Mauro Icardi: involuzione o scarso supporto?

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2900 minuti giocati, 22 reti segnate = 1 ogni 132 minuti.

715 minuti giocati, 3 reti segnate = 1 ogni 238 minuti.

La differenza di rendimento sotto porta di Icardi è netta.

Certo, nei primi due mesi di questa stagione la punta argentina ha messo assieme una quantità di presenze ovviamente limitata rispetto all’interezza di quella passata, ma il trend negativo è netto. Un trend peraltro migliorato proprio dall’apparizione di ieri sera, in cui il talento di scuola Barcellona è riuscito a ritrovare un goal che gli mancava da 348 minuti.

E’ evidente che uno scadimento di questo genere – oggi Icardi ha bisogno di giocare circa cento minuti in più dell’anno scorso per trovare il goal – non può essere riconducibile ad un solo aspetto, ma deve essere un mix di ingredienti che portano a questo “piatto indigesto”.

Personalmente ho un’idea abbastanza chiara di quello che è il Mauro Icardi calciatore, del suo profilo tecnico-tattico.

Ho sentito fare molti paragoni in passato, sul suo conto, e tanti di questi li ho trovati davvero molto poco azzeccati.

Pur partendo dal presupposto che ogni giocatore è unico ed irripetibile, e che quindi è logico non si possa trovare una totale congruità tra due diversi calciatori, trovo comunque utile la pratica del paragone, quando sensato.

Esempio pratico: paragonare Icardi a Vieri mi sembra profondamente sbagliato. L’ex ariete Azzurro era un giocatore che sfruttava molto di più la sua grandissima potenza, che aveva un bagaglio tecnico a mio avviso maggiore soprattutto per quanto concerneva un sinistro potente e preciso che gli dava possibilità di colpire anche da oltre il limite, ecc.

Insomma, non paragonerei Icardi a Vieri perché stile, bagaglio tecnico e approccio tattico dei due sono profondamente differenti. Il fatto che, banalizzando, si stia parlando di due prime punte non rende il paragone strettamente vero/sensato.

Se penso ad Icardi mi viene quindi più da paragonarlo ad un altro giocatore d’origine argentina, pur in quel caso più legato al calcio europeo da un punto di vista internazionale: David Trezeguet.

Entrambi sono infatti due bomber di razza, due giocatori di stazza che amano battere l’area di rigore per farsi trovare pronti a colpire, due calciatori bravi nel gioco aereo e strettamente portati alla finalizzazione.

Ovviamente anche in questo caso ci sono peculiarità differenti, ma credo sia indubbio dire che entrambi siano due “bomber d’area”, più che due centravanti completi e di manovra.

Proprio partendo da questo presupposto viene logico pensare che il problema principale di questa involuzione icardiana sia da ritrovare nel supporto che la squadra dà alla punta nativa di Rosario.

Ho sempre trovato l’idea di provare a trasformare Mauro Icardi in un centravanti completo abbastanza balzana. Le sue caratteristiche di gioco mi sembrano evidenti e per quelle deve essere sfruttato.

Icardi ha bisogno di essere il terminale ultimo di una squadra che giochi supportandolo. Che non significa giocare strettamente per lui, ma che significa non chiedergli di fare l’Ibrahimovic della situazione o cose simili.

Icardi deve giocare principalmente in area di rigore o a ridosso di essa. Deve essere sfruttato con traversoni che possano sfruttarne le capacità aeree ed in generale per la sua capacità di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Ripensate ai goal segnati da Trezeguet ed al suo intero trascorso juventino: non credo nessuno si possa sentire di dire che quella squadra fosse costruita SU di lui, ma di certo non era chiesto a lui di costruire gioco per altri.

Trezeguet era il classico giocatore che poteva toccare tre palloni a partita, ma che generalmente uno di questi riusciva a recapitarlo alle spalle del portiere.

Ecco il perché di questo paragone: se parliamo di macro aree Icardi non somiglia a Pelè, Vieri o Inzaghi. Rientra nella macro area di cui il francoalgerino è uno degli alfieri.

Se è vero che il calcio è in evoluzione e che quel tipo di giocatori, oggi, hanno sempre meno spazio, è altrettanto vero che non si può pensare di snaturare un giocatore solo per seguire l’evoluzione del calcio.

Le eccezioni esistono ed esisteranno sempre. C’è da capire se si vuole accettare di puntare su un’eccezione o se si preferisce monetizzare l’eccezione per prendere un giocatore più conforme alle caratteristiche “tipo” del centravanti moderno.

Tutto questo per dire cosa?

Che non credo molto in un’involuzione di Icardi in quanto tale, per quanto anche i periodi di forma possano ovviamente incidere sul rendimento di un giocatore.
Credo piuttosto che Mancini una volta arrivato all’Inter abbia deciso di provare a plasmare il giocatore, senza però riuscire a trarne risultati apprezzabili.

Al tempo stesso l’Inter di oggi non ha un’idea di gioco, ed il primo a risentirne non può che essere quel giocatore che, per costituzione, dovrebbe stare là in mezzo all’area ad aspettare la palla giusta da sbattere dentro.

https://twitter.com/sciabolatablog/status/659299084814163968

I giocatori di questo tipo non devono essere per forza messi al centro del proprio gioco, ma di certo non possono nemmeno essere abbandonati a loro stessi, o falliranno senza possibilità d’appello.

Questo non vuole essere un atto d’accusa nei confronti di Mancini, né tantomeno una difesa d’ufficio della punta argentina.
Le cose, però, credo stiano così…


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