Milan vs. Genoa vista dal Primo Rosso di San Siro – Nona giornata Serie A 2012/2013

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Ieri ho avuto la fortuna di partecipare ad una piacevolissima serata di calcio in quel di San Siro, ospite di uno dei top sponsor del Milan: Indesit.

Infatti, come accadde in più di un’occasione lo scorso anno, sono stato invitato al Meazza per vedere giocare la squadra di Allegri, per una serata che però non si è limitata al solo match in campo.

Così nel pre-gara cena esclusiva nella sala Top Club dello stadio, con il campo a pochi metri da me.

E mentre finivo di porre un freno alla mia fame ho potuto iniziare a vedere i giocatori scaldarsi sul terreno di gioco e caricarsi in vista di un incontro che poi, in realtà, ha un po’ deluso le attese da un punto di vista strettamente “prestazionale”.

Accomodatomi in una delle poltroncine del primo anello rosso, infatti, speravo di poter assistere ad una gara giocata a viso aperto da entrambe le contendenti.

Ma ho dovuto fare i conti con la dura realtà dei nostri giorni. Una realtà che vede il calcio italiano, quantomeno a livello di club, in un declino netto, figlio di un momento difficile per tutto il Sistema-Paese.

Più in particolare, poi, delicatissimi sono i periodi che stanno attraversando le due squadre, con un Milan come ben sappiamo alla ricerca di una nuova identità dopo le tantissime partenze estive ed un Genoa reduce dal cambio di allenatore avvenuto solo tre giorni prima.

Così chi si aspettava un Genoa arrembante, che sapesse tramutare subito in fatti i concetti del proprio neo-allenatore, è rimasto deluso.
Il Grifone è infatti giunto a San Siro con l’intento chiaro di non prenderle ed una confusione nella fase di impostazione e produzione che raramente ho visto in Serie A.

A fine gara, a conferma delle mie impressioni, vado a cercarmi le statistiche del match. Che sottolineano chiaramente come non mi fossi sbagliato: 72% è la miserrima percentuale dei passaggi completati dagli uomini di Gigi Delneri.

Davvero troppo poco per pensare di poter imbastire trame di gioco degne di questo nome.

D’altro canto, comunque, anche il Milan è ancora alla ricerca di un’identità precisa. Per quanto, innegabile, dei passi avanti rispetto ad inizio stagione sono stati fatti.

A cominciare dal modulo di gioco: inutile incaponirsi nel 4-3-1-2 quando i risultati non arrivano. Giustissimo, piuttosto, cercare soluzioni alternative.

Da qui il parto di un 3-4-3 adattabile a seconda delle fasi di gioco. Che per qualcuno è riducibile ad un semplice 5-4-1, ma così non è.

E proprio dalle poltroncine di San Siro la nuova impostazione tattica Rossonera è molto più apprezzabile, lampante.

In fase di possesso infatti si parla di 3-4-3 puro, con i centrali “esterni” della linea a tre capaci di dare supporto alla manovra di tanto in tanto e soprattutto le coppie di esterni ad occupare i propri effettivi ruoli, rispettivamente di cursori ed ali.

In fase difensiva, poi, il doveroso “rinculamento” in difesa, con i tre difensori a stringersi ed i due tornanti a scendere anche fino in posizione di terzini, all’occorrenza. E, ancora, i mediani abbassati per schermare la difesa e gli esterni d’attacco ad aiutare a centrocampo.

Del resto si sa, in Italia siamo maestri della tattica e proprio la “camaleonticità” di questo Milan lo conferma.

Non stupisce certo, quindi, che il Genoa non riesca a creare praticamente mai veri e propri pericoli, tanto che le gambe ad Amelia tremano solo quando, nel primo tempo, Zapata combina un pasticcio nel gestire un pallone e crea una voragine che però gli avversari, non abbastanza cinici, non sono in grado di sfruttare.

E non deve stupire nemmeno che in una situazione di questo genere, con una squadra impegnatissima a non perdere mai l’equilibrio ed un’altra praticamente incapace di fare tre passaggi di fila, la partita che ci si presenta davanti agli occhi sia tutto sommato bruttina.

Per fortuna a renderla spettacolo degno d’esser vissuto ci pensa il solito El Shaarawy che, alla ricerca della definitiva consacrazione, disputa un match ad alto livello in cui mette un po’ di tutto: sgroppate, dribbling, propositività, ripiegamenti, generosità e, ciliegina, la rete che vale i 3 punti.

A fine match, così, il sapore che resta in bocca è comunque piuttosto amaro e la sensazione quella che entrambi i team abbiano ancora molto lavoro da fare per arrivare ad esprimere qualità di gioco interessanti.

Per i giudizi sui singoli, invece, vi rimando al sito Indesit Football, dove tra oggi e domani pubblicherò le mie pagelle!

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