Napoli, è rivoluzione. Dopo Marino viene allontanato anche Donadoni: al suo posto ingaggiato Mazzarri

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Donadoni è stato sollevato dal suo incarico di allenatore del Napoli (romagnaoggi.it)
Donadoni è stato sollevato dal suo incarico di allenatore del Napoli (romagnaoggi.it)

Estate 2004: il Napoli viene da un mediocre campionato di Serie B, terminato quattordicesimo.
La squadra, in realtà, sembrava potesse competere per le posizioni di vertice.
La rosa, infatti, era realmente competitiva, sulla carta: Brivio e Manitta come portieri, Bonomi, Carrera, Sogliano, Tosto, Saber, Portanova, Quadrini, Zamboni e Cvitanovic in difesa, Bernini, Marcolin, Montervino, Montesanto, Montezine, Olive, Pasino, Platone e Vidigal a centrocampo, Dionigi, Floro Flores, Savoldi, Sesa, Zanini e Massimiliano Vieri in attacco. Insomma, davvero tanta roba per una squadra militante in cadetteria.

Le cose, però, andarono piuttosto male, come detto. Tanto che l’allora allenatore, Andrea Agostinelli, non terminò la stagione alla guida della squadra. Ad un certo punto della stagione, infatti, venne esonerato per lasciare il posto ad un più esperto Gigi Simoni. Nemmeno l’ex tecnico dell’Inter di Ronaldo, però, riuscì a portare gli Azzurri ai vertici della classifica.

Ma, come si dice, al peggio non c’è mai fine.

Estate 2004, dicevamo.

Alla crisi tecnica di cui abbiamo appena parlato (era quello il terzo campionato consecutivo che il Napoli passava in Serie B) si aggiunse, quindi, quella economica.
Fu proprio dopo il termine di quel campionato, infatti, che arrivò quello che è probabilmente il punto più basso della storia di questa gloriosa società: il fallimento, con conseguente perdita del titolo sportivo.

Al peggio non c’è mai fine, appunto. Ma c’è anche un altro detto, in verità, molto più positivo del precedente che recita: “una volta toccato il fondo si può solo risalire”.

E proprio questo fece il Napoli.

Poche settimane dopo il fallimento arrivò infatti sulla piazza Aurelio De Laurentiis, l’attuale Presidente Partenopeo.

Costui, forte del suo impero finanziario costruito grazie ai suoi successi come produttore cinematografico, decise di rilevare il titolo sportivo ed iscrivere il neonato Napoli Soccer al campionato di C1 che sarebbe iniziato di lì a breve.

Calaiò, grande protagonista negli anni del purgatorio Azzurro
Calaiò, grande protagonista negli anni del purgatorio Azzurro

Proprio il poco tempo a disposizione della nuova società fece sì che le mosse di mercato fossero un po’ raffazzonate: De Laurentiis ed i suoi, infatti, dovettero lavorare con tempi strettissimi e non ebbero la possibilità di costruire al meglio la nuova rosa.
Nonostante questo la squadra terminò il girone d’andata a due soli punti dalla zona play-off e grazie agli acquisti effettuati nel mercato di riparazione di Calaiò, Pià e Capparella, oltre all’arrivo di Reja al posto di Ventura alla guida tecnica della squadra, centrò l’approdo ai play-off, dove però perse la finale-derby con l’Avellino.

Sfumata la promozione al primo colpo, quindi, il nuovo Napoli Soccer ebbe davanti a sè un’estate molto calda nella quale, una volta sfumate le poche speranze di ripescaggio in cadetteria, dovette adoperarsi per costruire una rosa che potesse dominare il campionato successivo, come si confarebbe ad una piazza come quella napoletana e ad una squadra con quel blasone.

E all’ombra del Vesuvio fecero le cose per bene: gli arrivi di Iezzo, Maldonado e Bogliacino su tutti rafforzarono molto una squadra che, sospinta dalla propria gente, centrò l’obiettivo stagionale, la promozione, andando anche a togliersi qualche soddisfazione in Coppa Italia, dove venne eliminata solo agli ottavi dalla Roma (dopo aver battuto Pescara, Reggina e Piacenza).

Tornato in B, quindi, il Napoli dovette decidere se fare il benedetto salto di qualità, rispetto alle ultime stagioni pre-fallimento, o meno.

Ma De Laurentiis fu una garanzia, e la cosa avvenne.

Nonostante giocassero in quello che fu forse il campionato di B più competitivo della storia del nostro calcio (una vera e propria A2 con Napoli, Genoa e, soprattutto, quella Juventus appena retrocessa per illecito sportivo) gli Azzurri (rinforzatisi in estate grazie agli arrivi di Paolo Cannavaro, Cupi, Domizzi, Dalla Bona e Bucchi) giocarono un campionato ad altissimo livello, terminandolo col secondo posto finale, alle spalle della sola Juventus.

La prima stagione dopo il ritorno in Serie A, poi, fu quasi trionfale, con i Partenopei che chiusero ottavi e centrarono l’Intertoto, che li riporterà in Europa dopo più di un decennio.

La scorsa stagione, però, gli Azzurri non sapranno confermarsi sugli stessi livelli dell’anno precedente, tanto che dopo un grande girone d’andata (chiuso al quarto posto) arriverà un tracollo importante che porterà la squadra a non vincere per un lungo periodo.
Il tutto, ovviamente, non lascerà impassibili i vertici societari che decideranno, pur a malincuore, di chiudere il proprio rapporto con il tecnico delle due promozioni e della riconquista dell’Europa, Reja, per per puntare sull’ex Commissario Tecnico di altri Azzurri, la nostra nazionale.

De Laurentiis, infatti, decide di ingaggiare Roberto Donadoni alla guida della propria squadra, facendogli firmare un triennale.

Aurelio De Laurentiis, Presidente del Napoli (forzanapoli.wordpress.com)
Aurelio De Laurentiis, Presidente del Napoli (forzanapoli.wordpress.com)

La stagione si chiuderà al dodicesimo posto e sarà il preludio al pessimo inizio di quest’anno. Dopo poche giornate, infatti, il Napoli non avrà ancora trovato la quadratura del cerchio tanto che la cosa spingerà il Presidente a rimuovere sia il D.G. Marino che l’allenatore dai propri incarichi, sostituendoli con Gian Paolo Montali (responsabile area tecnica), Riccardo Bigon (Direttore Sportivo) e Walter Mazzarri (allenatore).

Un cambio di rotta completo, insomma, portato da un Presidente che dice di aver finito una sorta di fase di studio di questo mondo a lui semi-sconosciuto cinque anni fa, cosa che lo spinge quindi a prendere più di petto le varie situazioni.

La replica piccata di Donadoni, comunque, non si è fatta attendere.
L’ormai ex allenatore Partenopeo, infatti, ha lanciato a mezzo stampa questo messaggio al Presidente Azzurro: «De Laurentiis deve imparare tanto, è un vulcano che sa molto poco del nostro mondo. Gli ho detto che se mi facesse tre domande sul cinema io non saprei rispondere e lui altrettanto con me sul calcio».
Ma non solo.
Ne ha anche avute per il suo ex Direttore Generale, che una volta rimosso (qualche giorno prima rispetto al tecnico di Cisano Bergamasco) aveva asserito che la rosa messa a disposizione dell’allentore era di livello. A lui, infatti, Donadoni ha così risposto: “Dice che ha lasciato un Napoli fortissimo? E’ opinabile, non mi pare che sia arrivata gente da Barcellona o Real Madrid”.

E proprio sulla forza dell’organico aggiunge: “Non dovevo accettare il concetto che questa squadra è da Uefa, non basta spendere. Sono disposto ad incontrare Mazzarri e gli auguro di centrare l’obiettivo, ma oggi questa squadra non vale l’Europa”.

Insomma, una rosa non di livello quella napoletana secondo Donadoni. Il tutto nonostante i tanti soldi spesi in estate da patron De Laurentiis.

A questo punto ci sarebbe davvero da capire una cosa: chi li ha voluti i giocatori acquistati in estate? C’è stata concertazione tra la proprietà, il Direttore Generale e l’allenatore oppure i giocatori sono piovuti dal cielo e Donadoni si è trovato a lavorare con uomini non scelti da lui e le cui caratteristiche, magari, non lo soddisfacevano?[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=tHPKnkujruU]

Perché il punto nodale della questione, in questo momento, sembra essere questo. Cambiare gli uomini alla guida di una squadra può essere fruttuoso nel momento in cui vi è un progetto alla base e quelli sostituiti erano semplicemente gli uomini sbagliati per svilupparlo quel progetto (il che non significa che Marino e Donadoni fossero due cattivi professionisti, ma semplicemente che ben non si sposassero con il preogetto-De Laurentiis).
Ma qui, al Napoli, pare che un progetto serio e strutturato non ci sia.
Quello che traspare, infatti, è che la squadra sia più in balia degli umori del suo Presidente che dei normali contrattempi che un qualsiasi progetto tecnico può comportare.
E la cosa appare abbastanza chiara nel seguire le interviste post partita di De Laurentiis (in particolar modo le ultime due date a Mediaset Premium hanno lasciato nella bocca di molti un sapore di esonero in diretta, di malumore presidenziale che avrebbe potuto portare ad un gesto inconsulto più che alla soluzione di un problema).

Ancora più chiara appare poi nel momento in cui si pensa che quando venne ingaggiato Donadoni De Laurentiis disse che era stata una scelta molto ponderata nell’ottica di continuare lo sviluppo del suo progetto-Napoli. Ora, dopo pochi mesi, va a sostituirlo con Mazzarri, andando a dire le stesse cose dell’ex tecnico Blucerchiato. Al riguardo, infatti, De Laurentiis si è così espresso: “Non ho mai avvicinato nè Mancini nè Delio Rossi, ho sempre avuto fermamente nella mia testa il signor Walter Mazzarri. Solo che lo scorso anno, quando dovetti dare una scossa all’ambiente, Mazzarri allenava la Sampdoria, altrimenti avrei scelto lui, un nome che circola nella società Napoli e nella Filmauro da un paio d’anni.”
La coerenza è indubbiamente poca in tutto ciò, il che porterebbe a pensare, appunto, che anche nella testa del Presidente Partenopeo le idee non siano chiarissime. Perché se davvero stesse puntando un altro allenatore non avrebbe dovuto offrire un triennale a Donadoni. Avrebbe dovuto cercare un traghettatore che portasse la squadra sino al termine della stagione per poi tentare l’affondo su Mazzarri, il cui rapporto con la Sampdoria, tra l’altro, strideva già da un po’.

Mazzarri pare già entusiasta della nuova sfida che lo attende (tuttosport.com)
Mazzarri pare già entusiasta della nuova sfida che lo attende (tuttosport.com)

Al di là della confusione, comunque, c’è da guardare al futuro.
Mazzarri pare già entusiasta del suo nuovo ingaggio e parla di questa squadra come della “rosa tecnicamente più valida che abbia mai allenato”.
Parole importanti, insomma. Una dichiarazione pesante che i suoi detrattori non si esimeranno dal rinfacciargli in futuro, qualora i risultati sportivi non fossero all’altezza delle aspettative che una rivelazione del genere porterà a creare nella gente.

E’ indubbio, comunque, che la rosa del Napoli sia sicuramente discreta. Ma forse ha ragione Donadoni quando dice che, tutto sommato, questa squadra non vale un posto in Europa.

Se si pensa che per centrare la qualificazione ad una rassegna continentale si debba arrivare in uno dei primi sei posti (l’alternativa sarebbe vincere la Coppa Italia, ma qui il percorso si presenta in netta salita se si pensa che qualora battesse il Cittadella il Napoli troverebbe la Juve ai quarti e con ogni probabilità l’Inter in semifinale) ecco che le parole dell’ex C.T. della nazionale iniziano a prendere una forma abbastanza consona alla realtà: Inter, Juventus, Milan, Fiorentina, Roma e Genoa hanno organici superiori ai Partenopei, sulla carta.
In più quest’anno sembra esserci anche una Sampdoria (guarda caso proprio l’ex compagine allenata da mister Mazzarri) che pare abbia trovato un’ottima quadratura e che sembra determinata a lottare sino in fondo per un posto al sole.
Senza contare, poi, che attualmente sono sette, oltre alle sette appena elencate, le squadre meglio piazzate in classifica.

Insomma: centrare la qualificazione in Europa quest’anno sarebbe davvero una mezza impresa, viste le premesse.

Walter Mazzarri, comunque, siamo sicuri sia molto stimolato dalla prospettiva di centrare l’Europa ed il supporto del quarto bacino d’utenza italiano si farà sentire indubbiamente tutto, anche perché quella napoletana è una tifoseria calda come poche altre al mondo.

Riuscirà Mazzarri a compiere il miracolo della qualificazione alla prossima Europa League? (goal.com)
Riuscirà Mazzarri a compiere il miracolo della qualificazione alla prossima Europa League? (goal.com)

Vedremo, quindi, se il tecnico di San Vincenzo saprà riscattare la pessima stagione scorsa, quando finì solo tredicesimo (guarda caso, ancora una volta, proprio a paripunti col Napoli) con una squadra su cui erano riposte ben altre aspettative. Arrivando dal sesto posto dell’anno precedente (con qualificazione alla Champions lontana sei soli punti), infatti, ci si aspettava che i Blucerchiati potessero concorrere per un posto in Europa. Le cose, invece, andarono molto male, tanto da portare all’allontanamento del tecnico livornese.

Mazzarri cui oltre ad un gioco piuttosto scadente (dove il solo Cassano illuminava con sprazzi d’alta classe una squadra assolutamente anonima sotto quel punto di vista) e ad una palese mancanza di risultati si imputò una cosa in particolare: il poco coraggio nel lanciare i giovani.

E’ indubbio, infatti, che negli ultimi anni sulla sponda Blucerchiata di Genova sia stato fatto un gran lavoro a livello di settore giovanile. Riprova ne è il Campionato Primavera vinto nel 2008, gli ottavi di finale (dove vennero battuti solo grazie ai goal fuori casa dal Palermo poi campione) e la finale del Torneo di Viareggio raggiunti l’anno scorso.
Risultati importanti per una squadra ricca di grandi talenti. Talenti che, però, Mazzarri non ha saputo sfruttare, non avendo il coraggio di provare con più continuità, anche quando la possibilità di raggiungere certi risultati era ormai sfumata.

Marilungo, ora in prestito al Lecce, Mustacchio, eroe Azzurro nella vittoria contro la Spagna ai Mondiali under 20, Koman, capitano dell’Ungheria under 20, Fiorillo, portiere della nostra under 20 ritenuto quasi all’unimità come nuovo Buffon, Soriano, acquistato lo scorso anno dal Bayern Monaco, Poli, mandato in prestito a Sassuolo invece di venire provato da subito in prima squadra, e tanti altri ancora.

Un patrimonio del genere andava davvero gestito in un altro modo.

Chissà che ora, magari, il buon Walter non saprà subito rifarsi, dimostrando a tutti che quel sesto posto con tanto di strenua lotta per la Champions non fu solo un caso.

Di certo De Laurentiis se lo augura. Anche se, a sentir lui, più che un augurio sarebbe una certezza: Mazzarri, infatti, sarebbe indubbiamente l’uomo giusto al posto giusto.

Nota a margine: Mazzarri è stato l’allenatore che ha dovuto gestire Cassano nelle ultime due stagioni precedenti a queste e che proprio alle giocate del talento di Bari Vecchia si è aggrappato nei momenti più bui.
Proprio per questo il suo arrivo ha portato parte dell’ambiente napoletano a pensare che potesse quindi essere vicino anche l’arrivo dell’attuale fantasista Doriano.

La cosa, però, è stata subito smentita da De Laurentiis, che riguardo ad un eventuale sogno Cassano ha risposto ad un giornalista con un piuttosto chiaro “Lo lascio a lei questo sogno”

A chi suggeriva un parallelo tra Cassano e Lavezzi, invece, ha risposto Mazzarri in prima persona, affermando una cosa indubbiamente molto intelligente: “Guardate, ogni giocatore è diverso da un altro, non si possono fare questi paralleli. L’ho vissuto io sulla mia pelle, quando ero giocatore. Dicevano che ero come Antognoni e quella è stata la mia croce”.
Niente paragoni, quindi. Il Pocho continuerà ad essere una figura di riferimento di questo Napoli, ma paragonarlo a Cassano creerebbe solo altre ultreriori quanto inutili pressioni sul ragazzo.

Montali è il nuovo responsabile dellarea tecnica Partenopea (tuttosport.com)
Montali è il nuovo responsabile dell'area tecnica Partenopea (tuttosport.com)

Montali, Bigon e Mazzarri, quindi, iniziano da oggi il loro lavoro al Napoli. E speriamo possano, con l’aiuto di un Presidente sicuramente generoso quando si tratta di mettere mano al portafoglio, costruire davvero un progetto-Napoli, perché una piazza del genere non può essere così lontana dai vertici del nostro calcio.