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Il ranking FIFA, come si sa, ha un certo peso in determinati contesti, come possono essere i sorteggi mondiali. Peso sì, ma a livello di valenza questa classifica è sempre ampiamente bistrattata. Il metodo di elaborazione dei punteggi è infatti molto complicato e spesso porta ad avere situazioni un po’ paradossali, con nazioni dal valore calcistico relativo che si vengono a trovare in posizioni migliori rispetto a squadre che gli sono indubbiamente superiori.
Se il valore del ranking è, da questo punto di vista, sicuramente opinabile diverso è il discorso se ci facciamo su un lavoro di questo tipo: prendiamo le sei diverse confederazioni affiliate alla FIFA e andiamo ad individuare le dieci nazionali per – ogni confederazione – che sono piazzate meglio nel ranking FIFA. Facciamone poi la media e vediamo come si piazzano tra di loro le confederazioni. Quello che ne esce è un risultato interessante, perché rispecchia bene quelli che sono i valori attuali delle confederazioni stesse.
Insomma, una confederazione non vale l’altra. Un conto è parlare di UEFA, altro di OFC. Questo è evidente.
Le squadre affiliate alla UEFA sono infatti tra le più forti al mondo. Anzi, sono le più forti, escluse Brasile ed Argentina. Quelle affiliate all’OFC, invece, le più deboli.
E facendo un analisi come quella suggerita qui sopra, e che verrà sviluppata qui sotto, si delineano proprio al meglio questi rapporti di forza. Ristabilendo, almeno parzialmente, una veridicità del tanto bistrattato ranking FIFA.
Per effettuare questa analisi, quindi, basiamoci sul ranking marzolino, appena riportato anche su questo blog. E andiamo un po’ a vedere cosa ne esce…
La confederazione a guidare questa speciale classifica è, ovviamente, quella cui siamo affiliati noi: la UEFA. Ecco, infatti, come sono posizionate nel ranking le prime dieci nazioni europee:
P. | Nazione |
1 | Spagna |
3 | Olanda |
4 | Italia |
5 | Germania |
6 | Portogallo |
7 | Francia |
8 | Inghilterra |
10 | Grecia |
11 | Croazia |
12 | Russia |
Due nazioni sul podio, quattro delle prime cinque, otto delle prime dieci, dieci delle prime dodici. Il tutto per una media di 6.7, risultato straordinario che brucia completamente quelli raggiunti dalle altre confederazioni.
Insomma, un vero e proprio dominio quello del Vecchio continente che piazza la Spagna, vincitrice poco meno di due anni fa dell’Europeo, in prima posizione e l’Olanda, squadra che da anni gioca gironi qualificatori praticamente perfetti, al terzo. L’Italia, Campione del Mondo in carica, è invece ai piedi del podio.
Oltre a Germania, Portogallo, Franci ed Inghilterra, che compongono la nobiltà del calcio europeo assieme alle tre nazioni succitate, c’è anche la Grecia, campionessa europea nel 2002, nella top ten. Grecia che si piazza quindi dietro a due sole squadre non appartenenti al Vecchio Continente: Brasile ed Argentina.
Lo stesso discorso è anche fattibile per le ultime due squadre che chiudono il discorso sulla nostra confederazione: Croazia e Russia si piazzano rispettivamente all’undicesimo ed al dodicesimo posto, anch’esse battute solo – per quanto riguarda le nazioni extraconfederate – dai due colossi sudamericani. Con l’Argentina che, per altro, non è poi così distante da Grecia, Croazia e Russia. Che in un prossimo futuro l’Albiceleste possa perdere ulteriore terreno?
Tutto questo discorso per dimostrare una cosa semplicissima: la zona UEFA è quella più competitiva, con un grosso numero di squadre ostiche. E’ proprio per questo motivo che spesso si dice che vincere un Europeo sia più complicato che vincere un Mondiale: con un po’ di fortuna, infatti, al Mondiale si può riuscire ad arrivare anche in semifinale senza incontrare avversari particolarmente forti. Un po’ come capitò all’Italia nel corso del Mondiale 2006, quando prima della semifinale incontrò USA, Ghana, Repubblica Ceca, Australia ed Ucraina, ovvero sia avversarie non certo irresistibili.
Cosa che in un Europeo è invece molto più difficile avvenga, posto che le squadre di valore sono molte e molto più concentrate rispetto che al Mondiale. Ecco quindi che possono uscire gironi assolutamente proibitivi come quello capitato proprio all’Italia nel 2008 quando venne inserita in un gruppo con Olanda, Francia e Romania, per poi incontrare niente popò di meno che la Spagna in semifinale.
La nostra confederazione, insomma, domina sulle altre. E questa statistica lo dimostra.
Al secondo posto, altrettanto ovviamente, troviamo la CONMEBOL, ovvero sia la confederazione sudamericana. Ecco infatti la loro tabella riassuntiva:
P. | Nazione |
2 | Brasile |
9 | Argentina |
14 | Cile |
19 | Uruguay |
29 | Paraguay |
37 | Ecuador |
38 | Colombia |
49 | Venezuela |
58 | Bolivia |
61 | Peru |
Il secondo posto assoluto e due nazionali in top ten. Altre due nelle prime venti posizioni, un lento digradare sino alla sessantunesima posizione del Perù, attualmente la squadra meno competitiva del Sudamerica sia secondo il ranking FIFA che secondo la classifica finale delle qualificazioni al prossimo mondiale, terminate infatti all’ultimo posto dalla Blanquirroja. Il tutto per una media di 31.6, che piazza la CONMEBOL a parecchia distanza dalla UEFA.
Il perché è presto detto: giusto Brasile ed Argentina, attualmente in difficoltà ma nazione che fa a pieno titolo parte della nobiltà del calcio mondiale, possono reggere il confronto con le migliori nazioni d’Europa. Cile, Uruguay e Paraguay sono sicuramente buone squadre, ma sulla carta non possono certo reggere il confronto con Spagna, Germania o Italia.
Quello sudamericano, come dice questa statistica, è comunque un calcio ai vertici mondiali, che, escluso quello europeo, non ha oggi pari al mondo.
Proprio per questo motivo la Copa America resta comunque un trofeo molto importante e sentito: a differenza della Coppa delle Nazioni Oceaniche, per dire, la Copa America è disputata da molte squadre di ottimo valore e questo conferisce un grande blasone alla competizione stessa.
E’ comunque bene sottolineare che quello spaccamento che si può notare nel ranking tra le due squadre inserite nella top ten e le altre non è assolutamente una casualità: sono proprio Argentina e Brasile, infatti, a guidare il medagliere della Copa America. Il tutto con il solo Uruguay in mezzo, Celeste che deve però ringraziare le tante vittorie ottenute nell’anteguerra, quando il calcio era ben diverso da oggi e l’Uruguay era un vero e proprio colosso del calcio mondiale.
Nel breve periodo, comunque, le cose non sembrano destinate a migliorare sensibilmente. Difficilmente, infatti, la CONMEBOL potrà colmare il gap con la UEFA.
Molto più probabile, piuttosto, che sia la CAF, la confederazione africana, a colmare il gap con la CONMEBOL. Già oggi, infatti, le due confederazioni sono molto vicine. Ecco lo specchietto riassuntivo della confederazione del Continente Nero:
P. | Nazione |
17 | Egitto |
20 | Camerun |
21 | Nigeria |
22 | Costa d’Avorio |
28 | Ghana |
32 | Algeria |
43 | Gabon |
51 | Burkina Faso |
54 | Mali |
55 | Tunisia |
Gli africani non piazzano squadre nella top ten, posto che le prime dieci posizioni sono tutte divise tra nazioni UEFA e CONMEBOL. In compenso, però, ne piazzano ben cinque nelle prime trenta posizioni. E tutte e dieci nelle prime cinquantacinque, cosa che invece la confederazione sudamericana riesce a fare solo con le prime otto squadre. Il tutto per una media di 34.4 che porta la CAF in corsia di sorpasso rispetto alla CONMEBOL: qualora le nazionali africane sfruttassero il fattore campo al prossimo Mondiale, il primo giocato nel Continente Nero, potrebbe quindi materializzarsi presto un incredibile sorpasso ai danni della confederazione sudamericana, distante solo meno di tre punti di media.
Il tutto si tramuta, per altro, in una questione molto semplice: la CAN, la Coppa delle Nazioni Africane, non ha ancora il blasone della Copa America ma sta diventando sempre di più una competizione di livello assoluto.
Tutto questo è il segno di una grandissima evoluzione del calcio africano, che negli ultimi anni cresce di anno in anno a vista d’occhio ed è ormai una delle realtà più belle del calcio mondiale.
Non avendo la sfera di cristallo non posso certo dire se il sorpasso avverrà davvero o meno e, nel caso, se è prossimo e se dovremo aspettare ancora qualche anno prima che ciò avvenga.
Non serve comunque il sorpasso per sottolineare con forza il fatto che, come detto, l’evoluzione del calcio africano sia sotto gli occhi di tutti né il fatto che con quel potenziale atletico il calcio del Continente Nero non possa arrivare nei prossimi anni ad affermarsi anche a livello mondiale.
Certo, oggi l’affermazione mondiale di una squadra africana sembra essere quasi impossibile. Vent’anni fa, però, era praticamente fantascienza. Tra altri vent’anni, forse, potrebbe essere addirittura preventivabile.
Diverso è invece il discorso per le rimanenti tre confederazioni, ancora molto lontane, nella loro generalità, dalle precedenti tre.
Molto particolare è la situazione della zona CONCACAF:
P. | Nazione |
15 | Messico |
18 | USA |
35 | Honduras |
44 | Costa Rica |
62 | Canada |
72 | El Salvador |
77 | Giamaica |
78 | Panama |
85 | Trinidad |
90 | Haiti |
Se prendiamo in considerazione esclusivamente le prime due posizioni, ovvero sia quelle riguardanti Messico e Stati Uniti, porterebbero i centro-nord americani addirittura davanti agli africani. A penalizzare il tutto è però il fatto che sono proprio quelle due, fondamentalmente, le nazionali di un certo livello. Perché nei primi cinquantacinque posti la zona CONCACAF piazza solo quattro squadre contro le dieci che ci piazza l’Africa. Il tutto per una media di molto superiore a quella della CAF: 57.6.
Del resto, è inutile dirlo, il livello medio di questa confederazione è piuttosto bassino. Oggi come oggi, infatti, Messico e States hanno la quasi totale certezza di qualificarsi per ogni appuntamento mondiale, posto che i posti riservati a questa zona sono tre (più uno che manda allo spareggio).
Honduras, Costa Rica, Canada, El Salvador… nessuna di queste nazionali può essere considerata come un avversario temibile per le due potenze centro-nord americane.
Da ciò ne risulta anche che a differenza dei tornei continentali citati sino ad ora la Gold Cup non è esattamente una competizione di altissimo livello, tanto è vero che sono proprio Messico e Stati Uniti a guidare il medagliere di questo trofeo che dal 1963 ad oggi è stato vinto solo da altre cinque nazionali (curiosità: per tre volte tra questi i vincitori giocarono in casa, per due volte non vi era sede fissa).
Praticamente impossibile, insomma, pronosticare che questa confederazione possa rinvenire su CAF e CONMEBOL. Il tutto perché per quanto bene possano fare Messico e Stati Uniti – ed occasionalmente una Costa Rica o un’outsider di turno – se prendiamo in considerazione le prime dieci squadre troviamo comunque nazionali che difficilmente potranno avere crescite importanti nei prossimi anni.
Anche qui, quindi, vale un po’ il discorso già fatto per la confederazione sudamericana: più che un loro sorpasso è pronosticabile possano essere sorpassati. In questo caso, però, parliamo della federazione asiatica, che ha già messo nel mirino la CONCACAF. Eccone lo specchietto riassuntivo:
P. | Nazione |
23 | Australia |
46 | Giappone |
53 | Corea del Sud |
57 | Arabia Saudita |
63 | Bahrain |
67 | Iran |
75 | Uzbekistan |
83 | Cina |
87 | Iraq |
88 | Kuwait |
Nessuna squadra nei primi venti posti, una sola nei primi quarantacinque, due nei primi cinquanta. Insomma, nessun picco di eccellenza. E’ però dal cinquantesimo posto in giù che le cose iniziano a diventare un pochino più equilibrate, cosa che avvicina questo continente, la cui media è oggi fissata al 64.2.
A far fare un notevole salto di qualità, comunque, è l’Australia, squadra che si è recentemente spostata dall’OFC all’AFC, andando ad incrementare notevolmente, col suo ventitreesimo posto, la media asiatica.
Che nei prossimi anni potrebbe comunque andare a migliorare ulteriormente per cause “endogene”: nazioni come Iran, Corea e Giappone possono valere più dei posti che occupano attualmente. Tutto dipenderà da quanto saranno in grado di far crescere il loro movimento calcistico.
Una nazione come la Cina, poi, può essere potenzialmente devastante: anche qui tutto sta a capire quanto possano decidere di investire nel coltivare i propri giovani.
Insomma, se un sorpasso della CAF sulla CONMEBOL è preventivabile, meno certo può essere il sorpasso dell’AFC sulla CONCACAF.
Tutto, ripeto, dipende da come le varie nazioni asiatiche decideranno di giocarsi le proprie carte.
L’unica confederazione ad essere totalmente fuori dai giochi, quindi, è la modesta OFC, la confederazione oceanica. Eccone il triste specchietto riassuntivo:
P. | Nazione |
80 | Nuova Zelanda |
130 | Figi |
145 | Nuova Caledonia |
155 | Vanuatu |
171 | Isole Salomone |
181 | Samoa |
182 | Isole Cook |
189 | Tonga |
195 | Tahiti |
203 | Samoa Americane Papua Nuova Guinea |
Con la dipartita verso altri lidi dell’Australia l’Oceania ha perso l’unica nazionale un minimo competitiva dell’intero continente. Oggi, infatti, resta una sola squadra in top 100, la Nuova Zelanda. Le altre nazionali si piazzano infatti tutte dal centotrentesimo posto (Isole Figi) in su, fino ad arrivare addirittura all’ultimo posto assoluto che è occupato in coabitazione da Samoa Americane e Papua Nuova Guinea. Il tutto per una media assolutamente pessima di 163.1.
Qui poi i discorsi da fare sono realmente pochi: se è vero che la Nuova Zelanda potrebbe avere qualche miglioramento nei prossimi anni è altrettanto vero che anche nazioni come Figi, Nuova Caledonia o Vanuatu, che si piazzano alle spalle della Nuova Zelanda nella classifica di questa confederazione, non mostrano potenzialità che lascino intravvedere notevoli miglioramenti.
Più di tanto, quindi, questa confederazione non può puntare a fare. L’OFC, insomma, è destinata ad essere il fanalino di coda di questa particolare classifica per tanti, tanti anni ancora…