Consigli per gli acquisti – Walcott, il Faraone ti chiama a Milano!

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Scorrendo la lista dei giocatori che si svincoleranno il prossimo luglio ci sono diversi nomi che saltano all’occhio.

Tra questi uno dei principali è sicuramente quello di Theo Walcott.

L’ala destra ex Southampton, infatti, rappresenta quel mix di tecnica, rapidità, ficcantezza, esperienza e gioventù che lo rende indiscutibilmente uno degli uomini più appetibili di un mercato free agent che, se le cose resteranno così (e quindi nessuno rinnoverà nei prossimi mesi col proprio club di appartenenza), si preannuncia infuocato.

Indiscutibile, in questo senso, che chiunque dovrebbe pensare all’acquisto del giovane di origini giamaicane. Perché potersi assicurare a zero calciatori del suo calibro è cosa che non accade certo tutti i giorni.

Tra i tanti club che dovrebbero interessarsi al folletto londinese deve sicuramente esserci il Milan, soprattutto in virtù della ben conosciuta congiuntura economica che sta vivendo di questi tempi.

Diciamolo chiaramente: la strada imboccata sembra essere quella del disinvestimento e dell’oculatezza. Che però spesso non fa rima con qualità.

Ecco quindi che il Milan, da società attenta, capace e calcolatrice quale è sempre stata, deve vedere bene di muoversi per tempo, andando ad individuare quei giocatori capaci di portare qualità senza che per acquisirli si debbano investire grosse cifre.

Questo per quanto riguarda l’aspetto economico. Che però media tutto quanto.

Poniamo quindi che le richieste annue del giocatore siano compatibili con le possibilità della società rossonera. Perché lui?

Perché, come detto, tra i free agent è quello che unisce un insieme di caratteristiche uniche, posto che oltre alle doti di gioco ha il vantaggio di avere solo 23 anni. Si tratterebbe quindi di un investimento a lungo termine.

Ora qualcuno tornando al titolo di questo pezzo potrà dire: “El Shaarawy spera che Walcott vesta Rossonero?”

No.

O almeno, non che io sappia.

La mia valutazione in questo senso risiede in un ragionamento tattico molto semplice: dopo un inizio di stagione molto travagliato il Milan ha cambiato modulo – abbandonando lo storico 4-3-1-2 in favore del 3-4-3 o del 4-2-3-1 – per provare a darsi una nuova identità. Cosa che, a tratti, sembra stia riuscendo a mister Allegri.

Cosa che, soprattutto, permette alla società di via Turati di sfruttare al meglio il grandissimo potenziale che Madre Natura ha messo a disposizione di El Shaarawy, che come già dimostrato nel corso della sua carriera giovanile e dell’esperienza patavina in Serie B gradisce giocare largo sulla sinistra per dare fondo a tutte le sue qualità atletiche e potersi poi esprimere anche in zona goal.

Questa nuova situazione, però, presenta un piccolo problema: se il Faraone è un’ottima ala sinistra qualche problema in più lo si ha sulla fascia opposta, con un Bojan che non è un esterno puro ed Emanuelson che non ha né avrà mai una sua dimensione, almeno in un top club.

Da qui ecco la necessità di affidarsi ad un’ala destra di ruolo.

El Shaarawy, Pato e Walcott. Con Bojan come rincalzo.

Certo, naturale replicare che mancano i chili e quindi le alternative di gioco, in un parco attaccanti del genere. Che però, sulla carta, sarebbe uno dei più interessanti di tutta la Serie A.

E che, con un Pato ritrovato (come tutti i milanisti sperano), non sfigurerebbe nemmeno nell’Europa che conta.

Ecco spiegato perché il Faraone “chiama” Walcott a Milano: l’arrivo dell’inglese sarebbe la certificazione di un cambio di modulo duraturo che metterebbe l’italoegiziano nelle condizioni migliori di potersi esprimere. E, quindi, consacrare.

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