Boxing day: a quando anche in Italia?

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Oggi, venerdì 26 dicembre 2014, gli inglesi festeggeranno Santo Stefano guardandosi – direttamente allo stadio o in tv – un nuovo turno di Premier League.

Una tradizione, quella inglese, che affonda le radici indietro nel tempo, nascendo al di fuori dello sport. Nelle nazioni del Commonwealth, infatti, il boxing day è una festività in cui si provvede a regalare doni ai membri meno fortunati della società.

Applicato al mondo del calcio inglese, invece, diventa appunto la possibilità di potersi gustare una giornata di Premier il giorno dopo Natale.

Un’usanza che i figli d’Albione hanno saputo sfruttare bene anche in tema di marketing, aspetto in cui sono – calcisticamente parlando – i primi al mondo.

Un’usanza che qualcuno ha già provato più volte a portare anche in Italia, trovando però l’alzata di scudi da parte dell’AssoCalciatori, che vede col fumo negli occhi la possibilità di giocare a Santo Stefano.

Ma andiamo con ordine.

Partiamo dal presupposto che la mancanza di un boxing day italiano non è il problema principale del nostro calcio, evidentemente. Attanagliato da questioni (meno soldi, poche idee, incapacità di battere mercati alternativi, scarso ritmo, ecc) ben più gravi.

Detto questo, parliamo comunque di un mondo di privilegiati. Che pare non siano disposti a rinunciare a molto, pur in un momento storico in cui a tutti è chiesto di fare uno sforzo, vista la congiuntura economica.

Si oppone l’idea della “difesa della tradizione”, ma anche questo è un falso problema. Vogliamo difendere le tradizioni del nostro calcio? Perfetto. Smettiamo di pensare al marketing, torniamo ad indossare solo divise classiche e soprattutto a giocare ogni turno di campionato in contemporanea la domenica alle 15.

No, quella dell’AssoCalciatori non è volontà di difendere la tradizione, quanto – appunto – i privilegi dei propri associati. Del resto lo dicono chiaramente: “i calciatori hanno diritto alle ferie a Natale”. Quelli inglesi no?

Ma attenzione, non è mia intenzione fare retorica. La questione è seria: non possiamo lamentarci del fatto che il calcio italiano va a rotoli se non siamo disposti a cambiarlo.

Ripartirà semplicemente grazie al boxing day? Assolutamente no, ma sarebbe un primo segno di volontà di cambiamento. E soprattutto non possiamo lamentarci di avere scarsi introiti dal marketing, perché facciamo poco-nulla per svilupparlo adeguatamente.

Mi si potrebbe obiettare “anche in altri paesi non si gioca a Natale”. Certo, ma questa non è una scusa.

E soprattutto… in altri paesi il gioco è molto più intenso che da noi. Possibile che noi non corriamo né a settembre né a maggio, mentre in Inghilterra corrono dodici mesi l’anno, Natale compreso?

Ed è possibile che in tutto ciò, pur con la differenza abissale di ritmo, siano i nostri calciatori ad aver bisogno di ferie natalizie?

Ognuno si faccia l’opinione che crede. Io personalmente sarei più per non giocare tra Natale e la Befana, ma del resto il mondo cambia. E se non sei capace di cambiare con lui sorgono i problemi.

In Germania la pausa è più lunga, ma i contesti sono diversi. E soprattutto loro hanno saputo impostare un lavoro grazie al quale non hanno bisogno di giocare anche a Natale per fare marketing ed allestire squadre competitive, perché hanno una mentalità calcistica ed un settore giovanile all’avanguardia.

In Italia, invece, non abbiamo nulla di tutto questo.

Non sarebbe il boxing day a cambiare il calcio italiano. Ma del resto da qualche parte bisogna pur iniziare. E se proprio non si può rinunciare alle ferie di Natale, almeno si torni a costruire un movimento ed un prodotto capace di rivaleggiare con le migliori realtà al mondo…

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