L’Opinione – Aubameyang: quando le italiane non credono nei giovani

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C’è una famiglia gabonese legata a doppio filo con il Milan.
Sto parlando, ovviamente, degli Aubameyang.

Papà Pierre passa la maggior parte della propria carriera in Francia. Conoscendo però anche il calcio italiano nella stagione 96/97, quando gioca nella Triestina.Pierre Emerick Aubameyang

Una volta ritiratosi, correva l’anno 2002, decide di rimanere nel mondo del calcio, come osservatore.

E con quale squadra inizia a collaborare? Quel Milan nelle cui giovanili già gioca il suo figlio primogenito, Catilina.

Da qui, tutti e tre i suoi pargogli vestiranno il Rossonero.

Nel 2007, con Catilina ormai trasferitosi in Francia, sbarcano infatti a Milano anche Willy e Pierre Emerick.

Il primo non trova molto spazio, e dopo i prestiti ad Avellino, Eupen e Monza decide di trasferirsi in Scozia, con il Kilmarnock che lo acquista a titolo definitivo.

Il secondo non ha molta più fortuna in Rossonero e si trova così a girovagare – sempre in prestito – per la Francia, in cerca di fortuna.
Nel gennaio del 2011, dopo sei mesi passati nel Principato di Monaco, sbarca al St. Etienne, dove trova la sua America.

La prima metà di campionato non è brillantissima ma lo aiuta ad inserirsi e guadagnarsi la fiducia dell’ambiente. Così, scatta il rinnovo di prestito per la stagione successiva, ma sei mesi sono sufficienti a guadagnarsi il riscatto definitivo: Galliani decide di liberarsi anche dell’ultimo dei figli di Pierre e accetta il milione di euro proposto dai Verts per Pierre Emerick.

Che, messe radici, finalmente sboccia: il suo score – se escludiamo i primi sei mesi di apprendistato – parla di 35 reti in 73 gare di Ligue 1.

Numeri significativi che lo portano ad attrarre le attenzioni di moltissime squadre europee. Tra queste il Borussia Dortmund fresco vicecampione d’Europa, che apre il libretto degli assegni – con il conto in banca appena ingrassato dopo la cessione di Gotze – e spende 13 milioni più 2 di bonus per assicurarsene i servigi.

Così un giocatore che il Milan aveva svenduto solo diciotto mesi prima per un milione di euro vede il suo valore di mercato crescere di quindici volte e da giocatore nemmeno considerato in Rossonero diventa uno dei nuovi arcieri a disposizione di Klopp.

Ironia della sorte, Galliani inizia a parlare di “progetto giovani” proprio sei mesi dopo aver ceduto Pierre Emerick in Francia. E giusto un anno prima del suo passaggio al Borussia.

Quanto sarebbe servito Pierre Emerick Aubameyang a questo Milan verde?

Certo, mi si potrà obiettare che nel momento della sua cessione i Rossoneri potevano contare su Ibrahimovic, Pato, Robinho, Inzaghi e Cassano. Ma altrettanto vero è che quando la recessione era già ampiamente iniziata. Ibrahimovic sarebbe stato ceduto di lì a breve (e gli avrebbe rubato il titolo di Capocannoniere della Ligue 1 la stagione successiva). Pato non dava garanzie di alcun tipo. Inzaghi era prossimo ad appendere le scarpette al chiodo. Robinho non è mai stato particolarmente affidabile, soprattutto in zona goal. E Cassano aveva il famoso problema al cuore che lo tenne ferme non poco tempo.Zlatan Ibrahimovic

La crisi sta forse ammorbidendo un po’ le resistenze nostrane a puntare sui giovani.

Ma Pierre Emerick Aubameyang, tripletta all’esordio in Bundesliga, è la dimostrazione lampante di come la strada da fare sia ancora moltissima.

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