Enes Ünal, uno dei tanti casi di mancato scouting in salsa italica?

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Credo siano ancora pochi gli appassionati di calcio italiani che abbiano sentito parlare di Enes Ünal, talento turco classe 1997 cresciuto nella cantera del Bursaspor.

Di certo ne avrà sentito parlare chi ha letto i miei due libri dedicati ai giovani talenti del calcio Mondiale, come il più recente “La carica dei 301″.

Personalmente sono infatti un paio d’anni che sto dietro al ragazzo, che a livello giovanile ha fatto meraviglie. Centravanti dinamico, potente e completo sotto un po’ tutti gli aspetti, Ünal è un giocatore che non poteva che attirare le mie attenzioni.

Chiaro e logico che se un ragazzo del genere è capace di catturare il mio occhio, così non potrà che essere anche con gli occhi di scout esperti. Come quelli del Manchester City, che pare ne abbia ormai concluso l’acquisizione sulla base di circa 3 milioni di euro.

Una cifra sicuramente irrisoria se paragonata al talento ed alle prospettive di un ragazzo che tra qualche anno è plausibile finirà col costare – anche molto, a secondo di come continuerà il suo percorso di crescita – di più.

Al tempo stesso quello che mi dico e chiedo è: possibile che in Italia giocatori di questo tipo è difficile che vengano considerati?

Perché come lo conosco e seguo io da un paio d’anni e più, non posso credere che scout e direttori di club professionistici non siano proprio informati sull’esistenza di questo ragazzo. Insomma, qualcuno l’avrà anche visto e valutato, anche alle nostre latitudini.

Certo, recentemente un giovane turco – anch’esso dal potenzale molto interessante, è sbarcato in Italia, ma con poca fortuna. Ovviamente mi riferisco al romanista Salih Uçan, sbarcato a Roma come possibile futuro titolare del centrocampo giallorosso e di fatto quasi mai utilizzato da Garcia.

Ed anche questa è un’altra stortura del nostro sistema. I giovani di valore vanno presi sì, perché possono dare ritorni sia economici che tecnici molto interessanti. Ma una volta che si decide di investire su di loro – e nel caso di Uçan stiamo parlando anche di tanti soldi – bisogna poi inserirli in un progetto tecnico che li porti a valorizzare le loro qualità ed il loro potenziale, non li si può abbandonare a loro stessi.

Vedere un giocatore come Ünal andare in Inghilterra mi rattrista parecchio, perché i nostri club hanno avuto tutto il tempo per interessarsi a lui e portarlo in Italia. Io credo che siano gli stranieri “scarsi” a non dover avere spazio da noi, non i giocatori che possono portare del valore aggiunto.

Ed avendo scritto un paio di libri sull’argomento vi assicuro che giovani davvero interessanti in giro per il mondo – ma anche in Italia, intendiamoci – ce ne sono parecchi. Basta solo saperli trovare e scegliere bene.

Venendo ad Ünal, ora per lui ho comunque paura possa trattarsi di un caso “Uçan 2.0”. Perché è inutile dire che la concorrenza al Manchester City sarà più che spietata e difficilmente il ragazzo potrà mettere assieme minuti interessanti in prima squadra.

Potrebbe quindi essere dirottato nella formazione under 19 o 21, ma la realtà dei fatti è che uno così per progredire deve già testarsi in scenari professionistici.

A me, ad esempio, sarebbe piaciuto vederlo un anno in Olanda. Punta centrale in uno dei loro classici tridenti, con mobilità ma anche grande presenza in area di rigore. Uno scenario tecnico-tattico molto interessante, in cui farlo evolvere ulteriormente.

Sono quindi curioso di vedere e capire come verrà gestito il ragazzo, di cui ho parlato anche con Bruno Bottaro, responsabile del sito “CalcioTurco.com“. Perché pur conoscendo piuttosto bene il ragazzo avevo necessità di sentire il parere di chi quel calcio lo segue costantemente, per capire se le mie considerazioni potessero essere corrette o meno.

“Enes Ünal è un prodotto del vivaio del Bursaspor. La cosa non è da sottovalutare, dato che si tratta del club turco che negli ultimi anni ha potenziato il vivaio e le strutture presenti sul posto: così ogni stagione viene lanciato un potenziale campione, poi rivenduto a peso d’oro (con le difficoltà attuali del club, anche 3 milioni sono tanti). Il Bursaspor è di fatto il primo segreto di Enes Ünal: un ambiente senza troppe pressioni dove crescere in pace, oltre a segnare vagonate di gol con le nazionali minori.

Lì si mette in luce con l’ormai “famosa” statistica dei 25 gol in 24 partite con l’Under 16, in cui gioca peraltro sotto età. Christoph Daum lo fa esordire in Super Lig contro il Galatasaray e Unal lo ripaga segnando subito, pochi minuti dopo: insomma, grande tra i “piccoli” ma pure tra i “grandi”.

Purtroppo la personalità del giocatore inizia a fargli qualche scherzo nell’ultima stagione, dove non cresce come molti si aspettano. L’estate scorsa Unal sceglie la maglia #10, e nel preliminare di Europa League contro il Chikhura Sachkhere non riesce a trascinare la squadra da titolare. La clamorosa eliminazione del Bursaspor ai calci di rigore suona come un campanello d’allarme alla società, che prende Bakambu dal Sochaux (grande colpo) e Josué dal Porto, optando per il modulo ad una punta. Il franco-congolese del ’91, unito a Fernandao (capocannoniere a fine stagione), comporranno l’assetto d’attacco più temuto dell’intero campionato turco: Enes Unal è quasi tagliato fuori dall’allenatore Senol Gunes, che tra i giovani lancia invece Ozan Tufan (centrocampista) e Emre Tasdemir (terzino sx), dando però poco spazio a Enes. Solo verso la fine della stagione il giocatore si ritaglia spazio, mostrando di essere comunque ancora un elemento valido e dalle potenzialità indiscusse.

Crede in lui Fatih Terim forse nel momento più difficile: la convocazione nella Nazionale maggiore, con la prima presenza in amichevole contro il Lussemburgo ad inizio aprile, certifica che il calcio turco vuole ancora dargli una possibilità. Il Bursaspor gli concede un finale di stagione in crescendo, con alcune presenze: ora il cambio della normativa sugli stranieri gli dà un’ulteriore via libera per tentare l’inevitabile esperienza all’estero, dove le richieste non mancano.

3 milioni per lui sono un prezzo incredibilmente basso, un affare. Se solo qualche club italiano di media fascia (persino di Serie B) ci avesse pensato, avrebbe poi potuto realizzare una plusvalenza già annunciata. Invece al City c’è il rischio enorme di un Salih Uçan 2.0: un nuovo ragazzo che non trova spazio, con il prestito come unica via d’uscita da un ambiente che non dà la possibilità di fare il minimo sbaglio. Odegaard a Madrid, Halilovic a Barcellona: gli esempi non mancano, le opportunità di scendere in campo invece sì.
Il problema sembra chiaro: la fretta di ‘monetizzare’ sul talento ha avuto il sopravvento, invece di una scelta più saggia per la crescita del ragazzo. Gli agenti avranno avuto una bella percentuale, mentre Unal ha la possibilità (ahimè, virtuale) di giocare in Premier League. Anche se alcune piccole luci di speranza ci sono: il City sta investendo molto nel vivaio e le recenti restrizioni volute dalla UEFA in ambito Fair Play Finanziario obbligano il club a cambiare politica. L’acquisto di giovani da far crescere nell’academy così da risultare home-grown nei prossimi anni (per rientrare nelle liste UEFA senza problemi) può essere una chiave di lettura alternativa.
Non so se il City riuscirà a far risultare Enes Unal come home-grown, ed onestamente sembra una prospettiva troppo ottimistica. Anche se la dirigenza degli skyblues vorrebbe instaurare un meccanismo del tutto simile alla Masìa del Barcellona a Manchester, è un lavoro che impiegherà anni e i risultati non si vedranno subito. Detto questo, il discorso è complesso e vedrà giovani come Iheanacho in lista UEFA per la prossima Champions League: la speranza di Enes Unal può essere anche questa, oltre al prestito altrove ovviamente. Un nuovo caso Salih Uçan, in tutto e per tutto.

Enes Unal non è l’unico talento ‘svenduto’: Batuhan Altintas, classe ’96 sempre di scuola Bursa, è appena stato preso dall’Amburgo per 400mila euro. Non giocava praticamente mai a causa del ruolo (attaccante centrale) particolarmente ‘intasato’ a Bursa (Fernandao-talvolta Bakambu-Enes), è meno mobile di Enes Unal ma era comunque un prospetto interessante. Anche su di lui, il sonno totale da parte dei club italiani.

Tornando ad Ünal, le prospettive di miglioramento del ragazzo sono enormi: la media-gol c’è, va verificata in campionati diversi dalla Super Lig (in cui comunque è difficile lasciare il segno per davvero) ma i tornei giovanili parlano chiaro: non sono in molti ad avere cifre simili, ed in pochi si sono smontati clamorosamente (Bojan Krkic?). Si tratta di giocatori che non valgono solo 3 milioni, questo è certo. Se noi (Calcioturco & Sciabolata Morbida) conosciamo e seguiamo Enes Unal da anni, non è possibile che club dalla grande storia e con risorse da spendere non siano riusciti a portare il giocatore in Italia.

A margine aggiungo che la crisi finanziaria del Bursaspor costringe il club a monetizzare, dunque sarebbe una squadra da seguire e tenere d’occhio a prescindere: talenti speciali “vengono via” a poco, anche prima dell’esplosione definitiva (Ozan Tufan ora costerà quasi 10 milioni, ma prenderlo lo scorso gennaio ne sarebbe costati al massimo 5 o 6). Si tratta di una scuola vincente, forse una delle migliori della Turchia: ma anche di un club con problemi economici che deve venire incontro alla realtà e spesso cedere i propri gioielli a prezzi bassi”.


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