L’Opinione – Kakà: sì o no?

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Kakà è sbarcato a Milano.Kakà

Anzi, è risbarcato a Milano.

La sua storia è conosciutissima e mi sembra inutile riassumerla: acquistato dal Milan nell’estate del 2003 giocò sei stagioni in maglia Rossonera vincendo praticamente tutto, prima di passare al Real per quasi 70 milioni di euro.

In Spagna arrivò con già qualche problemino. Fisico e problemi di ambientamento ne hanno sempre limitato tantissimo il rendimento.

L’arrivo di Ancelotti poteva rilanciarne le ambizioni, secondo qualcuno.

Invece proprio l’allenatore che lo aiutò a consacrarsi nel grande calcio ha deciso di bocciarlo (e come dargli torto, con Ronaldo, Isco e Bale a disposizione sulla trequarti!?) e lui, per provare a conquistarsi la chiamata al mondiale di casa, ha deciso di tornare a vivere e giocare sotto la Madonnina.

Ora… che Kakà sia stato un grande giocatore nessuno lo mette in dubbio. In un certo momento della sua carriera, all’apice, è stato anche indubbiamente uno dei più decisivi al mondo.

Però la versione madridista di Ricardo non è quella cui si abituarono i tifosi milanisti tra il 2003 ed il 2009.

Tanti problemi fisici e, oggi, anche un calendario che segna 31 primavere.

A questo aggiungerei un paio di considerazioni: in primis il fatto che Kakà è un acquisto in assoluta controtendenza per la società, che ormai da anni punta a smobilitare i propri uomini migliori (Ibrahimovic e Thiago Silva in primis, ma anche i mancati rinnovi di tutte le bandiere proprio dell’era ancelottiana) per abbassare drasticamente il tetto ingaggi.

Beh, proprio in questo “vendi vendi” generale non si capisce bene come possa venire acquistato, e soprattutto pagato quasi cinque milioni – netti – l’anno un giocatore che con ogni probabilità non potrà incidere né quanto un tempo, né quanto lo scorso anno (e probabilmente pure il prossimo) avrebbe potuto fare Ibrahimovic.

Insomma, capisco uno strappo alla regola quando si tratta di dare prospettiva – oltre che talento – a questa squadra, come nel caso di Balotelli, stento a capire invece come si possa fare un investimento pesante (perché le cifre, per questo nuovo corso Milan, sono elevatissime) su di un trentunenne che ha avuto molti problemi fisici e che sembra comunque aver dato il meglio di sé.

Poi, un secondo aspetto. Lanciare una cosiddetta “linea verde” per poi chiudere il mercato con gli acquisti di Matri e Kakà – che di fatto vanno ad oscurare Petagna e Saponara – mi sembra un po’ poco coerente.

Insomma, più che una pianificazione ben studiata, come ci si aspetterebbe da una società seria come il Milan, parrebbe quasi d’esser davanti all’approssimazione più assoluta.

Infine, cosa non meno importante: si è aspettato i soldi della Champions per poi investirli su un trentunenne tutto da testare e che comunque non dà prospettiva al progetto “verde”?

Tante facce negative di una medaglia che però potrebbe anche valere più di quanto ci si aspetterebbe dopo aver fatto questo tipo di considerazioni.
Perché Kakà resta un giocatore con un passato fulgido e talento da vendere. Può aver perso un po’ di smalto, così come potrebbe tornare a giocare ad alto livello (come nei suoi primi sei anni di Milan non credo proprio, comunque).

In definitiva, una scommessa che personalmente ritengo azzardata o quantomeno inopportuna per un Milan che dovrebbe puntare giovani di talento (alla Maher, per indicare un ragazzo che i tifosi Rossoneri hanno imparato a conoscere proprio nei preliminari di Champions) per provare a tornare ad altissimo livello, più che vecchie glorie dal rendimento incerto.

Milan che intanto ha fatto debuttare Kakà oggi a Chiasso, in un match vinto 4 a 0 dai Rossoneri.

Che ora aspettano solo di poter far debuttare ufficialmente il proprio “campione di ritorno”.

E se non vuoi perderti la nuova prima di Kakà, puoi comprare i biglietti qui. Perché una cosa va sicuramente detta: al di fuori di quelle che possono essere le perplessità tecnico-tattiche, oltre che dei suoi risvolti economici, che un acquisto come questo comporta, lo sbarco – per meglio dire, il nuovo sbarco – di Kakà a Milano ha portato una grande carica nell’ambiente, andando a galvanizzare moltissimo i tifosi.

Che, al di là di tutto, hanno ancora il ragazzo nel cuore.
Kakà

Che dire? Aspettiamo e vediamo. Restano pur sempre una ventina di milioni lordi d’investimento per un biennale ad un giocatore che pare aver già dato il meglio di sé anni fa!

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3 commenti

  1. Il Milan non può puntare sui giovane, perché ciò andrebbe contro il club perché non arriverebbero i risultati (Maher titolare nel PSV, ma il PSV non è il Milan) e contro gli stessi giovani che dall’emozione rischierebbero di bruciarsi.
    Saponara ha giocato in B, Petagna in Primavera. Con Pazzini infortunato, ci voleva un vice-Balo di esperienza o no?

    1. Invece puntare sui vari Muntari, De Jong, Montolivo, Zapata, ecc ha portato risultati negli ultimi due anni?

      Credo che la cosa sia semplice: se non hai i soldi per competere con le attuali big europee devi fare come il Borussia Dortmund. Costruirti dei campioni in casa e cementare un gruppo di ragazzi che possa competere ad ogni livello, crescendo.

      Perché il Borussia si va a prendere i Lewandowski e gli Aubameyang (per altro, scartato dal Milan) e non i Kakà, gli Shevchenko e i Ronaldinho a fine carriera?

      Per l’amor di Dio, sono punti di vista.

      Kakà potrebbe anche fare molto bene in questo suo ritorno a Milano. Sta di fatto che non ti permette di programmare sul medio-lungo termine.

      E posto che oggi non ti cambia la squadra e le prospettive attuali (il Milan non parte per vincere nemmeno con Kakà) tanto valeva puntare dei giovani (Maher è solo il nome di un giovane valido, che per altro se continua così finirà con l’essere presto inarrivabile per il Milan) che non ti fanno vincere oggi (esattamente come Kakà) ma che quantomeno ti danno la speranza di farlo nel corso dei prossimi anni.

      Poi Saponara ha giocato in B e Petagna in Primavera.

      Dove aveva giocato Gotze quando fu tra i protagonisti del campionato vinto dal Borussia?
      E gli esempi sono tanti.

      Mentalità provinciale di un paese che continuando a non dare fiducia ai giovani (nel calcio, ma anche nella società) sta affondando sempre più.

  2. Decisamente No! Acquistato per incrementare gli abbonamenti ma resta minestrina riscaldata.

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