Analisi tattica – Sanchez e il meccanismo Barça

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Ora è finalmente ufficiale: Alexis Sanchez è a tutti gli effetti un giocatore dell’FC Barcellona e dal prossimo anno sarà agli ordini di Pep Guardiola.

Sanchez che si troverà a doversi integrare in quella che è, e per distacco, la migliore squadra del mondo.

Ma non solo. Sanchez che dovrà integrarsi in un meccanismo quasi perfetto, che è per altro costruito e studiato da molti dei suoi interpreti fin dalla tenerissima età.

Perché, è sempre giusto ricordarlo, a Barcellona nulla è lasciato al caso ed il modulo adottato dalla prima squadra è lo stesso che viene usato anche nelle varie squadre giovanili. Così che un ragazzino di tredici-quattordici anni inizia fin da giovanissimo ad assimilare questo metodo di gioco, che si troverà poi a dover replicare tra i professionisti.

Questa cosa, quindi, costituisce forse la principale impalcatura del miracolo Barça, che si trova oggi ad avere una squadra importantissima e vincere tutto in particolar modo grazie ai prodotti delle proprie giovanili.

Cosa significa tutto ciò?
Che integrarsi in prima squadra, per chi cresce nella Masia, è tutto sommato facile.

Ci sono tanti indizi, però, che portano a pensare che allo stesso modo valga anche un po’ il contrario: che risulti più difficile integrarsi arrivando da un ambiente completamente diverso?

Gli indizi sono molteplici, dicevamo. Basti pensare ad Ibrahimovic, che realizzò un buon numero di goal ma non sembrò mai a suo agio in questa squadra, o a Mascherano, che è riuscito a trovare spazio in squadra con un minimo di continuità solo a causa di molteplici infortuni e, per altro, in un ruolo non suo.

Certo, ci sono anche esempi di giocatori che sono stati capaci di calarsi in questa realtà al meglio.

David Villa, ad esempio, ha forse limitato un po’ il suo impatto realizzativo ma si è messo al cento per cento a disposizione della squadra, entrando appieno nel ruolo che gli è richiesto: fare movimento e tagli continui.

Samuel Eto’o, allo stesso modo, sembrava nato per giocare in Blaugrana e mai palesò particolari problemi a giostrare in questo schema. E andando a ritroso gli esempi diventerebbero ovviamente tanti.

Un problema di ambientamento, comunque, sembra esserci. Anche per giocatori che possiamo definire, nei rispettivi ruoli, tra i migliori al mondo.

Non ci sarebbe quindi da stupirsi se anche il buon Nino Maravilla dovesse bucare l’adattamento in Blaugrana.

Anche perché per ciò che lo riguarda c’è un’altra variabile piuttosto importante da considerare, che porta il nome di Pedro.

L’ala spagnola è infatti sicuramente inferiore, come over all, al fenomeno cileno, dotato di tutt’altro talento. Basti vedere cosa il secondo è capace di fare palla al piede, e con quale rapidità sa fare tutto questo, per rendersi conto di trovarsi di fronte ad un talento più unico che raro.

Pedro, invece, è giocatore molto più lineare. Che ha trovato la sua fortuna a Barcellona proprio per il meccanismo di cui parlavo in precedenza: svolge certi compiti da sempre, gli viene naturale svolgerli, riesce a farlo con buona efficacia.

Pedro che per altro sembra essere un giocatore particolarmente apprezzato da Guardiola, forse proprio per la sua abnegazione e per la sua sagacia tattica.

Rubargli il posto, quindi, potrebbe non essere così semplice pur per un giocatore dal talento purissimo come il nostro Alexis.

Certo non solo contro, comunque, relativamente al possibile adattamento di Sanchez sulle Rambla.

Perché se è vero come è vero che problemi è fisiologico possa affrontare va altresì detto che sotto tanti punti di vista il gioco del Barça sembra quasi cucito su misura per lui.

Pensateci un attimo: palla che circola particolarmente sempre bassa, cosa che ovviamente esalta le caratteristiche di un giocatore bassino e tutta tecnica come lui. Scambi fitti e rapidi con giocatori dotatissimi come Iniesta, Xavi, Villa e Messi. Circolazione di palla costante e continuo movimento da parte degli avanti, con tagli in rapidità che un giocatore con le sue caratteristiche ha sicuramente nelle corde. Un centrocampo di piedi buoni a poter premiare ogni suo tentativo di imbucarsi alle spalle della difesa avversaria.

Da questo punto di vista davvero difficilmente Sanchez poteva fare scelta migliore.

Mi torna per un attimo in mente l’Inter cuperiana in cui lo schema preponderante sembrava essere “Materazzi lancia a Vieri, stop e tentativo di crearsi lo spazio per concludere”, con una demineralizzazione del gioco ed uno scavalcamento sistematico del centrocampo da fare paura.

Ecco, in un sistema del genere di certo non si riuscirebbero ad esaltare le caratteristiche di un giocatore come Alexis Sanchez, che ha bisogno di palla tra i piedi, di giocatori tecnici con cui dialogare, di provare anche a partire da lontano in rapidità per puntare la porta.

Esattamente ciò che, pur su di un livello probabilmente diverso, si trova puntualmente a fare un certo Lionel Messi.

Che, guarda caso, è diventato grande (in tutti i sensi) proprio a Barcellona…