allenatore Pizzi. In un anno ha saputo plasmare una squadra molto tecnica e giovane, cosa non facile in Argentina per pressioni di tifo e risultati (il promedio è uno spettro pesante), chiedere al Racing per informazioni.

G.B.: Sono d’accordo con Giulio. Se vinci superando Velez, Newell’s e Lanus, le tre migliori squadre argentine degli ultimi anni per continuità e gioco espresso, significa che hai svolto un grandissimo lavoro.

Veniamo alle due classiche “grandi” del calcio argentino (almeno per chi lo guarda da questa parte dell’oceano): come valutate l’Inicial giocato dal Boca e soprattutto da un River capace di rimediare solo 21 punti in 19 match?

G.D.C: Il Boca ha disputato un grande torneo, soprattutto se si considera come è andato lo scorso semestre con la squadra penultima. Bianchi ha saputo attingere alla sua immensa esperienza, ma temo stia sparando le ultime cartucce e con lui il totem della squadra Riquelme. Non bellissimo che la spina dorsale del Lanus campione di Copa Sudamericana e secondo in campionato siano ex Boca epurati dal Virrey. Punteranno su dei rinforzi dal mercato e in futuro su Schelotto allenatore. Il River ha fatto più o meno il percorso opposto, sbagliando probabilmente a smontare il reparto offensivo sul mercato. Non hanno più trovato gioco e riferimenti, passando da essere una squadra iperoffensiva a una iperdifensiva. Si sono visti almeno tanti giovani, ma chiedete tutto a Gianni che segue DAVVERO il River.Riquelme e Bianchi

G.B.: Sul Boca ha detto tutto Giulio. Per quanto riguarda il River, sorprende l’involuzione rispetto alla squadra vista nello scorso Final. Il mercato, che sulla carta sembrava ottimo, ha invece evidenziato le lacune della squadra, soprattutto per quanto riguarda l’attacco: dati alla mano il peggiore di sempre nella storia della Banda. Fabbro non si è mai espresso sui livelli visti in Paraguay e Teo Gutierrez ha faticato a interpretare il ruolo di attaccante “tuttofare”. A completare il quadro ci hanno pensato la scarsa vena realizzativa del trequartista Lanzini e l’inevitabile inesperienza delle giovani punte lanciate da Ramon Diaz (Andrada, Simeone, Driussi). L’asse di sinistra Rojas-Vangioni è sembrata più inceppata che mai e il dualismo Ledesma-Ponzio in mezzo al campo non ha di certo favorito la ricerca dell’equilibrio necessario. Insomma, per i Millonarios è stato un semestre da dimenticare e il Final 2014 dovrà essere affrontato con ben altro spirito: ci sarà un nuovo presidente, D’Onofrio, dal quale dipenderà la conferma di Ramon Diaz, ma il materiale su cui lavorare, indipendentemente dal mercato, è buono, soprattutto tra i più giovani, come Balanta, Kranevitter, Driussi, Mammana e Kaprof.

Parlando di singoli, non c’è stato un vero dominatore a livello realizzativo. Che fine hanno fatto i grandi bomber argentini? Il migliore, Cesar Pereyra del Belgrano, ne ha realizzati “solo” dieci. Che tipo di giocatore è?

G.D.C: Innanzitutto diciamo che in un semestre è difficile vedere grandi exploit come numero di gol segnati, 10 diciamo che è un numero normale. I due bomber principali degli ultimi anni se ne sono andati, Scocco in Brasile e Facundo Ferreyra allo Shakhtar. A parte loro si è ben confermato Gigliotti nel passaggio al Boca e l’eterno Santiago Silva è rinato al Lanus. Sono un po’mancati i giovani che si attendevano, come Vietto e magari Rescaldani, o i grandi di ritorno tipo Zarate o Trezeguet (autori di 5 gol a testa). Il Picante Pereyra è una punta molto mobile che ha nel movimento senza palla la sua forza principale. Chi segue il River lo conosce bene, quindi cedo la parola a Gianni.

G.B.: Pereyra è stato uno degli eroi della promozione del Belgrano ai danni del River Plate di JJ Lopez. Il soprannome (“Picante”) dice molto sul suo modo di stare in campo e di muoversi sul terreno di gioco: mobile, scattante, imprevedibile. Per quanto riguarda i numeri 9 del campionato è doveroso ricordare anche Martin Cauteruccio del San Lorenzo. L’attaccante uruguaiano ex-Quilmes ha iniziato la sua avventura al Ciclon con la media di 1 gol ogni 90 minuti, ma purtroppo dopo 6 giornate ha subito un grave infortunio ai legamenti: un vero peccato. In generale l’Argentina negli ultimi anni non ha messo in mostra grandi prospetti di centravanti, eccezion fatta per il Chucky Ferreyra. Uno dei più noti, Funes Mori, non sta facendo male nel Benfica B, ma è sempre accompagnato dalle sue solite lacune. Anch’io mi aspettavo l’esplosione definitiva di Luciano Vietto, che ha invece pagato il pessimo semestre dell’Academia.Facundo Ferreira

Sempre a livello di singoli, chi sono stati i migliori del campionato? Quali giovani si sono messi in mostra?

G.D.C: Impossibile non citare Ignacio Piatti, vecchia conoscenza del Lecce e assoluta sorpresa del San Lorenzo. Agendo sostanzialmente da falso nueve è stata l’arma in più di Pizzi, con anche 8 gol segnati. Sempre tra gli esperti Maxi Rodriguez è stato ancora l’anima del NOB. Ribadisco il grande impatto di Gigliotti col Boca, non scontato visto le esperienze di altri attaccanti. Come giovani di sicuro Correa che ha giocato e segnato, ma la squadra da tenere d’occhio è il Lanus. Marchesin, Ayala, Melano e Benitez sono tutti ottimi profili, allenati da un tecnico competente e molto europeo come mentalità. Peccato per il fallimento del Racing e dei suoi talenti.

G.B.: Concordo con Giulio su tutti i nomi, in particolare per quanto riguarda Maxi Rodriguez: la Fiera ha giocato un altro torneo ad altissimi livelli, raccogliendo anche la pesante eredità di Scocco. Credo invece meriti una menzione Marcelo Barovero, il portiere del River. Nell’insufficiente semestre della Banda l’ex-Velez ha confermato di essere probabilmente il migliore del campionato tra i pali e meriterebbe senz’altro una chiamata da parte di Sabella. Peccato che il DT della Seleccion abbia già fatto sapere di non voler mettere in discussione i suoi tre portieri di fiducia. Tra i giovani, oltre a quelli già nominati, aggiungo Romero e Allione del Velez e Kranevitter del River Plate. Il mediano dei Millonarios ha saputo guadagnarsi una maglia da titolare nonostante la concorrenza di Ledesma e Ponzio, dimostrando di avere personalità, intelligenza e piedi per guidare il centrocampo della Banda.

Nel mio primo libro, La carica dei 201, ho inserito diversi under20 argentini. Tra questi Angel Correa, gioiellino proprio del San Lorenzo. Dove pensate potrà arrivare?

G.D.C: Il ragazzo cresimato da Bergoglio ha un luminoso futuro davanti. E’ ancora abbastanza innamorato della palla e ci tiene a far vedere quanto è bravo, ma parliamo di un classe 95 già in grado di fare la differenza ad alti livelli in Argentina. Per il salto in Europa conterà come sempre lo sviluppo fisico, ma diamogli ancora un annetto di tempo.

G.B.: C’è poco da aggiungere: è un talento puro che può fare molta strada. Deve ovviamente crescere nella continuità, nella concretezza e nella lettura delle diverse situazioni di gioco, ma il potenziale c’è ed è notevole. Chi lo acquista dovrà però avere la pazienza di farlo crescere e adattare a un calcio completamente diverso da quello sudamericano, senza mettergli fretta ed eccessive pressioni, come succede nella maggior parte dei casi.Angel Correa

Venendo all’Italia, c’è un giovane argentino, anch’esso inserito nella Carica, che ha avuto un ottimo impatto col nostro campionato: Iturbe. La sua dimensione è da trascinatore in una squadra provinciale o potrà crescere al punto da affermarsi anche in una “grande”?

G.D.C: La Pulguita ha veramente tanto talento, ed è un bene per tutti che possa esprimerlo in Italia. Il Verona è un ottimo ambiente sia per la pressione che per il gioco, sarà una stagione molto importante per lui. Se assorbirà bene il lavoro tattico e nel tempo migliorerà nel gioco collettivo potrà permettersi ogni squadra, oggi tende ancora ad essere individualista.

G.B.: Avendolo seguito in quasi ogni partita ai tempi del River tendo a vederne più i difetti che i pregi, ma devo ammettere che in questo inizio di campionato mi ha sorpreso. Come dice Giulio, la crescita nel gioco collettivo sarà fondamentale per un suo eventuale approdo in una “grande”; nel frattempo sembra abbia già intrapreso la strada giusta per quanto riguarda la concretezza.

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