Verso un nuovo calcio italiano: le Squadre B

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Negli ultimi mesi il futuro del calcio italiano sta catalizzando l’attenzione più di qualsiasi altra questione.

Sicuramente più delle guerre in atto a Gaza o in Ucraina, come dei tentativi di riforma portati avanti dal Governo Italiano. Ma in fondo anche più delle amichevoli estivi, finanche del calciomercato.

Negli ultimi giorni, poi, le parole inopportune di Tavecchio, uno dei due candidati ufficiali a ricoprire il ruolo di presidente della FIGC, hanno fatto addirittura il giro del mondo.

Parole.

Perché poi mi sembra che di concreto si legga e senta poco.

Proprio in queste settimane qualcuno – ad esempio Albertini, l’altro candidato, ma non solo – ha anche rilanciato la questione delle “Squadre B”. Su cui andrebbero però fatte riflessioni serie.

Non avendo alcun tipo di ruolo nel calcio italiano ho sicuramente pochi strumenti per analizzare e giudicare. Ma una pensata al riguardo me la sono fatta, e avrei piacere di condividere con voi alcuni dei motivi per cui credo sarebbe opportuno dare la possibilità alle nostre squadre professionistiche di crearsi un team satellite in cui far giocare i propri giovani.
Non solo. Vorrei anche rispondere ai principali dubbi che vengono mossi da chi non crede che le “Squadre B” sarebbero utili e, in ultimo, spiegare anche perché Serie B, Lega Pro e Serie D sono contrari a questa eventualità.

  • Partiamo da un presupposto: la “squadra B” deve essere una possibilità, certo non una imposizione.
    Del resto è evidente che ogni club deve essere lasciato libero di prendere le proprie decisioni a seconda di quella che è la propria strategia industriale, rispetto cui non ci possono essere grandi ingerenze federali.
    In questo senso ci potrebbe essere chi preferirebbe comunque creare partnership con società terze (come fatto quest’anno dall’Inter col Prato), chi prediligerebbe sparpagliare i propri giovani in vari club dello stivale (come sta facendo da anni la Juventus) e chi ancora si potrebbe accontentare di mantenere solamente una formazione Primavera.

Le “squadre B”, però, avrebbero bisogno anche di una regolamentazione speciale studiata ad hoc per loro. Ad esempio:

  • In primis bisognerebbe decidere da quale livello farle partire (direi Lega Pro, ma un’opzione potrebbe essere anche la Serie D). In secondo luogo si dovrebbe poi attestare l’impossibilità di arrivare allo stesso livello della propria “squadra madre”. Quindi un satellite di una squadra di A non potrebbe mai andare oltre la B. E verrebbe retrocesso automaticamente in caso di retrocessione del proprio club di riferimento.
  • Altra regolamentazione assolutamente necessaria riguarda l’età. Una “squadra B” che non preveda un limite di età rischierebbe infatti di diventare una sorta di “cimitero per gli elefanti”. Un club in cui, insomma, far giocare fuori rosa, giocatori ai margini della prima squadra, ecc.
    In Spagna il limite dovrebbe essere posto ai 25 anni. Volendo si potrebbe abbassare sui 23. Comunque non meno.

Un altro aspetto da considerare sicuramente è quello riguardante i costi:

  • Creare un team satellite caricherebbe di ulteriori costi una società. Perché andrebbe ad aggiungersi alle formazioni già oggi esistenti, non sarebbe un’alternativa alla Primavera (almeno, nella mia visione delle cose).
    Sono però convinto che i ritorni sia tecnici che economici che l’uso oculato ed intelligente di una “squadra B” potrebbe portare giustificherebbe l’investimento che ci sarebbe alla base.

Perché una “squadra B” dovrebbe essere una soluzione migliore rispetto ad un prestito?

  • La reputo una soluzione migliore semplicemente perché una squadra B non ha la stessa necessità di qualsiasi altro team di portare risultati sportivi. L’unico risultato cui deve puntare è la creazione di un giocatore che giochi ad un livello tale da poter essere d’aiuto alla prima squadra.
    Quindi mentre una qualsiasi squadra tenderebbe a panchinare un giovane che non dà garanzie immediate, un team satellite potrebbe puntarci, nel caso ci vedesse prospettive importanti, anche qualora i risultati non fossero buoni da subito.
    Ed è proprio giocando che un ragazzo acquisisce consapevolezza dei propri mezzi e fiducia in sé stesso. Certo non facendo panchine su panchine in Serie B o Lega Pro.

L’assenza di un traguardo sportivo a breve termine porterebbe ad uno scadimento della competitività?

  • Questo è uno dei pochi dubbi che trovo legittimi.
    Penso però altresì che in una situazione “normale” questo sia un falso problema.
    Un ragazzo di 20 anni che si trova a giocare in un team satellite in Serie B e che non dà il 101% di quello che ha in ogni partita nonostante non ci sia la necessità stringente di portare a casa i tre punti è semplicemente un professionista fallito in partenza.
    Un ragazzo di 20 anni che non capisca che la sua carriera inizia proprio da lì e che un campionato giocato ad alto livello potrebbe garantirgli chiamate e contratti importanti già dalla stagione successiva ha semplicemente sbagliato lavoro.

Altro dubbio riguarda il fatto che le “squadre B” andrebbero a togliere un posto ai club “tradizionali”

  • Altro dubbio legittimo. Ma attenzione: la Lega Pro è stata ridotta di moltissimo a causa dei tanti fallimenti. La Serie B, ad oggi, dovrebbe essere giocata a 21 squadre.
    La realtà delle cose è che un team satellite di un grande club sarebbe economicamente più sostenibile di certe squadre di provincia che investono tanto per avere risultati sportivi di livello. Se questi non arrivano, spesso falliscono.
    Per il futuro si parla già di un’ulteriore sforbiciata al numero di team professionistici. Forse prima di questo si potrebbe optare proprio per la via che porta alle “squadre B”.

In ultimo, perché le leghe minori non vogliono assolutamente nemmeno ipotizzare la creazione di questi team?

  • Semplicissimo: soldi.
    Qualche mese fa ho potuto partecipare ad un tavolo di discussione cui, tra gli altri, partecipava anche il Presidente di Lega Pro Macalli. Che al riguardo è stato chiaro: le grandi squadre vogliono far maturare i loro giovani nelle serie minori? Perfetto. Ci paghino per farlo.
    Quindi lo scenario sarebbe questo: io società X cedo in prestito il giocatore Y alle società Z, che gioca in Lega Pro. Voglio che questo sia valorizzato? Pago la società Z affinché ciò possa avvenire, magari anche con incentivi in merito al numero di presenze e alle prestazioni.
    Non sono disposto a pagare? Mi tengo il ragazzo in tribuna.
    Ora, capisco che le società minori abbiano necessità di sopravvivere, ma non si può speculare così sul futuro di un ragazzo. E dato che un esborso economico deve esserci, credo sia giusto dare la possibilità ad ogni club di scegliere quella che ritiene essere la via migliore per sé stesso.
  • Diretta conseguenza del discorso appena affrontato sopra riguarda i settori giovanili delle stesse società “minori”. Perché un Prato (come una Pro Patria, un Lecce o un Frosinone) dovrebbe limitarsi a lanciare i giovani formati da qualcun altro cercando così di speculare sopra la loro crescita?
    Se questo meccanismo venisse interrotto, o quantomeno venisse ridimensionato, anche i piccoli club sarebbero ancora più invogliati a lavorare sul proprio settore giovanile, per autoalimentarsi. Quindi oltre ad essere una soluzione buona per i giovani che militano nei settori giovanili dei nostri top club, ritengo che questa soluzione possa essere uno stimolo per un po’ tutte le nostre società, anche quelle “periferiche”.

Come detto una proposta seria, contenuta in un programma “elettorale”, andrebbe studiata ed articolata a fondo.

Ma del resto io, purtroppo, non ho la possibilità di competere con Tavecchio ed Albertini, né – di conseguenza – l’ho di poter effettuare studi particolari sulle varie soluzioni che potrebbero aiutare il nostro calcio a ripartire.

Con questo pezzo ho voluto comunque chiarire alcuni aspetti riguardanti le Squadre B. Certo, ce ne saranno sicuramente anche altri di cui sarebbe bene parlare, ma mi sembra comunque già più di quello che viene fatto normalmente…

(A margine, una piccola chiosa: è LOGICO, ma sempre meglio sottolinearlo, che le “Squadre B” non sarebbero la panacea di tutti i mali del nostro calcio, ma solo una delle tante manovre che andrebbero fatte per ridare vigore al nostro movimento.)

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