Stars of the future – Chelsea: il futuro viene adesso

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Ieri pomeriggio si è celebrata la finale della Champions League giovanile, la Uefa Youth League.

A contendersi il trofeo lo Shakhtar Donetsk, arrivato un po’ a sorpresa all’ultimo atto della competizione, ed il Chelsea, indubbiamente la squadra più forte e quindi favorita per la vittoria finale.

Alla Final Four di Nyon erano approdate anche l’Anderlecht, che un po’ tutti ci saremmo aspettati di vedere in finale, e la Roma: i primi hanno avuto un blackout totale nel secondo tempo e dopo essere passati in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo si sono fatti rimontare e distruggere (3 a 1 in favore degli ucraini il risultato finale).
I secondi non sono invece mai entrati in partita: troppo il dislivello rispetto a questo Chelsea, che potendo contare su giocatori già maturi, oltre che molto forti, ha sotterrato i Giallorossi sotto a 4 goal ed è volato in finale.

Anche ieri non c’è stata grande partita, a riprova del fatto che il livello di gioco di questi Blues è assolutamente fuori categoria rispetto alla Youth League.

Come scritto in uno dei tanti tweet letti in diretta dai commentatori di EuroSport, l’under19 del Chelsea sta alla Youth League come l’Ungheria dei primi anni cinquanta stava al calcio mondiale.

https://twitter.com/sciabolatablog/status/587618977318318080

Tweet che purtroppo è stato mal interpretato da Benzi e Zanon: ovviamente non voleva essere un paragone diretto tra le due squadre, quanto la volontà di sottolineare come Brown e soci a questo livello risultano praticamente imbattibili. Esattamente come fu l’Aranycsapat per ben quattro anni, tra il 1950 ed il 1954.

Ma parliamone più in dettaglio, di questo Chelsea.

Partendo dalla tattica di gioco: un 4-2-3-1 che ricalca in tutto quello schierato da Mourinho in prima squadra. Decisione questa sicuramente non casuale: sull’insegnamento di grandi scuole calcistiche come Ajax e Barcellona, infatti, anche i Blues hanno deciso di impostare in maniera verticale un modulo di gioco su cui provare a costruire anche l’Academy.
Questo meccanismo ha un vantaggio chiaro: i ragazzi crescono apprendendo già prima di entrare in prima squadra certi dettami tattici, di modo che nel momento in cui si troveranno a fare il salto si troveranno più a loro agio.
Va comunque detto che questo sistema ha anche un altro lato della medaglia: andare alla ricerca di giocatori con determinate caratteristiche può significare snobbare talenti che non rientrato in certi standard o, forse anche peggio, provare a rimodellare i giocatori a seconda delle proprie necessità. Quando invece un giovane andrebbe costruito sulla base delle proprie peculiarità, più che sulle esigenze di una prima squadra che potrebbe anche non vedere mai.

Ma i giocatori? Andiamo a vedere chi sono stati i principali protagonisti di questa cavalcata.

Il portiere è Bradley Collins, 18enne nativo di Southampton approdato in Blues all’età di 11 anni.
Fresco di contratto da pro firmato in estate (scadenza a giugno 2017), si è rivelato estremo difensore non vistoso ma sicuramente affidabile, contribuendo a dare solidità a tutta la squadra partendo dalla difesa.
Per lui si parla addirittura di possibile promozione in prima squadra a partire dalla prossima stagione: il posto di secondo dietro a Courtois, una volta che sarà partito Cech, potrebbe infatti spettare a lui. Certo non la soluzione migliore per farne progredire il talento, ma respirare l’aria della prima squadra almeno per un anno potrebbe accelerarne la crescita caratteriale.

A destra si è invece disimpegnato con profitto Ola Aina, quasi 19enne nativo di Southwark, sobborgo londinese.
Arrivato al Chelsea nel 2007, nasce come ala offensiva piuttosto prolifica ma si evolve come terzino destro molto mobile. Alla bisogna si è comunque disimpegnato anche sulla fascia opposta tanto quanto centralmente.
Diventato professionista il 17 ottobre 2013, ha fatto parte di tutte le selezioni giovanili a partire dall’under16 sino all’under19, squadra che rappresenta tutt’ora.
Grande gamba, risulta a volte abbastanza attaccabili in fase difensiva ma è una vera freccia in più nella faretra di quella offensiva, con le sue sovrapposizioni continue e ficcanti con con provvede sempre a dare un’ulteriore opzione di gioco alla squadra.

L’out opposto è occupato da un giovanissimo, l’ancora 16enne Jay Da Silva.
Nato a Luton il 22 aprile del 1998 fu proprio nel club della sua città natale che mosse i primi passi su di un campo da calcio, per poi approdare al Chelsea nel 2010 ed essere inserito nella compagine under 13.
Nazionale under 16 ed under 17 (che ha aiutato a strappare il pass per l’Europeo di categoria, con 4 presenze ed un goal a cavallo del doppio turno di qualificazione), può disimpegnarsi lungo tutta la fascia laterale, anche come esterno di centrocampo o ala.
Veloce e forte fisicamente nonostante un fisico non poderoso, è il prototipo del terzino moderno. Come detto ancora giovanissimo, dimostra maturità e prospettive. Sicuramente un giocatore da tenere in considerazione in ottica Premier League e Nazionale, a patto mantenga le promesse.

La difesa, centralmente, è invece guidata dal danese Andreas Christensen, già due volte in campo con la prima squadra.
Sbarcato a Londra il 19 maggio 2013, è un classe 96 di 188 centimetri per 74 chili approdato all’età di otto anni nelle giovanili del Brøndby IF.
Già punto fermo dell’under21 danese (che si giocherà la fase finale dell’Europeo a giugno, inserita nel Girone A con Repubblica Ceca, Germania e Serbia), è giocatore abile nel gioco aereo, discreto in marcatura ed elegante nelle movenze.
Futuro da campionato top, Christensen è un altro di quei giocatori che a partire dal prossimo anno potrebbero essere integrati nella rosa della prima squadra. Anche se, per lui, vedo più probabile un prestito altrove.

Al suo fianco si disimpegna Jake Clarke-Salter, 18enne di Carshalton che si è fatto tutta la trafila nelle giovanili del club a partire dalla rappresentativa under 9 in poi.
In gioventù si è disimpegnato anche come centrocampista centrale ed addirittura ala sinistra, anche se ultimamente sembra aver trovato la sua dimensione in difesa. Aggregato in Nazionale a partire dall’under 18, ha firmato il suo primo contratto lo scorso dicembre e resterà in Blues fino al 2017.
Difficile pensare ad un suo futuro prossimo in prima squadra, però. Più probabile che l’anno prossimo rimanga ancora a giocare e crescere nelle giovanili di quello che è il suo club da sempre.

Il re della mediana è un giocatore su cui lo stesso Mourinho si è già sbilanciato, Ruben Loftus-Cheek.
Nato a Lewisham, Londra, il 23 gennaio 1996 entrò nelle giovanili del Chelsea all’età di 8 anni, esordendo in prima squadra lo scorso 10 dicembre nel 3 a 1 rifilato allo Sporting Lisbona. Solo sette minuti di gioco, ma che per Ruben hanno rappresentato la realizzazione di più sogni.
Nel giro della Nazionale a partire dall’under 16, oggi è una delle stelle più luminose dell’under 19, probabilmente la rappresentativa di categoria più forte d’Europa.
Centrocampista box-to-box, come piace definirlo agli inglesi, si disimpegna a tutto campo aiutando la squadra in fase difensiva tanto quanto dando birra a quella offensiva.
Ovviamente professionista, ha un contratto in scadenza nel 2017 ed ha iniziato la stagione aggregato all’under21 dell’Academy Blues. A partire dagli inizi di gennaio è invece stato inserito in pianta stabile nella rosa della prima squadra.

Al suo fianco fa buona mostra di sé un giocatore meno appariscente ma comunque molto interessante come Charlie Colkett, altro centrocampista con moltissimi caps internazionali al suo attivo (classe 96, fa oggi parte della sopracitata rappresentativa under 19).
Blues dai dieci anni in poi, è un centrocampista dedito al taglia e cuci: con la sua sagacia tattica e la comunque buonissima preparazione tecnica Colkett cerca infatti di ricamare gioco in mediana, provando a dare nerbo alla fase difensiva ed ordine a quella di possesso.

Davanti ai due mediani gioca invece Charly Musonda.
Trequartista classe 1996, figlio d’arte (suo padre fu nazionale zambiano), è cresciuto nell’Anderlecht da cui è partito per Londra ormai tre anni or sono.
Letale negli spazi stretti, gran controllo della sfera, buona fase di rifinitura. Dotato di un fisico ancora piuttosto acerbo, Musonda ha un grandissimo primo passo ed una ottima capacità di saltare l’uomo nell’uno contro uno.
Altro grande prodotto del calcio belga, è plasubile lascerà il Chelsea in estate per andare a farsi le ossa con qualche prestito in giro per l’Europa. Personalmente non trovo impossibile possa finire a giocare al Vitesse: un contesto come la Eredivisie potrebbe essere l’ideale per esaltarne le qualità indiscutibili.
Ovviamente è punto fermo delle varie rappresentative giovanili dei Diavoli Rossi (attualmente è già aggregato in under 21).

Al suo fianco, sulla sinistra, si disimpegna un altro giocatore francofono: Jeremie Boga.
Nato a Marsiglia il 3 gennaio 1997 si trasferì presto in Inghilterra, entrando a far parte dell’Academy Blues a partire dall’under12.
Dotato di scatto bruciante ed ottima capacità di dribbling, può giocare sia come trequartista classico che come ala. Fisicamente ben piantato, ha ottime doti atletiche cui abbina un bagaglio tecnico tutt’altro che disprezzabile. Non è comunque tra i giocatori deputati a salire in prima squadra da subito, più probabile per lui un altro anno aggregato alle giovanili o, se proprio, un passaggio in prestito altrove. Chissà, magari nel suo paese di origine (che rappresenta a partire dalla Nazionale under 16 fino all’attuale under 19).

Il pezzo veramente pregiato – assieme a Loftus-Cheek – della formazione che ha vinto la Youth League lo troviamo però sulla fascia di destra. Sto parlando ovviamente del classe 97 Isaiah “Izzy” Brown, acquistato dal West Browich Albion (doveva aveva già esordito in prima squadra) nell’estate del 2013.
Capacità atletica straripante, oggi Izzy è praticamente dominante a livello giovanile. Forza fisica abbinata ad un’esplosività abbacinante, risulta praticamente inarrestabile quando parte in velocità. Ottime doti tecniche, può disimpegnarsi su entrambe le fasce quanto centralmente, sia come prima che, preferibilmente, seconda punta.Già inserito stabilmente nella rosa della prima squadra da Mourinho, finora ha collezionato tante panchine e nulla più. E proprio qui casca l’asino: con un talento di questo genere a disposizione perché i dirigenti Blues sono andati ad investire ben 35 milioni (più il prestito di Salah) su Cuadrado, che a sua volta sta trovando pochissimo spazio?
Quel poco spazio non sarebbe stato meglio riservarlo ad un giocatore che ha tutto per imporsi come uno dei migliori giocatori inglesi dei prossimi anni?
Perché poi è proprio così che si bruciano i talenti: non dando loro fiducia e non permettendogli di evolvere il proprio talento in un contesto sempre più competitivo. Come sarebbe vedere il campo al fianco di giocatori come Hazard, Fabregas e Diego Costa.
Campione europeo under 17 in carica, ha quindi aggiunto la Youth League al suo palmares giovanile.

La punta è invece Dominik Solanke, centravanti di lotta e di governo deputato a raccogliere l’eredità di Diego Costa in prima squadra.
Ben 12 reti (e 4 assist, in sole 9 partite) per lui in questa Youth League (vinto il titolo di capocannoniere), il ragazzo d’origine nigeriana (campione europeo under 17 al pari di Brown, vinse il titolo di capocannoniere anche lì) ha una struttura fisica già ben formata ed una forza fisica importante, se rapportata a quella dei pari età.
Per il resto il suo score parla per lui: vede la porta come pochi altri attaccanti della sua età.

Insomma, il Chelsea ha avuto il merito di costruire (per lo più in casa, come abbiamo visto) una vera e propria corazzata, capace di dominare vincendo con grande merito la Uefa Youth League: 9 partite, 8 vittorie e 1 sola sconfitta (nel girone contro l’ottimo Schalke 04) con 32 goal fatti a fronte di soli 6 subiti (di cui due ieri).

Ora però c’è da pensare al futuro professionistico di questi ragazzi, molti dei quali già pronti al salto.

Di sicuro Loftus-Cheek e Brown andranno confermati nella rosa della prima squadra, ritagliando però loro qualche minuti in cui poter vedere il campo. Non c’è cosa peggiore che passare un anno a guardare gli altri giocare, sia da un punto di vista psicologico che sotto il profilo della possibilità di crescita del proprio livello di gioco.

Oltre a loro ci sono poi ragazzi come Collins e Christensen che potrebbero avere qualche chance di integrare la rosa a disposizione di Mourinho. Per tutti gli altri invece si può prospettare un prestito altrove, fatto salvo quel paio di giocatori che potrebbe rimanere un altro anno a completare la propria formazione all’interno dell’Academy.

Di certo, però, c’è che il Chelsea ha lavorato molto bene fino a qui: ora deve completare l’opera valorizzando al meglio questo pozzo di talento che si è costruito in anni di duro lavoro.


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