Finalmente ho visto giocare Lucas Piazon (che tra l’altro andrà al Chelsea e non alla Juventus)!

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Ieri notte si è consumata in quel di Ibarra una sfida che mai e poi mai avrei potuto perdere, quella tra il Cile del funambolico Bryan Rabello ed il Brasile di Lucas Piazon, sogno di mezza Europa del pallone.

Partita che ogni appassionato che si rispetti non poteva lasciarsi scappare già solo per la presenza del nuovo Kakà verdeoro, talento strombazzatissimo di cui tutti abbiamo sentito parlare lo scorso gennaio quando venne a Torino per visitare la città e le struttere di allenamento bianconere: come ricorderete, difatti, la società di Corso Galileo Ferraris aveva già trovato l’accordo con quella paulista per il trasferimento del ragazzo nel capoluogo piemontese e quell’occasione serviva proprio per cercare un punto d’incontro anche con Lucas ed il suo entourage.

E’ però notizia proprio di questi giorni che il ragazzo, dopo un paio di mesi di riflessione, ha deciso cosa farne del proprio futuro: rifiutata la proposta bianconera ecco quindi l’accettazione di quella Blues, con il Chelsea pronto a spendere una bella vagonata di milioni per convincere il San Paolo e la famiglia a far trasferire il ragazzo in Inghilterra.

Scelta capibile, quella di Lucas: Abrahmovic pare gli garantirà infatti uno stipendio praticamente doppio rispetto a quello offertogli da Marotta.

Neanche il tempo di firmare per i londinesi ed ecco il via ad una gazzarra tutta italica: giornalisti pronti a spalare letame sulla società, tifosi furibondi ed altre amenità di cui faremmo sinceramente a meno.

Andiamo con ordine: c’è chi parla di figuraccia, ma al riguardo vorrei dire un paio di cosette.
Innanzitutto Piazon non è il primo e non sarà l’ultimo giocatore a rifiutare un’offerta per accettarne un’altra. Per altro molto più vantaggiosa.
Poi è spesso prassi, in particolar modo quando si tratta di ragazzi giovani, che giocatore e famiglia siano invitati dalla società a prendere visione delle proprie strutture. Del resto ne parliamo sempre con leggerezza, ma lasciare il Brasile per trasferirsi a Torino è un cambiamento radicale di vita, non proprio una cosa da poco. Credo sia il minimo, in questo senso, permettere all’entourage di un ragazzo solo diciassettenne di saggiare con mano l’ambiente in cui il loro assistito dovrà trovarsi a vivere.

Il punto centrale è che tutto il can can attorno alla visita di Piazon a Torino fu creato proprio dai media. Quelli stessi media che ora gettano fango addosso ad una dirigenza incapace, secondo loro, di chiudere un acquisto praticamente fatto e sbandierato da più parti.
Peccato solo che quelle bandiere fossero proprio loro stessi, che si gettarono a capofitto sulla notizia per poterci speculare sopra.

Personalmente davvero non capisco cosa ci sia di ridicolo in tutto ciò.
Trovato l’accordo con un dato club per il trasferimento di un giovane interessante si invita lo stesso nella propria città, cercando poi un accordo relativo al contratto. Normalissimo, in questo senso, porsi un tetto massimo d’ingaggio che, in questo caso, pare si aggirasse tra i cinquecento ed i seicento mila euro.

Nel momento in cui il ragazzo riceve un’offerta doppia credo sia altrettanto normale che questo scelga secondo i propri interessi e non è scritto assolutamente da nessuna parte che una società per il sol fatto di averlo invitato a visionare le proprie strutture di allenamento sia a quel punto in qualche modo costretta a rilanciare.

Tanto fango per nulla, insomma.
Poi lungi da me voler difendere a spada tratta una dirigenza che di errori dal suo insediamento ne ha sicuramente commessi molti, ma anche il veder muovere critiche un po’ inique non mi sembra affatto giusto.

Per altro fa molto riflettere anche il livello medio dell’informazione italiana.
Oltre a gettarsi a capofitto su di una semplice visita di cortesia giusto per fare audience, infatti, alcuni giornalisti si sono messi a tessere le lodi di un giocatore che probabilmente non avevano mai nemmeno visto in azione.

Emblematico, in tal senso, il paragone portato in relazione al ragazzo, etichettato come nuovo Kakà.

Dopo averlo visto giocare contro il Cile, laddove è stato schierato prima punta (esattamente come successo nel corso dell’esordio disputato contro il Venezuela), posso dire che di Kakà non ha moltissimo se non lo stesso club di provenienza, il fisico piuttosto slanciato e quella faccia pulita da bravo ragazzo della Brasile bene.

Che credibilità può avere, quindi, chi parla di un giocatore senza nemmeno conoscerne minimamente le qualità?

E qui aprirei una piccoli parentesi che con Piazon centra solo relativamente: di paragoni astrusi ne ho sempre letti tanti, la maggior parte dei quali basati proprio su fattezze fisiche, nazionalità ed altre sfumature di questo tipo.
Laddove invece un paragone dovrebbe essere fatto basandosi sulle qualità tecnico-tattiche di un giocatore, il tutto partendo dal presupposto che ogni ragazzo, nel suo complesso, è assolutamente unico e quindi comunque un paragone non può essere che un modo per spiegare a grandi linee le caratteristiche dello stesso a chi non l’ha mai visto giocare.

Tornando alla partita di ieri, quindi, se parlassi di Piazon come di nuovo Kakà darei, a chi non l’ha mai visto giocare, un’informazione assolutamente fuorviante: così facendo, difatti, vi porterei a pensare di essere di fronte ad un trequartista moderno capace di rapidi attacchi in verticale partendo da lontano quando, invece, Lucas è una punta con ben altre caratteristiche.

Accostando Wallace a Cafù, invece, non voglio certo dire che il primo sia, appunto, il nuovo Cafù. Quanto più far capire come ci si trovi di fronte ad un terzino destro dalle spiccati doti offensive e che, esattamente come l’ex romanista, pare anche essere dotato di ottima gamba.

E chissà che un giorno non si arrivi a scrivere solo paragoni che, appunto, possano far intuire le caratteristiche tecnico-tattiche di un giocatore, anziché fuorviare i tifosi…

Tornando al caso Piazon chiudo quindi con una valutazione minima rispetto al giocatore ed all’operazione che lo porterà al Chelsea.

Ciò che già prima di vederlo giocare un po’ mi dava da riflettere era il fatto che arrivato a diciassette anni ancora non avesse esordito nel suo club di provenienza, il San Paolo.
E parliamo di Brasile che, giova dirlo, certo non è l’Italia: là, difatti, i giovanissimi vengono lanciati con molta più facilità rispetto che nel Belpaese.

I casi sono molteplici, anche piuttosto recenti: Neymar esordì un mese dopo aver compiuto i diciassette anni e da lì non uscì mai dal giro della prima squadra. Pato un paio di mesi dopo, disputando però praticamente subito anche un Mondiale per Club in cui realizzò anche una rete (diventando il più giovane marcatore nella storia di una competizione FIFA, battendo quindi l’immenso Pelè).  Solo due casi di ragazzini brasiliani lanciati giovanissimi nel grande calcio, cosa che invece non è stata fatta nel caso di Lucas.

E dopo averlo visto giocare ieri un’idea del perché me la sono fatta.
Una partita è certo troppo poco per giudicare, e lungi da me volerlo fare. Ma in effetti per quanto possa avere del potenziale il buon Piazon sembra oggi essere ancora un diamante molto grezzo, ragazzo che avrà bisogno di tempo e di lavoro per crescere al meglio e poter dimostrare di valere tutte le lodi sperticate sprecate per lui in questi mesi.

Ed anche qui, comunque, ci ricolleghiamo al discorso di prima: in questo periodo ho letto da più parti tessere le lodi di Lucas Piazon. Il tutto sia da parte di giornalisti che di semplici tifosi.
Il problema vero, però, è che la maggior parte di questi non l’avevano mai visto giocare.

Anche al sottoscritto, noto amante del calcio giovanile, è venuta da più parti la richiesta di espressione di un giudizio al riguardo, cosa che però mi son sempre ben visto dal fare, non avendo mai avuto la possibilità di vederlo all’opera.
Com’è possibile, quindi, vedere tutti questi santoni del pallone giudicare un giocatore solo sulla base del sentito dire?

E com’è possibile, ancora, criticarne il mancato acquisto quando mai lo si è visto giocare?

Cose davvero dell’altro mondo.

Intendiamoci: la possibilità che Lucas si trasferisca a Londra e finisca con l’esplodere c’è tutta, ovviamente. Ed in quel caso un bravo andrà rivolto a chi, nell’ambiente Blues, ha deciso di credere ed investire sul ragazzo.

Ciò che personalmente trovo ridicolo sono però tutte quelle persone che giudicano solo sulla base di un sentito dire quando per poter dare un giudizio obiettivo bisognerebbe seguire il giocatore in diverse uscite, farsi un’idea precisa delle sue qualità e delle sue potenzialità e poi – solo allora – definire se lo stesso possa valere o meno un rilancio oltre il milione di euro l’anno offerto da Abrahmovic.
Perché giudicare – e spalare letame – solo sulla base di un sentito dire penso sia un comportamento molto poco etico tanto per un tifoso quanto, a maggior ragione, per un giornalista.

6 commenti

  1. questa volta mi trovi totalmente d’accordo. e cmq bisognerebbe capire che esistono delle scelte di bilancio e delle possibilità di bilancio, e che oggi come oggi (forse) gli inglesi sono ancora portati a spendere più di noi (italiani, in generale)

  2. Purtroppo tutti quei santoni che parlano, parlano, sono gli stessi che, per sentito dire, hanno messo su un bel processo mediatico da creare quel “sentimento popolare” che ci ha mandato in B. Ma nessuno di loro pagherà mai niente. Che si vergognino del mestiere che fanno, loro e chi li “protegge”

  3. In effetti su Piazon si è creata una situazione tipicamente italiana: tutti sanno tutto, ma per sentito dire.
    Il giornalismo italiano è veramente al capolinea, tra incompetenza, malafede e muro contro muro sempre e comunque.

    1. Mi fa davvero impressione ripensare a quanto ho letto su di lui in questi mesi.
      Un sacco di gente – ripeto, anche semplici “tifosi” cui piace ergersi a santoni del calcio – sproloquiare su un giocatore palesemente mai visto in azione.

      Ma del resto ormai il sentito dire mi pare che in ambito calcistico vada per la maggiore… ecco come poi si creano quei fenomeni prettamente mediatici stile Freddy Adu che diventa un fenomeno solo perché qualcuno ha messo in giro quella voce…

      E chissà che con il buon vecchio Lucas non succeda la stessa cosa…



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