Udinese agli ottavi di Europa League, Lazio a casa

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Premessa doverosa: giocavano contro degli “scappati di casa”.

Perché sì, l’Udinese vince e convince in Grecia, dove batte nettamente il Paok strappando il biglietto per gli ottavi di finale.

Ma non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia: troppa la differenza di potenziale tra i due club. E questo nonostante le numerose assenze con cui deve fare i conti Guidolin.

Tre nomi su tutti: Di Natale, Isla, Armero (in panca).

Vince e convince l’Udinese, che dopo un quarto d’ora si trova già con la qualificazione in tasca. A sbloccare il risultato è Danilo, che svetta solissimo in mezzo all’area per schiacciare in porta un cross proveniente dalla sinistra. Dove Pasquale, giocatore che ieri mi ha piacevolmente stupito, pennella in mezzo un angolo che la difesa greca, guidata dal modesto Bruno Cirillo, non ha voglia di disinnescare.

Poi è Floro Flores, con una punizione-bomba dalla distanza, a raddoppiare, e chiudere di fatto il discorso qualificazione.

Il tutto almeno fino a quando Domizzi non realizza, pur disturbato dai soliti laser idioti, il rigore del definitivo 3 a 0.

Mi piace sottolineare, tra le altre cose, il buon arbitraggio della partita di Salonicco. Dove il norvegese Hagen scende in campo determinatissimo a non subire la pressione di uno stadio infuocato. Eccedendo anche un po’, come nel caso del rigore – un po’ generoso – concesso a Floro Flores. Ma rendendosi nel complesso autore di una bella prestazione: autoritario nel prendere le decisioni ed autorevole nel comunicare con i giocatori in campo. Arbitro da seguire.

Per ciò che concerne l’Udinese, invece, il piacere di vedere una squadra che nonostante qualche difficoltà nel mettere assieme l’11 titolare approda agli ottavi. Dove troverà l’AZ di Alkmaar, capace di superare l’Anderlecht.

Scoglio, questo, da non sottovalutare. Ma al tempo stesso assolutamente alla portata.

I quarti di Europa League, quindi, sono assolutamente alla portata. E lì tutto potrebbe succedere. Perché l’eventuale avversario sarebbe Valencia o PSV, per un incontro di alto livello. Ma nel doppio scontro tutto può succedere. E se l’Udinese già meritava l’approdo in Champions ad agosto, quando venne immeritatamente eliminata dall’Arsenal nei preliminari, chissà che non ci scappi una mezza impresa in EL.

Traguardo ragguardevole, a mio avviso, sarebbe la semifinale. Anche per ridare un po’ di lustro ad un movimento calcistico imbolsito come il nostro.

Niente da fare, come prevedibile, per la Lazio. Che in un certo qual modo rappresenta bene l’involuzione del nostro calcio: squadra che in campionato fa bene ma che probabilmente vive l’Europa League con un po’ di fastidio. Squadra che atleticamente viaggia alla metà di quello che dovrebbe e che tecnicamente e tatticamente non rappresenta certo un’avanguardia.

Alla vigilia lo si sapeva già: difficile che questa Lazio possa battere l’Atletico Madrid. Se non altro perché all’estero l’Europa League è competizione sentita.

Così è stato. E oggi in EL resta un’italiana sola.

Il ranking UEFA ringrazia, ovviamente.

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