La Champions League 2010 segna il tracollo inglese

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Era ormai qualche stagione che il calcio inglese si proponeva a noi come il top in Europa. Certo, la squadra migliore era forse altrove (parlo del Barcellona, ovviamente), ma il livello medio della Premier League non aveva pari nel Vecchio Continente.

Questo si traduceva quindi in risultati di altissimo profilo in Europa, specialmente in quella che è la massima competizione per club di tutto il continente: la Champions League.

Il tracollo dell’Arsenal a Barcellona (guarda caso…) e del Manchester con il Bayern Monaco (che si prende una piccola rivincita dopo la famosa finale di quasi undici anni fa quando gli inglesi ribaltarono e vinsero la finalissima a tempo ormai scaduto) segnano però un brusco stop per i maestri del calcio: nessuna squadra inglese, infatti, è riuscita a valicare il limite dei quarti di finale. Niente rappresentanza inglese, quindi, in semifinale e, di conseguenza, in finale.

Intendiamoci, questo non può certo sminuire il valore intrinseco di un calcio che resta oggi, probabilmente, al top. Arsenal, Chelsea, Liverpool e Manchester United restano infatti tra le migliori squadre d’Europa ed il Manchester City di Mancini potrebbe aggregarsi al gruppo a breve grazie alle petrol-sterline del principe emirato Mansur bin Zayd Al Nahyan e di Khaldoon Al Mubarak, rispettivamente Presidente Onorario e Presidente Esecutivo dei Citizens.

Di contro, però, non può passare inosservato il fallimento delle squadre inglesi, che tanto bene avevano fatto in questi ultimi anni.

Andiamo infatti un po’ a ritroso nel tempo per vedere come si erano comportati i figli d’Albione in Champions: lo scorso anno le squadre inglesi in semifinale furono ben tre, una sola delle quali arrivò alla finalissima (persa con il Barcellona). L’anno precedente idem, ma con una finale tutta inglese (vinta poi dallo United ai rigori). Anche nel 2007 furono tre le semifinaliste, con il Liverpool che perse poi la finale di Atene contro i Rossoneri.

Negli ultimi tre anni, insomma, gli inglesi avevano stradominato la competizione. Vincendone sì una sola, ma portando sempre tre squadre in semifinale. Un risultato davvero incredibile.

Ma non è tutto: nel 2006 arrivò il solo Arsenal in semifinale, andando poi a perdere la finalissima di Parigi contro il Barça di Ronaldinho. L’anno precedente, invece, erano state due le inglesi ad arrivare in semifinale, dove si erano poi affrontate in uno scontro fratricida che aveva visto il Liverpool prevalere sul Chelsea per vincere poi l’epica finale dell’Atatürk. Nel 2004, l’anno in cui a vincere la competizione fu il Porto di Mourinho, ci fu un’inglese in semifinale, quel Chelsea che venne eliminato proprio dai lusitani.

I giocatori del Porto festeggiano la vittoria in Champions League

Per trovare un’edizione di questa coppa senza inglesi al penultimo atto della competizione dobbiamo quindi risalire sino all’edizione 02/03 quando addirittura una sola inglese riuscì ad arrivare ai quarti (lo United, eliminato con un 6 a 5 totale dal Real). Le altre, infatti, si erano arenate prima: Newcastle ed Arsenal non avevano superato la seconda tornata di gironi (i primi erano inseriti nello stesso girone di Barcellona ed Inter, che ebbero la meglio, mentre i secondi dovettero cedere il passo a Valencia ed Ajax), mentre il Liverpool si era clamorosamente fermato addirittura alla prima tornata (terminando terzo dietro a Valencia e Basilea).
Fu quella, per altro, l’edizione delle tre italiane in semifinale e della finalissima fratricida tra Milan e Juventus. Ma parliamo di un’epoca ormai remota rispetto all’attuale situazione del calcio italiano, che rischia ormai sempre più di perdere addirittura il quarto posto che dà l’accesso alla Champions League.

Continuando ad andare a ritroso nel tempo è comunque possibile notare che dalla creazione di questo nuovo torneo sulle ceneri della Coppa dei Campioni la presenza inglese in semifinale è stata pressoché una costante. Certo, niente a che vedere con il dominio degli ultimi anni, ma almeno una loro rappresentante al penultimo atto della manifestazione l’hanno sempre avuta.

Nel 2002 fu la volta dello United, fermato a causa della regola dei goal fuori casa dal Leverkusen (poi a sua volta battuto dal Real all’Hampden Park in quel match deciso dalla famosissima girata al volo di Zizou Zidane), mentre nel 2001 era stato il Leeds United, di lì a poco caduto in disgrazia, che si piegò solo di fronte al Valencia di Cuper.

Anche l’edizione 99/00, così come quella attuale, non vide inglesi in semifinale: Manchester e Chelsea, entrambe qualificatesi ai quarti, si dovettero infatti piegare a Real e Barcellona con l’Arsenal che era già uscito in precedenza nel corso della prima fase a gironi (avendo terminato il gruppo B dietro ai Blaugrana ed alla Viola).

L’anno precedente ad alzare la coppa era invece stato proprio lo United che vinse quell’incredibile finale di cui abbiamo parlato qualche riga fa. United che nel 1998 aveva mancato l’approdo alle semifinali facendosi eliminare dal Monaco. E posto che il Newcastle era già uscito nella fase a gironi ecco che anche in quel caso nessuna inglese arrivò in semifinale.

Nel 1998 non bastò allo United il goal di Solskjaer per approdare in semifinale: gli inglesi vennero infatti eliminati dal Monaco per la regola dei goal realizzati fuori casa

Per onor di cronaca è comunque vero che le edizioni giocate negli anni novanta non sono assolutamente paragonabili con quelle di adesso: meno soldi in palio, meno squadre qualificate, ecc. E così se oggi ci sono ben quattro inglesi che possono provare a puntare al titolo (o quantomeno alla semifinale, risultato preso in esame in questo pezzo) all’epoca ce ne erano una o due, con la conseguenza che avere una o più squadre al penultimo gradino della competizione era arduo più che mai.

Solo per dovere di cronaca, comunque, mi permetto di ricordare l’andamento dei club d’Oltremanica nelle prime edizioni di Champions: nel 1997 lo United si piegò al Borussia Dortmund (che poi battè in finale la Juventus) in semifinale, nel 1996 il Blackburn uscì ai gironi terminando ultimo in un girone che vedeva la presenza di Spartak, Legia e Rosenborg, nel 1995 il Manchester fece altrettanto terminando dietro a Goteborg e Barcellona e davanti al solo Galatasaray, nel 1994 i Red Devils si fermarono invece agli ottavi piegati dal Galatasaray mentre nella primissima edizione il Leeds venne bloccato anch’egli agli ottavi, questa volta dai Glasgow Rangers.

Insomma, nel ricostruire il cammino inglese dalla prima edizione della Champions – giocata ormai quasi vent’anni fa – ad oggi possiamo notare come con l’andare del tempo il calcio inglese, a livello di club, sia cresciuto in maniera esponenziale sino ad arrivare al dominio delle ultime edizioni.

Ora dobbiamo solo attendere e capire cosa ne sarà del calcio d’Oltremanica, su cui pare si addensino sempre più le nere nubi rappresentanti i problemi di bilancio: il passo falso di quest’anno è il segno che qualcosa si è rotto o un puro e semplice giro a vuoto di un ingranaggio che continuerà a macinare calcio, spettacolo e risultati anche per gli anni a venire?

Vedremo. Per intanto quel che è certo è che o a breve scoppieranno scandali su scandali riguardanti i bilanci dei club inglesi e quindi gli stessi dovranno forzatamente ridimensionarsi (un po’ come capitato in Italia anni fa con i famosissimi casi legati a Parma, Lazio ed i loro Presidenti) oppure il gap che c’è tra il nostro calcio ed il loro è lungi dall’esser colmato.

Malcolm Glazer (sulla destra) è l'attuale Presidente del Manchester United, club che pare abbia oggi un buco 775 milioni di euro

3 commenti

  1. Mi inchino davanti ad un ottimo articolo, complimenti!
    E se anche da loro scoppieranno i casi in stile italiano (come hai detto in fondo), forse sotto sotto il segreto per vincere in Europa è proprio quello di dare più di quanto si possa sostenere.

    Col Barcellona che era ed è l’unica eccezione che conferma questa regola.


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