Chelsea vs. Juventus – Prima giornata Gruppo E Champions League 2012/2013 – 19/09/12

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Il giochino del ruolo per ruolo lascia il tempo che trova, certo. Però non ci ho visto male, oggi. Paragonando le due squadre ne usciva una partita equilibrata. E così è stato.

Buono l’approccio degli juventini, che non sembrano risentire troppo della generalmente scarsa esperienza internazionale (generalmente poche le presenze in Champions dei giocatori Bianconeri) né di un ambiente ostile.

Il Chelsea è però più che vivo e ribatte colpo su colpo. Un paio di occasionissime i Bianconeri le costruiscono quando la partita è ancora sullo 0 a 0: dapprima Marchisio stoppa allungandosi troppo il pallone un lancio di Barzagli, presentandosi poi a tu per tu con Cech ma con palla troppo lunga per essere colpita a dovere. Poi Vucinic trova l’imbucata di Vidal (splendido stasera) e calcia da posizione favorevolissima. Ma le gambe gli tremano, colpisce male e mette fuori.

Insomma, quando il Chelsea trova il vantaggio la Juve non sta certo demeritando. E pensare che quel vantaggio diventa subito doppio fa capire che, nel complesso, gli episodi abbiano girato sicuramente meglio al Chelsea. Se poi ci aggiungiamo anche la traversa esterna di Quagliarella il quadretto è fatto.

Niente alibi, però. Perché non è giusto. E perché questo Chelsea era comunque battibile anche al di là di un paio di episodi sfortunati.

Oscar a metà primo tempo, insomma, cerca di giustificare i 30 milioni (e spicci) spesi per il suo cartellino in estate.

Il primo goal è un mix di fortuna e leggerezza difensiva, più che altro. Non per sminuire il tiro scoccato, sicuramente ben angolato dal trequartista brasiliano. Però oggettivamente la retroguardia Bianconera, in collusione col centrocampo, gli lascia troppo tempo e troppo spazio. In più la deviazione di Bonucci mette “fuorigioco” Buffon, che sembrava poter arrivare tranquillamente sul pallone.

E’ una doccia gelata, soprattutto per i tifosi.

Juve che però non pare voler mollare. A tirare un altro pugno allo stomaco, ben assestato, ci pensa allora lo stesso Oscar, che poco dopo l’1 a 0 tira fuori dal cilindro una magia, perla rara all’incrocio dal limite.

E’ un colpo che manderebbe K.O. un po’ chiunque. Ma non la Juve.

Che fa i conti con tutti i suoi limiti (diversi giocatori sotto la sufficienza, nel complesso) ma grazie alle prove di alcuni giocatori, su tutti un Vidal davvero mostruoso, reagisce e torna sotto.

Piuttosto incredibile che a pareggiare sia proprio cileno, zoppicante per un colpo ricevuto poco prima.

Là davanti le cose però non girano. Giovinco nel primo tempo non azzecca un passaggio (che sia troppo leggero, soprattutto in certi contesti, l’hanno capito anche i sassi, inutile fossilizzarsi solo su quello). Nella ripresa è un poco più intraprendente, ma comunque ampiamente sotto la sufficienza.

Vucinic è invece l’ombra del giocatore visto a Genova. E conferma, ancora una volta, di essere troppo altalenante per poter essere annoverato tra i grandi attaccanti dei nostri giorni (questo anche in risposta a chi, addetti ai lavori compresi, aveva iniziato a parlare di “top player”).

Palese serva un cambio. Carrera però non sembra sentirci. E così nonostante io stesso, su Facebook, mi trovi a ripetere più volte di come sia necessario un cambio là davanti tutto tace.

Poi, guarda caso, entra Quagliarella. Che, alla prima palla giocabile, taglia alle spalle di una difesa “acquosa” per infilare Cech con un bel tunnel. 2 a 2, i tanti juventini volati a Londra hanno giustamente di che esultare.

Pareggio giusto, nel complesso. Episodico, ma giusto.

Di certo, dopo il brutto pareggio milanista di ieri, un mezzo sorriso il calcio italiano, oggi, lo fa.

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