La Gaillette: fabbrica di talenti fiore all’occhiello di Francia!

Probabilmente in pochi, in Italia, hanno sentito parlare de “La Gaillette“.

Eppure si tratta di uno dei migliori centri di formazione di Francia. Che a sua volta è uno dei paesi in assoluto più evoluti dal punto di vista della creazione di giovani talenti.

Insomma, se a livello europeo – ma direi anche mondiale – la Francia è una delle eccellenze nella produzione di talenti, il centro di formazione del Lens risulta essere un’eccellenza nell’eccellenza.

Inaugurato il 10 ottobre del 2002, La Gaillette – situato fisicamente nel comune di Avion, a quattro chilometri dalla città di Lens – occupa un totale di 22 ettari di terreno, potendo contare su 12 campi di gioco di cui 3 in sintetico.

La Gaillette

Una delle particolarità di questo centro riguarda i singoli campi di gioco, ribattezzati con i nomi dei principali stadi del mondo. Dal mitico Maracana , passando per l’Old Trafford ed il Camp Nou, fino ad arrivare al nostro San Siro, i dirigenti del Lens hanno voluto omaggiare così i più importanti teatri di calcio mondiali.

Altra particolarità il fatto che ogni singolo campo viene seminato e curato per avere un manto erboso che sia quanto più simile possibile a quello dei vari campi di Francia.
Come lo Wembley, dove vengono utilizzate le stesse sementi dello Stade Félix Bollaert, casa della prima squadra Sang et Or.

Parte del complesso anche un Pallone (struttura coperta per effettuare allenamenti al chiuso) di ben 8.500 metri quadrati di superficie per 16 metri di altezza. Ovvero il più grande d’Europa nel suo genere, nonché uno spazio che grazie alla struttura ampia ed ariosa è in grado di ricreare, durante il corso della giornata, condizioni di luminosità molto simili a quelle che si vivono all’aria aperta.

Parte del centro anche diversi spogliatoi comodi, spaziosi ed accoglienti, piscina, idromassaggi, saune, palestra ed una sala relax con biliardo, calcio balilla e tutti i quotidiani possibili per soddisfare la volontà di conoscenza degli ospiti.

La Gaillette è un centro assolutamente moderno, dotato di una struttura d’accoglienza di altissimo livello e sede anche degli uffici amministrativi della società, degli studi di RCL TV (il canale ufficiale del club), oltre che dei campi di allenamento e del centro di formazione.

Struttura d’accoglienza che verte su 47 camere destinate ad alloggiare la sessantina di giovani che risiedono direttamente al centro di formazione, più un ventina di camere destinate agli ospiti di passaggio (ad esempio le famiglie in visita ai ragazzi che vivono a La Gaillette). Per un totale di 200 posti letto disponibili.
A questo si aggiunge una struttura ristorativa con 120 posti, capace di servire circa 300 pasti al giorno.

La Gaillette

Uno dei fiori all’occhiello del campo base Sang et Or è poi l’anfiteatro, utilizzato per meeting, riunioni ed incontri tecnici pre-match: qui sono 250 i posti disponibili.

Un centro polifunzionale spettacolare, costruito nell’arco di 36 mesi e costato la bellezza di 15 milioni di euro. Un’enormità, se pensate al fatto che il Lens non è certo un club tra i più potenti di Francia. Tanto che oggi si trova a chiudere la propria stagione al sesto posto in classifica. Ma in Ligue 2, la Serie B francese.

Pensateci: è un po’ come se il Cesena, che già a strutture mi risulta non male per essere un club italiano, fosse dotato di uno dei centri sportivi e di formazione più invidiati da tutta Europa.

Fantascienza, in Italia.

Ma perché La Gaillette è considerato uno dei migliori centri di formazione di Francia?

Da un punto di vista funzionale La Gaillette è, come detto all’inizio di questa presentazione, un’eccellenza all’interno di un paese che è già di suo un’eccellenza nella formazione dei giovani.

Con uno staff di ben 15 allenatori costantemente presenti sul posto, da qui transitano ogni anno ben 150/200 giovani calciatori, suddivisi in 12 squadre (dagli under 8 ai ragazzi della seconda squadra, che milita nel Championnat de France Amateur).

A fare impressione è l’investimento che una società che come detto oggi milita nella parte alta della cadetteria fa sul proprio settore giovanile: secondo alcuni dati che ho trovato in rete il Lens spenderebbe infatti ben 6 milioni l’anno solo per il funzionamento del proprio centro di formazione. Una cifra che sarebbe pari a quella di due big del settore come Inter ed Ajax, oltre che più alta di una larghissima serie di squadre dislocate in tutta Europa, anche molto più ricche e prestigiose dei Sang et Or.

Simon Banza
Simon Banza firma il suo primo contratto da pro

Da un punto di vista dell’approvvigionamento di giovani calciatori il Lens limita la quasi totalità del proprio scouting alla propria regione, il Nord Pas de Calais. Da qui arriva infatti l’80% dei ragazzi che vanno a formare le varie selezioni. Di questi circa 100/150 aspiranti professionisti, uno su quattro viene proprio dall’arrondissement di Lens (43 comuni, 316 km quadrati di superficie, circa 350 mila abitanti in tutto).

Una scelta strategica certo non casuale, quella compiuta da Gervais Martel. Perché se da una parte scegliere giocatori dei propri dintorni può comportare un risparmio economico, dall’altra viene così più semplice tramandare loro lo “spirito” del Lens, con i valori ed il peso simbolico che vestire quella maglia comporta.

La maggior parte del lavoro verte quindi proprio sulla formazione in senso stretto dei ragazzi, più che sullo scouting. Questo viene infatti svolto su un’area tutto sommato piuttosto limitata, e quindi su un numero modesto di calciatori. Scremare i migliori è sicuramente un lavoro non da poco, ma la differenza viene poi fatta sul campo, a livello didattico.

Eppure La Gaillette ci mise un po’ a decollare. Nei suoi primi sei anni di vita, infatti, seppe portare in prima squadra tre soli giocatori: Benoît Assou-Ekotto, Jonathan Lacourt e Kévin Monnet-Paquet.

Sarà solo con la retrocessione e l’intervento della DNCG (Direction nationale du contrôle de gestion, commissione indipendente creata dalla Lega francese per sorvegliare sui conti dei club) che il Lens cambierà passo, decidendo di puntare fortemente sul prodotto fatto in casa.

Negli anni successivi, quindi, diversi saranno i ragazzi che faranno il salto dal centro di formazione alla prima squadra, in pieno rispetto dell’intendimento del presidente Gervais Martel, che a suo tempo aveva fissato un obiettivo chiaro: avere almeno un quarto della rosa fai-da-te.

Non contento, lo staff de La Gaillette ci ha messo del suo, decidendo di superare – e di molto – quanto richiesto dal numero uno del club. Tanto che nella stagione 2011/2012, la prima dal ritorno in Ligue 2 del club, saranno più di metà i ragazzi presenti in rosa provenienti dal settore giovanile.

I riconoscimenti a La Gaillette sono arrivati e continuano ad arrivare da più parti.

Basti pensare che la FFF pubblica ogni anno una lista dei migliori centri di formazione del paese, con quello Sang et Or sempre nelle primissime posizioni. Secondo l’ultimo rapporto quello del Lens sarebbe addirittura il secondo miglior centro del paese, alle spalle solo di quello del Lione (che ha però una forza economica ed una platea di riferimento maggiore).

La Gaillette

O, ancora, quello Sang et Or viene da più parti citato come uno degli esempi da seguire quando si tratta di settori giovanili, tanto che un paio d’anni fa l’ECA (European Clubs Association) fece visita proprio a La Gaillette per poter tastare con mano la bontà del centro.

A fare la differenza, poi, sono sempre i giocatori. E allora ecco che particolare piacere può fare, a chi ogni giorno porta avanti per rendere quello del Lens uno dei settori giovanili migliori d’Europa, la stima che i giovani giocatori Sang et Or trovano tra gli esperti del settore.

La GailletteAd esempio interessante notare come in un rapporto pubblicato nel febbraio del 2015 dal CIES (International Center for Sports Studies) ci fossero ben quattro giocatori del Lens indicizzati tra gli under 20 con un migliore rapporto tra esperienza e potenziale tra tutti quelli militanti nei cinque principali campionati europei.
E così ecco Valentin Belon, Jean-Philippe Gbamin, Dimitri Cavaré e Wylan Cyprien fare capolino tra nomi di già riconosciuto valore come Rabiot, Gayá ed Højbjerg.

Ma andando ancora più indietro nel tempo, pur limitandoci all’ultima manciata d’anni (quelli cioè in cui il Lens ha deciso di iniziare a sfruttare fino in fondo le potenzialità de La Gaillette), sono tanti i talenti sbocciati da queste parti.

Molti, purtroppo, sono partiti ancor prima di poter indossare la maglia della prima squadra.

Per un mix di motivazioni (sottoutilizzo rispetto alle aspettative, scelte dell’allenatore, situazioni sportive complesse e soprattutto situazioni finanziarie instabili) diverse giovani pepite hanno infatti lasciato anzitempo il club, senza potersi consacrare in Sang et Or.

Tra questi si possono citare i casi dello Zidane NeroGaël Kakuta (che venne rubato dal Chelsea, situazione che portò all’apertura di un contenzioso tra i due club), e dell’ex milanista Adel Taarabt, che dopo essere giunto al Lens ancor prima dell’apertura del centro di La Gaillette, lascerà il club nel 2006 in favore del Tottenham dopo solo una manciata di minuti giocatori con la prima squadra, buoni giusto per consumarne l’esordio ufficiale.

Non solo. Una sorte simile è toccata anche a Guillaume Plessis (Everton), Timothée Kolodziejczak (Lione) e Nolan Roux (Brest), fino ai recentissimi casi riguardanti Yassin Fortune (classe 1999) e Jeff Reine-Adelaïde (1998, campione d’Europa con l’under 17 un anno fa), ceduti per circa 5 milioni di euro all’Arsenal per coprire un buco di bilancio che metteva a repentaglio l’esistenza stessa della società.

Yassin Fortune e Jeff Reine-Adelaïde
Yassin Fortune e Jeff Reine-Adelaïde

Nonostante le sparate altisonanti (come la promessa di comprare Ibrahimovic e Falcao per andare a vincere la Champions League), Hafiz Majid Mammadov – ormai ex finanziatore azero del club – non fu infatti in grado di garantire al Lens i soldi promessi, costringendo così la società alla vendita delle due pepite più preziose del proprio settore giovanile, in modo da racimolare quei soldi che – uniti ai 2 milioni ricevuti come indennizzo per il passaggio di Aurier al PSG ed al milione ottenuto per il passaggio di Kondogbia all’Inter – il club potesse evitare il crack e la retrocessione d’ufficio nel National.

Maggior fortuna il Lens l’aveva avuta con altri calciatori passati da La Gaillette, da cui era riuscita a spremere di più. Per quanto certo, proprio il fatto di essere una società sempre alle prese con problemi economici non da poco non ha ancora potuto mai dare ai Sang et Or la possibilità di sfruttare sino in fondo il proprio potenziale, potendo trattenere, svezzare e far affermare per qualche stagione in più i propri mini fenomeni.

Raphaël Varane
Raphaël Varane, ai tempi in cui frequentava La Gaillette e capitanava le formazioni giovanili Sang et Or

La top five degli incassi per cessioni di giocatori cresciuti in casa vede quindi al primo posto un certo Raphaël Varane, unico ad essere stato monetizzato in maniera perlomeno sufficiente: 10 milioni di euro dal Real Madrid, e Varane a lasciare la squadra subito dopo la retrocessione in Ligue 2.

Secondo (5 mln) Benoît Assou-Ekotto, che sbarcò sulla sponda Spurs di Londra per arrivare fino alla Champions League.
Ceduta a 4 mln cadauno la coppia Geoffrey Kondogbia (Siviglia) – Adel Taarabt, due giocatori che in Italia conosciamo bene.

Chiude il lotto, a quota 3 mln (versati come risarcimento dopo lo scippo citato in precedenza), Gaël Kakuta.

La Gaillette

In questa classifica non appare Serge Aurier, giunto a La Gaillette a 14 anni su indicazione dello scout Marc Westerloppe (che lo aveva notato in un match disputato tra il suo Villepinte ed i pari età del PSG), perché venne ceduto per poco più di un milione al Tolosa, quando il Lens retrocesse in Ligue 2 e dovette cedere a tutti i costi per garantirsi la sopravvivenza anche in cadetteria.

Ma pensate già solo col duo Varane-Kondogbia, per altro cresciuti insieme sin dall’età di undici anni proprio a La Gaillette, quanto avrebbe potuto monetizzare oggi il club Sang et Or.
Di fatto si sarebbe messo in sicurezza per anni.

Varane e KondogbiaVarane e Kondogbia che sono anche gli unici due giocatori usciti da La Gaillette che – per ora – sono stati in grado di vestire la maglia Bleus della rappresentativa maggiore.
Diversi, invece, quelli che sono riusciti ad entrare nel giro delle nazionali giovani principali: Samuel Atrous, Jean-Philippe Gbamin, Steven Joseph-Monrose, Gaël Kakuta, Anthony Knockaert, Jonathan Martins-Pereira, Kévin Monnet-Paquet, Nolan Roux ed Alexandre Coeff hanno vestito la maglia Espoirs, dell’under 21.

All’under 20 hanno invece saputo arrivare Dimitri Cavaré, Benjamin Bourigeaud, Mathieu Demartin, Timothée Kolodziejczak e Jonathan Lacourt.
All’under 19 si sono – alcuni per ora – fermati Seïd Khiter, Abdelhakim Omrani, William Rémy, Darnel Situ e Wylan Cyprien.

Attenzione, però. La Francia è un paese multietnico, ed ecco che da La Gaillette ci sono passati anche giocatori poi capaci di imporsi sino ad arrivare alla rappresentativa maggiore di altre nazionali. L’elenco non è ancora lunghissimo ma sicuramente ben fornito, e parte da quel Serge Aurier che attualmente milita nel PSG (altro prodotto, ceduto al Tolosa nel 2012 per 1.5 mln, che oggi frutterebbe un bel pacco di soldi alla società presieduta da Gervais Martel) per arrivare fino al fratellino di Eden Hazard, Thorgan. Passando attraverso a Nadir Belhadj (Algeria), Kamil Zayatte (Guinea), Jimmy Kébé e Samba Sow (Mali), Mohamed Diamé (Senegal), Bouabid Bouden, Mounir Diane ed Adel Taarabt (Marocco), oltre al già citato Benoît Assou-Ekotto (Camerun).

A dirigere questo popò di centro di formazione è oggi Hervé Arsène, giocatore franco-malgascio che nel 1998 si laureò campione di Francia proprio in maglia Sang et Or. Il direttore della scuola calcio (che copre la fascia di età compresa tra l’under 8 e l’under 13) è invece Dominique Delattre, ex CS Avion, ormai da cinque anni in quel di Lens.

A La Gaillette la filosofia di lavoro impostata è quella che va per la maggiore in molti grandi club che lavorano con attenzione anche sui giovani. Anche qui – come già succede a La Masia del Barcellona, l’Académie dell’Olympique Lyonnais e al De Toekomst dell’Ajax di Amsterdam – l’idea è di proporre una sola identità di gioco valida per tutte le squadre, partendo dalla prima fino ad arrivare a quelle dei ragazzini.
Un’idea di organizzazione che faciliterebbe, secondo molti, il futuro inserimento dei ragazzi in prima squadra, che dovrebbero lì limitarsi a ripetere semplicemente quanto imparato e fatto in tanti anni di settore giovanile.

La filosofia di gioco è invece un’impronta data dall’alto, dal direttore sportivo della società. Quel Jocelyn Blanchard che qualcuno di voi ricorderà essere passato – molto anonimamente – dalla Juventus nella stagione 1998/1999, acquistato dall’allora direttore generale Luciano Moggi dal Metz per rinforzare il centrocampo bianconero, cosa mai realmente accaduta nella realtà.

Una filosofia di gioco che Blanchard ha impostato come offensiva, creativa e spettacolare, nel tentativo di appagare il senso estetico dei tifosi del Lens. Il tutto unito al tentativo di recuperare quanto più velocemente possibile il pallone, quando questo si trova tra i piedi dei giocatori avversari.

Jocelyn Blanchard
Jocelyn Blanchard, Direttore Sportivo dell’RC Lens

Nel frattempo la produzione di giovani calciatori continua. Oggi il Lens si fa infatti forte di ben 8 calciatori cresciuti a La Gaillette ed attualmente aggregati alla rosa della prima squadra: il mauritano Abdoul Ba, l’inglese Taylor Moore (giunto a Lens nel 2009, campione d’Europa under 17 cinque anni più tardi), Aristote Madiani, Valentin Belon, Wylan Cyprien, Simon Banza, Jean-Philippe Gbamin e Benjamin Bourigeaud (fino a gennaio faceva parte della truppa anche Stéphane Besle, poi trasferitosi all’Aarau nel mercato di riparazione)!

La “scalata” tra le varie formazioni giovanili Sang et Or è favorita dagli stessi educatori/allenatori, che quando si trovano di fronte a ragazzi che si dimostrano essere fuori categoria spingono subito la struttura a far fare loro un passaggio di categoria. Così che, nella manciata di pochi mesi, alcuni di questi riescano anche a giocare in diverse categorie, qualora confermino di volta in volta la loro bontà (ed eventuale precocità).

A decidere il futuro pro dei ragazzi, però, sarebbe il loro percorso nella squadra riserve, una soluzione che personalmente sostengo da anni anche per il calcio italiano ma che sembra sempre essere un miraggio da queste parti, respinta per campanilismi vari di dirigenti e non solo.
Questa, almeno, è l’idea fissa di Georges Tournay, uno degli allenatori cardine del sistema La Gaillette:

La Gaillette
Top XI dei talenti usciti da La Gaillette in questi 14 anni di vita. Ed in panca giocatori come Belhadj e Kakuta!

E’ nella Squadra Riserve che si capisce chi può fare il calciatore a certi livelli. Perché è un livello senior. I ragazzi si mettono in competizione con degli uomini e dei calciatori già fatti.

Una volta che in CFA un ragazzo dimostra di valere l’inserimento in prima squadra, questo avviene senza grossi traumi, grazie all’ambiente che resta il medesimo (prima de La Gaillette le varie squadre del Lens si allenavano sparse un po’ per tutto il circondario, dentro e fuori la città) e ad una filosofia di gioco e non molto simile, come detto, a quella in cui si cresce all’interno del centro di formazione.

Chi poi, una volta in prima squadra, riesce ad imporsi viene trattenuto finché non diventa troppo “grande” per quel contesto. L’idea del D.S. Blanchard è infatti chiara: quando un giocatore progredisce più velocemente del club, deve essere venduto (per non tarparne la crescita).

Un’idea a mio avviso davvero ammirevole e signorile, a fronte di una realtà – quella italiana – dove troppo spesso i trofei giovanili (leggasi fuori quota aggregati per le finali primavera alle formazioni giovanili) ed il potenziale guadagno vengono prima della vita e della carriera stessa dei ragazzi.


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