L’Opinione – Berbatov: chi ci ha fatto la figura più magra?

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La giornata di ieri è stata a tratti assurda.
Basta scorrere la timeline della nostra pagina Facebook per capirlo.

Dapprima la Fiorentina chiude il trasferimento di Berbatov e gli paga un volo per Firenze, con scalo a Monaco.

Proprio giunto in Baviera, però, le cose cambiano. Nella trattativa, praticamente definita ma non ancora formalizzata, si inserisce la Juventus, che fa saltare il banco. Trovato l’accordo con lo United la società di Corso Galileo Ferraris non ci mette molto a convincere anche lo stesso giocatore, che così non prende la coincidenza per Firenze ma decide di trasferirsi a Torino.

I colpi di scena, però, non sono finiti. A pochissime ore dalla definizione verbale del suo passaggio alla Juve si inserisce il Fulham, e le cose iniziano a scricchiolare.

Certo, nessuno si aspetta che un qualsivoglia giocatore possa preferire la squadra nona classificata in Inghilterra alla Campionessa in carica italiana, soprattutto perché sbarcando a Torino il bulgaro potrebbe giocare la Champions League, vero traguardo di ogni calciatore professionista.

Eppure… gli sfottò lanciati per tutto il pomeriggio dai tifosi Bianconeri agli odiati Viola vengono riflessi e tornano alla base. Perché subito dopo cena Dimitar prende la sua decisione, si suppone definitiva: niente Firenze e niente Torino. Quindi niente Italia e niente Serie A. Il suo futuro sarà ancora in Premier: questa volta al Fulham.

Ora… da questa situazione ne escono malino un po’ tutti.

Perché la Fiorentina si sente defraudata ma certo poteva gestire meglio l’acquisizione del ragazzo, sia in quanto a tempi che in quanto a modi. Non parliamo poi di alcuni supporter, che appena saputo del rifiuto – legittimo – del giocatore, che preferiva la possibilità di giocare in Champions a quella di giocarsi il futuro terzo posto in Viola hanno iniziato a subissare di insulti (al solito è stato “zingaro” quello più usato) il ragazzo.

Allo stesso modo una figuraccia, probabilmente ancor più grande, l’ha fatta la Juve, che prima si inserisce “in malo modo” (per quanto legittimamente, anche qui) in una trattativa praticamente già definita per poi, allo stesso modo, non riuscire a concluderla prima che una terza società faccia altrettanto.
E stesso dicasi per i tifosi, subito pronti a sfottere gli omologhi toscani e incensare un nuovo arrivo che, a conti fatti, pare non ci sarà.

E che dire del giocatore? Legittimo anche in questo caso il suo comportamento: nessuna firma sul contratto significa libertà assoluta di cambiare idea anche più di due volte nel corso di una giornata. Ma certo questo sposare una causa da cui divorziare nell’arco di un paio d’ore, riuscendo a reiterare la cosa più volte, non ne fa un giocatore affidabilissimo, fuori dal campo. Cosa su cui, forse, i tifosi Toffees potrebbero trovarsi a ragionare.

Ma in assoluto, a mio avviso, la figura peggiore la fa il nostro calcio tutto.

Perché è inutile nasconderci dietro un dito: solo dieci anni fa nessuno, nemmeno il tifoso più accanito del Fulham, avrebbe preferito la nona della Premier League alla squadra Campione in carica italiana. Ma, probabilmente, il paragone non si sarebbe posto nemmeno nei confronti della Fiorentina, a maggior ragione in un momento in cui i Viola si stanno trovando ad investire in maniera importante sul mercato per provare a ritrovare un posto al sole in Italia in primis, ma magari anche fuori dai patri confini (Aquilani, Pizarro, Valero, Jovetic sono tutti giocatori capaci di incidere quantomeno anche in Europa League… e presto potrebbe aggiugnersi anche il neo-Azzurro Ogbonna, che pare essere il rinforzo scelto per puntellare la difesa dopo l’addio di Nastasic).

Per non parlare di qualche anno più addietro, all’epoca delle sette sorelle. Quando un Mijatovic lasciava Madrid, sponda Real, proprio per Firenze. O quando all’ombra della Torre di Giotto tiravano calci ad un pallone due fuoriclasse come Rui Costa e Batistuta, e a guardia della porta posta sotto la Fiesole c’era un certo Francesco Toldo, tra i migliori estremi difensori della sua epoca.

Insomma, questo discorso non vuol essere il solito discorso distruttivo e depressivo, esterofilo e quant’altro.

Nel momento in cui Dimitar Berbatov preferisce un Fulham qualsiasi ad una Fiorentina e, ancor più, ad una Juventus significa veramente che l’appeal del nostro calcio si sta riducendo (o si è già ridotto) ai minimi storici.

C’è solo da sperare che questa cosa, unita al fatto che Portogallo e Francia potrebbero superarci già quest’anno nel ranking UEFA, risvegli un po’ le coscienze di chi gestisce il calcio nel Belpaese, a livello federale e non.

Altrimenti nel giro di poco finiremo davvero con l’essere un calcio provinciale. Salvato forse solo da una nazionale capace, di tanto in tanto, di compattarsi e tirare fuori prestazioni da urlo.

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