Stars of the future – Danilo Tunno, il guardiano dei pali granata

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Un paio di settimane fa avevo postato l’intervista ad uno dei maggiori protagonisti dell’ultimo Torneo di Viareggio, quel Paride Addario che aveva trascinato il suo Empoli all’ultimo atto della competizione con una serie di buone prestazioni e di rigori parati da fare invidia anche a tanti suoi colleghi più famosi.
Oggi è quindi la volta di presentarvi un altro portiere messosi in mostra nel corso dell’ultima Coppa Carnevale: Danilo Tunno, portiere classe 1990 nato il 14 novembre a Rivoli, terzo comune per popolazione della provincia di Torino.

Cresciuto tra Torino e la Sardegna, dove passava le vacanze in compagnia della famiglia, presto terminerà il liceo scientifico.
E proprio la famiglia è uno dei centri di gravità della vita di Danilo, che al riguardo mi dice: “Ho la fortuna di avere una famiglia ottima e con cui ho un grande rapporto: tra noi non ci sono omissioni, ed il continuo dialogo è il frutto dell’ottimo legame che c’è tra noi. Ho una sorella cui sono molto legato e che è sportiva quanto me, giocando nella rappresentativa regionale di basket, ed un padre con cui mi posso rapportare per quanto riguarda l’ambito calcistico essendo lui mister dei portieri proprio nel settore giovanile Granata”.

Ma andiamo con ordine, iniziando a parlare del suo rapporto con lo sport, ed in particolare con il calcio, fin dai suoi primi anni di vita: “Non ho mai praticato altri sport oltre il calcio, pur avendo sempre giocato un po’ a tutto. Proprio per quanto concerne il calcio, invece, iniziai a praticarlo all’età di cinque anni nel Venaria, il paese dove risiedo. Quattro anni più tardi, quindi, il passaggio al Torino dopo un ballottaggio con la Juventus: fu la fede calcistica a farmi vestire di Granata. Qui ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, dai pulcini sino alla Primavera”.

Amore vero, quello per il Toro. Società che ha comunque lasciato per un breve lasso di tempo lo scorso anno, quando decise di andare a farsi le ossa in Serie D al Renate: “30 presenze e secondo posto in classifica con tanto di playoff disputati a fine stagione, più la semifinale di coppa. A livello personale, comunque, la soddisfazione più grande è stata l’esser votato come miglior portiere di categoria”.

Cuore Granata, comunque, Danilo torna a fine stagione alla casa madre, dove viene reintegrato in Primavera per vestire i panni del primo portiere e tentare l’assalto a Campionato, Coppa Italia e Torneo di Viareggio. Tutti trofei importanti che andrebbero – o sarebbero potuti andare a – arricchire una bacheca personale di un portiere che ha già riportato alcune vittorie nel corso della sua carriera: “Da più giovane vinsi svariati tornei, mentre nella stagione 2007/2008 arrivò lo Scudetto Beretti, anche se quell’anno sfortunatamente persi metà stagione a causa di un infortunio al braccio”.

Proprio su di uno dei tornei che lo hanno visto protagonista quest’anno, la Coppa Carnevale, vertevano un paio di domande. Era lì, del resto, che avevo scoperto le sue interessanti qualità, vedendolo volare da un palo all’altro nel corso di quella competizione in cui mi aveva più volte ben impressionato: “Il Viareggio è stata un’esperienza importante e costruttiva, peccato solo non aver avuto una rosa abbastanza ampia. Giocando ogni due giorni sempre con lo stesso undici, infatti, siamo stati penalizzati fisicamente”.
Essendo lui un portiere, poi, non potevo che chiedergli un parere rispetto al premio come miglior interprete del suo ruolo, assegnato allo juventino Pinsoglio ma che poi personalmente avrei dato, anche se non certo per demeriti del portiere Bianconero, ad Addario: “Sono molto contento per Carlo, che è un mio vecchio amico. Addario ha disputato un ottimo Viareggio, purtroppo per lui steccando la finale”. E per quanto concerne le sue prestazioni? “Per quanto mi riguarda mi è dispiaciuto uscire di scena presto perché continuando a giocare su quei livelli magari avrei potuto giocarmi le mie chance ed essere io a vincere quel premio”.
Tunno, Pinsoglio, Addario… e gli altri portieri del Viareggio? “Nessun altro mi ha impressionato”.

Proprio nel periodo del Torneo, per altro, scambiai due parole con Gianni, padre di Danilo, che proprio commentando alcuni articoli apparsi su questo blog sosteneva il figlio dicendo che, per altro, si stesse costruendo da solo, senza appoggi né spinte ma solo con impegno e dedizione. Chiederne a lui in primis un’opinione al riguardo era il minimo: “Mi ci ritrovo in queste definizioni. Tutto ciò che ho fatto finora e quello che farò in futuro sono e saranno sempre frutto esclusivamente del duro lavoro e di nessun altro espediente”.

Al di là di quello che ne possano pensare gli altri (io per primo) di lui resto sempre convinto che un ottimo modo per approcciarsi ad un giocatore e per poterne capire qualcosa in più sia chiedere a lui stesso di descriversi. Ecco quindi, in merito, la risposta di Danilo: “Sono un portiere dotato di un fisico normale, non sono certo un bestione essendo alto 182 centimetri e pesando 72 chili. Uno dei miei principali punti di forza è la lettura della traiettoria, sia in profondità che rispetto alle palle alte. Proprio le uscite alte, per altro, sono la mia specialità, così come sono caratterizzato da una grande reattività nei tiri ravvicinati. Non solo punti di forza, comunque: il mio punto debole principale penso siano i rinvii, aspetto su cui devo sicuramente lavorare per ridurre il margine d’errore”.
Detto delle sue caratteristiche fisiche e tecniche, quindi, ci parla anche dei suoi idoli, degli esempi che prova a seguire: “Il mio ideale è Julio Cesar, ma il miglior portiere con cui abbia mai avuto la fortuna di giocare è Matteo Sereni. Stratosferico”.

Danilo che proprio come questi due portieri vorrebbe vivere il proprio sogno: “Riuscire ad esordire tra i professionisti per poi affermarmi ad alti livelli”.

Ma se potesse rubare una caratteristica a qualcuno, cosa sceglierebbe? “Vorrei assomigliare a Marchegiani nella sua capacità di intervento sulle palle alte, specialità della quale è sicuramente stato uno dei maggiori interpreti”.
E, sempre a proposito di caratteristiche proprie di un portiere, è proprio vero, chiedo io, che i portieri hanno tutti in sè un pizzico di follia? “Sicuramente sì. Molte volte sarebbe impossibile fare certi interventi senza quel briciolo di follia”.

Per intanto, comunque, resta un giocatore della Primavera. E, come tale, ha senz’altro un’ottima conoscenza della realtà giovanile italiana attuale. Impossibile per me, quindi, non chiedergli un suo parere al riguardo: “In alcune realtà il livello è molto alto, basti pensare alla situazione di squadre come Juventus, Inter, Palermo e Fiorentina, ma non solo. Mediamente comunque direi che il livello non è eccelso: purtroppo la realtà è che ultimamente si fa molta fatica a puntare sui giovanissimi nonostante all’estero ci siano esempi lampanti di progetti “verdi” ben riusciti (vedasi Barcellona ed Arsenal)”.
E qui apro una parentesi personale di commento a questa risposta. Perché l’analisi di Danilo è lucidissima. Senza volermi dilungare in spiegazioni al riguardo per non spostare il punto del discorso resta il fatto che mi sento di condividere praticamente in toto questa sua affermazione. In Italia non mancano certo talenti interessanti tra i ragazzi con meno di vent’anni, il problema vero, a mio avviso, riguarda la cultura sportiva che abbiamo qui. E questo porta appunto a tralasciare un po’ la cura e la crescita dei nostri giovani, quando invece proprio gli esempi citati da Danilo dovrebbero far capire come coltivare i talenti fin dalla tenerissima età paghi, quando lo si fa bene.

Sempre inerentemente allo stato del nostro calcio giovanile, comunque, era d’obbligo anche chiedergli di farmi qualche nome, magari partendo dai propri compagni di squadra. In particolar modo da quello con cui ha più affiatamento: “Sicuramente Balzo, ragazzo con cui gioco da dieci anni. Lo reputo anche un ottimo giocatore, peraltro, e lo ha dimostrato proprio al Viareggio. Ma non è il solo giocatore dotato tecnicamente tra i miei compagni: Benedetti credo abbia un grande futuro davanti a sè, ad esempio, così come Miello. In assoluto, però, credo sia Suciu il più forte: mostruoso palla al piede ed in progressione, in più ha anche un senso tattico molto raro”.
Mentre tra gli avversari? “Ho giocato contro gente come Marilungo, Poli ed altri che si sono già imposti in prima squadra. Altri nomi di sicuro avvenire sono quelli di Marrone, Giannetti, Schenetti, Strasser ed Esposito, solo per citarne alcuni”.

Detto del calcio giovanile si passa quindi al calcio italiano nel suo insieme, con un pensiero alla nazionale: “Sicuramente lo stato del nostro calcio non è ottimale, anche se resta tra i top mondo. Altrettanto sicuramente il pensiero di poter vestire un giorno la maglia della nazionale è per me un sogno…”

Vittorie, sogni, obiettivi… passato e futuro si mescolano nelle parole di un diciannovenne che proverà ad imporsi ai massimi livelli del nostro calcio grazie a talento, passione e lavoro.

Ma il calcio non è l’unica passione di Danilo, che al di fuori del campo da gioco resta un ragazzo come tutti: “Amo stare in compagni degli amici, quelli veri… quelli con cui esco da una vita: Alessio, Riccardo, Giacomo, Mirco. Mi piace poi ascoltare musica, prevalentemente italiana, amo qualsiasi tipo di primo piatto e vado matto per la milanese, soprattutto se a farla è mia nonna: in quel caso me ne divoro anche cinque o sei per volta. Sono legatissimo a mio cugino – di un anno più grande di me – tanto che passiamo moltissimo tempo assieme, ultimamente anche in coppia essendo ora entrambi fidanzati. Da otto mesi infatti stò con Cristina, una ragazza di due anni meno di me che è la sola che sia mai riuscita a farmi innamorare e l’unica con cui abbia progettato qualcosa per il futuro. Sono anche un amante del cinema e mi diletto nello sfidare i miei amici alla Play Station. Per quanto riguarda le serate amo passarle in maniera tranquilla, a bere qualcosa con amici o sul divano davanti ad un film con la mia ragazza o mia sorella”.

E per il futuro? “Mi piacerebbe rimanere in questo campo oppure, più in là, andare a vivere in qualche località di mare con la mia famiglia, aprendomi un bar sulla spiaggia”.

Per intanto Danilo resta coi piedi ben saldi a terra. La prima squadra è là che lo aspetta, e se saprà guadagnarsela sicuramente la raggiungerà.