L’Opinione – Klaas-Jan Huntelaar: a Milano ti rimpiangono?

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Probabilmente no, a Milano non lo rimpiange nessuno.

Forse però anche perché in Italia tendiamo ancora un po’ – e sicuramente a torto – a snobbare la Bundesliga. Per non parlare dell’Europa League.

E quindi probabilmente in pochi staranno seguendo le sue gesta.

Ma partiamo dal principio.

Klaas-Jan Huntelaar parte sommessamente. Nel 2002 fa una presenza nel PSV, per terminare la stagione, da gennaio in poi, al De Graafschap, dove ne accumula altre dieci (coppa compresa). Il tutto senza mettere a segno una sola rete.

Per timbrare il suo primo goal da professionista deve quindi aspettare la seconda stagione. Quella che il giovane nativo di Drempt disputa in prestito ad Apeldoorn, nell’AGOVV.

Sceso di categoria, infatti, il suo talento esplode fragorosamente e Klaas diventa subito uno degli idoli dello Sportpark Berg & Bos.

Quell’anno il ventenne centravanti di proprietà del PSV si scatena e si impone come uno dei giovani attaccanti Oranje più prolifici e interessanti in circolazione.

Tra campionato e coppa il suo score è notevolissimo: 37 partite disputate, 27 reti realizzate.

Che però non bastano a convincere il PSV a riportarlo alla base.

Huntelaar, così, decide di lasciare definitivamente Eindhoven. L’Heerenveen è infatti disposto a puntare forte su di lui e gli offre una maglia da titolare in Eredivisie.

Offerta irrinunciabile per un ragazzo che punta ad imporsi nel grande calcio.

E in Frisia la musica non cambia. Anzi.

La prima stagione il rendimento di Klaas è subito notevole. In campionato timbra 16 centri in 31 presenze. Altre tre reti le realizza in Coppa Uefa.

L’anno successivo il botto. La stagione 2005/2006 è infatti la più prolifica, fino ad oggi, della storia di questo bomber implacabile.

La prima metà di stagione la disputa in Frisia. E ogni palla che tocca è un goal. 17 in 15 partite di Eredivisie, media allucinante. Peccato solo che la Uefa un po’ lo penalizzi. L’Heerenveen del resto non è attrezzatissimo per imporsi in Europa e lui trova qualche difficoltà in più: 2 goal in 6 presenze.

A gennaio, quindi, la chiamata dell’Ajax. Che vuole puntare su di un giocatore in qualche modo bocciato dai rivali storici di Eindhoven per continuare a dare lustro alla propria storia.

E nemmeno qui la media goal si abbassa. Anzi, nel complesso si alza: dalle 20 reti in 22 presenze in Frisia alle 24 in 25 in quel di Amsterdam. Nel complesso, playoff inclusi, Huntelaar quell’anno realizza 35 goal in 35 partite di campionato.

Ma è solo l’inizio.

Statistiche alla mano, infatti, il suo rendimento resterà elevatissimo. Dopo quella stagione ne arriveranno due da 36 goal (la prima delle quali con un bel 9 centri su 9 match in Europa, tra Champions e Uefa). Poi, nel gennaio del 2009, l’ennesimo salto in avanti, con l’approdo al Real. Dove in 20 partite di Liga metterà a segno 8 reti. Dimostrando di non riuscire, almeno da subito, a tenere i ritmi olandesi. Ma comunque confermandosi macchina da goal implacabile anche nella Liga.

Nel suo futuro, comunque, era scritta da tempo la parola “Italia”.

Fin da giovanissimo, infatti, spesse volte il suo nome era stato accostato al nostro paese.

La squadra più vicina a lui, ed in più occasioni, sembrava potesse essere la Juve.

Dopo i sei mesi di Madrid, invece, arriverà il suo sbarco a Milano, sponda Rossonera.

Dove il suo rendimento calerà drasticamente. Arrivando ad essere, se escludiamo la primissima stagione passata tra PSV e De Graafschap, il peggiore della sua carriera.

A Milano, infatti, non si inserisce. Fa fatica ad adattarsi al calcio italiano e non sembra nemmeno a suo agio nel modulo della sua nuova squadra.

Quell’anno, così, per lui sembra essere un po’ un calvario.

Inevitabile, a giugno, l’ulteriore trasferimento.

Così per rilanciare la sua carriera Klaas sceglie, anche intelligentemente, un campionato in netta crescita come la Bundesliga. E, più precisamente, si accasa allo Schalke 04.

Il primo anno, con ancora addosso le scorie psicologiche della stagione passata in Italia, Huntelaar fa però fatica a ritrovarsi. Così in campionato chiude con un goal ogni tre partite, in media. Che, coppe comprese, fanno 13 reti in 35 match. Ovvero sia meglio della stagione precedente, ma comunque non ai suoi livelli.

Quello è comunque un anno di ambientamento ad un calcio nuovo e di disintossicazione dopo la triste esperienza di Milano.

Quest’anno, infatti, Klaas torna ai suoi livelli.

Anzi, anche più in alto che mai. Tanto che l’idea di poter battere il proprio record personale (44 reti in 47 partite nel 2005/2006) non è assolutamente peregrina.

Huntelaar che vuole diventare capocannoniere di tutto. E così ne ha già messi 18 in 21 partite in campionato (dove è attualmente il capocannoniere in coabitazione con Mario Gomez), 5 in 3 presenze in coppa e 10 in 9 match in Europa League. Dove non è capocannoniere solo perché 4 di questi li ha realizzati nel ritorno del turno di playoff contro l’HJK (così che nella classifica marcatori della competizione ufficiale si trova a quota 6, ad una lunghezza da Matias Suarez dell’Anderlecht, eliminato ieri dall’AZ).

Qualcosa tutto questo vorrà pur dire.

Forse Huntelaar non era adatto al nostro calcio. O forse, semplicemente, aveva bisogno di un contesto – soprattutto tattico – diverso in cui potersi esprimere al meglio. O forse, ancora, è stato scartato troppo frettolosamente.

Di certo, però, c’è un fatto: questo ragazzo non è quel brocco che qualcuno disegnò al termine della sua esperienza milanista. Quel giocatore sopravvalutato capace di segnare solo in Olanda.

E a Gelsenkirchen lo sta dimostrando.

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