L’Opinione – Nel calcio pagano sempre gli allenatori

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Si è conclusa con un esonero, ufficializzato proprio poche ore fa, la – brevissima – avventura svizzera di Ernestino Ramella, ex stella del Varese nonché allenatore di Legnano e Como tra le altre.Ernestino Ramella

Prendo lui ad esempio, avendolo potuto seguire bene in questo paio di mesi, per allargare il discorso a tutto questo mondo.

Ramella sbarca a Chiasso in giugno dopo un sesto posto (su dieci squadre in lizza) raccolto lo scorso anno dal suo predecessore, Livio Bordoli. Dimessosi in seguito alle dichiarazioni del Presidente del club Rossoblù, che aveva annunciato una ulteriore riduzione dei fondi, e quindi un ridimensionamento di squadra ed ambizioni.

Ho seguito questo inizio di stagione fin dal principio, potendo assistere anche a qualche allenamento.

Già allora si vedeva chiaramente come ci fosse della qualità in rosa, ma anche come bisognasse intervenire sul mercato per colmare alcune falle.

Nei primissimi giorni, invece, anziché provarci il Chiasso ha tagliato alcuni giocatori – presenti l’anno precedente o in prova – che sarebbero stati sicuri titolari in questo campionato, come Dudar e Perrier.

Da qui in poi qualcosa è stato fatto, ma nulla di nemmeno lontanamente accettabile. La rosa, così, è rimasta incompleta e Ramella ha dovuto provare a fare le nozze coi fichi secchi.

Nel corso di questo scampolo di stagione (4 partite di campionato più 1 di coppa) i Rossoblù hanno quindi raccolto tre sconfitte in Challange League (di cui una rocambolesca e sfortunatissima) più una in coppa, riuscendo a raccogliere un solo punto sul campo del Lugano, in un derby sempre sentitissimo.

Logico che con un ruolino di marcia di questo genere non si può pretendere molto.

Ma che senso ha cacciare un allenatore che si trova a dover mandare in campo una squadra insufficiente anche negli 11 di base?

I problemi sono tanti. La partenza di Dudar non è stata rimpiazzata adeguatamente, con l’arrivo di Adailton dal Sion che ha subito palesato pecche preoccupantissime, risultando nemmeno lontanamente all’altezza dell’ex centrale del Velez.

Il mancato ingaggio di Perrier non poteva poi certo essere colmato dal prestito, sempre dal Sion, di Adao, giovane mediano dalla grande grinta e volontà, ma le cui capacità tecniche non raggiungo il decimo di quelle del buon Michael.Joaquim Adao

Davanti, poi, l’apoteosi, con Gaston Magnetti assolutamente incapace di non far rimpiangere Pimenta (capisco non trovare il feeling con il goal, ma in campo bisogna sapersi muovere) e il buon Varvelli sempre molto generoso ma un po’ – tanto – limitato in fase realizzativa.

Eppure l’ormai ex mister Rossoblù le ha provate un po’ tutte: ha cementato il gruppo, utilizzato moduli diversi (partendo col suo classico 4-2-3-1 per poi ripiegare su di una difesa a cinque, ma con scarsi risultati) e, a sprazzi, è anche riuscito a dare una parvenza di gioco alla squadra.

Ma quando la rosa è incompleta, nemmeno il più affermato degli allenatori può nulla.

Il calcio però è così. Sono sempre i mister a pagare. Spesso per colpe non loro.

Perché capisco perfettamente, soprattutto in una situazione di crisi come questa, la necessità di tagliare i costi e smobilitare. Ma se si decide di farlo, bisogna portare avanti questo processo con la testa, cercando di creare comunque una squadra quantomeno degna e capace di stare in campo.

E invece con una difesa centrale non all’altezza (Djuric da solo non può bastare), un centrocampo incompleto (bene Riva, ma il resto…) ed un attacco degno, forse, di una nostra Serie D, i dirigenti Rossoblù hanno deciso di puntare tutto su Gianluca Zambrotta, un giocatore che nonostante l’età potrà sì sicuramente fare benissimo in Challenge League ma che, guarda i casi della vita, ricoprirebbe un ruolo – quello di terzino sinistro – dove gioca il giocatore forse più forte dell’intero Chiasso (Quaresima).

Allo stesso modo è impensabile che a fronte di una rosa da ricostruire gli acquisti – oltre a Zambrotta, per altro forse “lusso inutile” per una squadra così – fatti si rivelino da subito tutti inadatti ad un campionato come la Challenge League. I citati Adailton, Magnetti e Adao, infatti, non si sono mai dimostrati in grado di poter dare una mano ai pochi superstiti del buon Chiasso 2012/2013.

Nel calcio però, dicevo, non si può – o non si vuole – pensare di rimuovere una dirigenza che ha lasciato a desiderare in blocco, né tantomeno stravolgere la squadra ad inizio campionato con pochi soldi ed ancor meno giorni di mercato davanti.Gianluca Zambrotta

E così a pagare – in questa come in tantissime altre situazioni – sono sempre gli allenatori, vittime sacrificali di un meccanismo perverso che sono costretti ad accettare se vogliono continuare a lavorare…

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