L’Opinione – Le due facce dell’affare Tevez

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Sembrava una questione chiusa.

E invece le ultime ore del mercato di riparazione potrebbero riservare una sorpresa ai tanti tifosi milanisti rimasti delusi dopo aver visto sfumare il sogno-Tevez.

Secondo quanto si vocifera, infatti, proprio oggi sarebbe in corso un vertice a casa Berlusconi per discutere di un possibile colpo di coda che la società di corso Turati potrebbe mettere in atto tra oggi e domani per assicurarsi il talento di Ciudadela.

Un ingaggio, quello di Tevez, che dal punto di vista tecnico non si può proprio discutere.

Pensate ad un attacco Ibrahimovic-Tevez e provate a citarmi una coppia superiore a questa che gioca in Serie A.

Esatto, non ce ne sono.

Anche a livello tattico, nel complesso, Tevez, viste le sue caratteristiche, sembra poter essere un giocatore in grado di amalgamarsi bene nel meccanismo costruito in quel di Milano dal buon Max Allegri.

Non è un caso, del resto, se ad Ibra e Boateng (ora fuori per infortunio) Allegri ami accompagnare un giocatore mobile. Il tanto discusso Pato quando gira o il fumoso, ma spesso determinante visto il tanto movimento che fa, Robinho.

E proprio Tevez, scheggia argentina che ha sempre fatto del movimento uno dei suoi punti di forza, potrebbe essere il giusto compromesso tra i due talenti carioca, unendo l’incisività sotto rete di Pato all’utilità di Binho.

Ai vantaggi tecnico-tattici che si trarrebbero, almeno sulla carta, da questo acquisto vanno poi uniti quelli economici. Perché sicuramente si tratterebbe di un’operazione piuttosto pesante per le casse milaniste, ma va pur detto che acquistare giocatori di prima fascia oggi non è uno scherzo per nessuno (petroldollari o superpotenze spagnole a parte) e che un Tevez in rotta con il Manchester City difficilmente non finirà con l’essere, se rapportato agli standard calcistici, un affare anche da questo punto di vista.

I pochi dubbi che restano, quindi, si risolvono più che altro in due punti.

Da una parte l’ingolfamento offensivo che verrebbe a crearsi sulla sponda Rossonera del naviglio, dall’altra i limiti caratteriali di un giocatore non propriamente facile da gestire da questo punto di vista.

Ma andiamo con ordine, partendo proprio da questo secondo aspetto.

Tevez è un ragazzo cresciuto nel quartiere Ejercito de los Andes, barrio poco raccomandabile di Buenos Aires soprannominato Fuerte Apache (da cui è stato tratto il suo stesso soprannome) proprio in virtù di un indice di criminalità tra i più alti del paese.

E crescere in una situazione del genere, inutile negarlo, non è uno scherzo e lascia i propri segni.

Così Carlitos ha da sempre un carattere non propriamente facile. Ed in questo senso potrebbe risultare un problema gestirlo.

E’ pur vero, però, che una società come il Milan non può non saper gestire le bizze di un proprio giocatore.

Altro aspetto, in questo senso più problematico, è invece quello relativo all’ingolfamento che si verrebbe a creare là davanti.

Una questione, questa, che mi fa anche particolarmente riflettere soprattutto in relazione alla fine che farà il buon Stephan El Sharaawy. Tanto poco utilizzato nei primi sei mesi di stagione quanto ormai in rampa di lancio adesso.

El Sharaawy che come dicevo sulle mie pagine Twitter (https://twitter.com/#!/Mahor17 e https://twitter.com/#!/sciabolatablog) meriterebbe già oggi un posto da titolare in quel di Milano. Magari alternandosi un po’ con Robinho o, in questo momento in cui Boateng è out, formando un tandem col talento verdeoro a sostegno dell’inamovibile Ibrahimovic.

Tevez a Milano però cambierebbe ulteriormente le carte in tavola. Sarebbe il secondo inamovibile dell’attacco Rossonero e a quel punto non ci sarebbe più molto spazio per gli altri.

El Sharaawy rischierebbe di cadere nel dimenticatoio, Robinho potrebbe giusto fare da rincalzo (sia al Boa che all’Apache), Pato continuerebbe nella sua crisi mistica ed Inzaghi a fare da spettatore.

Difficile dire no all’ipotesi Tevez, abbiamo detto.

Giusto però sottolineare anche i contro.

E in particolar modo sottolineerei ancora una volta la questione El Sharaawy… patrimonio milanista sì, ma di tutto il calcio italiano direi… speriamo non si bruci!