Italia: 4-3-3 l’idea tattica per il futuro?

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La prima pagina della Gazzetta dello Sport di oggi contiene un riquadro in cui si torna a parlare di nazionale, dopo i risultati non certo esaltanti con cui gli Azzurri hanno aperto le loro qualificazioni al prossimo Mondiale.

Il messaggio è chiaro: “Nazionale, si cambia”.

Il 3-5-2 usato ad inizio Europeo quanto contro la Bulgaria, insomma, non ha assolutamente convinto Prandelli. Che nonostante ben sappia come più squadre in Italia usino – ed anche bene – questo modulo si è probabilmente convinto a lasciarlo in panchina. A maggior ragione qualora non saranno disponibili tutti i difensori della Juventus (leggasi Barzagli, Bonucci e Chiellini), come in questi ultimi due turni.

Al tempo stesso qualche dubbio lo desta anche il 4-3-1-2 utilizzato con successo sia agli Europei che nella comunque deludente gara con Malta. Perché la mancanza di un vero e proprio trequartista di livello è ormai palese. L’unico, Diamanti, dovrebbe essere – con il suo dinamismo sfrenato – più un’arma tattica da usare a partita in corso che non una sicurezza su cui basare il futuro della nazionale.

Le alternative (i mediani adattati) lasciano invece il tempo che trovano.

La via, così, sembrerebbe tracciata.

Si va vero il 4-3-3.

A voler bene vedere, del resto, i giocatori a disposizione di Prandelli suggeriscono, con le loro caratteristiche, l’uso di questo modulo.

Il centrocampo è praticamente già fatto, con De Rossi e Marchisio ad affiancare il solito Pirlo. E qualche alternativa importante, sul medio-lungo periodo, sta già uscendo. A partire da quel Verratti già oggi nel giro della nazionale che in quel di Parigi, sotto la guida di un maestro come Ancelotti, è chiamato ad elevare ulteriormente la qualità del proprio gioco, nonché l’esperienza internazionale.

Ma non solo. L’under 21, pur reduce dalla brutta batosta di Casarano con l’Irlanda, ha messo in mostra altri due centrocampisti dal futuro più che interessante: Marrone e Florenzi.

E poi ci sono sempre le alternative già pronte: Nocerino, Montolivo, Aquilani…

Detto del centrocampo, ad oggi il reparto che sta meglio, e posto che la questione “porta” non deve essere nemmeno affrontata qualche problema in più lo può invece riservare la difesa, che pure storicamente è il punto di forza delle nostre nazionali (non un caso se l’ultimo Mondiale lo vincemmo proprio con una difesa capace di subire un solo goal su azione in tutta la competizione, per altro segnato da… Zaccardo).

E se al centro qualcosa di buono c’è (Bonucci, Barzagli e Chiellini, in più si punta e si spera sulla crescita di Ogbonna e Ranocchia) i capelli iniziano a cadere quando ci si concentra sulla situazione degli esterni.

A destra, in particolar modo, le cose sono tutt’altro che floride. Abate è difensore modesto cui ancora non è riuscito alcun salto di qualità, Cassani è poca roba, Maggio non è un terzino puro (ed in nazionale, anche schierato tornante in un 3-5-2 come a Napoli ha sempre fatto molta fatica), tra i giovani non è ancora uscita un’alternativa all’altezza (ci sarebbe dovuto essere Santon, che però dopo l’involuzione compiuta all’Inter deve ancora ritrovarsi appieno).

A sinistra le cose vanno solo un pochino meglio, con Balzaretti che è quantomeno presentabile e Criscito che dovrebbe rientrare dopo “l’esilio” impostogli per la vicenda Scommessopoli. In più c’è l’alternativa Peluso, che nonostante il goal a Malta non ha certo impressionato in quel di Modena ma che è comunque sembrato più brillante e volenteroso di Cassani.

Insomma, quello dei terzini è e sarà almeno ancora per un po’ un bel problema per Prandelli (una possibilità per il breve termine può essere quella di provare Balzaretti a destra con Criscito reintegrato sull’out opposto).

Volendo, però, anche l’unico problema vero ed oggettivo.

Perché arrivando al reparto offensivo, proprio quello che potrebbe dettare il cambio di modulo, ecco che la qualità si eleva enormemente.

A mancare, qui, è più che altro la consacrazione degli interpreti.

Perché accantonata la generazione dei Totti e dei Del Piero si è vissuto un po’ un buco generazionale, con vari Quagliarella, Pazzini e compagnia che non hanno saputo imporsi ad altissimo livello, arrivando sempre ad un passo dalla consacrazione.

L’inizio degli anni novanta, però, ha regalato all’Italia diversi attaccanti di valore. Che hanno ancora tutto il tempo per imporsi sui palcoscenici più importanti del mondo.

L’idea lanciata dalla Gazzetta è chiara: Prandelli starebbe pensando ad un attacco a tre. Da non lanciare subito, ma da mettere in cantiere e costruire pezzo dopo pezzo in vista del Mondiale.

Non è un caso se gli interpreti prescelti sarebbero tutti e tre nati dopo il primo gennaio del 1990: Lorenzo Insigne, Mario Balotelli, Mattia Destro.

Questa prospettiva, inutile negarlo, è interessantissima. Sia perché tecnicamente i tre sono dotatissimi (i primi due, in particolare, possono giocarsela con quasi tutti i giocatori del mondo). Sia perché tatticamente (trovando la quadratura del cerchio con i tre che aiutino in fase di non possesso ed il resto della squadra capace di giocare compatta dietro supportando poi l’attacco) le potenzialità per fare bene ci sono.

E allora speriamo di vederlo già dalle prossime partite un tridente con Insigne largo a sinistra a seminare il panico con le sue accelerazioni palla al piede e subito pronto a rinculare in situazione di non possesso.

Con un Mattia Destro centrale, ma, anche grazie al lavoro che farà su di lui Zeman a Roma (pare che il boemo punterà a renderlo più eclettico, facendolo partire da destra), capace di scambiarsi con l’ultimo componente di questo tridente, quel Mario Balotelli da cui ci si aspetta la definitiva consacrazione ma che, di certo, già così è in grado di cambiare (anche in negativo, purtroppo) l’andamento di qualsiasi tipo di gara.

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