Stars of the future – Federico Macheda: a star is born

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Macheda festeggia il primo goal della sua carriera professionistica (corriere.it)
Macheda festeggia il primo goal della sua carriera professionistica (corriere.it)

Domenica 5 aprile 2009: questa data resterà per sempre ben impressa nella memoria di Federico Macheda. E’ questa infatti la data del suo esordio (con tanto di goal) nel Manchester United, una delle società più forti (in questo momento forse la più forte in assoluto), conosciuta e blasonata del mondo; una società che nel corso della propria storia ha visto la propria maglia essere indossata da fior di campioni come Bobby Charlton, John Connelly, Nobby Stiles (tutti e tre campioni del mondo ad Inghilterra 1966), Eric Cantona, Peter Schmeichel, Fabien Barthez, Roy Keane, Dennis Law, George Best, Bryan Robson (il capitano più longevo nella storia dello United: ha mantenuto la fascia per 12 anni), Ray Wilkins, ed altri, come Cristiano Ronaldo, Rio Ferdinand e Wayne Rooney, che sono tutt’ora in attività ed in forza allo United.

Ma chi è questo giovanotto italiano che sta trovando fortuna in Inghilterra?

Fino a qualche giorno fa erano in pochi a conoscerne l’esistenza anche qui da noi, sua terra natale. Solo i più attenti al calcio giovanile erano già venuti a conoscenza delle grandi qualità di questo ragazzo, che già ai tempi degli Allievi della Lazio aveva lasciato intravvedere il proprio grande talento, tanto che fu proprio allora che Ferguson, su segnalazione di un osservatore della società, diede il suo benestare all’ingaggio di Federico.

Oggi, invece, è un giovane in rampa di lancio, ben inserito nella rosa del Manchester: stasera, infatti, potrebbe fare il suo debutto in Champions League con il Porto. Alex Ferguson, infatti, ha deciso che avrebbe puntato ancora su di lui.

Nato il 22 agosto 1991 a Roma da genitori calabresi Macheda entra all’età di 11 anni nel settore giovanile della Lazio, dove rimane per cinque stagioni, fino a diventare titolare della squadra Allievi Nazionali.

A quel punto, siamo nell’estate 2007, il Manchester decide di muoversi su di lui: un osservatore inglese, infatti, viene mandato dalla società a Roma per seguire Alessandro Malomo, all’epoca suo compagno di squadra (oggi Malomo è invece impegnato tra le fila dell’altra squadra della Capitale, la Roma). Qui viene però folgorato dalla classe e dal talento del giovane Macheda, abile a disimpegnarsi bene in un po’ tutti i ruoli dell’attacco, dalla trequarti alla piena area di rigore.

Tornato a Manchester riferisce il tutto a Ferguson, il quale da il suo via libera all’operazione: i Red Devils arrivano quindi a Roma offrendo un contratto da sessantacinque mila euro netti l’anno a Macheda, ancora senza contratto professionistico (in Italia, infatti, un giovane non può firmare un contratto professionistico prima dei 16 anni). L’offerta è di quelle irrinunciabili: il club è prestigioso, i soldi tanti… in più c’è anche un lavoro (che altro non sarebbe se non seguire in tutto e per tutto il figlio) per papà Pasquale, all’epoca guardiano notturno nei cantieri. E’ la realizzazione di un sogno per Federico come per tutta la sua famiglia. La decisione è presa: Manchester!

La commozione di papà Pasquale dopo il goal di Federico (corrieredellosport.it)
La commozione di papà Pasquale dopo il goal di Federico (corrieredellosport.it)

Qui bisogna aprire una piccola parentesi: in questi giorni, dopo l’esplosione di Macheda, Lotito, attuale Presidente della Lazio, ha polemizzato molto sui giornali riguardo al fatto che in Italia la legge che prevede l’impossibilità di contrattualizzare un ragazzo prima che questo abbia compiuto 18 anni sia un freno non indifferente alla crescita di un vivaio, perché se poi i talenti migliori vengono scippati con questa facilità dall’estero (Inghilterra, con i casi Dalla Bona, Lupoli e Rossi in primis, soprattutto) il gioco non vale la candela. Beh, personalmente credo che il Presidente Lotito non abbia tutti i torti, ma che prima di offrire contratti professionistici a ragazzi ancora più piccoli (si finirebbe ad offrire contratti da migliaia di euro a ragazzi poco più che bambini) bisognerebbe studiare delle leggi capaci di difendere i vivai, ma non solo: bisognerebbe investire di più negli stessi. Se Macheda e la sua famiglia fossero stati trattati come meritavano, infatti, il ragazzo oggi sarebbe ancora alla Lazio; ed a dirlo non sono io, bensì è Fernando Patrarca, attuale responsabile del settore giovanile della Lazio, che in un’intervista ha spiegato come la società Lazio non avesse fatto nulla per andare incontro ai bisogni della famiglia, al contrario di quella dello United che oltre ad un ricco stipendio offerto al ragazzo ha altresì risolto questi problemi.

Tornando al ragazzo: arrivato in Inghilterra entra quindi subito nella squadra degli under 18 dei Red Devils, dove mette in mostra tutta la sua classe. L’inizio è ottimo: anche all’epoca, infatti, il suo debutto è condito con un goal.

Le cose quell’anno vanno a gonfie vele: Federico sarà il cannoniere dell’under 18 con 12 realizzazioni, vedrà il suo debutto nella squadra riserve dello United e vincerà la Manchester Senior Cup in una finale giocata contro i Bolton Wanderers.

Questa stagione la inizia quindi aggregato stabilmente alla squadra riserve, dove continua a mettere in mostra tutte le sue qualità. Giusto una settimana prima dell’esordio in prima squadra Federico mette a segno una tripletta contro la squadra riserve del Newcastle (portandosi a 18 segnature stagionali). La cosa non lascia indifferente Ferguson, che blocca la sua partenza verso la nazionale under 19 dicendogli che per la partita contro l’Aston Villa aveva bisogno di lui, che l’avrebbe portato con sè in panchina.

Ferguson si complimenta con Macheda a fine partita (sky.it)
Ferguson si complimenta con Macheda a fine partita (sky.it)

Quel giorno Federico è ancora ignaro di tutto quanto gli succederà di lì a breve; quel giorno Federico ancora non sa che quella partita segnerà il giorno più bello della sua vita: da giocatore semisconisciuto a salvatore dello United (il suo goal sarà infatti decisivo per la vittoria dello United ed aiuterà la squadra a riappropriarsi del primo posto in classifica), con tutta la fama e la popolarità che ne consegue.

Ora Kiko, questo il suo soprannome, è già quasi una leggenda oltremanica: i vari giornali e tabloid inglesi, infatti, hanno dedicato ampio spazio alla sua impresa, perché non è cosa da tutti ciò che ha fatto; 17 anni, esordio assoluto con lo United… ed in mezz’ora riuscire a segnare la rete della vittoria. Una favola, insomma. Il Times parla di “nuovo eroe” del Manchester United, il Daily Mail si sbilancia di più dicendo che il ragazzo “si è meritato un angolo di immortalità per aver giocato mezz’ora come una leggenda immediata” mentre il Sun fa un gioco di parole e parla di “match of the day”.

Il padre parla oggi con tranquillità, dopo l’emozione e la confusione che ha seguito la rete di suo figlio, del futuro, dicendo che spera possa ripercorrere le gesta di un grande giocatore che è nel cuore di suo figlio, Marco Van Basten, e che nel 2011 gli scadrà il contratto, lasciando intendere che un’eventuale ritorno in patria, a quel punto, sarebbe tutt’altro che indesiderabile.

La stessa tranquillità traspare dalle parole di Macheda, intervistato dalla TV ufficiale del club dopo la partita o dal sito ufficiale del club stesso oggi. Non sembra essersi infatti montato la testa Federico, che parla senza problemi di lui e della sua vita tanto da calciatore quanto da ragazzo: racconta di come apprezzi la nostra cucina e del fatto che preferisca vedere la tv italiana rispetto a quella inglese, o di come il momento peggiore della sua carriera calcistica sia stata la rottura della clavicola, che gli fece perdere un torneo giovanile con una nostra rappresentativa nazionale. O ancora di come sia un amante della musica melodica napoletana e del film “Il Gladiatore”, che racconta un po’ la storia di quella che lui sente essere la sua terra. Parla poi anche di due suoi compagni della squadra riserve che lui crede potranno avere un futuro molto importante: Matthew James, centrocampista, e Davide Petrucci, altro ragazzo romano trapiantato a Manchester (di cui magari parleremo più avanti in questa nuova rubrica all’interno del blog).

Inoltre racconta di quali sono, a suo avviso, i suoi punti forti ed i suoi punti deboli: tra i primi ci sarebbero tecnica e forza fisica, oltre ad un buon fiuto del goal (e bisogna dire che ad oggi ha dimostrato di avere tutte queste qualità), tra i suoi punti deboli c’è invece il colpo di testa, per quanto in maniera molto modesta ammetta che può migliorare in ogni fase del suo gioco.

La grinta e la felicità di Macheda dopo il goal (corrieredellosport.it)
La grinta e la felicità di Macheda dopo il goal (corrieredellosport.it)

Al momento Federico Macheda è quindi uno dei giovani italiani più interessanti per il futuro, un ragazzo che ha lottato per emergere e ce la sta facendo.

Attualmente inserito nell’under 19 del nostro paese c’è la possibilità che disputi il prossimo campionato del mondo under 20 (il tutto dipenderà da quanto deciderà di fare coach Rocca).

Certo è che se dovesse continuare a stare nel giro della prima squadra e a fornire prestazioni di questo tipo potrebbe infrangere in fretta tutte le gerarchie, bruciare le tappe ed arrivare in men che non si dica a giocare prima in under 21 e poi in nazionale maggiore (per quanto questa resti ad oggi ancora molto lontana, evidentemente).

Intanto l’esempio di Federico potrà essere seguito da molti altri ragazzi, che a 15/16 anni pur mostrando grandi potenzialità non si sentono valorizzati come vorrebbero. La stessa scelta di Macheda è già stata fatta, infatti, da Davide Petrucci (che come detto è con lui a Manchester), Fabio Borini e Jacopo Sala (sotto contratto col Chelsea), Vito Mannone (terzo portiere dell’Arsenal), Marcello Trotta (sbarcato anche lui a Manchester, ma sponda City) e Luca Santonocito (che milita nei Celtic Glasgow). Le nostre società devono quindi capire che stiamo perdendo un patrimonio importantissimo e devono agire per porvi rimedio: i giovani italiani sono il futuro del nostro calcio, non possiamo spingerli ad andare all’estero per coronare il loro sogno.[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=-Td2i48efjo]

12 commenti

  1. A me, sembra una cosa piuttosto positiva che gli inglesi ci rubino i talenti: se Macheda fosse rimasta nella (modesta) Lazio, forse avrebbe avuto la possibilità di impensierire Rocchi, Pandev o Zarate?
    Dubito…

  2. Purtroppo è proprio così: il calcio italiano vive una contraddizione pazzesca, che sta facendo involvere tutto il movimento.
    Da una parte non abbiamo la potenza economica di Real, Barça e delle inglesi (e non solo le potenze principali, anche City e Tottenham, per fare due nomi, hanno risorse maggiori… per non parlare del Newcastle, che nonostante stia retrocedendo da 6 milioni l’anno, più quanto la Juve dia a Buffon, Del Piero o Nedved, ad Owen), dall’altra non abbiamo la cultura del lancio del giovane, da noi la parola d’ordine è “puntiamo sull’esperienza”, così che le rose delle nostre squadre spesso si riempiono di giocatori che hanno superato il momento migliore della loro carriera.

    Così oltre a non poter competere sui grandissimi obiettivi di mercato non costruiamo nemmeno in casa i campioni del domani, investendo poco sui nostri vivai e portando i nostri migliori talenti a trasferirsi in Inghilterra per poter ottenere un trattamento migliore, in tutti i sensi.
    Così Rossi e Macheda si trasferiscono allo United e trovano una dimensione europea da giovanissimi. Il primo è già affermato (e si sta giocando l’accesso alle semifinali di Champions, cosa che in Italia non avrebbe potuto fare), il secondo è sulla bocca di tutti, tutti i giornali d’Europa ne parlano ed i tifosi cominciano ad impazzire per lui (in tre giorni è passato da mille ad ottomila fan su FB, per quello che conta).

    Come detto nel pezzo Macheda non è l’unico talento italiano che è andato in Inghilterra a cercare fortuna… e purtroppo è proprio così, ha fatto: in Italia sarebbe al massimo una promessa e per uno o due anni ancora, con ogni probabilità, resterebbe fisso in primavera.

    Tristezza.











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