AFC Nation Cup Championship Qatar 2011 – Preview Coppa d’Asia 2011

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Inizierà stasera la quindicesima edizione della Coppa d’Asia per Nazioni, torneo che sarà disputato, per la seconda volta nel corso della storia, dal Qatar, che si prepara così ad ospitare i Mondiali del 2022.

Tre erano le nazioni che concorrevano per l’assegnazione del Mondiale: il Qatar stesso più Iran ed India.

Il 29 luglio 2007, quindi, la Federazione Asiatica annunciò, in quel di Jakarta, la propria scelta: a spuntarla era stato proprio il Qatar, che con 6 voti aveva messo in fila le rivali (con l’Iran fermatosi a 3 e l’India ad 1).

Cinque saranno quindi gli stadi coinvolti nella manifestazione, quattro dei quali sorgono nella sola Doha: il Khalifa International Stadium, l’Al-Gharafa Stadium, il Qatar SC Stadium ed il Jassim Bin Hamad Stadium, più l’Ahmed bin Ali Stadium di Al Rayyan.
Dodici saranno invece le terne arbitrali che saranno impegnate nel corso del torneo:
1 –  Ben Williams  – Benjamin Wilson  – Hakan Anaz
2 – Yuichi Nishimura  – Toru Sagara  – Toshiyuki Nagi
3 – Kim Dong-jin  – Jeong Hae-sang  – Jang Jun-mo
4  – Subkhiddin Mohd Salleh  – Mu Yuxin  – Mohd Sabri Bin Mat Daud
5  – Abdullah Al Hilali  – Bakhadyr Kochkarov  – Hamed Al Mayahi
6  – Abdulrahman Mohammed  – Mohammad Dharman  – Hassan Al Thawadi
7  – Khalil Al Ghamdi  – Hassan Kamranifar  – Reza Sokhandan
8  – Abdul Malik  – Jeffrey Goh  – Haja Maidin
9  – Nawaf Shukralla  – Khaled Al Allan  – Mohammed Jawdat Nehlawi
10  – Ali Al Badwawi  – Saleh Al Marzouqi  – Yaser Marad
11  – Ravshan Irmatov  – Abdukhamidullo Rasulov  – Rafael Ilyasov
12  – Mohamed Benouza  – Mohamed Meknous  – Abdelhak Etchiali

Quattro saranno i gruppi in gioco, e dopo aver pubblicato le convocazioni di tutte e sedici le nazionali coinvolte nella manifestazioni analizziamo girone per girone quale sia a poche ore dal via lo stato delle cose.

Gruppo A

Qatar

Ranking FIFA: 114esimo.

Edizioni disputate: 7 (1980, 1984, 1988, 1992, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: quarti di finale (2000).

Allenatore: Bruno Metsu, cinquantaseienne francese nativo di Coudekerque-Village cominciò la sua carriera da allenatore sul finire degli anni ottanta come secondo al Beauvais, squadra che guidò poi per quattro stagioni.
Dopo diversi anni passati in patria divenne un allenatore giramondo, facendosi apprezzare sia in Africa che in Medio Oriente.
La sua bacheca conta due campionati degli Emirati Arabi Uniti ed una Champions asiatica vinti con l’Al-Ain, un campionato del Qatar ed una Sheikh Jassem Cup vinti con l’Al-Gharafa ed una Coppa delle Nazioni del Golfo vinta con la nazionale dell’UAE. Fu con il Senegal, guidato dal 2000 al 2002, che si tolse però le sue più grandi soddisfazioni terminando al secondo posto la Coppa d’Africa del 2002 e portando i Lions de la Teranga ai quarti di finale del Mondiale nippo-coreano.

Giocatori chiave: in una nazionale piuttosto povera di talento sono i due naturalizzati a dover fare la differenza: Sebastian Soria e Fabio Cesar Montezine.
Il primo, ventisettenne punta uruguagia nativa di Paysandù, è il bomber del Qatar SC, nonché l’unico giocatore di questa nazionale capace di segnare nel corso dell’ultima edizione della Coppa d’Asia (dove realizzò tre reti, di cui due capaci di strappare un pareggio all’ultimo a Vietnam e Giappone).
Il secondo, trentunenne centrocampista brasiliano nativo di Londrina, è invece la fonte di gioco dell’Al-Rayyan e di questa nazionale. Proprio dai suoi piedi dovranno infatti passare un po’ tutti i palloni della nazionale qatariota.
Per quanto riguarda il resto della squadra occhi puntati anche su Khalfan Ibrahim ed Hussain Yasser: il primo è la stella dell’Al Sadd, punta veloce e dal fisico minuto che pare però un po’ nascondersi quando la palla scotta; il secondo, unico giocatore a non giocare in patria (milita infatti tra le fila degli egiziani dello Zamalek, ed in passato passò anche da Manchester, Braga ed Oporto, ma sponda Boavista) è invece il fantasista della squadra. Da lui, come da Montezine, ci si aspettano le giocate risolutrici capaci di creare le occasioni da goal migliori.

Punti di forza: come dimostrato nel corso degli ultimi Asian Games (dove, ricorderete, il Qatar uscì agli ottavi con l’Uzbekistan con Al Bloushi che fallì un goal incredibile) questa squadra non ha veri e propri punti di forza. La strada da compiere per diventare nazionale presentabile ad alto livello è infatti molta, e difficilmente può essere stata tutta compiuta in questi due mesi.
A questo punto, quindi, ciò che potrebbe fare la differenza a favore dei ragazzi di Metsu potrebbe essere il fattore campo. Che spesso nel calcio è risultato determinante.

Punti di debolezza: le lacune tattiche potrebbero essere colmate dalla sapienza di quel vecchio volpone che siede in panca, ma la tecnica è quella che è e fisicamente rischiano di finire sotto contro avversari corpulenti o atleticamente prestanti ed aggressivi.

Qualificazioni e chance: qualificatosi di diritto come paese ospitante il Qatar venne quindi inserito nell’urna delle teste di serie nel corso del sorteggio svolto lo scorso ventidue aprile.
Proprio questo fatto gli ha permesso di essere inserito in quello che, fondamentalmente, è il gruppo più molle del lotto, ma nel contempo anche il più aperto assieme al D.
Con ciò, però, non significa che i padroni di casa avranno la strada spianata verso i quarti di finale: l’Uzbekistan è avversario sicuramente da prendere con le molle, così come la Cina potrebbe riservare sorprese poco gradite. Le chance di passaggio del turno, comunque, ci sono tutte, per quanto siano invece assolutamente risicatissime quelle di imporsi al termine del torneo.
Di certo visto il sorteggio l’obiettivo minimo che i qatarioti dovranno porsi sarà di bissare il quarto di finale raggiunto nel 2000, ancora oggi miglior risultato in questa competizione.

Kuwait

Ranking FIFA: 105esimo.

Edizioni disputate: 8 (1972, 1976, 1980, 1984, 1988, 1996, 2000, 2004).

Miglior risultato: primo posto (1980).

Allenatore: Goran Tufegdžić, trentanovenne serbo nativo di Požarevac cominciò la sua carriera ad inizio dell’ultimo decennio nel Mladi Radnik, squadra in cui militò anche da giocatore.
Nel 2002 il primo contatto col calcio mediorientale, quando diventò allenatore in seconda dell’Al Qadisiya. Dal 2008 è invece stipendiato dalla federazione del Kuwait, dapprima proprio come allenatore in seconda, poi come head coach.
E proprio con la nazionale che fu di Bashar Abdullah (primatista kuwaitiano di presenze e reti con 75 goal realizzati in 134 match) il buon Goran si è tolto le soddisfazioni maggiori vincendo la West Asian Cup e la Gulf Cup nel giro di un solo anno.

Giocatori chiave: i cardini di questa squadra dovrebbero essere Fahad Al Enezi e Bader Al-Mutwa.
Il primo è un ventiduenne centrocampista che milita nel Kazma e che sarà deputato alla creazione del gioco. Il secondo è invece una venticinquenne punta attualmente in forza all’Al Qadisiya che è già stata capace di realizzare 37 reti in 52 presenze internazionali e che molti pronosticano possa far vacillare i record attualmente detenuti dal già citato Abdullah.
Proprio quest’ultimo è stato, per altro, il capocannoniere della squadra nel corso delle qualificazioni a questa competizioni: le due reti segnate nel match casalingo contro l’Indonesia gli sono infatti bastate per imporsi in questo senso.

Punti di forza: affiatamento e stato di forma saranno i punti di forza di una squadra che ha vissuto un 2010 da sogno, rovinato solo dall’eliminazione patita agli ottavi degli ultimi Asian Games per mano dell’UAE.

Punti di debolezza: l’esperienza è il problema principale di questa squadra. La Premier kuwaitiana resta infatti un campionato semi-professionistico, e pochissimi dei giocatori convocati da Tufegdžić hanno esperienze all’estero (attualmente solo due di questi militano fuori dal proprio paese: Yaqoub Al Taher che gioca in Arabia nell’Ettifaq FC e Abdoulaizi Al-Enezi che milita in Bosnia nell’NK Jedinstvo Bihac).

Qualificazioni e chance: qualificatisi grazie al secondo posto nel Gruppo B dietro all’Australia (che batterono però a Canberra grazie ad una rete di Musaed Neda, che però non ci sarà in Qatar) ed un punto davanti all’Oman e sei davanti all’Indonesia l’Al Azraq si presenterà in Qatar come outsider di un girone in cui tutto potrà essere possibile.
Difficile, comunque, che possano riuscire, anche qualora terminassero il proprio raggruppamento in uno dei primi due posti, ad andare oltre i quarti di finale.

Cina

Ranking FIFA: 87esima.

Edizioni disputate: 9 (1976, 1980, 1984, 1988, 1992, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: secondo posto (1984, 2004).

Allenatore: Gao Hongbo, quarantaquattrenne pechinese che giocò come attaccante tra l’85 ed il 98 tra le fila del Beijng Guoan, del Tiong Bahru e del Guangzhou Songri oltre che della nazionale cinese, con cui disputò però solo diciannove match.
Proprio nel Guangzhou Songri il nostro Hongbo iniziò la sua carriera da coach, ricoprendo il duplice ruolo di allenatore in seconda e giocatore, per poi, una volta appese le scarpe da gioco al fatidico chiodo, divenire head coach del team.
Nel 2000, quindi, il primo incarico federale, con la guida della rappresentativa under 17. Ed agli ordini della federazione ci tornerà nel 2003 come allenatore in seconda una prima volta e nel 2009 una seconda, questa volta mettendosi a capo della nazionale maggiore del suo paese.

Giocatori chiave: i cinesi si presenteranno al via della manifestazione con una squadra molto giovane in cui nessuno degli interpreti toccherà i trent’anni. Sono stati ormai definitivamente epurati, infatti, Zheng Zhi e Li Weifeng, grandi vecchi della squadra.
Tra i giocatori con più esperienza ci sarà quindi il bomber della squadra, quel Qu Bo che ha disputato più di trecento presenze nella massima serie cinese e che nove anni fa disputò il Mondiale nippo-coreano. A fargli da spalla dovrebbe quindi esserci Gao Lin, ragazzone di quasi un metro e novanta attualmente in forza ai Guangzhou Evergrande che è stato il capocannoniere – con tre reti – della squadra nelle qualificazioni a questa competizione.
A difesa dei pali ci sarà invece Yang Zhi, ventisettenne portiere dei Beijing Guoan che sembra aver assolutamente convinto Gao di come sia lui l’uomo giusto per proteggere al meglio la porta dei Great Wall.
Occhi puntati anche sull’unico straniero del gruppo, quell’Hao Junmin che milita attualmente nello Schalke 04, e su Yang Xu, giovane stellina dei Liaoning FC che è da molti ritenuto essere il futuro del calcio cinese.

Punti di forza: fame e freschezza. Perché una squadra così giovane è tanto affamata di vittorie quanto fresca atleticamente, due componenti che potranno sicuramente incidire nel corso del torneo.

Punti di debolezza: la mancanza di esperienza è l’altra faccia della medaglia. In più non farà parte della spedizione qatariota quel Du Zhenyu che è ritenuto essere uno dei più grandi talenti attualmente circolanti in Cina. La stella del Changchun Yatai ha infatti litigato con coach Hongbo, che l’ha quindi escluso dalla lista dei selezionati.
Ed anche la sua assenza potrebbe farsi sentire.

Qualificazioni e chance: giunti secondi nel Gruppo D di qualificazione ad un solo punto dalla Siria e con un margine più che rassicurante sul Vietnam (otto, i punti di distacco in questo caso) i cinesi tenteranno l’assalto ai quarti di finale in un gruppo, come detto, di difficile comprensione.
Difficile, comunque, possano bissare il miglior risultato della loro storia. A maggior ragione posto che Gao ha affermato come questa competizione sarà presa più come allenamento in vista delle qualificazioni al prossimo Mondiale che non come coppa in cui provare ad imporsi.

Uzbekistan

Ranking FIFA: 109esimo.

Edizioni disputate: 4 (1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: quarti di finale (2004, 2007).

Allenatore: Vadim Abramov, quarantasettenne uzbeko che prese il posto di Mirdjalal Kasimov lo scorso aprile, quando lasciò la Lokomotiv Tashkent.

Giocatori chiave: il giocatore di maggior talento è sicuramente il capitano della squadra, Server Djeparov. Il centrocampista centrale attualmente in prestito all’FC Seoul è infatti giocatore molto interessante e che, probabilmente, meriterebbe una chance in Europa. A conferma della bontà del suo talento arrivò, due anni fa, il premio di miglior giocatore asiatico del 2008.
L’altro faro della nazionale dei Lupi Bianchi sarà invece Maksim Shatskikh, ex stella della Dinamo Kiev ed attualmente bomber di un’altra squadra della capitale ucraina, l’Arsenal. Shatskikh che farà quasi sicuramente coppia con il bomber delle qualificazioni, quell’Alexander Geynrikh che a differenza sua non ha avuto grande fortuna lontano dall’Uzbekistan ma che in nazionale si è sempre disimpegnato discretamente.
Altro giocatore che potrebbe rivestire un’importanza notevole all’interno dell’impalcatura costruita da coach è quel Timur Kapadze che ha già collezionato una settantina di presenze in nazionale.

Punti di forza: il binomio tecnica-fisico potrebbe fare la differenza, quantomeno per il passaggio del turno.

Punti di debolezza: il vero punto debole di questa squadra è sempre sembrato essere, fino ad oggi, l’aspetto psicologico. Quando la palla scotta, infatti, gli uzbeki sembrano sciogliersi come neve al sole. Vedremo se le cose cambieranno in questa competizione.

Qualificazioni e chance: inseriti nel Gruppo C assieme ad UAE, India e Malesia i Lupi Bianchi hanno avuto vita facile. A seguito della vittoria indiana nell’AFC Challenge Cup del 2008, infatti, la Federazione Asiatica decise di qualificare di diritto i Bhangra Boys, rendendo quindi monco questo gruppo. A quel punto la sola Malesia non poteva spaventare Djeparov e compagni, che raccogliendo nove punti in quattro match hanno chiuso il proprio percorso qualificatorio al secondo posto, a pari punti con gli Emirati Arabi ma con una peggior differenza reti.
L’obiettivo minimo richiesto ad Abramov sarà quindi rappresentato dai quarti di finale che questa squadra è stata capace di raggiungere nel corso delle ultime due edizioni. E le carte in regola per farcela quest’Uzbekistan le ha davvero tutte.

Gruppo B

Arabia Saudita

Ranking FIFA: 81esima.

Edizioni disputate: 7 (1984, 1988, 1992, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: primo posto (1984, 1988, 1996).

Allenatore: José Peseiro, cinquantenne portoghese di Coruche che iniziò ad allenare nel 1992 all’União de Santarém e che undici anni più tardi fece da secondo a Queiroz in quel di Madrid, sponda Real.
Nel 2006, dopo una stagione passata ad allenare lo Sporting, il primo contatto con il calcio arabo, con la panchina dell’Al-Hilal. Dal 2009, dopo le esperienze con Panathinaikos e Rapid Bucarest, è quindi allenatore dell’Arabia Saudita, dove rimpiazzò Nasser Al-Johar.

Giocatori chiave: privi di Mohammed Noor, giocatore arabo del 2003 e faro di questa nazionale per molti anni, i sauditi si affideranno totalmente alle sapienti mani di Yasser Al-Qahtani, miglior calciatore asiatico del 2007 e bomber dell’Al-Hilal, che con 44 centri in nazionale punta a diventare il bomber più prolifico di sempre nella storia dei Falchi Verdi.
Al-Qahtani non è comunque l’unico giocatore di spessore di una squadra che potrà contare anche sul grande fiuto del goal del ventunenne Naif Hazazi, capocannoniere dell’ultimo campionato saudita, sull’abilità di Waleed Abdullah, portiere che ha raccolto l’eredità del mitico Al-Deayea, e sull’esperienza di Hamad Al-Montashari, difensore dell’Al-Ittihad che venne votato come miglior calciatore asiatico dell’anno nel 2005.

Punti di forza: dopo un decennio non proprio positivo i sauditi hanno dato dimostrazione di essersi ritrovati, in questi ultimi anni. La strada per tornare ad essere dominatori della scena asiatica come successo tra gli anni ottanta e novanta è ancora lunga, ma una difesa solida ed un discreto talento offensivo sicuramente aiuteranno.

Punti di debolezza: l’esperienza internazionale è molto relativa. Tutti i giocatori convocati da Peseiro, infatti, militano nel campionato saudita. Qualche esperienza all’estero potrebbe sicuramente giovare.

Qualificazioni e chance: qualificati di diritto come secondi classificati alla Coppa d’Asia del 2007 i sauditi si contenderanno col Giappone la prima posizione del girone. Come obiettivo minimo non possono che porsi la semifinale, anche se il dente avvelenato vista la sconfitta patita in finale quattro anni fa potrebbe portarli a puntare direttamente una vittoria per cui non sono forse i favoriti, ma che non sarebbe certo impossibile da raggiungere.

Giappone

Ranking FIFA: 29esimo.

Edizioni disputate: 6 (1988, 1992, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: primo posto (1992, 2000, 2004).

Allenatore: Alberto Zaccheroni, che direi non abbia bisogno di grandi presentazioni avendo anche vinto uno Scudetto nel Belpaese. A lui vanno quindi solo i miei migliori auguri per questa avventura, iniziata molto bene con una vittoria – per quanto amichevole – con l’Argentina.

Giocatori chiave: la star della squadra è indubbiamente quel Keisuke Honda che tanto bene fece nel corso dell’ultimo Mondiale, tanto da attirare su di sè l’attenzione di molti altri club del Vecchio Continente che avrebbero voluto strapparlo al CSKA Mosca.
Gli occhi però saranno assolutamente puntati anche sul giovane Shinji Kagawa, rivelazione di questo inizio di stagione di un Borussia Dortmund che sta stupendo tutti.
Triste, in particolar modo per il sottoscritto, l’assenza di un mito come Tulio Tanaka. Una buona dose d’esperienza sarà comunque garantita da Yasuhito Endō, già 100 caps internazionali all’attivo, Makoto Hasebe, quasi cento presenze in Bundesliga per lui, e Daisuke Matsui, giocatore con un’esperienza di sei anni in Ligue 1 alle spalle.

Punti di forza: tecnica tra le migliori del continente e una serie di giocatori con esperienza internazionale notevole. Sono queste le armi principali di un Giappone che vuole a tutti i costi centrare il quarto successo continentale della sua storia.

Punti di debolezza: l’assenza di Tanaka e Nakazawa, infortunati, rischiano di pesare moltissimo sull’avventura nipponica. La solidità difensiva della nazionale del Sol Levante, infatti, non potrà che risentirne.

Qualificazioni e chance: hanno vinto a mani basse il Gruppo A di qualificazione al Torneo, vincendo cinque dei sei match disputati e rimediando una sola sconfitta in quel di Madinat ‘Isa contro la seconda forza del girone, il Bahrain.
Il passaggio del turno non sembra assolutamente essere in discussione, posto che, del resto, i Samurai si porranno sicuramente l’obiettivo di riportare il Trofeo a Tokyo.

Giordania

Ranking FIFA: 104esima.

Edizioni disputate: 1 (2004).

Miglior risultato: quarti di finale (2004).

Allenatore: Adnan Hamad, quarantanovenne iracheno di Samarra che giocò da punta in varie squadre, aprendo e chiudendo la sua carriera da calciatore nel Samaraa FC.
E proprio alla nazionale irachena, giovanile, olimpica e maggiore, è legato a doppio filo la carriera da allenatore di Hamad, che dal 2009 dirige il team giordano.
Hamad che, per altro, nel 2004 si tolse una bella soddisfazione: venne eletto decimo miglior coach del mondo allor quando seppe portare la nazionale olimpica irachena al quarto posto in quel di Atene.

Giocatori chiave: sono tre i giocatori che dovrebbero fare da cardine a questa squadra: il trentaduenne difensore Hatem Aqel dell’Al-Raed, il trentenne centrocampista Amer Deeb, che gioca nell’Al-Wahdat, ed Odai Al-Saify, ventiquattrenne punta dal 2009 in Europa.

Punti di forza: parte di questi giocatori si conosce ormai da tempo, ed è considerata un po’ la generazione d’oro giordana. E proprio sul loro affiatamento dovranno puntare per provare ad insidiare Arabia Saudita e Giappone.

Punti di debolezza: sembrano essere una squadra molto incostante. Basti pensare alla pessima prestazione agli Asian Games (dove raccolsero un solo punto in tre match, perdendo con entrambe le Coree e non andando oltre ad uno scialbo 0 a 0 con la Palestina) ed alle prestazioni altalenanti in sede di qualificazione (sconfitta a Singapore da una parte, vittoria con l’Iran dall’altra).

Qualificazioni e chance: giunti secondi nel Gruppo E di qualificazione con otto punti totalizzati in sei match dietro alla potenza iraniana e a due punti sulla coppia Tailandia-Singapore i giordani difficilmente potranno passare un girone che vede in Arabia e Giappone i favoritissimi.
Mai dire mai, però. E chissà che alla fine gli Al-Nashama non facciano uno scherzetto ad una delle due più grandi potenze d’Asia…

Siria

Ranking FIFA: 107esima.

Edizioni disputate: 4 (1980, 1984, 1988, 1996).

Miglior risultato: fase a gironi (1980, 1984, 1988, 1996).

Allenatore: Valeriu Tiţa, quarantaquattrenne rumeno di Turnu Severin che iniziò la propria carriera nell’Al-Ittihad, club che ha allenato in due differenti momenti, per prendere la guida della nazionale siriana nel 2010. E’ il quarto allenatore che prende la guida di questa squadra nell’arco di un breve periodo di tempo.

Giocatori chiave: il giocatore più talentuoso del gruppo è Firas Al-Khatib, ventisettenne bomber di razza che viaggia su ottime medie tanto nei club (è già stato capocannoniere della Premier kuwaitiana nonché dell’Emir Cup, della Crown Prince Cup e della Federation Cup) quanto in nazionale (dove segna una rete ogni due partite).
La guida della difesa sarà invece assegnata al ventottenne Ali Diab, attualmente in forza all’Al-Shorta, con Mosab Balhous dall’Al-Karamah che ci si aspetta difenda i pali con la sua solita efficacia.

Punti di forza: ultimamente il loro calcio è in un buon momento, basti pensare ai recenti risultati internazionali dell’Al-Ittihad e dell’Al-Karamah. E proprio quest’aura di positività potrebbe fare da traino anche per i risultati di questa nazionale.

Punti di debolezza: i continui cambi di guida tecnica certo non giocano a favore dell’amalgama di una squadra che nonostante tutto ha raggiunto risultati discreti ultimamente (come il pareggio con la Svezia dello scorso febbraio ed il primo posto nel girone di qualificazione a questa competizione).

Qualificazioni e chance: come detto ha vinto il Gruppo D di qualificazione spuntando il primo posto ai danni di una Cina che facendosi sconfiggere all’andata e pareggiando ad Hangzhou al ritorno ha dovuto cedere il passo alla nazionale che ha in Damasco la propria capitale.

Gruppo C

Corea del Sud

Ranking FIFA: 40esima.

Edizioni disputate: 11 (1956, 1960, 1964, 1972, 1980, 1984, 1988, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: primo posto (1956, 1960).

Allenatore: Cho Kwang-Rae, cinquantaseienne sudcoreano di Jinju che dopo aver giocato per diversi anni come centrocampista – raccogliendo anche ottanta presenze in nazionale – ha lasciato il campo per intraprendere la carriera di allenatore, iniziando in quei Daewoo Royals che gli avevano visto calciare per l’ultima volta una sfera in un match ufficiale.
Allenatore della nazionale lo è solo dal 2010, dopo una breve parentesi che lo portò su questa panca già nell’ormai lontano 1992.
In carriera ha raggiunto un solo risultato di livello: la K-League vinta nel 2000 con l’Anyang LG Cheetahs.

Giocatori chiave: la Corea del Sud è una delle squadre più ricche di talento dell’intera Asia.
Partendo dalla porta, laddove si disimpegna Jung Sung-Ryong (che abbiamo apprezzato di recente al Mondiale per Club), arrivando sino all’attacco, dove potrebbe trovare spazio il giovanissimo Son Heung-Min, diciottenne dell’Amburgo che viene attualmente considerato uno dei migliori talenti al mondo.
Sempre in tema giovani va seguito anche il ventenne Yoon Bit-Garam, cresciuto nella Chungang University ed attualmente militante nel Gyeongnam FC. Giovani ma con già più esperienza alle spalle sono anche Ki Sung-Yeung e Lee Chung-Yong, rispettivamente centrocampista centrale ed ala destra di Celtic e Bolton. Per entrambi, rispettivamente 21 e 22 anni, parliamo di una trentina di presenze in nazionale all’attivo.
In una squadra che farà così grande affidamento sui giovani la giusta dose di esperienza sarà portata dal conosciutissimo Park Ji-Sung, ormai da quasi sei anni assoldato tra le fila dello United di Manchester, e dall’intramontabile Lee Young-Pyo, che arrivato alle porte dei trentaquattro anni continua la sua marcia di avvicinamento al record di presenze con la nazionale dei Guerrieri Taeguk attualmente detenuto da Hong Myung-Bo. Altre diciannove presenze e ci sarà il sorpasso. Vincere giocando da titolare questa Coppa d’Asia aiuterebbe non poco l’ex terzino di PSV, Tottenham e Borussia Dortmund.
Da segnalare, infine, la presenza di Cha Du-Ri, figlio del grandissimo Cha Bum-Kun, miglior goleador di tutti i tempi della nazionale sudcoreana.

Punti di forza: il tasso tecnico della squadra è elevatissimo e questo è un fattore che i coreani dovranno far sì che possa pesare. Al tempo stesso è proverbiale anche la grande propensione alla corsa ed al sacrificio dei Guerrieri Taeguk, che spesso mettono in difficoltà gli avversari proprio grazie al loro grande dinamismo.

Punti di debolezza: l’assenza di Park Chu-Young, venticinquenne punta attualmente in forza al Monaco, si farà sicuramente sentire. Perché proprio in fase realizzativa i coreani potrebbero mostrare il loro più grosso limite.

Qualificazioni e chance: qualificati di diritto per essere giunti al terzo posto dell’ultima edizione della Coppa d’Asia i sudcoreani partono come una delle squadre favorite alla vittoria finale assieme ad Australia e Giappone e dovranno mantenere fede al proprio blasone essendo, per altro, la squadra – assieme all’Iran – ad avere più partecipazioni nonché la squadra asiatica ad essere stata più volte presente ad un Mondiale.
Proprio in relazione a questo risulta essere un mistero il fatto che siano ben cinquantuno anni che i Guerrieri Taeguk non riescono ad imporsi in questa competizione, posto anche che a livello di club sono proprio le squadre sudcoreane, con nove successi, a guidare il medagliere della Champions Asiatica (dove si possono schierare massimo quattro stranieri, di cui uno deve comunque forzatamente essere asiatico).
Le aspettative saranno insomma molte, vedremo se Cho ed i suoi riusciranno a non deluderle.

Australia

Ranking FIFA: 26esima.

Edizioni disputate: 1 (2007).

Miglior risultato: quarti di finale (2007).

Allenatore: Holger Osieck, sessantaduenne tedesco nativo di Homberg iniziò la sua carriera di manager nei Vancouver Whitecaps prima di assumere il ruolo di assistente nella nazionale tedesca. Dopo il Mondiale italiano prese quindi in carico la panca del Bochum, iniziando seriamente una carriera che lo porterà anche sulla panchina del Canada, guidato dal 1999 al 2003.
Dopo aver lasciato i giapponesi dell’Urawa Red Diamonds nel 2008 si è preso un paio d’anni di pausa, sino a quando, lo scorso anno, non ha accettato l’offerta dei Socceroos.
In carriera ha raggiunto alcuni risultati di valore tra cui una Champions Asiatica con la squadra di Saitama ed una Gold Cup con i Canucks.

Giocatori chiave: anche qui i giocatori molto conosciuti sono diversi. Il più forte e rappresentativo è sicuramente quel Tim Cahill che ha saputo imporsi come centrocampista di buona fama anche in Premier League, dove milita dal 2004 tra le fila dell’Everton. In Inghilterra si è poi affermato anche il portierone della squadra, Mark Schwarzer: per lui più di quattrocento presenze nella massima serie d’Oltremanica tra Middlesbrough ed il Fulham in cui milita a tutt’ora. Importante il passato in Premier anche per Lucas Neill, difensore trentaduenne oggi al Galatasaray, così come più di duecento sono le presenze effettuate da Brett Emerton in quel di Blackburn.
Là davanti potrebbe poi esserci spazio per un ex Celtic oggi in forza al Middlesbrough, Scott McDonald. E come non citare il grande Harry Kewell, ex stella del grande Leeds di inizio dello scorso decennio che sarebbe stato destinato a ben altra carriera non fosse stato sempre massacrato dagli infortuni. Anche lui, come il già citato Neill, gioca oggi nel Galatasaray.
Ha giocato molto in Inghilterra, anche se per lo più nel modesto Bristol City, anche Luke Wilkshire, attualmente in forza alla Dinamo Mosca; il ventinovenne di Wollongong può per altro vantare il fatto di essere, con due goal all’attivo, il miglior marcatore australiano delle qualificazioni.
Trovò invece fortuna in Olanda il buon Jason Culina, passato sia dall’Ajax che dal Twente che dal PSV prima di tornare in Australia tra le fila del Gold Coast United, così come l’ha trovata nel paese dei tulipani anche Brett Holman, a tutt’oggi militante tra le fila dell’AZ.
Più particolare, invece, la storia di Saša Ognenovski, centrale di origini macedone nato trentuno anni fa a Melbourne: dopo una carriera spesa quasi interamente nel campionato locale è diventata una delle stelle del Seongnam Ilhwa Chunma, con cui ha vinto l’ultima AFC Champions League. Proprio questo ha fatto sì che entrasse, pur così tardivamente, nel giro della nazionale.
Infine parliamo di giovani: la scommessa più interessante potrebbe essere quel Robbie Kruse che può disimpegnarsi come ala, trequartista e punta. Non è prolificissimo ma resta comunque giocatore da tenere d’occhio, visti anche i soli ventidue anni di età. Giocando ancora nei Melbourne Victory, poi, potrebbe non avere un prezzo del cartellino così esorbitante…

Punti di forza: sicuramente, a differenza di quanto accaduto quattro anni fa, non sottovaluteranno la competizione né snobberanno gli avversari. E questo è un punto di partenza importante, che potrebbe anzi rivelarsi fondamentale.

Punti di debolezza: ben nove giocatori in rosa non raggiungono la doppia cifra di presenze in nazionale. E proprio questa mancanza di esperienza internazionale in molti degli interpreti, mancanza acuita poi dall’assenza di giocatori come Grella e Bresciano, potrebbe risultare un limite non da poco per i Socceroos.

Qualificazioni e chance: tre sole vittorie in sei partite in un gruppo che comprendeva Kuwait, Oman ed Indonesia non è un ruolino di marcia definibile eccellente ma è comunque bastato agli australiani a strappare il primo posto nel Gruppo B davanti ai kuwaitiani.
Al di là di questo restano comunque la squadra, tra quelle presenti in Qatar, meglio piazzata nel ranking Fifa. Che di per sè vuol dire pochino, ma è comunque un elemento piuttosto indicativo e che fa capire come si tratti di una delle nuove potenze di questo continente.
Certo che l’incrocio col girone di ferro del Torneo potrebbe far sì che l’esperienza australiana si fermi ancora una volta ai quarti, esattamente come quattro anni fa quando il Giappone si impose ai rigori.

India

Ranking FIFA: 142esima.

Edizioni disputate: 2 (1964, 1984).

Miglior risultato: secondo posto (1964).

Allenatore: Bob Houghton, sessantatreenne inglese, fu calciatore di livello piuttosto modesto e divenne allenatore quando ancora calcava i campi di gioco, alla tenerissima età di ventitrè anni. Dopo una carriera passata a girovagare per il mondo (è passato, tra le altre, sulla panchina del Malmo, dell’Ethnikos Piraeus, dei Toronto Blizzard, dell’Al-Ittihad, dello Zurigo, dei Colorado Rapids, della Cina e di alcuni club cinesi oltre che dell’Uzbekistan) è giunto sulla panca della nazionale maggiore indiana nel 2006, provando subito a mettere le basi per un lavoro che nel lungo periodo possa far uscire uno dei paesi più grandi e popolosi del mondo da quell’anonimato calcistico in cui ha sempre sguazzato.
Da segnalare, parlando di palmares, le belle cose fatte in Svezia, dove vinse tre campionati e quattro coppe nazionali con il Malmo negli anni settanta.

Giocatori chiave: difficilmente rivestirà un ruolo davvero importante, ma il giocatore più rappresentativo di questa nazionale resta quel Baichung Bhutia che veniva descritto come un vero fenomeno alla fine dello scorso millennio. Giusto prima del suo sbarco in Inghilterra, infatti, si sentì parlare di questa punta indiana che avrebbe fatto sfracelli anche in Europa. Detto-fatto: scartato dopo i provini effettuati con Fulham, West Brom ed Aston Villa venne quindi ingaggiato dal modesto Bury, dove fu comunque poco più che una presenza di colore. Nel 2002, quindi, il ritorno in patria, dove gioca a tutt’ora.
In India, comunque, è un vero e proprio personaggio nonché lo sponsor principale del calcio nel paese che fu di Ghandi. A fine ottobre ha per altro avviato una scuola calcio in quel di Delhi, con l’appoggio di Carlos Queiroz e della multinazionale Nike.
Note di colore a parte gli occhi dovranno essere puntati su Sunil Chhetri, ventiseienne di Secundrabad che dopo aver fatto discretamente bene nel campionato locale con le maglie di Mohun Bagan, JCT FC, East Bengal e Dempo SC si è trasferito ai Kansas City Wizards lo scorso marzo. Proprio lui sembra essere il giocatore più forte e rappresentativo della modesta nazionale allestita da Houghton.

Punti di forza: sono considerati la squadra più scarsa del torneo, quindi non hanno nulla da perdere. E proprio questo è ciò che potrebbe fare la differenza.

Punti di debolezza: in realtà l’abbiamo appena detto. Sono la squadra che sulla carta appare essere quella più scarsa tra tutte. Direi che è un punto debole non da poco.

Qualificazioni e chance: qualificatasi grazie alla vittoria dell’AFC Challange Cup del 2008, competizione internazionale di dubbio valore (basti pensare che gli avversari furono il Tagikistan, l’Afghanistan, il Turkmenistan e Myanmar) gli indiani dovrebbero rimediare tre sconfitte su tre match, secondo esperti ed allibratori.
Ma chissà che alla fine non compiano un miracolo.
Di certo anche un solo pareggio sarebbe accolto con gioia in patria.

Bahrain

Ranking FIFA: 93esimo.

Edizioni disputate: 3 (1988, 2004, 2007).

Miglior risultato: quarto posto (2004).

Allenatore: Salman Sharida, in passato già allenatore della nazionale pakistana e dell’Al-Muharraq, con cui vinse un’AFC Cup nel 2008.

Giocatori chiave: quattro saranno i cardini di questa squadra. Nello specifico si tratta di Mohamed Salmeen, Jaycee Okunwanne, Abdulla Fatadi ed Abdulla Al Marzooqi.
Il primo è un trentenne centrocampista dell’Al-Dhafra che risulta essere uno dei giocatori più talentuosi in rosa; non a caso partecipò già alla scorsa edizione di questo Torneo e nel 2003 venne eletto come MVP della Gulf Cup.
Il secondo ed il terzo, come si può intendere dai loro nomi, sono due venticinquenni nigeriani nativi di Lagos che oggi giocano rispettivamente come punta nell’Eskişehirspor e come centrocampista nei Neuchatel Xamax.
Il quarto, infine, è un difensore centrale trentenne che ha già avuto esperienze all’estero: Arabia Saudita, Kuwait e oggi, guarda caso, il Qatar.

Punti di forza: per loro sarà quasi come giocare in casa. E chissà che questo non sia quella molla che darà quel quid in più ai ragazzi di Sharida, che scenderanno in campo per tentare il colpaccio.

Punti di debolezza: la partenza dell’ex tecnico Hickersberger ha lasciato un po’ tutti sbigottiti. E proprio di ciò potrebbe pagarne lo scotto la nazionale del Bahrain.

Qualificazioni e chance: qualificatosi al secondo posto del Gruppo A alle spalle del Giappone il Bahrain fu in grado anche di battere proprio i nipponici grazie ad una rete di Salman Isa.
A questa Coppa d’Asia i ragazzi di Sharida arriveranno come terza forza di un gruppo in cui rivestiranno il ruolo di outsider. E chissà che non compiano un qualche scherzetto a due delle grandi favorite alla vittoria finale, estromettendone una già ai gironi…

Gruppo D

Iraq

Ranking FIFA: 101esimo.

Edizioni disputate: 6 (1972, 1976, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: primo posto (2007).

Allenatore: Wolfgang Sidka, cinquantaseienne nativo di Lengerich giocò buona parte della carriera in squadre di livello come Herta, Monaco 1860 e Werder Brema prima di diventare giocatore-allenatore del Tennis Borussia Berlino e del VfB Oldenburg, in cui, nel 1992, iniziò la carriera di coach in via esclusiva.
In carriera ha cambiato molte squadre, sedendosi per altro per un paio di volte anche sulla panchina del succitato Bahrain. Dallo scorso anno è il tecnico della nazionale irachena.

Giocatori chiave: tutti gli occhi saranno sicuramente puntati su Younis Mahmoud, trentatrè goal all’attivo in nazionale e capocannoniere dell’ultima edizione di questo Torneo. Da seguire però anche Nashat Akram, tornato la scorsa estate in Medio Oriente dopo la sfortunata esperienza al Twente, dove vinse sì il campionato olandese finendo però con il vedersi cancellare i rimanenti due anni di contratto dopo una sola stagione.
Occhio poi ad Alaa Abdul-Zahra, ventiduenne centrocampista offensivo o seconda del Persija Jakarta che viene definito come star del futuro di questa nazionale, tanto da venir soprannominato il Kakà iracheno.

Punti di forza: sono una squadra nel vero senso della parola. In questi ultimi anni, infatti, le avversità attraverso cui sono dovuti passare ne hanno forgiato il carattere ed hanno amalgamato un gruppo che ora non può avere certo paura di una partita di calcio.

Punti di debolezza: ben tredici giocatori ha non più di ventiquattro anni, un’età in cui, ovviamente, l’esperienza è ancora in via di formazione. E proprio questa mancanza di esperienza, solo parzialmente colmata dai pluripresenti Abbas, Akram, Ewar ed Hawar Mullah Mohammed, Karim e Mahmoud, potrebbe risultare un limite per questa squadra.

Qualificazioni e chance: qualificati come Campioni in carica difficilmente riusciranno a bissare il successo di quattro anni fa. Il risultato minimo richiesto sarà quindi quello di passare il turno, cosa che comunque di per sè non darei certo così scontata essendo stati sfortunosamente inseriti nel girone di ferro del Torneo.

Corea del Nord

Ranking FIFA: 108esima.

Edizioni disputate: 2 (1980, 1992).

Miglior risultato: quarto posto (1980).

Allenatore: Jo Tong Sop, già assistente di Kim Jong-Hun in Sudafrica.

Giocatori chiave: il portiere, Ri Myong-Guk, è uno degli elementi più validi. Con lui il giovane centrocampista Kim Kuk-Jin attualmente in forza agli svizzeri del Wil, il ventottenne centrocampista Ryang Yong-Gi che è a quasi trecento presenze nel Vegalta Sendai e la coppia d’attacco formata da Jong Tae-Se, ben inseritosi in quel di Bochum, e da capitan Hong Yong-Jo, dal 2008 in Russia al Rostov.

Punti di forza: la difesa, ben guidata dal già citato Ri, sembra essere il loro punto di forza principale, anche se desta curiosità anche l’attacco.

Punti di debolezza: scarsissima esperienza internazionale. Ed un peso, sulla coscienza, che certo non li farà giocare tranquilli e che potrebbe inficiarne le prestazioni.

Qualificazioni e chance: qualificatisi grazie alla vittoria nell’AFC Challange Cup del 2010 (dove si scontrarono con Kirghizistan, India, Myanmar e Turkmenistan) i nordcoreani sono forse la squadra più debole di un girone assolutamente di ferro. I giochi sono aperti, però, e anche i ragazzi di Jo potrebbero stupire.

Emirati Arabi Uniti

Ranking FIFA: 105esimi.

Edizioni disputate: 7 (1980, 1984, 1988, 1992, 1996, 2004, 2007).

Miglior risultato: secondo posto (1996).

Allenatore: Srečko Katanec, quarantasettenne sloveno di Ljubljana che da calciatore vinse uno Scudetto con la Sampdoria prima di appendere le scarpe al chiodo per diventare co-manager dell’under 21 slovena. Dopo una breve esperienza al Gorica si sono susseguite le panche della nazionale maggiore del suo paese, dell’Olympiakos e della Macedonia.
Dal 2009, quindi, siede sulla panca degli Emirati Arabi Uniti.

Giocatori chiave: Ismail Matar ed Ahmed Khalil. Due punte di valore assoluto per un continente come quello asiatico. Sarà loro il compito di trascinare gli Emirati il più in là possibile.

Punti di forza: anche per loro giocare in Qatar sarà un po’ come giocare in casa, e proprio la buona affluenza di loro tifosi potrebbe aiutare questa squadra a raggiungere un risultato importante.

Punti di debolezza: è il punto debole di molte squadre asiatiche: scarsa esperienza all’estero per una squadra composta solo di giocatori militanti nel campionato di casa. Come se non bastasse, poi, metà della rosa è composta da giocatori che a stento arrivano alle cinque presenze in nazionale…

Qualificazioni e chance: primo nel Gruppo C a parimerito con l’Uzbekistan l’UAE proverà a dare del filo da torcere ad ogni avversario. La squadra ha elementi interessanti ed una guida europea che non fa mai male. Difficile possano migliorare il miglior risultato della loro storia, ma il passaggio del turno è tutto fuorché impossibile.

Iran

Ranking FIFA: 66esimo.

Edizioni disputate: 11 (1968, 1972, 1976, 1980, 1984, 1988, 1992, 1996, 2000, 2004, 2007).

Miglior risultato: primo posto (1968, 1972, 1976).

Allenatore: Afshin Ghotbi, quarantaseienne iraniano di Shiraz lasciò l’Iran giovanissimo per spostarsi negli Stati Uniti, dove divenne allenatore guidando la squadra femminile dell’UCLA. Dopo un’esperienza ai San Fernando Valley Golden Eagles lasciò la panchina per una decina di anni divenendo da prima capo osservatore della federazione americana per poi entrare nel team di Corea, Suwon, L.A. Galaxy ed ancora una volta Corea, di cui diventò allenatore nel 2007, giusto poco prima di far rientro in patria per allenare il Persepolis.
Dal 2009 è allenatore della nazionale iraniana, panchina che lascerà giusto al termine della Coppa d’Asia: Ghotbi ha infatti già firmato un contratto con i giapponesi dello Shimizu S-Pulse.

Giocatori chiave: il cardine della squadra sarà Javad Nekounam, trentenne centrocampista che dal 2006 milita in Spagna nelle fila dell’Osasuna. Laddove milita un altro elemento chiave di questa squadra: Masoud Shojaei, che raggiunse la Liga nel 2008.
Ha esperienza in Europa anche Andranik Teymourian, centrocampista difensivo nato a Teheran ventisette anni fa che ha giocato in Inghilterra tra il 2006 ed il 2010 militando tra le fila di Bolton, Fulham e Barnsley. Dalla scorsa estate è tornato in patria, finendo a giocare per il Tractor Sazi.
Non ha esperienza in Europa ma resta uno dei giocatori migliori in squadra il buon Mohammad Reza Khalatbari, che abbiamo potuto ammirare nel corso della finale dell’ultima AFC Champions League tra le fila dello Zob Ahan. E’ sicuramente uno dei giocatori più interessanti del continente.
Da tenere sott’occhio, infine, il ventenne Arash Afshin, punta a tutt’oggi militante nel Persepolis e già stella dell’under 23 iraniana.

Punti di forza: il 2010 è stato un anno quasi d’oro per loro, e ne potrebbero sfruttare l’onda lunga. Nel corso di quei dodici mesi sono infatti arrivate otto vittorie, un pareggio e due sconfitte, di cui una col Brasile.

Punti di debolezza: il popolo iraniano non è molto paziente ed aspetta una vittoria in questa competizione da trentacinque anni. La pressione potrebbe risultare insostenibile per una squadra che comunque non sembra attrezzata quanto Australia, Corea del Sud e Giappone.

Qualificazioni e chance: vinto facilmente il Girone E di qualificazione davanti a Giordania, Tailandia e Singapore l’Iran si presenta con poche chance di vittoria ma una gran fame. Passare il girone non sarà però facile, trattandosi del vero e proprio girone di ferro della competizione. Qualora riuscissero a farlo, però, potrebbero acquisire uno slancio importante…

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